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Autore: ChiizuDreamer    16/07/2015    1 recensioni
Harmony Miiko è una ragazza di 15 anni, amante del canto e della musica da sempre. Il suo sogno è proprio quello di diventare una brava cantante per emozionare il pubblico: tale scopo l'ha indotta ad iscriversi presso una prestigiosa scuola privata, il Miracle Painting Institute...
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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All kinds of trouble!


Il messaggio che Harmony aveva inviato a Selene ricevette una risposta soltanto a fine serata.
 
"Ciao Ha-chan!
Scusa, ma ho avuto davvero molto da fare e non ho guardato un attimo il cellulare.
Non farmi preoccupare, cosa è successo? Chiamami, se ti va. Non potrò incontrarti per questa settimana, non sono in città.”
 

Harmony si sentì persa nel leggere quelle parole: aveva bisogno di Selene, ma chiamarla non sarebbe bastato. Voleva vederla e parlare con lei faccia a faccia, anche perché le mancava tantissimo. Da quanto non si vedevano?
Era passato quasi un mese, ormai. La ragazza sospirò, stanca, e, dopo aver bloccato la tastiera del cellulare, lo collegò al caricabatteria per poi poggiarlo sul comodino accanto al letto.
Si ci sedette sopra e vi si lasciò cadere.
“Sarà meglio che vada a letto, adesso.” Pensò.
Dopo un ultimo, grande sospiro, decise di mettersi a dormire, ma, nonostante gli occhi le si chiudessero da soli per via del sonno, non riuscì ad addormentarsi prima delle due.
Pensava alle altre ragazze del gruppo, erano state loro a invitarla a quello che ora le sembrava un insensato concerto ed erano state sempre loro ad aver avuto la brillante idea di lasciarla da sola in spiaggia con Ryosei. Se non avessero pensato a uno scherzo tanto stupido, nessuno avrebbe rubato quegli scatti ad Harmony e quella situazione non si sarebbe venuta a creare.
La mattina successiva arrivò presto e Harmony era particolarmente decisa a parlare con le ragazze dell’accaduto. Sollevatasi dal letto, stropicciò gli occhi, scostò le coperte e poggiò i piedi a terra, prima di afferrare il cellulare.
Mandò un messaggio ad ognuna delle Koe no Kaori, scrivendo che non tollerava assenze, per nessun motivo.
Poggiò nuovamente il cellulare e andò a farsi una doccia per poi vestirsi con le prime cose trovate nell’armadio: non era certo il momento di mettersi a curare l’aspetto esteriore. Prese dal cassetto la busta con le foto e il biglietto e la guardò con rabbia. Se la infilò con poca grazia nella tasca dei pantaloncini e si avviò verso la porta d’ingresso, dicendo ai suoi che sarebbe uscita e che non sapeva quando sarebbe tornata. Mentre camminava a passo svelto verso il luogo nel quale si era data appuntamento con il gruppo continuava a domandarsi chi potesse essere il mittente della lettera. Tuttavia, per quanto si sforzasse, non le veniva nessuno in mente.
Si sentiva fortemente in colpa, Harmony, per quell’ansia da cui si stava facendo prendere, ma al contempo non riusciva a non avere paura di quella frase: “Stroncherò la tua carriera sul nascere.” Ma non era poi tanto per la carriera in sé…ad Harmony, personalmente, non interessava avere un guadagno. I soldi erano l’ultima cosa. Non esisteva nulla al mondo capace di eguagliare il prezzo della soddisfazione che provava quando cantava e soprattutto quando riusciva a trasmettere agli altri quelle stesse sensazioni.
Pensando a queste cose le si inumidirono gli occhi per un attimo, ma subito asciugò le lacrime prima che potessero rigarle le guance. Osservò davanti a sé e vide che le altre erano già al parco.
“Che tempismo.” Pensò Harmony “Adesso mi sentono…”
Si avvicinò, le sentì salutare tutte contente, ma non appena arrivò davanti a loro, fece capire che non c’era niente da sorridere.
“Cavoli…” disse Shino fra sé e sé “Non l’avevo mai vista con una faccia simile.”
«Bene.» esordì Harmony, squadrando le altre, una a una, con uno sguardo terrificante «Meno male che ci siete tutte.»
Per qualche secondo, nessuno osò proferire parola; fu Yui, ad un tratto, a porre la domanda: «Dunque, Harmony. Di cosa volevi parlarci così urgentemente?»
