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Autore: SuperGoat    18/07/2015    4 recensioni
Camelot, otto anni prima dell'arrivo di Merlino. Un sogno profetico mostra a re Uther Pendragon una spada conficcata in una roccia. Colui che la estrarrà dalla roccia, viene rivelato al re, sarà destinato ad unificare i regni d'Inghilterra e regnare su tutto il mondo conosciuto, accompagnato però da un maledizione.
Solo un Pendragon può estrarre la spada dalla roccia, non avendo altri parenti se non due figli piccoli, Uther si convince di essere lui il prescelto.
Una storia dedicata a quelli che, come me, sono rimasti leggermente interdetti nel vedere Excalibur, la mitica spada dalla leggenda. ridotta dalla serie "Merlin" ad un inutile trucchetto di magia. In occasione della messa in onda della puntata 4x12, indignata per la poca importanza data a questa parte della leggenda, creai questa storia ambientata nella Camelot del passato che conferirà ad Artù l'opportunità di estrarre, per conto suo, la spada dalla roccia, pur senza creare contraddizioni con la trama della serie TV (o almeno si spera).
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Prima dell'inizio
Capitoli:
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Quella mattina Hunith fu svegliata da un forte bussare alla sua porta, ben prima dell'ora della semina. Hunith si affrettò ad aprire, a chiamarla era Mattew e, se era venuto da lei nel bel mezzo della notte, significava che vi era un grosso problema. 
Hunith non era la donna più anziana del villaggio di Ealdor ma era considerata tra i più saggi, Mattew, il capo villaggio, desiderava spesso la sua opinione su faccende del più vasto genere e quindi Hunith non si stupì. Suo figlio Merlino dormiva tranquillo accovacciato ai piedi del suo letto, non aveva nulla da temere, si voltò per uscire insieme al capo villaggio. 

Mattew la guidò verso il limitare del bosco reggendo una torcia "E' lunga da spiegare" aveva detto sbrigativo. La prima casa, la più vicina al bosco, era quella di Thomas ed Anna, i due anziani erano fuori casa, sembravano attendere Hunith e Mattew, accanto a loro, seduta, vi era una ragazza piuttosto giovane che Hunith non aveva mai visto, era vestita di stracci e ricoperta di graffi, ma aveva anche degli intensi occhi azzurri e degli splendidi capelli neri. 
"E' arrivata fin qui correndo attraverso il bosco" spiegò Mattew "il suo villaggio è stato attaccato dai banditi e messo a fuoco, è sopravvissuta solo lei" Hunith cercò di analizzare la giovane donna, era vestita come una pezzente, questo era vero, ma la sua pelle era bianca e non abbronzata come quella di un contadino che lavora tutto il giorno sotto il sole, inoltre non aveva ustioni sul corpo, sembrava strano fosse fuggita ad un incendio "La ragazza chiede asilo" aggiunse Thomas, lui e sua moglie sembravano inteneriti dalla ragazza, lo era anche Hunith, di certo quella donna ne aveva passate tante ma voleva prima capire meglio la situazione "Da dove vieni, piccola?" le chiese, la ragazza iniziò a lacrimare "d-da ovest..." balbettò "da..." le parole le morirono in bocca e lei scoppiò a piangere. Il cuore di Hunith si sciolse, si avvicinò per abbracciarla "sta tranquilla" disse "Noi non ti lasceremo" "Non possiamo lasciarla qui fuori" convenne Mattew "stanno succedendo strane cose, questo attacco dei banditi, e poi le sparizioni dei bambini" "al villaggio di Kedwig hanno perso tre bambini la settimana scorsa" raccontò Anna "dobbiamo tenerci pronti anche noi" asserì Mattew "ma nessuno viene abbandonato" disse accennando alla giovane "potrai vivere con noi, cara" aggiunse Anna "come ti chiami?" "Clementine" rispose la ragazza tremante "Sta tranquilla Clementine" concluse Hunith "con noi sei al sicuro". 

