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Autore: Shainareth    20/07/2015    3 recensioni
Ero consapevole che Ambra meritasse tutti quegli insulti, e forse anche qualcuno di più, visto il modo poco amabile in cui era solita comportarsi con gli altri – ed io per prima ne sapevo qualcosa. Tuttavia, non potevo non immedesimarmi in lei e non provare la sua sofferenza: anch’io ero innamorata, e se Kentin avesse avuto per me le stesse parole che ora stava pronunciando contro Ambra… beh, probabilmente mi sarei sentita morire.
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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RIVALI - CAPITOLO SESTO




Quando rientrai, non mi stupì troppo di essere accolta dallo sguardo severo di mio padre. A dispetto della mia apprensione, però, ciò che mi disse mi spiazzò. «Per un attimo ho temuto che fossi impazzita del tutto.»
   Fu buffo che, anziché preoccuparmi di chiedere spiegazioni, mi interessai di sapere: «Quindi ritieni che io sia pazza almeno in parte?»
   Mamma ci raggiunse ridendo. «Cerca di capirlo», tentò di rabbonirci col suo solito buon umore. «Per lui è già difficile vederti con un ragazzo, figurarsi con due.»
   Mi immusonii, seriamente offesa per quell’osservazione. Quindi non era vero che non avevano frainteso il vedermi con Castiel. «Non c’è pericolo», puntualizzai decisa, alzando il mento con orgoglio. «Per fortuna, Castiel è soltanto un compagno di classe.»
   «E Kentin no?» fu l’ovvia domanda con cui mi punzecchiò ancora mia madre, prendendomi del tutto in contropiede.
   Non fui abbastanza rapida nell’inventarmi una balla e, sempre a causa della mia mancanza di sangue freddo, l’unica cosa che fui in grado di fare fu darmela a gambe. «Vado a farmi una doccia!» esclamai, fuggendo verso la mia camera per raccattare la biancheria pulita e, soprattutto, starmene per qualche minuto sola con me stessa a rimuginare sulla mia stupidità. Ad accompagnare la mia uscita dal salotto ci pensarono i borbottii di papà e le risate di mamma. Per fortuna, me la scappottai per il resto della serata, senza più domande indiscrete o grugniti vari.
   La prima persona in cui mi imbattei a scuola, la mattina seguente, fu Lysandre. Ne fui felice, perché era da un pezzo che non mi capitava di parlare un po’ con lui, cosa che, ad essere onesta, mi metteva addosso sempre tanta tranquillità. Lysandre era forse la persona più riflessiva che io conoscessi, sempre molto attento ed empatico nei riguardi di coloro che gli erano intorno. Mi trovavo bene con lui, e anche se non potevamo definirci davvero amici, mi piaceva avere l’opportunità di scambiare due chiacchiere insieme, di tanto in tanto.
   «Come credi che sia andata, ieri?» mi venne spontaneo domandargli, mentre percorrevamo insieme il corridoio per raggiungere l’aula in cui si sarebbe tenuta la prima lezione della giornata.
   Lysandre mi lanciò uno sguardo curioso. «Credevo che te ne avesse già parlato Kentin, visto che siete andati via insieme.»
   Mi strinsi nelle spalle, cercando di non far caso all’imbarazzo che mi provocò quell’osservazione. Insomma, se volevo davvero instaurare una relazione di tipo amoroso con il mio migliore amico, o con un qualsiasi ragazzo in generale, avrei dovuto farmi passare certi pudori, dannazione. «Sai, temo che lui non sappia essere troppo obiettivo, riguardo al vostro gruppo di studio. Capucine non rientra nelle sue simpatie e con Castiel… beh… non riesce davvero a legare.»
   Lysandre sorrise con aria divertita. «Sì, ho notato», ammise, tornando a prestare attenzione davanti a sé.
   «Per questo chiedo a te, che sei l’unico che riesce ad andare d’accordo con tutti», spiegai ancora. «Inoltre, penso che tu sia anche il più obiettivo dei quattro.»
   Mi lanciò un nuovo sguardo, questa volta vagamente sorpreso. «Davvero?»
