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Autore: AClaudia    18/07/2015    1 recensioni
"La testa gli girava come se dovesse improvvisamente alzarsi in volo e le gambe parevano fatte di pasta frolla. Afferrò pesantemente il corrimano per scendere i gradini, ma sembrava impossibile. Avrebbe salvato il suo compagno a qualsiasi costo. Sull'orlo dello svenimento, stava per accasciarsi su se stesso, quando una mano lo aiutò a rialzarsi..."
AGGIORNAMENTO!!: voglio proseguire questa storia e sto cercando qualche autore che voglia collaborare con me ;)
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Boris, Kei Hiwatari, Nuovo personaggio, Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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TUTTO IN GIOCO



La folla schiamazzava ed esultava tutto intorno al campo di gara, esaltati dallo spettacolo orribile che quel mostro di Vorkov stava offrendo loro. Chiedevano di più, sempre di più, sempre più azione e Garland, come un burattino, la offriva loro su un piatto d'argento senza indugio. Senza capire di essere manipolato dall'avida volontà del suo aguzzino e soprattutto senza comprendere il dramma profondo vissuto dal suo avversario.

Spietato e stolto, il blader dai capelli lunghi faceva bella mostra delle sue fini abilità, sferrando un fendente dopo l'altro con una precisione da maestro.

Di fronte a lui la caparbietà ed il sogno del Capitano della Neoborg spingevano Yuri a resistere ad ogni assalto pur di ottenere la sua vendetta.

Dagli spalti Boris si guardava intorno, per quanto potesse permetterglielo le fasce sull'occhio, allibito dall'atmosfera crudele degna solo degli anfiteatri romani. La battaglia che si stava consumando sul campo di gara di fronte a loro poteva essere chiamata tortura, tanto gli effetti erano assimilabili. Continuare a combattere a quel punto era pressoché inutile. Osservò Yuri annaspare tenendosi un fianco, mentre con un filo di voce incitava il suo beyblade.

Fiero e indomabile, come era sempre stato, si opponeva alla sconfitta cercando di ignorare il dolore provocato dalle molteplici ferite e colpi subiti. Il suo corpo stremato cercava disperatamente riposo nel contatto col suolo ma il suo orgoglio spingeva i muscoli a contarsi nuovamente in un disperato attacco.

L'espressione tesa di Boris si accentuò nel vedere l'ennesima caduta del compagno di squadra e subito una fitta dolorosa lo colpì alla testa, facendogli sfuggire un gemito di sofferenza. Anche il suo combattimento era stato estremamente duro, al di sopra delle sue possibilità, e nonostante fosse indubbiamente un fuoriclasse, era stato sopraffatto dall'avversario. Sentiva ancora male dappertutto, come se fosse stato investito da uno schiaccia sassi e il dolore alla tempia era insopportabile. Aveva perso i sensi per qualche minuto, ma appena ripreso, si era subito precipitato nell'arena a sostegno del suo capitano, senza curarsi troppo della propria salute.

“Che ti succede Boris? Stai male?”

La ragazza bionda seduta accanto a lui si fece più vicina, mettendogli una mano sulla spalla per rassicurarlo anche se i suoi occhi nocciola lasciavano intendere chi tra i due fosse più in ansia. Aveva visto Boris sfuggire alle cure dei medici per sostenere Yuri, ignorando le ingiurie appena subite e lei lo aveva rincorso per evitare di lasciarlo da solo in quello stato. Ora però non sapeva se essere più preoccupata per lui o per il rosso ed il respiro le si spezzò in gola.

“...tutto bene... non preoccuparti... sai... ho la pelle dura, io...” cercò di rassicurare la compagna forzando un sorriso e reprimendo una nausea dilagante.

Lei lo guardò per un attimo. “Sei sicuro? Posso portarti dai medici che ci sono laggiù e...” provò lei.

“No no, tranquilla. Ho detto che sto bene.” Rispose a fatica, accusando un bruciore ai polmoni che lo fece tossire malamente.

“Quello che ha bisogno di un medico ora è Yuri.” disse guardando il rosso con aria tesa. Anche Eva si voltò a guardarlo.