Hunith rientrò in casa all'alba, il piccolo Merlino dormiva ancora, quello era un giorno speciale per lui, Hunith lo svegliò scuotendolo "Buon compleanno" gli disse, il bambino non rispose, era ancora troppo assonnato "da adesso i tuoi anni non si contano più sulle dita delle mani" continuò lei esaltata "Ci sarà una torta di rape per il mio compleanno?" scherzò Merlino, Hunith rise e si alzò per tagliare in due una rapa "mi dispiace" disse metttendola in una scodella di legno "non abbiamo altro lo sai....ho un po' di fagioli per la zuppa" servì a Merlino una scodella piena di quella zuppa che mangiavano quasi ogni giorno "amo rape e fagioli" disse Merlino triste "undici anni sono passati così in fretta" ricordò Hunith nostalgica "tra altri undici anni sarai un signore e mangerai pollo ogni giorno" disse nascondendo una lacrima di commozione che le scendeva sul viso, Merlino intanto si stava concentrando sulla zuppa di fagioli "Magari potrai fare il servitore..." continuò Hunith "e di chi? del re?" si intromise Merlino "Merlino, è da maleducati puntare così in alto" lo rimproverò Hunith voltandosi a guardarlo, un cucchiaio volante stava imboccando il figlio "Prendi il cucchiaio con le mani!" disse Hunith abbastanza annoiata, quasi gli stesse ricordando una regola dello stare a tavola. "Ma tu non riesci a fare sollevare i cucchiai?" chiese il ragazzino "No, Merlino" disse lei, non voleva affrontare l'argomento in quel momento, i poteri magici di suo figlio dovevano restare segreti a tutti, ma era così dura spiegare ad un bambino che aveva un dono che avrebbe potuto costargli la vita, se re Uther fosse venuto a sapere che un mago viveva ad Ealdor non avrebbe esitato a mettere a ferro e fuoco il villaggio, anche se era fuori dal suo territorio, aveva fatto credere a Merlino che fare ciò che faceva era assolutamente normale per tutti, ma era una cosa di cui non si parla in giro, un po' come andare di corpo, lui era ingenuo e le aveva creduto perciò lei si limitò ad aggiungere "e non devi parlare a nessuno dei tuoi cucchiai che muovi..." "con il pensiero" concluse Merlino "ma perchè?" esclamò "perchè sono tua madre e te lo sto chiedendo!" Merlino rise e rivolse il cucchiaio verso di lei per colpirla in testa, Hunith rise mentre il cucchiaio le rimbalzava sulla testa, voleva fin troppo bene a Merlino ma era un incosciente "Smettila Merli" diceva Hunith mentre il cucchiaio continuava a sbatterle addosso, in quel momento qualcuno aprì la porta "Hunith?" fece una voce, era Mattew, in un attimo fu assalita dalla paura, mentre l'uomo entrava riuscì ad afferrare il cucchiaio di legno ma quello si muoveva con forza e Hunith finì per colpirsi in testa da sola. "Ma cosa fai?" chiese Mattew interdetto "Niente, niente" rispose Hunith dissimulando la rabbia e la paura, undici anni di attenzione per farsi scoprire in questo modo era ridicolo, doveva trovare una scusa "Mi sto solo...pettinando" Mattew la guardò ancor più sbalordito "Con un cucchiaio?" "Il cucchiaio ha molte utilità" rispose lei vaga "ad ogni modo, posso esserti utile, Mattew?" "Si, giornata impegnatissima oggi" Hunith lanciò il cucchiaio sul tavolo e un'occhiata severa a Merlino e uscì nuovamente. 

Una folla si era radunata sulla strada principale e il motivo era chiaro, i soldati di Cenred erano di ritorno dalla guerra con Carleon, tra loro erano stati reclutati alcuni tra gli abitanti di Ealdor, non erano molti quelli tra loro in età da combattere, certo, ma ad Ealdor si conoscevano tutti e nessuno voleva perdersi il ritorno dei ragazzi, i cavalli erano ancora lontani ma i contadini si accalcavano tra loro, desiderosi di vedere per primi i loro figli, i loro mariti o comunque i loro amici. Hunith intravide Angela tra la folla, teneva per mano suo figlio Will e sembrava molto agitata, Hunith le sorrise tentando di rassicurarla a distanza, sapeva bene che Angela temeva di non vedere tornare suo marito. 
Thomas ed Anna, intanto, erano rimasti ad occuparsi di Clementine, i loro figli erano morti da tempo, non sarebbero venuti a vedere altro dolore sul villaggio di Ealdor. Scese il silenzio mentre i sopravvissuti avanzavano, quasi tutti erano feriti "Quanti morti stavolta?" chiese sottovoce Mattew amareggiato, lui aveva una vecchia ferita alla gamba che gli impediva di combattere e si sentiva ogni volta in colpa. Hunith si sporse per vedere meglio, Horace aveva un braccio legato al collo e faceva fatica a reggersi a cavallo, James aveva un occhio bendato "dovremmo allestire un ospedale" disse rivolta a Mattew. Intanto Angela cercava disperata suo marito con gli occhi ma infine dovette arrendersi e correre a guardare sul carro trainato dai buoi, poteva trasportare un cadavere o un uomo che presto lo sarebbe diventato. "Henry!" gridò Angela non appena ebbe guardato l'uomo che vi era steso, scoppiò a piangere aveva riconosciuto suo marito. 