   «Puoi giurarci», gli garantii con risolutezza. «Capucine non è affidabile, mentre gli altri due… sono parecchio testardi. Due muli sarebbero molto più facili da ammansire.» Se ci fosse stato Nathaniel al posto di Kentin sarebbe stato anche peggio, a ben pensarci, ma anche così la situazione non sembrava delle più semplici.
   Il suono basso ed elegante della risata di Lysandre mi sfiorò le orecchie con gentilezza. «Beh, ti ringrazio», cominciò a dire poi. «Posso però tranquillizzarti, in proposito: sembra che quei due si siano messi a collaborare seriamente, questa volta. Pur con qualche rimostranza da parte di Castiel, bisogna riconoscerlo.»
   «Com’è che la cosa non mi stupisce?» commentai rassegnata, ruotando gli occhi al soffitto. «Ma sono contenta di sapere che le cose non vadano poi troppo male.» Quasi mi interruppi quando vidi Lysandre prendere una direzione diversa dalla mia. «Dove vai?»
   Lui si fermò e si volse a fissarmi con aria stupita. «Nell’aula di Scienze, no?»
   «A far cosa?»
   Fu a quel punto che gli sorse un dubbio. «Non abbiamo Scienze alla prima ora, giusto?» domandò con fare retorico. Scossi il capo, sforzandomi di non ridere apertamente della sua memoria ballerina, e Lysandre si portò una mano sul volto, stropicciandosi un occhio con un certo imbarazzo. «E allora ti seguo, perché non ho la più pallida idea di che lezione abbiamo, adesso.»
   Non finì di dirlo che fummo raggiunti dai gemelli. Alexy rideva per qualcosa, mentre Armin sembrava essere stato vittima di chissà quale sadico atto punitivo per il suo povero intelletto. Quando si accorsero di noi, proprio lui si affrettò ad arpionarmi per le spalle con entrambe le mani e a ruggirmi in faccia: «Che hai combinato?!»
   Presa alla sprovvista, e spaventata da quella reazione che per nulla si confaceva all’indole del mio amico, cercai di indietreggiare senza molto successo, vista la presa ferrea con cui lui mi teneva ferma. «Che…?» balbettai, non capendo di cosa stesse parlando.
   «Ti rendi conto di cosa ho dovuto subire, ieri?!» sbottò ancora Armin, lasciandomi finalmente andare e portandosi i pugni sugli occhi, come se cercasse di rifuggire un’orrida visione, forse un ricordo troppo crudele per la sua povera mente.
   Sia io che Lysandre lanciammo uno sguardo interrogativo ad Alexy che continuava a sghignazzare alle spalle di suo fratello. Infine, fu abbastanza magnanimo da spiegarci: «Sembra che ieri, a casa di Nathaniel, lo abbiano costretto a stare per due ore filate sui libri, senza neanche la minima distrazione.»
   Mi morsi le labbra per non ridere e cercai di mantenere un cipiglio serio. «Armin, mi dispiace…» D’accordo, non ero propriamente brava nel consolare la gente, soprattutto quando, come in quel mentre, la mia voce era rotta dal divertimento.
   Lui mi scoccò uno sguardo irritato, portandosi le dita fra i capelli neri per stringerli con energia. «Nathaniel è un pazzo», cominciò imperterrito. «Appena siamo arrivati, lui e Charlotte ci hanno subito messi davanti ai libri.»
   Inarcai le sopracciglia con aria sorpresa. «C’era anche lei?»
   «Sì, beh, pare che Li e Ambra non volessero rimanere senza la loro amichetta, e allora anche Peggy e Violette, che sono in gruppo con lei, si sono unite alla combriccola», rispose frettolosamente. «Ma non è questo, il punto», aggiunse poi, liquidando via la questione con evidente fastidio. «Quei due sono dei secchioni da guinness dei primati!» gracchiò, strabuzzando gli occhi con espressione atterrita.
   «Che tortura…» lo prese in giro Alexy, continuando a ghignare e dando il gomito a Lysandre per contagiarlo con la propria ilarità. In effetti, a quel punto anche lui si concesse un sorriso più largo di quello che già gli aleggiava sulle labbra per via di tutta quella storia.
   Armin scoccò loro un’occhiataccia. «Oh, sì! Ridete, ridete pure delle disgrazie altrui!» Risi anch’io, difatti, e i suoi occhi azzurri mi fulminarono di nuovo, costringendomi a soffocare il divertimento. «La cosa peggiore fra tutte è stata che, non appena loro due si sono messi a spalancare libri e quaderni, manco fossero stati dei professori, le altre si sono subito lasciate contagiare dalla loro serietà!»
