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Autore: LoveStoriesInMyHead    18/07/2015    3 recensioni
Due storie. Due coppie. Estremamente diverse ma legate dall'amicizia:
Erika era sempre stata una ragazza esuberante, spensierata e amichevole. La sua vita non poteva andare meglio: era contentissima di varcare la soglia della London High School, ma non sapeva che la sua felicità si sarebbe presto trasformata in qualcos'altro.
Conobbe Jason, un ragazzo a dir poco spaventoso e inquietante. Odiato da tutti e tenuto alla larga per il suo passato altrettanto oscuro.
Erika sarà l'unica in grado di avvicinarlo, capirlo, amarlo. Tenterà in tutti i modi di scoprire cosa si cela dietro quel misterioso ragazzo.
***
Samantha è la migliore amica di Erika. Hanno sempre condiviso tutto ed adesso si ritrovano a frequentare anche lo stesso liceo. Sam, come le piace farsi chiamare, è uno spirito libero e non ama molto stare alle regole. I suoi rapporti amorosi ne sono la prova. È innamorata perdutamente di Luke, un ragazzo che già frequenta l'università e che possiede una moto di tutto rispetto. Appartengono a due mondi separati, ma, proprio per questo, si completano. Intrighi, litigate, alcol e tante altre cose entreranno a fare parte della vita di Sam. Che esito avrà tutto ciò?
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
Capitoli:
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Sin da bambina avevo sempre sognato di trovare il ragazzo dei miei sogni, quello con cui avrei condiviso tutti i momenti più belli della mia adolescenza. Sapete quelle fantasie che le tredicenni fanno sfogliando le riviste per adolescenti? Ecco, proprio quelle. Ogni ragazzina sogna di essere contesa tra due ragazzi, belli ed affascinanti. Immaginare di tenere un lungo ed appassionante discorso su quanto è difficile scegliere e sull'impossibilità di amare e tenere entrambi. Adesso mi trovavo proprio in una di quelle situazioni, ma non si può minimamente immaginare quanto sia snervante e stressante trovarsi tra due ragazzi, con un piede in una terra e l’altro in un’altra, nella zona di confine, combattuta se andare a destra o a sinistra, consapevole di non poter tornare indietro dopo una scelta. Scelta che quella sera dovetti prendere, o almeno provai a prendere. Ero scioccata dalle parole di Adam, ma cercavo comunque di non aggrapparmici perché sapevo che non era la cosa giusta da fare. Sarebbe stato facile, fin troppo facile, scegliere lui ed iniziare una storia d’amore con un ragazzo normale, senza troppi segreti, magari non subito, ma in futuro. Ma solo per quella sera, decisi di rimanere nel confine, nella linea che mi separa da entrambi. Mi tolsi di dosso il braccio di Adam e corsi verso il portone d’ingresso, evitando gli sguardi di entrambi. Salii le scale e mi precipitai ad entrare nell'appartamento. Mi tolsi quella giacca e la gettai a terra, seguita dai pantaloni e dalla felpa. Aprii la mia borsa ed indossai il mio pigiama. Quegli abiti avevano l’odore di quel ragazzo e sinceramente stava cominciando a darmi la nausea. Sciolsi i capelli e li lasciai cadere mossi sulle spalle, andai in cucina ed afferrai una bottiglia d’acqua e ne bevvi un sorso. Deglutii e tornai in camera, mi distesi sul letto dando le spalle alla porta. In quel momento pensai a quanta sofferenza mi aveva portato nella mia vita Jason, forse quello che aveva fatto poteva sembrare nulla di così devastante, ma per una ragazza piccola e fragile era difficile assorbire tutto il dolore rimanendo indenne. Aveva lasciato delle cicatrici e non sarebbero scomparse molto facilmente. Magari partire, andare con i miei genitori era la cosa giusta, ricominciare e farmi nuovi amici, vivere una vita spensierata.

Di colpo sentii la porta di casa aprirsi, mi asciugai una lacrima che era appena scesa e tirai su col naso. Udii dei passi farsi sempre più forti e vicini, poi silenzio. Avevo l’impressione che si fosse fermato appena davanti la porta della nostra stanza. Tratteneva il respiro, era certamente convinto che io stessi dormendo. Rizzai le orecchie ad un fruscio, causato probabilmente dalla sua maglietta, che cadde a terra accanto ai miei indumenti. Mi ero voltata leggermente e con la coda dell’occhio riuscivo a seguire i suoi movimenti. Ogni tanto mi rivolgeva uno sguardo, fugace e veloce. Quando ebbe terminato di mettere il suo pigiama, si distese sul materasso accanto al letto e sospirò.