La stalla fu sgomberata e allestita ad ospedale come aveva suggerito Hunith, "Immagino sarebbe inutile cercare medici nel regno di Cenred" considerò Mattew, nessun medico li aveva mai aiutati gratuitamente "forse solo Gaius, a Camelot" rispose Hunith "Ci vogliono tre giorni per andare e tornare" le ricordò Mattew "loro non sopravviveranno tanto a lungo". 

Ognuno fece ciò che poteva per aiutare, Hunith ripulì la ferita al braccio di Horace, ma lui aveva la febbre alta e continuava a svenire. Anche Clementine cercava di dare una mano, pulendo il sangue dal pavimento e portando le bende. Il più grave di tutti, però, era Henry, perdeva sangue copiosamente e non c'era modo di fermarlo, nonostante fosse ancora vivo non riusciva a parlare ed era bianco come un cadavere, sua moglie Angela gli teneva la mano piangendo, il figlio Will li fissava senza proferire parola, tremante di rabbia, Merlino gli faceva compagnia, era il suo migliore amico. Passando di lì Hunith abbracciò il figlio "E' il mio peggiore compleanno" le sussurrò in un orecchio "ma è ancora peggio per Will". 

Quando la sera Hunith passò per cambiare le bende a Horace, sentì Angela che iniziava a piangere "Henry è morto" comunicò. Il silenzio che seguì fu rotto solo dalle urla di Will che aveva taciuto tutto il tempo "No!" esclamò "Lui non muore, no!" Angela si rivolse al figlio piangente "Will...cerca di capire" "No! no!" continuava lui "Non è giusto! Non è vero!" Will corse fuori dalla stalla e pochi secondi dopo Merlino lo seguì. Angela si alzò dolorante ma scoppiò a piangere "Sta tranquilla" disse Hunith "penserà Merlino a lui". 

Avrebbe voluto restare a consolare Angela ma lasciò che fosse Mattew ad occuparsene, la ferita di Horace andava pulita. Hunith srotolò le bende, e afferrò il braccio di Horace ma lui spalancò gli occhi, per la prima volta, in quel giorno, era lucido "chi era quella ragazza?" chiese "quella che puliva il pavimento" "Clementine" rispose Hunith "L'ho già vista al villaggio di Rodor, ci siamo accampati lì" disse lui "il suo villaggio è stato saccheggiato" spiegò Hunith ma Horace scosse la testa "E' quello che disse a loro, la sera dopo era sparita insieme a tutti i bambini maschi di Rodor" Hunith fu assalita dal terrore, aveva sentito parlare, la mattina stessa, delle sparizioni di bambini, Clementine non aveva detto niente a riguardo. Lasciò Horace e corse fuori dalla stalla "Merlino!" gridò "Will!" i due bambini non erano a vista, fu raggiunta da Berta in lacrime "Hunith!" disse "Non trovo nemmeno il mio Joannes!" esclamò, Helen si unì a loro "E Peter, non trovo nemmeno Peter!" le raggiunse Anna di colpo "Ci siamo persi la ragazza" disse "Clementine!" Hunith tremò e cadde in ginocchio, il prato davanti a loro era sgombro fino al bosco "Dove sono i nostri bambini?" chiese pur sapendo di non potere ottenere risposta. 

ATTENZIONE: Dopo questo episodio farò una pausa di dieci giorni...si, proprio sul momento di suspance. Merlino potrebbe essere morto, chissà. 
   
 
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