  «Guarda che anche noi abbiamo studiato seriamente, ieri», gli feci sapere, non riuscendo davvero a trovare così terribile il suo racconto.
   «Persino Ambra!» alitò lui con sguardo spiritato, come se quella fosse la prova provata che gli UFO esistono davvero. Avremmo forse dovuto aprire un fascicolo negli X-Files?
   «Si è messa a studiare senza lagnanze?» s’incuriosì inaspettatamente Lysandre. E al cenno d’assenso di Armin, non nascose il proprio stupore. «In tal caso, pare che in questo abbia battuto persino Castiel.»
   «Sì, va beh», dissi, non capendo dove si volesse andare a parare con quella faccenda. «Io cosa c’entro, in tutto questo?»
   «Mi è giunta voce che tu e Ambra abbiate litigato», m’informò Armin, facendosi inaspettatamente serio.
   «E dove sarebbe, la novità?» domandai con un sorriso sghembo. «Senza contare che, a voler essere pignoli, è stata lei a litigare con me.»
   Lui annuì, dandomi apparentemente ragione. «Beh, sei uscita col ragazzo che le piace, non le si può dare certo torto.» Strinsi il pugno e glielo mostrai. Armin indietreggiò di un passo, ridendo e mettendo letteralmente le mani avanti. «Ehi, calma, calma! Lo so che non c’era alcuna malizia nel tuo gesto, anche se non ho ben capito cos’è successo, ma…» Si strinse nelle spalle. «Non credi che Ambra possa averlo interpretato come un segno di sfida?»
   Aggrottai la fronte, trovandolo ridicolo. «Sa perfettamente che io e Castiel non andiamo d’accordo», precisai anzitutto. «E comunque le ho già spiegato che è stata una necessità, e non certo un piacere, dover rimanere con lui ben oltre la fine delle lezioni.» Dicendolo, intrecciai le braccia al petto per enfatizzare la mia convinzione al riguardo.
   «In ogni caso, devi comunque averla sconvolta, perché adesso sembra decisa a mettere la testa a posto almeno nello studio», continuò lui, stringendo le labbra con aria meditabonda. «Dopo averci passato ben due ore insieme, ieri, mi sono reso conto che, quando l’altro giorno mi ha portato il suo quaderno con gli appunti, non stava bluffando… E io che speravo di contare almeno sulla sua pigrizia per avere un’arma di difesa contro Nathaniel e Charlotte!»
   «Davvero ti ha dato il suo quaderno?» chiese Lysandre, che era ancora all’oscuro della faccenda.
   «Ne fai di domande, oggi, per essere uno che ama farsi gli affari propri…» lo canzonò bonariamente Alexy, facendolo sorridere con aria imbarazzata.
   «Devi ammettere che è curioso, trattandosi di Ambra», si giustificò lui, trovandoci pienamente d’accordo al riguardo. «Magari, tutti i problemi che ha avuto di recente in famiglia l’hanno aiutata a riflettere e maturare», ipotizzò poi, dando prova di essere giunto alla medesima conclusione di Nathaniel nonostante non fosse al corrente di ciò che l’aveva ridotta in lacrime solo pochi giorni prima.
   Tutto ciò che potevamo fare era aspettare e vedere con i nostri occhi come si sarebbero evolute le cose nei giorni successivi. Era incoraggiante, però, che già dalla mattina del nostro ultimo battibecco Ambra non avesse più ostentato troppo la propria presenza con nessuno e si fosse persino fatta più silenziosa del solito. Non ci eravamo avvezzi, a dirla tutta, e la cosa, se devo essere sincera, iniziò quasi ad impensierirmi.