“So che ho sbagliato e mi dispiace. Non avrei dovuto trattarti in quella maniera. Tu sei sempre così gentile e disponibile con tutti…ed io ogni volta che ti vedo penso a quanto tu sia speciale e unica. Probabilmente non sarò mai all'altezza, non sarò mai il ragazzo perfetto o che tutti vorrebbero. Ogni volta che penso a te capisco quanto io sia fortunato anche solo per il fatto che mi permetti di starti accanto” fece una piccola pausa per avvicinarsi ancora un po’ a me, “so che mi stai ascoltando e so anche che vorresti sapere perché la gente mi tiene alla larga.”
Sbarrai gli occhi e mi voltai di scatto, incontrai il suo sguardo pieno di tristezza, vidi i suoi occhi luccicare per la prima volta.
“Jason” dissi in un sospiro, “devo dirti una cosa” mi sedetti sul letto. Mi sembrò confuso e agitato. “Io ho cercato di scoprire cosa ti era successo, anche se ti avevo detto che non mi importava” ammisi rigirandomi i pollici.
“E cosa avresti fatto per indagare?” chiese mimando delle virgolette sull'ultima parola.
“Be’ ho domandato in giro, ma senza risultati. Così ho rovistato tra i vecchi registri della scuola…” spiegai mantenendo il contatto visivo con lui.
“E’ normale che tu non abbia trovato niente lì” disse curvando le labbra in un piccolo sorriso, “quello che è accaduto non riguarda la scuola.”
Piegai la testa di lato e mi misi comoda, fissandolo negli occhi per esortarlo a parlare.
“Molto tempo fa stavo insieme a Coraline ed il mio migliore amico era una delle persone più importanti della mia vita. Un giorno però scoprii che entrambi si vedevano di nascosto. Mi sentivo tradito e così decisi di vendicarmi” fece una pausa e deglutì.
Ogni sua parola mi incuriosiva e mi spingeva ad ascoltare. “Ross, il mio ex migliore amico, aveva una sorella più grande di lui di un anno. L’avevo conosciuta un pomeriggio quando sono andato a casa sua per giocare ai videogiochi. Lei era alta, snella e con degli occhi marroni bellissimi. Era una di quelle ragazze concentrate sullo studio. Voleva diventare medico, proprio come suo padre, il signor Hathaway.”
Vedevo nei suoi occhi una nota malinconica, parlava di lei al passato e ciò mi faceva pensare che lei, forse…
“Io cercavo la mia vendetta, avevo lasciato Coraline e mi rimaneva da colpire Ross…”

Mi raccontò tutto quello che era successo durante quei mesi. Jason aveva deciso di conquistare la sorella maggiore di Ross, per poi spezzarle il cuore. Il diretto interessato era inattaccabile, così opto per ferire la sorella. Jason si mostrava interessato e disponibile nei confronti di Rachel ed in poche settimane si misero insieme. Col tempo Jason imparò ad apprezzarla veramente e nel suo cuore stava sbocciando un altro sentimento, prendendo il posto della rabbia. Quello che doveva essere solo una vendetta, si trasformò in qualcosa di più serio. Tra i due si era instaurato un forte sentimento, talmente forte da scacciare via ogni pensiero maligno dalla sua testa. Lei gli raccontava dei suoi sogni, di quello che avrebbe voluto fare una volta diventata medico, la sua voglia di regalare un sorriso alla gente. Lui si era innamorato della splendida persona che gli stava davanti e non sarebbe riuscito a mettere in pratica il suo piano, ormai non le avrebbe fatto alcun male. Però, con il passare dei giorni, Jason notò che lentamente Rachel si stava allontanando da lui. I loro discorsi erano diventati superficiali, privi di significato. Non parlavano più così spesso come una volta, lei non gli raccontava più i suoi pensieri, lo aveva tagliato fuori, all'oscuro di quella che si era trasformata in una storia a senso unico. Jason venne a sapere di Mark, un ragazzo sbandato, dipendente da alcol e droga. Era l’esatto opposto di Rachel, ma qualcosa in lui spinse la ragazza tra le sue braccia. A Jason dava buca spesso, preferiva sfrecciare sulla moto di quel tipo, sicuramente ubriaco e poco lucido. Fino ad adesso non si spiega il motivo del suo abbandono. Il