Harmony non parlò. Si limitò a frugare nella propria tasca e porse a Yui la busta: «Aprila.» le ordinò, facendo un cenno con la testa verso la lettera.
Yui annuì e in un attimo Ichigo, Shino e Makoto le si appiccicarono, curiose, mentre lei sollevava la linguetta. Tirò fuori le foto e le guardò.
«Ohoh, Harmony-chan! Vedo che hai cambiato idea su Ryosei! Guarda quanto sei felice in questa foto!»
«Shino!» la rimproverò Ichigo, dandole un pizzicotto al braccio.
Harmony la fulminò con i suoi occhi smeraldini e la afferrò per entrambe le braccia, tirandola verso di sé: «Ascolta!» disse a denti stretti «Tu! Sei stata tu! È chiaramente stata una tua idea! Sì, certo! Che bello scherzo, lasciamo Harmony-chan da sola con qualcuno che non sopporta, così certamente sarà a proprio agio!! Ahahah! Divertente!! Proprio divertente!» la ragazza le stava urlando contro, suscitando la curiosità dei presenti, che si girarono tutti ad osservare la scena.
Makoto intervenne, cercando di separarle: «Ehi, ehi! Calmati Harmony, sono solo delle foto…»
Ma proprio mentre Makoto pronunciava quelle parole, Yui si accorse del bigliettino che era rimasto dentro la busta. Si intristì nel leggerlo e capì la reazione di Harmony, che nel frattempo aveva mollato la presa dalle braccia di Shino e si era portata le mani al viso, singhiozzando come una bambina, in silenzio.
Shino la guardò, non sapeva bene cosa fare: se l’avesse abbracciata, possibilmente Harmony avrebbe reagito male, se avesse detto “Scusami” non sarebbe comunque servito a nulla, mentre se fosse rimasta in silenzio avrebbe alimentato ancor di più la rabbia della ragazza, probabilmente.
«Harmony, non fare così, dai…» le disse Yui, mettendole una mano sulla spalla «Scommetto che si tratta solo di uno scherzo, per quanto di cattivo gusto.»
Harmony scacciò la mano di Yui dalla sua spalla con la propria e si girò, con il viso completamente bagnato e rosso a causa del pianto e della rabbia.
«E se non fosse uno scherzo?! Se non fosse uno scherzo sarebbe tutta colpa di Shino, eh?!» urlò «Statemi lontane, sono stata chiara?! Non vi voglio più vedere! Fatele da sole, le idol!» In un impeto di rabbia, lasciò la busta e tutto il contenuto a Yui e fuggì in fretta, attraversando perfino la strada nonostante il semaforo fosse rosso: per fortuna non causò nessun incidente, né si fece investire.
Corse a perdifiato, piangendo, in qualche modo pentita dell’ultima frase detta prima di scappare via. Era quello che voleva? Abbandonare le Koe no Kaori in questo modo, alla prima difficoltà?
Non lo sapeva, non lo capiva. E in quel momento non voleva nemmeno pensarci, a dire il vero. Arrivata a casa si chiuse in bagno e si lavò la faccia con l’acqua fredda. Poi si guardò allo specchio.
«Che schifo…» si disse, insultandosi, poi si asciugò il viso e sospirò, sedendosi in un angolo accanto al lavandino. Si cinse le ginocchia con le braccia e pensò a quello che aveva detto alle ragazze. Quello non fu solo il pensiero di quel momento, ma la attanagliò per giorni interi, impedendole di dormire e mangiare regolarmente.
“Ti prego, Selene, vediamoci al più presto.”
Mandò un nuovo messaggio disperato all’amica e, questa volta, lei rispose subito.
Adesso si trovava nuovamente in città e scrisse ad Harmony che si sarebbero potute vedere quello stesso pomeriggio.
Harmony si sentì sollevata nel ricevere quella notizia e, nel pomeriggio, si diede appuntamento con Selene. Quando la vide riuscì a sorridere e le corse incontro abbracciandola. Affondò il viso nei suoi capelli e inspirò profondamente: profumavano come sempre, amava quell’odore. Le infondeva calma e soprattutto sicurezza.
Tuttavia, Harmony si accorse che l’abbraccio di Selene non era esattamente quello di sempre. Sembrava più freddo, meno affettuoso.
Harmony si allontanò e la guardò. Nemmeno la sua espressione era la stessa.
La sicurezza che le aveva donato il profumo dei suoi capelli, crollò immediatamente alla vista del suo sguardo perso nel vuoto.
