II. Parole
dentro
“Non
ci vado, a casa.”
Sakura
emette una specie di ringhio, Kakashi sospira sconfortato.
“Sas’ke…”
inizia ragionevole.
“Se
ho detto che non ci vado, non ci vado. Fine della discussione,” ripete
lui, truce.
“Che
cocciuto,” sibila Sakura, trattenendosi dall’urlare solo
perché è pur sempre di Sasuke che si tratta. “Vacci almeno
per farti un bagno.”
“Ho
detto no,” ripete il genio scocciato.
“Sensei!”
protesta lei, irritata.
Kakashi
si stringe nelle spalle, solleva le mani in segno di resa.
“Ho
smesso di avere autorità su di lui all’epoca dei suoi dodici anni,
Sakura,” si difende, sorridendo sconsolato e guadagnandosi
un’occhiata torva dall’allievo. “Ma emani un odore
sgradevole, Sas’ke, in tutta franchezza,” aggiunge candido.
Lui
sgrana gli occhi, allucinato.
“Cosa
vuoi che me ne freghi?” ringhia indignato.
Kakashi
si stringe nelle spalle.
“Pensa
a quando Naruto si riprenderà e appena ti avvicinerai perderà
nuovamente conoscenza…” inizia, grave e compreso.
Sasuke
assottiglia gli occhi con ferocia, il nervo sulla sua fronte accenna il tipico
fremito incontrollato dei momenti di collera. Sbuffa, oltraggiato.
“Se
vado a casa a lavarmi lui sceglierà apposta quella mezz’ora per
svegliarsi, soltanto per farmi dispetto,” illustra accigliandosi, con il
tono convinto di chi sta spiegando logicamente un fenomeno scientifico.
Sakura
e Kakashi si scambiano un rapido sguardo perplesso, lei si tormenta le mani,
lui si gratta piano la testa.
“Ma
Sas’ke…” inizia Sakura timidamente.
“E’
così,” ringhia lui, fermo.
“Sas’ke,
sono sicuro che…” obietta bonariamente Kakashi, accennando
addirittura un sorriso.
“Lo
farà, ti dico,” ribatte Sasuke, secco e minaccioso.
“Scommetto
di no, Sas’ke-kun,” cinguetta Sakura
vezzosa, “sono più che certa che è la stanchezza che ti fa
pensare…”
“Non
sono stanco,” sibila lui torvo.
“Stress,”
suggerisce Kakashi a mezza voce, fingendo noncuranza.
“…Lo
stress per questa situazione angosciante che ti fa pensare queste cose,”
riprende Sakura con enfasi, materna.
“Credo
di avere una certa esperienza con le situazioni angoscianti e…”
replica il genio, brusco e altero, incrociando le braccia a petto.
“Sas’ke,
per l’amor del cielo, vatti a lavare perché sei
inguardabile!” sbotta violentemente lei, perdendo la pazienza. “E
se lo dico io, voglio dire…” E s’interrompe a metà
frase, arrossendo lievemente.
Lui
resta basito, gli occhi sgranati con sdegno e le sopracciglia inclinate
obliquamente, e Kakashi non riesce a fare a meno di pensare che sa essere
sempre estremamente scenico. Sakura ruota leggermente su se stessa, in leggero
imbarazzo, e Sasuke sbatte le palpebre un paio di volte prima di sfoderare la
sua più riuscita espressione di sprezzante superiorità.
“Bene,”
scandisce gelido, “sembra che siate tutti d’accordo. Il team decide
e Sas’ke si adegua, come sempre.”
A
quella madornale sparata Sakura stringe la mano a pugno e inizia a prendere lo
slancio per colpire; il sensei la trattiene rapido, scuotendo la testa con un
sorriso rassicurante.
“Ma
sappiate,” continua Sasuke intimidatorio, ignorando il loro siparietto,
“che se come ho detto dovesse svegliarsi sarà a voi due
che…”
“Non
succederà,” lo interrompe Kakashi condiscendente, spintonandolo
fuori dalla porta. “Vai, adesso,” continua, restando a guardarlo
mentre muove i primi passi riluttanti. “Vai’, Sas’ke,”
ripete fermo.