perché avesse preferito Mark a lui. Durante le sue riflessioni si chiedeva spesso se non fosse solo la voglia di trasgredire a farla comportare in quel modo. La verità però la sapeva bene, ma non voleva accettarla. Rachel non aveva avuto solo un momento di sbandamento, aveva fatto la sua scelta. Ha preferito una moto alle parole di Jason, aveva preferito un ragazzo che non l’amava veramente ad uno che avrebbe dato la vita per lei. Ecco perché, il giorno del compleanno di Rachel, lui era lì. A pochi metri dall'auto di quel ragazzo. Lei era nell'auto, euforica per la gita che stavano per intraprendere. Ogni volta che svoltavano l’angolo, la vedeva sorridere, era felice. Il ragazzo teneva un braccio sulle sue spalle. una mano sul volante, che lasciava per cambiare la marcia. Lei lo rimproverava per il gesto sconsiderato di abbandonare il volante. Jason li stava seguendo da un bel po’, sempre stando attento a non farsi vedere da lei. Di colpo Mark alzò la voce e colpì in pieno viso Rachel che scattò verso il finestrino con una mano sulla parte dolorante. Ebbe una fitta al cuore, l’aveva picchiata. Aveva osato toccare quella pelle candida come la porcellana. Aveva osato ferire la ragazza più importante della sua vita. Lei reagì dopo qualche istante, colpendolo alla spalla. Jason aumentò la velocità. Gli bruciavano le gambe, ma non gli importava. Temeva per l’incolumità di Rachel. Evidentemente lui era per l’ennesima volta ubriaco perché in preda ad uno scatto d’ira, le afferrò la testa e la scaraventò contro il finestrino. Era così vicino da poter sentire le urla di dolore della ragazza. Attraverso i vetri vedeva Mark che continuava a sbraitarle contro quanto fosse irritante e che non valeva assolutamente la pena sopportarla solo per andarci a letto. Erano oramai giunti in una vecchia strada di campagna, delimitata da alberi e piccoli arbusti. Gli occhi rabbiosi di Mark non si curavano più della strada, Jason vide la sua mano sollevarsi ancora per colpirla, lei continuava a piagnucolare. Jason aveva preso una decisione: doveva fermare quell'auto il più in fretta possibile. Pedalò più forte, superando l’auto che li divideva, spinse ancora sui  pedali. I polmoni gli bruciavano, il cuore sembrava volesse fermarsi da un momento all'altro, le gambe avrebbero ceduto tra poco per lo sforzo. Superò finalmente anche la loro auto, continuando per un paio di metri, poi si pose proprio al centro della strada. Piantò i piedi a terra ed allargò le braccia. La macchina continuava ad avanzare, poi vide Rachel che continuava ad indicarlo, facendo segno a Mark di fermarsi, ma lui continuava ad urlare, non curandosi della flebile voce che gli diceva di stare attento. Finalmente si accorse di lui, ma solo un attimo prima che lo investisse. D’istinto Mark svoltò a sinistra. Un urlo terrorizzato, la morte negli occhi. Un’assordante frenata che gli frantumò i timpani. Poi l’impatto. Il tronco di un vecchio albero spezzato in due al colpo dell’auto. La chioma verde ricadde sul parabrezza, frantumandolo con i suoi rami. Jason corse da Rachel. Aprii il suo sportello e la tirò fuori. Un profondo taglio alla testa liberava fiotti di sangue rosso vivo. L’espressione ancora terrorizzata nel suo volto, una lacrima ancora calda sulla sua guancia. Il gonfiore sull'altra. Aveva ancora gli occhi aperti, ma avevano perso la loro vivacità, luce e luminosità che la caratterizzavano. Le gambe si erano già arrese, ed adesso era accasciato al suolo, con Rachel sulle ginocchia ed una pozza di sangue che si allargava sotto di lui. Pianse disperatamente mentre uomini e donne di tutte le età cercavano di dare loro un primo soccorso. Mark sembrò cavarsela con un trauma cranico e qualche taglio. Per Rachel, però, non ci fu nessun dopo. La vita le era scivolata dalle mani, ancor prima che potesse aggrapparvisi. Passò un dito sopra i suoi occhi e li richiuse, consapevole che sarebbe stata l’ultima volta che li avrebbe visti.

