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Autore: RaffaellaMj    19/07/2015    1 recensioni
Andai verso la camera, in quel momento incominciò a girarmi la testa, non mi resi conto che davanti a me stava arrivando qualcuno, ma non riuscivo a vedere, la vista si era offuscata totalmente e sbattei contro la figura davanti a me, facendogli cadere addosso un bicchiere pieno d’aranciata, sporcando il poveretto che avevo davanti, ero con la testa piegata e lo sguardo verso il basso, stavo morendo dalla vergogna. Sentii la sua mano sfiorarmi la spalla quando, la misteriosa figura ritornò di corsa dentro la sua camera e io solo allora alzai lo sguardo, la stanza era la numero 57, chissà chi poteva essere, non lo avevo nemmeno guardato.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Michael Jackson, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Pulì per bene tutte le scale e il resto, a fine lavoro ero bella sudata, essendo estate faceva un caldo soffocante, lavorare in quelle condizione voleva dire doccia assicurata. Tornai verso la mia cara tana e trovai Donna lì davanti << ciao Silvia>> non era mai buon segno quando si metteva così davanti alla porta con le braccia conserte << ciao Donna come va?>> feci un sorriso << tutto bene, al massino sei tu hai qualcosa che non va>> rimasi congelata dalle sue parole è sempre stata gentile con me << dimmi Donna cosa c’è?>> << c’è che devi pagare le bollette e ancora non l’hai fatto>>  purtroppo quel mese non ero riuscita a guadagnare molto in pizzeria perché aveva chiuso per problemi, quindi ero rimasta senza stipendio << lo so Donna ma ho avuto problemi con il lavoro e >> mi interruppe bruscamente << se non trovi un lavoro decente e paghi tutto, non posso garantirti che ti potrò aiutare ancora per molto, mio marito mi sta facendo scenate  per questa storia>> capivo il suo disagio ma io ero in una situazione un po’ così, alla sanfason << lo so Donna ma mettiti nei miei panni, sai come vivo e come sia difficile per me>> << lo so Silvia, per questa volta ti aiuto a pagare, ma per le prossime non ti prometto niente ok?>> << ok Donna grazie>> se ne andò via, lasciandomi davanti alla porta spompata dalle sue parole, stavo cadendo così in basso, realmente? Mi chiusi in casa e mi buttai sul letto a piangere, mi dissi tra me e me, <> non era così facile però, avevo bisogno di un lavoro migliore, più stabile e che mi pagasse di più.
Presi i giornali e cercai annunci come un’ossessa dimenticando tutti il resto, fino a quando non trovai..
cercasi cameriera per hotel a 5 stelle, qualità richieste: bella presenza, educata, con conoscenza minimo di due lingue”
Pensai << mmmh beh conosco l’italiano, l’inglese e spagnolo, sono molto educata, con una sistematina non sono una brutta presenza credo>> allora ci provai e decisi di chiamare l’hotel, mi diedero un appuntamento per un colloquio il giorno dopo, ero molto nervosa ma contenta, ci speravo molto che mi prendessero <> pesai.
La giornata proseguì normalmente, non avendo più il posto in pizzeria, la sera era tutta per me, almeno per adesso, accesi la televisione, facevano vedere la gente che si godeva l’estate e io li a cercare lavoro, che tristezza di vita la mia, spensi tutto, andai a fare un bagno, volevo rilassarmi e sistemarmi per domani, quando mi chiamarono al telefono, corsi a rispondere, mezza nuda..
<> li sentii una voce familiare << ciao Silvia ti ricordi di me?>> mi feci due conti, poi, il ricordo di quella ragazza bellissima con cui andavo a scuola, << ma tu sei Stefania?>> chiesi incredula << si Silvia sono io, dopo tanti anni ancora ti ricordi della mia voce vedo >> ero contenta di risentire una vecchia amica << mamma mia quanto tempo è passato come stai cara?>> << bene Silvia tu? Insomma da un vecchio paesino ti sei trasferita a Los Angeles ?>> ebbene si, io sono nata in Italia e mi sono trasferita qui da quando avevo 21 anni, per cercare lavoro << eheh si Stefy sono arrivata fino a qui, lì  da te come vanno le cose?>> <> io e Stefania siamo sempre state grandi amiche, ma dopo la scuola ognuno prende la sua strada e alcune volte ci si perde di vista.
<< allora Silvia dimmi un po’ che lavoro fai?>> ecco ogni volta  che mi fanno questa domanda mi sento a disagio << eh Stefy in questo periodo faccio un sacco di lavori un po’ così, domani vado ad un colloquio per un posto da cameriera in un hotel >> << ah capisco cara mia, io invece lavoro in un’agenzia di viaggi >> << a bene sono felice per te >> << spero che domani ti vada bene il colloquio  Silvia>> << lo spero anche io >> << ti dico il mio numero così  puoi richiamarmi >> mi diede il suo numero e ci salutammo, era stato bello sentire una voce amica in quel momento.
Pranzai e mi misi a letto faticavo a prendere sonno al pensiero del giorno dopo ma piano piano, mi addormentai.
Arrivò il mattino seguente, non persi tempo quella mattina, mi vestii velocemente e mi preparai, mi vestii con una gonna blu scuro e una camicetta nera, volevo sembrare “professionale” diciamo così, in modo da far una buona impressione.