Quanto le faceva male vederlo ridotto in quello stato per puro masochismo di un branco di sconosciuti. Conosceva da poco il mondo del beyblade eppure si era subito affezionata a quei ragazzi tanto duri quanto uniti, ed i pericoli corsi insieme l'avevano resa un membro onorario della squadra. Ciò che stava succedendo però non riusciva a capirlo, andava oltre le regole della passione per uno sport. Un malvagio gioco di potere stava stritolando nelle sue spire le persone a cui teneva di più.
Sull'orlo delle lacrime, si portò le mani alla bocca quando Yuri cadde pesantemente a terra dopo l'ultimo definitivo assalto di Garland. Un grido strozzato le si bloccò in gola esattamente mentre la folla esplodeva in urli di gioia e di vittoria in direzione del campo. Paralizzata dalla paura, si accorse a stento che Boris stava brancolando verso le scale per soccorrere il capitano, in preda a ondeggiamenti per nulla rincuoranti.

La testa gli girava come se dovesse improvvisamente alzarsi in volo e le gambe parevano fatte di pasta frolla, ma non importava. Avrebbe raggiunto il suo amico anche a gattoni. Afferrò pesantemente il corrimano per rimanere in piedi e scendere lentamente i gradini, ma sembrava un'impresa impossibile. Sull'orlo dello svenimento stava per accasciarsi su se stesso, quando una mano amica lo prese per il braccio e lo aiutò a rialzarsi.

Era Eva che fortunatamente si era riscossa dalla paura e l'aveva seguito.

Intanto i cori di vittoria aleggiavano spaventosi sull'arena, ignari del fatto che Yuri, soccorso da Takao e dalla sua squadra, stava svelando il segreto di tutta quella messinscena. Gli echi si fecero via via più silenziosi lasciando spazio a due sole voci che si confondevano nella testa di Boris, sopraffatto dallo sforzo fisico.

Mentre Takao e Vorkov si accordavano sull'ultima decisiva sfida, Boris riprese fiato e riacquistò quel poco di lucidità sufficiente ad individuare il corpo a terra del suo compagno di squadra circondato da infermieri. Digrignando i denti per lo sforzo, corse con foga verso di lui, spingendo a lato un assistente stranito, e si chinò ad osservare Yuri.
Occhi chiusi, respiro lento, ferite e sangue ovunque. 
No, non poteva essere. Non potevano aver ridotto così il suo amico, così forte e fiero, ma allo stesso tempo così umano.
Non come quel cyber che Vorkov aveva tentato di creare, piuttosto come quel bambino che molti anni prima aveva varcato la soglia del monastero, alla ricerca disperata di una famiglia.
Si lui era così. Boris aveva ritrovato quel bambino nell'uomo che stava diventando ed aveva vissuto con lui i cambiamenti che avevano sconvolto la sua vita. Così tante sfide aveva dovuto affrontare e così tante volte il biondo gli era stato vicino, avevano corso molti rischi ed infine avevano affrontato insieme vittorie e sconfitte.  
Una piccola lacrima comparve a velare i suoi occhi grigi, mentre un dolore al petto lo spinse ad abbracciare il suo capitano privo di sensi.
Avrebbe voluto stargli vicino anche in quel momento eppure sapeva che Yuri doveva combattere da solo quella battaglia. Nessuno mai era stato così importante per lui, e l'idea che Yuri potesse abbandonarlo gli fece versare altre lacrime, sciolte dal calore del petto dell'amico.


Non si era accorto delle proteste e degli strattoni dei medici lì intorno che tentavano a forza di allontanarlo da Yuri. Mentre le lacrime sgorgavano copiose il biondo si stringeva sempre più saldamente all'amico, incapace di lasciarlo andare, e pochi passi più indietro Eva guardava la scena stupefatta.

Avrebbe voluto anche lei correre da Yuri, abbracciarlo forte, fargli sentire il suo affetto, perchè ormai per lei quel ragazzo contava più della sua adorata musica, più delle melodie celesti con cui incantava il pubblico di tutto il mondo. Ma non c'era riuscita. Il quadretto a cui stava assistendo aveva qualcosa di strano, che li per li non riusciva decifrare.

Nel frattempo qualche energumeno era riuscito a scardinare Yuri dalla morsa dell'amico, permettendo ai medici di portarlo sull'ambulanza il più in fretta possibile. Boris rimase seduto ginocchia a terra a fissare con sguardo vacuo il punto in cui il mezzo era sparito alla vista. Cedendo infine alla stanchezza ed al dolore si accasciò a terra attirando l'attenzione del gruppo di bladers poco più in là, ancora intento a parlare della sfida Justice 5.