Il
tono più serio e benevolo che riserva quasi unicamente a lui e il suo
sguardo familiare spingono definitivamente Sasuke ad allontanarsi. Sakura
sospira stancamente quando il ninja copia rientra nella stanza di Naruto, esasperata.
“Che
fatica per fargli prendere un po’ d’aria,” commenta stizzita.
“E’
preoccupato,” commenta Kakashi, placido. “E’ normale che
voglia stare qui.”
“A
proposito,” commenta lei scrutandolo bieca. “Conosco qualcun altro
che non ha praticamente mosso piede da questo ospedale, negli ultimi due
giorni,” osserva, con tono d’accusa.
Kakashi
reclina innocentemente la testa di lato, svagato.
“Dai,
Sakura,” replica quieto, “abbiamo già rischiato di perderne
uno.”
Lei
distoglie velocemente lo sguardo, prima di sbuffare con disinteresse.
“Comunque,”
osserva, impilando alcune boccette vuote, “ti rendi conto che ci siamo
quasi dovuti mettere a litigare per mandarlo via? E poi sai, agitato
com’è, quanto impiegherà ad andare a casa, lavarsi e
tornare qui? Te lo dico io,” prosegue animosa, senza lasciare a Kakashi
il tempo di risponderle, “un quarto d’ora. E tu vuoi farmi credere
che in questi quindici miseri minuti Naruto dovrebbe…”
La
frase le muore tra le labbra e i suoi occhi smeraldini si sgranano
nell’udire il lieve gemito proveniente dal letto alle sue spalle. Kakashi
si volta di scatto verso il malato, spalancando l’occhio sano.
“Naruto!”
esclama entusiasta.
C’è
un altro leggero lamento proveniente dal ragazzo, poi le palpebre di Naruto si
socchiudono lievemente. Entrambi gli altri due saltano in avanti verso di lui,
illuminandosi.
“Naruto!
Mi senti?” fa Sakura, le lacrime nella voce.
“Sa…ku….ra…chan…” geme lui sottovoce.
“Naruto!”
ripete lei con un singhiozzo. “Oh, Naruto!” singulta,
stringendogli la mano.
“S…S…”
“Siamo
qui, Naruto,” interviene Kakashi, facendo capolino. “Ben
svegliato.”
“S…Sa…S…”
Naruto tossisce faticosamente, mentre Sakura, combattendo il pianto, si china
su di lui per verificare il suo stato. Kakashi li osserva con un vago sorriso,
quasi rapito.
“Sas…k…e.”
Sakura
sgrana gli occhi e Kakashi incassa la testa nelle spalle, sconsolato. Lei gli
fa cenno di uscire e lui la guarda perplesso, dal momento che Sasuke non
è certo fuori dalla porta. Fai
finta, sillaba Sakura imperativa.
“Lo
vado a chiamare,” borbotta avvilito, dirigendosi fuori.
“Ci
ucciderà,” mormora Sakura
atterrita.
“Lo
so,” sospira lui stoicamente, imboccando l’uscio.
Lei
torna a dedicarsi al malato dopo aver scrollato la testa decisamente. Mentre
verifica che il suo respiro sia controllato Naruto bofonchia qualcosa
d’incomprensibile.
“Come?”
“Datte…bayo.”
Lei
ridacchia sconcertata, guardandolo con affetto.
“Cosa
c’è?” chiede, ascolta il polso.
“Ho
capi…to dove sbaglio,” annuncia Naruto,
sforzando le labbra in un sorriso entusiasta. “Il raseng…an.”
Sakura
lo guarda per un istante sorpresa, poi gli sorride commossa.
“Sei
uno scemo,” commenta scuotendo il capo. “E stai bene. Devi dormire
e stare a riposo assoluto per qualche giorno, ma…” si morde le
labbra e sospira con sollievo, gli occhi di nuovo velati. “Ti voglio
bene, Naruto.”
Lui
spalanca gli occhi sorpreso e, indubbiamente, contento.
“Davvero?”
mormora roco. “Pensavo…ce l’avessi a morte…con
me.”
Sakura
scuote la testa e si asciuga gli occhi.
“No…”
sussurra affettuosa. “Dopotutto lui è sempre stato molto
più tuo che mio.”
Il
jinchuuriki sogghigna.
“Ci
puoi giura…re,” balbetta sornione.