In contrai Bob mentre scendevo le scale << buongiorno signorina, com’è elegante oggi, dove va di bello?>> chiese il vecchietto sorridendo << vado ad un colloquio di lavoro caro Bob>> ricambiai il sorriso << oh bene bene spero abbia fortuna signorina >> << grazie Bob lo spero anche io>> salutai il simpatico vecchietto e uscii dal condominio, presi la macchina mezza scassata, ma a cui tenevo moltissimo come se fosse il mio destriero.
Arrivai per le 10:00, da fuori era bellissimo, un vero e proprio lusso entrarci dentro, feci un profondo respiro e pensai << questo è il tuo momento Silvia, non sprecare l’occasione o sei nella merda>> entrai dentro senza pensare più a niente, presi coscienza di me, e riacchiappai tutte le forze e la determinazione ed entrai.
Andai davanti alla segretaria << salve buongiorno >>  << salve, come posso aiutarla?>> << ah emmh.. si sono qui per il colloqui di lavoro, come cameriera>> ero un po’ titubante e balbettai come un’idiota << ah si certo lei è la signorina Silvia D’Amici giusto?>>  << si sono io >> .
<< la prego di aspettare qui tra qualche minuti verranno a chiamarla>> << ok la ringrazio >> mi sedetti su una poltroncina presente lì, mi guardai intorno, la gente che entrava dentro con le valigie portate dal facchino, si vedeva che erano importanti o comunque, con quello che non avevo io.. i soldi.
Dopo 10 minuti ferma li come un palo mi chiamarono, mi si avvicinò un signore vestito bene <<  Silvia D’Amici?>> << si sono io >> << bene mi segua pure>> seguì quel signore, mi portò in un ufficio bellissimo, ampio, situato su uno dei piani alti.
<< si sieda pure>> mi sedetti, mi tremavano un po’ le gambe, era da un po’ che non mi presentavo ad un colloquio.
<< allora lei aveva chiamato per il posto da cameriera?>> << si signore>> risposi educatamente <> gli porsi il curriculum, mi sudavano le mani, dopo averlo guardato mi disse, << bene, lei ha delle buone qualità, come vedo conosce tre lingue>> << si esatto signore>> << ha fatto vari lavori prima di arrivare qui>> << si ho fatto vari lavori e ho studiato lingue in Italia>> << a bene, per il resto ha tutte le qualità che cerchiamo, come ben sa questo è un hotel di lusso, quindi questo posto non può andare a chiunque, dobbiamo saperci fidare di chi abbiamo assunto, per il resto signorina Silvia lei è assunta>> mi strinse la mano e lo ringraziai.
Mi disse che avrei iniziato il mattino successivo, ero contenta << speriamo che questo lavoro vada bene>> non dovevo sprecare questa occasione. Tornai a casa e il giorno dopo arrivo in fretta.
La sveglia era puntata alle 7:00  e alle 8:30 incominciava il mio turno di lavoro, tutto era al suo posto, mi ero truccata bene, i capelli erano al loro posto, avevo indossato già da casa l’elegante uniforme dell’hotel, quasi quasi non sembravo una cameriera.
Incomincia a lavorare, quel giorno c’era un grande afflusso di gente, correvo a destra e a sinistra, non mi fermavo mai. Finalmente riuscì ad avere 5 minuti di pausa, mi appoggiai con la schiena al muro del corridoio del primo piano << sono abituata a correre, eppure, oggi sto facendo una fatica>> ero esausta, non capivo perché, forse non stavo bene. Mi richiamarono alla stanza 56, volevano il servizio in camera, presi tutto e andai verso la camera, in quel momento incominciò a girarmi la testa, non mi resi conto che davanti a me stava arrivando qualcuno, ma non riuscivo a vedere, la vista si era offuscata totalmente e sbattei contro la figura davanti a me, facendogli cadere addosso un bicchiere pieno d’aranciata, sporcando il poveretto che avevo davanti << mi scusi, oh Dio non volevo la prego mi scusarmi >> ero con la testa piegata e lo sguardo verso il basso, stavo morendo dalla vergogna << ecco scema ti sei giocato il posto>> pensavo al peggio, quando una voce sottile ruppe quel momento di tensione << non fa niente non si preoccupi è stato un incidente>> avevo paura di guardare chi avessi sporcato << mi scusi, infinitamente le chiedo scusa >>  senti la sua mano sfiorarmi la spalla quando << signor Jackson venga in camera la stanno chiamando al telefono>>  la misteriosa figura ritornò di corsa dentro la camera e io solo allora alzai lo sguardo, la stanza era la numero 57, proprio vicino a quelli che dovevo servire, per terra era tutto sporco << oh accidenti devo pulire subito>> corsi a prendere uno straccio, nessuno doveva accorgersi di quello che era successo << cavolo primo giorno di lavoro e già ho fatto un casino, qui mi cacciano subito>>.
Dopo aver risistemato tutto e portato il servizio in camera a quelli della maledetta  56, ripassai davanti alla 57 … signor Jakcson?
Jackson è un cognome abbastanza diffuso, chissà chi poteva essere, non lo avevo nemmeno guardato << che scema così non posso scusarmi di nuovo quando lo rivedo>> pensai, l’importante e che non mi aveva fatto licenziare, feci un sospiro…
<< beh prima o poi lo rivedrò, credo>> ripresi a lavorare e finalmente arrivarono le 12:00 << si la pausa finalmente>> corsi in un bar a mangiare un panino, continuavo a ripesare alla figuraccia che avevo fatto, chissà quel poveretto cosa avrà pensato di me << questa è pazza avrà detto>> mi misi a ridere come una babbea, ma nello stesso momento ero curiosa di sapere chi fosse.
   
 
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