Una lacrima cadde sul lenzuolo al termine del suo racconto. Non avrei mai nemmeno potuto immaginare quello che aveva passato Jason. Una mano mi copriva la bocca per la confusione, incredulità, tristezza. Adesso non ero più di fronte ad un Jason devastato e distrutto. Ero seduta, a pranzo con i miei genitori. Discutevamo sull'appartamento da affittare, le rette da pagare e quant'altro. Mia madre mi stava spiegando le principali pulizie da fare una volta arrivata all'appartamento, quando al telegiornale passarono la notizia di un tragico incidente in provincia. Cercai di ricordare i nomi. Rachel Hathaway e Mark Morris.
“Jason…io…mi dispiace” farfugliai tra i singhiozzi. Gli gettai le braccia al collo e lo strinsi a me. Tremava moltissimo e sudava freddo. “Sono qui” sospirai, “io non ti abbandonerò.”
Per un istante rimase impassibile, ma dopo le mie parole, ricambiò l’abbraccio, quasi soffocandomi. “Ross, Chanel, tutta la loro famiglia…” singhiozzò tirando su col naso, “mi odiano tutti, credono che sia tutta colpa mia. Non accettano il fatto che la loro figlia perfetta uscisse con quello stronzo. Erika io mi sento così in colpa!” urlo contro il tessuto della mia maglia. La sentivo umida, bagnata dalle sue lacrime.
“Jason non è colpa tua. Stavi cercando di salvarla” lo consolai. Sollevai una mano e iniziai ad accarezzargli i capelli, nel tentativo di calmarlo. Ogni tanto aveva degli spasmi involontari, avevo l’impressione che non piangesse da molto tempo. Sicuramente si era tenuto tutto dentro, come era suo solito fare. Le lacrime che adesso inondavano le sue guance erano quelle che si sono accumulate con il tempo, con il dubbio di non aver fatto la cosa giusta.
“Ma è morta!” ribatté colpendomi lievemente alla spalle. Si ritrasse, guardandomi con gli occhi di un bambino spaventato. “Ti ho colpita, st-sto diventando come lui” rabbrividì e balzò giù dal letto. Fece per andare alla porta, ma lo fermai. Posai una mano sulla sua guancia e lo costrinsi a guardarmi.
“Il mascara ti è colato lungo le guance” disse piegando le labbra in un impercettibile sorriso. Risi nel vederlo compiere quel gesto, cercai di toglierlo via con i polpastrelli. Jason passò il pollice appena sotto il mio occhio destro, asciugando una lacrima tardiva. Lo guardai negli occhi scuri, che in quell'attimo mi sembrarono riprendere vita. Liberi dalle lacrime, lasciavano guizzare fuori una sfumatura blu notte intorno alla pupilla. Mi alzai in punta di piedi e posai le mie labbra sulle sue. Era la prima volta che facevo la prima mossa, ma questo non mi diede alcun peso. Lui ricambiò il bacio, che sapeva di lacrime, di voglia di dimenticare e di speranza. Speranza per una vita che poteva ancora essere bella.
“Suppongo che tu abbia scelto me” disse in un sussurro. Sorrisi con le sue labbra sulle mie. “Avevo scelto te sin dall'inizio.”
Mi baciò ancora e ancora. La sofferenza evaporò dal suo animo e si dissolse nell'aria, alleggerendolo e liberandolo da quel macigno che si era portato con sé. 







































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Intanto vorrei ringraziare tutti coloro che hanno letto fin qui. Ve ne sono eternamente grata. In questo spazio volevo annunciarvi che mi prendo una pausa. Fra poco parto e vorrei riposarmi un po', non che sia uno sforzo, ma ho bisogno di riordinare le idee, visto che sto lavorando a ben due racconti per quando terminerò questo ( una long het ed una yaoi). Spero infine che il tanto atteso segreto non vi abbia delusi. Un abbraccio e a presto! Buone vacanze a tutti voi!
   
 
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