«Selene…» la chiamò.
«Ah, sì. Scusa…allora. Cosa è successo?» le chiese Selene, poggiandosi a un muretto lì accanto.
“Forse è solo un’impressione…sì, probabilmente le mie sono solo stupide paranoie, Selene non può avercela con me, né nulla di simile!” si disse Harmony, sperando di autoconvincersi. Dopodiché inizio a parlare: raccontò a Selene del debutto durante il festival, della vacanza alla villa e poi arrivò alla cosa davvero importante, ossia la lettera e le minacce.
Non sembrava, però, che Selene la stesse ascoltando più di tanto. Infatti, si stava guardando le unghie delle mani, come se, in quel momento, fossero la cosa più interessante del mondo.
Harmony se ne accorse subito, dato che solitamente l’amica la guardava negli occhi mentre parlavano. Così si interruppe e le chiese: «Va tutto bene? Non sembra che tu mi stia ascoltando.» ammise, cercando di non caricare di rimprovero il proprio tono.
Fu a quel punto che Selene alzò lo sguardo.
«Stavo solo pensando…pensando che non ci vediamo né sentiamo da un po’. Prima di ieri non ho ricevuto tuoi messaggi, nell’ultimo periodo, e adesso ne vieni fuori con questa storia di volermi vedere per raccontarmi le tue cose…» spiegò Selene, girandosi verso il panorama, poggiando i gomiti sul muretto e osservando l’orizzonte.
Harmony sentì il cuore stringersi nel petto, ognuna di quelle parole era stata come una spina che le si era conficcata nel corpo, ferendola. Cosa poteva dirle? Non aveva tutti i torti.
Il silenzio calò, le due non si dissero niente.
«Scusa.» esordì di punto in bianco Harmony, mantenendo lo sguardo basso, fisso sulla punta delle converse, pensando che non avesse alcun senso tentare di giustificarsi. Si girò, senza dire altro e iniziò a camminare sulla strada verso casa; si sentiva peggio a ogni passo che muoveva, dal momento che Selene non la stava fermando e, anzi, quando si girò, la vide andare via allo stesso modo.
“Beh, niente male come estate, no?” si disse ironicamente Harmony, con un sorriso pieno di amarezza stampato in volto. Rincasò in fretta e si chiuse in camera. Non voleva vedere nessuno, neanche i suoi genitori e non voleva sentire nessuno, sebbene ogni tanto le arrivassero dei messaggi da parte delle ragazze che cercavano di rincuorarla un minimo.
Gli ultimi giorni di vacanza passarono lentamente e, finalmente, giunse settembre e il giorno di rientrare a scuola. Quella mattina Harmony si svegliò dopo neanche tre ore di sonno e, si sistemò e salutò i suoi genitori, per poi prendere la valigia con le sue cose, trascinandola via. Si vedeva proprio quanto fosse triste, sembrava che le fosse stata lanciata qualche maledizione, dato che le erano capitate tutte quelle cose spiacevoli in pochissimo tempo.
Harmony prese la metro come aveva fatto il primo giorno di scuola ma, questa volta, Selene non era lì accanto a lei a ridere e scherzare. La ragazza si morse forte il labbro. Tutto quello che le era successo l’aveva fatta entrare in paranoia ed era convinta che quello fosse segno della fine della sua amicizia con Selene: ma che senso aveva? Loro erano troppo legate perché il loro rapporto si sfaldasse in questo modo… a causa del loro primo litigio, poi. Perché, sì, quella era la prima volta che si creava quel tipo di contrasto, fra loro. Un lungo sospiro accompagnò l’alzarsi in piedi di Harmony, arrivata alla propria fermata. Scese dalla metro e si avviò verso la scuola, dove si rifiutò di rivolgere la parola sia alle sue compagne di stanza che ai suoi compagni di classe.
Quando la campanella suonò per la pausa pranzo, gli studenti si avviarono in parte verso la mensa, in parte verso il cortile, finalmente liberi. Harmony rimase in classe, non voleva uscire: pensava che se avesse lasciato l’aula probabilmente si sarebbe imbattuta in Shino o, peggio ancora, in Ryosei. Ma perché incontrasse un viso familiare non fu necessario alzarsi dal posto. Fu, infatti, Ichigo a raggiungere Harmony in classe.
«Ah, eccoti. Ti stavo cercando.»