Eva gli corse subito incontro, maledicendo quei pensieri sciocchi che l'avevano imbambolata, e si affrettò a soccorrere l'amico ormai in gravi condizioni di salute. Alcuni volontari 
lo caricarono rapidamente su una barella sotto lo sguardo preoccupato della ragazza, mentre Takao e la sua squadra le si fecero vicino.

“Come stanno Yuri e Boris? Si riprenderanno presto? Cosa dicono i dottori?”

“Smettila di fare domande Takao, non vedi che non è il caso?” lo interruppe Hilary che aveva notato lo sguardo cupo e triste della ragazza.

“Già. E poi non possiamo sapere subito come stanno le cose, bisogna aspettare che i medici facciano il loro lavoro, dopodiché sapremo quali sono le loro reali condizioni di salute”

“Il Prof. ha ragione, anche se sono molto preoccupato per Yuri, lui è un guerriero, non si meritava tutto questo e... oh...” Daichi si zittì.

Ciò che aveva detto era vero, Yuri non meritava tutto questo ed il pensiero di ciò che avevano passato insieme ruppe la barriera del pianto della povera Eva. Nell'arena vuota risuonò l'eco dei suoi singhiozzi e i pochi ancora presenti si guardarono con fare interrogativo. Certo, loro non sapevano quali avventure avevano vissuto insieme quell'anno, e non sapevano quanto fossero cambiate le cose in così poco tempo. 
Si lasciò avvolgere dall'abbraccio delicato di Rei e a passo lento lasciarono la sede della BEGA.







Molte lune erano passate, indifferenti alle vicende umane, ed anche quel giorno il sole stava tramontando sul Giappone, scagliando un lampo di luce verde prima di lasciare il posto alla sorella.

L'ospedale era deserto ed i corridoi bui celavano il passaggio svelto e deciso di un'ombra solitaria. I suoi passi erano silenziosi e a grandi falcate percorreva i reparti.

Il cappotto scuro celava una figura alta dalla pelle pallida e le labbra contratte in un'espressione indecifrabile.

Superati agilmente i metri che lo separavano dalla sua meta, si trovò di fronte a una porta chiusa ingrigita dal buio e senza esitazione ne abbassò la maniglia. 
Fece scattare la serratura trattenendo il respiro e in un attimo fu dentro la stanza.

Un respiro profondo e i passi cominciarono a susseguirsi, portandolo al lato del letto su cui giaceva Yuri. 
Si tolse il cappuccio, lasciando che i suoi lineamenti duri fossero scrutati dalla luna e posò lo sguardo sul ragazzo. Vorkov lo osservò per un attimo, percorrendo con occhi freddi tutta la lunghezza delle cicatrici maturate in anni di combattimenti senza pietà.  
Nonostante i colpi subiti nel combattimento contro Garland, Yuri respirava lentamente grazie alla macchina e il suo viso sembrava rilassato.

“Siamo solo tu e io, ora” pensò, fissando il blader con occhi tetri.
 

 





 
 
Il torneo sta per iniziare. Finalmente.

Un sorriso compiaciuto comparve sul volto di Yuri, che già assaporava il gusto delle vittorie che certamente li avrebbero attesi. Lui e la sua squadra, di cui per l'ennesima volta era capitano, che ora vantava un nuovo nome, la Neoborg.

Una squadra potente, risollevata dalle ceneri di ciò che Vorkov aveva lasciato loro e forgiata dal fuoco della libertà e della consapevolezza ritrovata.
Nessuno più sarebbe riuscito a soggiogarli, perchè la potenza e l'abilità raggiunta durante i mesi di allenamenti intensivi sarebbero serviti a portarli sulla vetta del mondo. Tutto ciò che volevano, che lui voleva, era conquistare il titolo mondiale a qualsiasi prezzo.

Nel frattempo, giunto al campo di gara del monastero dove si allenava giorno e notte, prese il suo fido Wolborg dalla tasca e si preparò a lanciare. Con quelle ultime parole in mente, scagliò il suo bey con tutta la forza che aveva in corpo. Il lupo delle nevi scintillava al centro, come volesse fargli l'occhiolino.
Era così desideroso di vittoria da aver accolto in squadra uno dei blader più forti del mondo.