“Naruto!”
strilla Sakura con rimprovero. “Non dovevi rispondere, dovevi solo stare
zitto!”
La
prima cosa che salta all’occhio, anche a uno un po’ appannato come
il suo, è che in quel corridoio d’ospedale c’è
più movimento di quando se n’è andato; in second’ordine, risuonano risate che venti minuti fa
erano del tutto assenti. Terzo, chissà perché Ino
saltella beata al collo di Sai e quarto, la faccia di Kakashi che gli sta
andando incontro è eloquentemente circospetta, gli pare.
Sasuke
socchiude gli occhi, sinistro. Da qualche parte intorno ai suoi polmoni una
bolla pesante esplode in uno sfarfallio luminoso ma il genio mantiene intatta
la postura aggressiva e molto poco amichevole.
“Sensei?”
ringhia torvo.
Kakashi
sorride ampiamente, con aria innocente.
“Ho
una magnifica notizia da darti, Sas’ke,” annuncia allegramente.
Io lo sapevo. Fottuto dobe.
Eppure
gli sembra che le gambe non lo reggano, le ginocchia si fanno molli e
leggerissime.
“Si
è svegliato,” mormora, senza bisogno di ulteriori chiarificazioni,
e Kakashi annuisce leggermente in conferma.
Per
qualche secondo lui riesce soltanto a guardare il maestro nell’occhio e
rimanere così, senza respirare, ad ascoltare il sollievo che gli risale
nei nervi e scoppia nello stomaco, alleggerendolo quasi da prendere il volo.
Poi
il dispetto e il risentimento lo investono. Perché Naruto l’ha
fatto spaventare da impazzire e star male come un cane per due giorni, e
nemmeno gli ha lasciato la soddisfazione di essere con lui al suo risveglio.
Perché è un maledetto idiota e non dovrebbe rischiare la vita
nemmeno per scherzo e invece sarà già lì a ridersela e
vantarsi di questa nuova idiozia con le infermiere o gli altri amici.
Perché non aveva nessun diritto di fargli passare quarantotto ore del
genere, o forse l’aveva ma è incazzato lo stesso.
“Con
te ne parlo dopo,” sibila furibondo, oltrepassando Kakashi.
“Sas’ke-kun,” trilla Ino
entusiasta. “Naruto si è svegliato! Sta meglio!”
“Ancora
per poco,” ringhia Sasuke glaciale, fiondandosi nella stanza con il
preciso intento di appiccarle le fiamme. Invece si immobilizza sulla soglia
soltanto vedendo Naruto, con la schiena un po’ raddrizzata su una culla
di cuscini, ancora tutto incerottato e con la mano stretta in quelle di Sakura.
Alla sua comparsa il jinchuuriki si volta di scatto, abbagliandolo col suo
sorriso…chidorico.
“Sas’ke,”
gracida rauco.
Lui
rimane lì, fermo e remotamente ebete, con l’aria bloccata nella
gola e tutto il corpo che sembra pesare come granito, sciolto improvvisamente
dalla tensione. Boccheggia inutilmente, incapace di riprendere a respirare o di
fare qualunque altra cosa, compreso parlare. Ansiosamente scruta Naruto con
inquietudine, per sincerarsi che sia davvero fuori pericolo, che non abbia
nulla di eccessivamente grave.
Poi
sente gli occhi di Sakura, inteneriti, bruciare su di sé come uno
schiaffone. La fulmina con un’occhiata che sottintende quanto terribile
sarà la sua vendetta per averlo convinto ad andarsene, poi torna a
scrutare Naruto.
“Dannata
testa quadra!” bercia stizzito. “Proprio adesso ti dovevi
svegliare, tu…idiota!”
Naruto
sgrana gli occhi azzurri, meravigliato.
“Eh?”
uggiola disorientato.
“Sei
un…un…” continua Sasuke feroce, stringendo poi le labbra
tanto da sbiancarle. Serra i pugni per fermarne il tremito e si volta di scatto
verso la finestra, dando le spalle ai due compagni di squadra. Nei polmoni e
nell’intestino ha una quantità di sensazione e cose da dire, tutte
ingarbugliate, struggenti e quasi dolorose, che non sa esprimere, non
può. Ha l’impressione che se soltanto socchiudesse le labbra
scivolerebbero fuori come l’acqua da una sorgente ma non lo fa, anzi
deglutisce e stringe i denti fissando il cielo senza tuttavia vederlo.