Sentendo quelle parole, Harmony sollevò la testa e vide quei due lunghi codini neri sbucare dalla porta. Non sapeva cosa dire, in realtà, così abbassò lo sguardo verso il proprio banco.
«Harmony… sei ancora molto arrabbiata?» chiese Ichigo, restando poggiata alla porta, guardandosi le scarpe e disegnando dei cerchi con la punta del piede sinistro.
«Sì. Quindi per favore lasciami da sola.» rispose Harmony in modo freddo. Povera Ichigo. Lei non aveva fatto niente.
«Beh, scusa… stavo solo cercando di sistemare la situazione. Tu non ci tieni almeno quanto noi al gruppo? O forse, non ci tieni più di tutte noi messe assieme?»
Ma la domanda di Ichigo non ricevette alcuna risposta. Solo silenzio, un silenzio fastidioso. A quel punto la ragazza fece un passo indietro e chiuse la porta dell’aula, lasciando che Harmony restasse ancora una volta da sola.
Ichigo iniziò a camminare senza meta per i corridoi, pensando a qualche frase da dire, a un modo per far sì che la sua leader tornasse a brillare insieme a loro.
Mentre pensava, muovendo passi lunghi e tenendo le mani dietro le spalle, incontrò una figura che le impediva di continuare il suo passeggio. Così alzò lo sguardo e fece un piccolo sorriso, riconoscendola: «Kaori…» fece, chiamandola per nome.
La sua amica, Kaori Hazuki per l’appunto, era una bellissima ragazza con un corpo impeccabile, degli splendidi capelli scuri che solo a guardarli sembrava che si potesse sentirne la morbidezza e un bel paio di occhi castani dalle folte ciglia nere.
«Cos’è quel faccino, Ichi?» le chiese, girandole intorno. Nel suo parlare c’era un filo di altezzosità, ma Ichigo ormai non ci faceva più caso: erano amiche da tantissimi anni ed era abituata al suo tono superbo.
«Umh… niente, ero immersa nei miei pensieri.» rispose Ichigo.
«Vuoi venire con me in sala musica? Devo andare a prendere il violino. Magari, nel frattempo, mi racconti che cosa è successo.»
Ichigo la conosceva benissimo: sapeva che quello era un ordine più che una richiesta e così seguì Kaori camminandole dietro. Dopo qualche minuto di silenzio, iniziò a raccontare del suo problema: «Il fatto è… che la leader del nostro gruppo è molto arrabbiata per uno scherzo che le abbiamo fatto.» Ichigo alzò lo sguardo verso Kaori prima di continuare «Ma noi eravamo in buona fede! Solo che poi… qualcuno le ha scattato delle foto mentre era insieme a Ryosei Mizunashi del terzo anno… si tratta di immagini particolarmente fraintendibili… e Harmony le ha ricevute insieme a un biglietto intimidatorio… e adesso non so proprio come fare per chiarire e tornare tutte amiche…»
Nel frattempo, le due erano arrivate in sala musica. Kaori aveva ascoltato attentamente tutto il racconto della sua amica e, quando Ichigo ebbe terminato di parlare, disse: «È evidente che è una ragazzina debole che non si merita di fare la leader.»
Kaori prese il proprio violino e lo conservò nella custodia, poi continuò: «Una vera leader deve brillare, non comportarsi in modo così stupido per una cosa del genere.»
«M-ma lei brilla quando è sul palco! E poi penso che si senta davvero ferita da quel che è successo.»
Kaori sorrise, quasi in modo cattivo, prima di girarsi verso Ichigo, poggiarle una mano in basso alla schiena e tirarla a sé: «Tu brilli di più, Ichigo…» le sussurrò, avvicinandosi molto al suo viso e fermandosi solo a pochi centimetri da esso «…la leader dovresti essere tu.»
Ichigo sentì il viso prendere improvvisamente fuoco e poggiò le mani sulle spalle di Kaori, spingendola poco poco via, imbarazzata: «N-non voglio…non ne ho bisogno…»
Kaori si mise a ridere e la lasciò, richiudendo la custodia del violino: «E allora lascia quello stupido gruppo…tanto non ha senso di esistere. Non siete abbastanza legate. Perché non ti unisci a me?»
«M-ma tu… sei una gravure idol… questo genere di cose non va bene per me, tu hai un bel corpo, io sono un manico di scopa senza forme…» spiegò Ichigo, giocando con il cravattino della propria divisa. Fu a quel punto che suonò nuovamente la campanella: la pausa pranzo era finita.
  
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