“Sfrutterò la su potenza per vincere. Lui mi aiuterà ad ottenere il titolo. Lo sfrutterò secondo la mia volontà facendo leva sulla sua voglia di sconfiggere Takao. Una volta campioni del mondo non avrò più bisogno di lui, e potra finalmente sparire dalla mia vita per sempre.”


Kei. Aveva accettato di prenderlo in squadra per essere sicuro di ottenere la vittoria, ma non era stato facile. Non aveva dimenticato quanto rancore avesse provato per lui nei suoi giorni al monastero. In quei tempi Kei era il più forte, aveva un talento innato che nessuno riusciva ad eguagliare, e Yuri ne era sempre stato sopraffatto.

Scosse la testa al pensiero di quelle sconfitte. Non c'era più bisogno di preoccuparsi, ora era consapevole della sua immensa forza. Osservò Wolborg roteare feroce nell'arena, desideroso di riscatto come il padrone. Eppure non sapeva perché ma nei confronti di Kei sentiva ancora una certa inquietudine che non riusciva a placare.

Non ci pensare, si disse. Si concentrò sul suo bey. Era perfetto e pronto all'azione. Lo raccolse e rimise in tasca avviandosi nuovamente in quei corridoi bui col pensiero rivolto all'indomani, il giorno tanto atteso di inizio dei campionati. 
Raggiunse la saletta dove i suoi compagni di squadra lo stavano aspettando, tranne uno. Yuri li osservò torvo.
Da un lato Boris seduto sulla poltrona fece appena un cenno verso il nuovo arrivato, nonostante il volto semicoperto dal soffice pelo di lupo che ornava la sua giacca. 
Dall'altro lato Sergei si teneva aggiornato leggendo un giornale seduto al tavolo. Mancava Kei.

“Dov'è Kei?” chiese secco ai presenti, mentre il fuoco scoppiettava nel camino.

“Come facciamo a saperlo?” Boris rispose prontamente, “sono giorni che non si fa vedere. E non si preoccupa minimamente di farci sapere dove se ne sia andato” aggiunse evidentemente seccato dalla cosa.

“Si sarà cacciato in qualche posto dimenticato da Dio a seguire un allenamento super intensivo” commentò Sergei alzando appena lo sguardo dalla carta stampata, per nulla meravigliato.

Yuri si avvicinò al tavolo evidentemente scocciato da quella risposta, che molto probabilmente era verità

“Quell'imbecille... non lo sopporto quando fa così”

“Rilassati Yuri, dovrai tenerlo da conto fino alla fine del torneo, poi potremo sbarazzarcene una volta per tutte.” Boris aveva raggiunto i compagni al tavolo e si era seduto di fronte a Sergei.

“si. Vedrai che poi spunterà fuori prima della partenza.”

“Sergei, a me non importa nulla se lui farà o meno il viaggio con noi, anzi meno lo vedo meglio è. L'importante è che si presenti agli incontri.”
Un velo di silenzio calò sui tre ragazzi intenti a pensare ai loro prossimi incontri.

“Bene. Ora pensiamo alla nostra strategia.”
 
 
 
 
“Che inutile perdita di tempo” Sbottò il rosso spazientito, seduto sugli spalti tra i due compagni di squadra.

“Calmati Yuri, ormai è finito e fra poco scenderemo in campo.”

La Cerimonia di apertura dei Campionati mondiali era stata organizzata in grande, e coinvolgeva un gran numero di artisti da tutto il mondo. Nonostante per Yuri fosse una manifestazione inutile, moltissima gente la seguiva ammaliata da tanta creatività amalgamata con abilità in uno spettacolo incredibile. 
Cantanti, ballerini, coreografie pazzesche si susseguivano senza respiro incorniciati da effetti pirotecnici che conferivano un'aura magica.

In quel momento sul palco stava facendo il suo ingresso una giovane ragazza che salutava gli spettatori con piccolo gesto della mano per poi sedersi al pianoforte al centro e intonare la sua melodia. Subito un uomo vestito di nero con un'auricolare all'orecchio e un paio di occhiali da sole venne a chiamare i ragazzi della Neoborg, così come quelli delle altre squadre. Era giunto il  momento di prepararsi per sfilare all'interno dell'arena e dare quindi il via definitivo.