“Io,”
inizia Sakura alzandosi dalla sedia, prima di schiarirsi la voce, “vado
a…”
Non
si dà nemmeno il disturbo di finire la frase inventandosi una scusa
qualunque, ma lascia la stanza chiudendo la porta dietro di sé. Sasuke
continua a guardare fuori mordicchiandosi febbrilmente l’interno della
guancia. Gli bruciano gli occhi, di nuovo. Tutta questa situazione è
assolutamente insostenibile.
“Teme,”
lo chiama piano Naruto.
“Sta’
zitto!” sbotta lui, voltandosi rabbioso.
E
Naruto è lì che lo guarda confuso, quasi deluso e lontanamente
arrabbiato, non sta nemmeno più sorridendo, e invece dovrebbe. E lo
farebbe, se soltanto lui fosse capace di esprimere le cose e parlare
sinceramente, abbassare le difese, liberarsi di quell’antica paura che da
troppo tempo lo accompagna ed essere, semplicemente, vulnerabile e scoperto.
Almeno con Naruto.
Ma
non sa farlo. Quindi quello che fa, irritato con se stesso, è marciare
dalla finestra al letto e puntarvi sopra un ginocchio, sul lato del materasso,
allungarsi per sovrastare Naruto sorreggendosi sul braccio, per chinarsi infine
a baciarlo. Perché non ci sa fare con le parole e se la cava molto
meglio con i gesti.
La
bestiaccia sussulta di sorpresa e poi socchiude le labbra, assecondandolo.
Muove stentatamente una mano fino a portarla sul suo polso, piegato a sostenere
il peso, per accarezzarlo e Sasuke vorrebbe, non sa, forse sciogliersi e
amalgamarsi in un tutt’uno con Naruto, per essere certo di non rischiare
mai più di esserne privato. Vorrebbe stringerlo e toccarlo dappertutto
per essere sicuro che sia intero, ma nello stato in cui è gli farebbe
male e allora rimane lì, spingendo il viso contro il suo per bere il suo
fiato e mordendogli le labbra, la lingua e i lati della bocca che poi lambisce
ancora e ancora, respirando affannosamente.
“Wow,”
biascica Naruto inebetito, quando gli permette di riprendere fiato. E Sasuke
è sicuro che, in qualche modo, il jinchuuriki abbia capito perfettamente
quel che lui ha detto. “Dovrei
tentare di uccidermi più…spesso,” continua poi il ferito,
ridacchiando.
Sasuke
aggrotta la fronte, sfiorando la pelle del suo collo con il naso e disegnandovi
linee sparse.
“No,”
soffia, imperioso.
“Di’,
ti sarai mica spaventato?” lo schernisce Naruto sornione. “Tu, il
grande…Uchiha Sas’ke?”
“Certo
che no, dobe,” ribatte il genio sostenuto,
scorrendo un dito leggerissimo sul lenzuolo, lungo il suo fianco bendato.
“Mi spiace solo di non essermi liberato di te nemmeno stavolta.”
“Lo
supponevo,” concorda Naruto secco. “Ma dopo la fatica che ho
fatto…per riaverti qua, ti pare che ti mollo…così?”
aggiunge scherzoso.
“Giura,”
sussurra Sasuke di slancio, contro il suo orecchio. Nasconde il viso con
imbarazzo contro il lato della testa di Naruto e sente il movimento della sua
guancia che si allarga in un sorriso.
“Che
ti mollo così?” chiede quello, divertito.
“Mai
più. Giura,” ripete lui, autoritario.
Naruto
ridacchia, tossicchiando.
“Starai
diventando romantico?” domanda ingenuamente, prendendosi gioco di lui.
“Ahia!” strilla poi, quando la sua mano gli punzecchia il fianco.
“Non lì, mi riapri la ferita!”
“Affari
tuoi, dobe,” sogghigna Sasuke maligno.
Naruto
si sforza per sporgere faticosamente la testa verso di lui, azzanna il suo
mento. Sasuke gli spinge giù la faccia, più cauto del normale.
“Razza
di…” ringhia, cupo.
“Giuro,”
mormora Naruto contro la sua mano. Lui la ritrae lentamente, sostituendo alle
dita le proprie labbra a strofinarsi, lente, contro quelle dell’altro. Si
assaporano silenziosi, finché un leggero bussare li riscuote.
“Posso?”
Riconoscono
entrambi la voce.
“Nara,
vai a farti un giro,” intima Sasuke brusco.
Lo
shinobi fuori dalla porta sbuffa rumorosamente, sembra quasi di vederlo levare
gli occhi al cielo.
“Mi
devi una sigaretta,” commenta poi con sufficienza.
“Te
ne comprerò tre pacchetti,” risponde il genio, altero.
“Lo
prenderò per un grazie,” commenta Shikamaru, la voce già
affievolita mentre si allontana.
“Grazie
di che?” domanda Naruto, perplesso. “Quale sigaretta? Ti sei mica
messo…a fumare?”
Sasuke
scuote la testa, svicolando.
“Lascia
perdere,” smozzica sbrigativo. Naruto lo guarda fisso poi abbassa gli
occhi, colpevole.
“Non
ti ho detto una cosa,” borbotta incerto. “Shikamaru un po’ di
tempo fa ha…intuito che…”
“Lo
so,” lo interrompe Sasuke ruvido. “Perché sei una testa
quadra,” puntualizza scostante.
Naruto
sorride angelico.
“E
ti dispiace che lo sia?”
Sasuke
sposta lo sguardo su di lui per un secondo, distogliendolo immediatamente.
“No,”
sussurra pazientemente, tornando a chinarsi verso il jinchuuriki.
“Cioè, sì, ma ormai mi ci sono abituato,” soffia
contro la sua pelle, la labbra contro quelle del compagno, il naso che sfiora
quello di lui.
E
quando la mano debole di Naruto riesce a insinuarsi tra le ciocche dei suoi
capelli pensa che, in fondo, il fatto che il dobe sia
un idiota non è davvero minimamente un problema. L’importante
è che ci sia.
__________________________________
Ahm…ta-daaan!
E
la nuova cavolata è giunta al termine. Come si dice, anche questa
è fatta.
Io
credo fermamente che Sasuke e Shikamaru sarebbero ottimi amici. Sono due lagne
incomparabili e hanno entrambi un modo di fare compassato. Hanno anche
un’infinità di differenze e naturalmente il nostro Shika è un tesoruccio confronto a Uchiha, ma penso
sia comunque un buon punto di partenza.
Ultima
precisazione. Perché Sasuke si fa aria con un ventaglio rosa a fiori
senza che la cosa mi sembri particolarmente ooc:
perché se sfoggiava con nonchalance quell’orrenda cintura viola made in Orochimaru vuol dire che non ha
vergogna. E come dargli torto, Sasuke è come il nero: sta bene con
tutto.
Grazie per le letture, le
preferenze e i commenti che fioccheranno numerosi…. Vero? ^__^
A presto, popolo.
Regina Oscura: Ehm…sì, Sasuke fa un po’ quest’effetto
in generale nella vita: mette tristezza. Dev’essere
un’abilità che gli è stata fornita per natura insieme allo
sharingan, perché si può notare la stessa deprimente
caratteristica anche in Itachi. Visto che il volpotto
s’è svegliato? E chi lo spegne, quello… Grazie, a presto!
ryanforever: Grazie mille! Ed eccoti il seguito, come da
regolamento. Sono molto onorata per l’apprezzamento, a risentirci!
Killer Queen 7: Wooow! IO ti ho
convertita a questo pairing? Ma che meraviglia!
Ragazza, è sempre un’immane soddisfazione quando mi si dice una
cosa del genere. Quanto al resto, sono perfettamente d’accordo su quanto
da te detto in merito al nostra Nara – cavolicchio,
adoro quel ragazzo – e ti ringrazio profusamente per le belle parole. Alla
prossima.
chibimayu: Buondì buondì.
Beh, l’effetto che la scena del pianto di Sasuke voleva avere era appunto
di straziare un po’ il lettore, quindi non avertene a livello personale
se ti dico che sono soddisfatta della reazione ^__^. Il massimo, non esagerare.
Una sufficienza è tutto ciò a cui posso aspirare, e ancora grazie
che non mi arrivano calci. A presto e sentitamente grazie.