Yuri era sollevato di potersi muovere dal quella stasi, fare qualche passo gli avrebbe fatto diminuire notevolmente il nervosismo celato. 
Scesero alcune rampe di scale, percorsero vari corridoi fino ad arrivare ad un'ampia stanza che fungeva da punto di raccolta per i ragazzi. Di certo non sarebbero più stati in grado di tornare indietro da soli, tanto era intricato il giro che avevano fatto. 
Il rosso si guardò intorno con circospezione. Si sorprese non poco a vedere Kei appoggiato alla parete con gli occhi chiusi e un fare saccente, tipico suo atteggiamento. Ma non ci badò troppo, ormai era talmente assuefatto che non si pose alcuna domanda, continuando la sua perlustrazione. 

Tutte le squadre qualificate erano presenti: alcune già conosciute come i White Tigers, gli All Stars, e ovviamente i Bladebreakers; altre del tutto ignote come gli F-Sangre e soprattutto la Barthez Squadra. Si sarebbe aspettato di veder trionfare i Majestics che invece erano stati sopraffatti proprio da quest'ultimi. Poco importa, li batteremo tutti, pensò.

Un allegro chiacchiericcio riempiva la sala ma come al solito c'era qualcuno che faceva un baccano micidiale, e quel qualcuno erano proprio Takao e Daichi.  Stavando guardando con aria da stoccafissi al di là della vetrata, verso il campo, dove la pianista stava raccogliendo gli applausi e usciva agilmente di scena.

“Smettetela voi due, ho detto! Siete proprio degli allocchi!” Hilary sbraitava contro i due compagni, infuriata, mentre il Prof. cercava di calmarla.

“Ma guardali! Insomma, basta che vedano una bella ragazza e subito perdono la testa per lei! Siete due babbei!” urlò rivolta verso di loro.
I due ragazzi non sembravano sentirla, intenti ad osservare la bionda che ancheggiava delicatamente mentre salutava alcune personalità politiche.

“È bellissima... Voglio il suo autografo, lo voglio, lo voglio, lo voglio!”

“Ma smettila nanerottolo, quella nemmeno ti vedrebbe!” Takao si mise a sghignazzare alla sua stessa battuta, alludendo alla statura del compagno di squadra.

“Ehi, che cosa vorresti dire? Ti faccio vedere io!” e cominciarono a pestarsi come facevano sempre. Max rideva divertito tra i suoi compagni di squadra, mentre Hilary e il Prof. sospiravano, abituati a quelle messe in scena.

“Che poi io non vedo tutta questa gran bellezza.” commentò lei, facendo la sbruffona “che cosa avrà mai di speciale? Secondo me si da tante arie per niente...”

“Beh, però suona bene, per quello che abbiamo potuto sentire...”
Hitoshi, l'allenatore dei BB, apparve dal nulla. “è una musicista di fama internazionale, nonostante la sua età. Fa concerti in tutto il mondo ed è considerata l'astro nascente della musica in Russia. Si chiama Eva Paasikoski”

Proprio allora l'attenzione di Yuri si riaccese e come un lampo rivide nella sua mente la ragazzina che suonava l'organo nella chiesa del monastero.
 
 
Note:
Ben ritrovati cari lettori! Ecco che riprende la storia, come promesso, parecchi anni dopo gli avvenimenti precedenti!
Qui ormai siamo al terzo campionato mondiale, ed alcuni avvenimenti si rifanno proprio all'anime (perciò mi riservo di non descriverli nello specifico se basta guardare quelle puntate per capire cosa succede).
In particolare all'inizio di questo capitolo si fa riferimento alla sfida Garland vs. Yuri all'interno della sede della BEGA. Ho solo vagamente adeguato la storia facendo si che Boris non venga portato via subito dopo il suo incontro, ma riesca ad assistere alla sfida, giocando sul fatto che nell'anime non viene specificato.
Attenzione al salto temporale, la storia riparte dall'inizio del terzo campionato (in cui la cerimonia d'apertura è stata totalmente inventata).
Spero vi piaccia! Lasciate pure due righe di recensione, le leggo volentieri! ;)
Grazie a coloro che hanno recensito i 6 capitoli precedenti, che la storia continui!
  
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