   Le sorprese per quella giornata, comunque, non erano finite. Subito dopo la pausa pranzo, prima di riprendere le lezioni pomeridiane, mi ritrovai faccia a faccia proprio con Ambra sulla soglia del bagno delle ragazze. Colte impreparate da quell’incontro inaspettato, rimanemmo a fissarci negli occhi per una manciata di secondi; infine, lei distolse lo sguardo e mi scartò di lato, facendo ben attenzione a non colpirmi prima di andare a chiudersi dentro ad uno dei cubicoli. Rimasi imbambolata sul posto, incapace di credere al fatto che, per una volta, Ambra non mi avesse spintonata di proposito con una spallata prima di lasciarmi dov’ero con un insulto o due. Ciò che era accaduto nello spogliatoio maschile l’aveva toccata davvero così tanto nel profondo?
   Uscii dal bagno continuando a rimuginare su quella situazione e mandando perciò al diavolo tutti i miei buoni propositi sull’infischiarmene dell’intera faccenda. Era tutto troppo anomalo, non ci ero abituata e, nel caso quella di Ambra non fosse risultata solo una fase di passaggio, chissà se lo avrei mai fatto. Mi ritrovai persino a pensare all’eventualità che un giorno io e lei saremmo potute persino diventare amiche e quello scenario mi parve talmente assurdo che fui costretta a battere più volte le palpebre e a strizzarle per scacciare dalla mente quell’idea.
   A causa di ciò, d’un tratto qualcosa sembrò venirmi addosso e me ne accorsi solo quando ormai ci avevo sbattuto contro. Lanciai un versetto idiota e due mani forti e decise mi afferrarono per le braccia nel caso che, indietreggiando, avessi perso l’equilibrio. Alzai lo sguardo ed incrociai quello accigliato di Castiel. «Ragazzina», cominciò in tono infastidito, «non è la prima volta che mi travolgi nel tuo vagare con la testa fra le nuvole.» In effetti sembrava il classico cliché da shoujo manga.
   «Scusa», balbettai arrossendo per la figuraccia appena fatta, «è solo che ho incontrato Ambra e…» Lo vidi inarcare un sopracciglio, come se non capisse il nesso fra le due cose. Difatti pareva non esserci, perciò gli spiegai: «Ci credi che poco fa l’ho incrociata e, anziché darmi fastidio come al solito, mi ha ignorata?»
   Le mani di Castiel mi lasciarono finalmente andare e lui incrociò le braccia al petto. «E la cosa è davvero così grave da toglierti la lucidità mentale?» mi domandò con un sorrisetto di scherno.
   «Ma no, è solo che non me l’aspettavo…» borbottai, risentita per quello sfottò.
   «E con questo?» ribatté lui, tornando serio. «Nemmeno io mi aspettavo che il tuo amichetto impazzisse del tutto, ma tant’è…»
   Mi venne spontaneo corrucciare la fronte con aria confusa. «Il mio amichetto?» ripetei scioccamente. «Intendi Kentin?»
   Castiel infilò una mano nella tasca dei pantaloni, ne tirò fuori un pacchetto di sigarette e me lo mostrò, mettendomelo quasi sotto al naso. «Stamattina s’è presentato con questo regalo per me», affermò. «Ci crederesti? Ha avuto la tua stessa trovata.»
   Fissai il pacchetto per qualche attimo con occhi vacui. Infine, realizzando ciò che era accaduto, scoppiai a ridere di cuore, facendo aggrottare pericolosamente le sopracciglia scure di Castiel. Mi portai subito una mano davanti alla bocca, cercando di trattenere l’ilarità, benché mi risultasse piuttosto difficile in quel momento. E come potevo rimanere seria, visto che Kentin, fatta tesoro dell’informazione che mio padre non approvasse che mi ronzassero attorno ragazzi che fumavano, aveva deliberatamente cercato di sabotare Castiel più di quanto quest’ultimo non facesse già da solo? Sempre ammesso che ci fosse stato il pericolo che lui mi ronzasse attorno, ovviamente – e per fortuna non c’era.
   Mi sforzai di ricompormi e mi schiarii la gola. «Forse è un modo per ringraziarti per esserti messo d’impegno a studiare, ieri…» buttai lì, scrollando le spalle.
   Castiel mi fissò con sospetto, ma finse di bersela. «Non parlarmene», borbottò, tornando ad infilarsi le sigarette in tasca. «Oggi ci toccherà la stessa tortura.»
   «Anche a noi», lo informai. «Domani è sabato e la scuola sarà chiusa, perciò è bene raccogliere tutto il materiale di ricerca entro stasera o lunedì, a lezione, saranno guai.»
   Mi rivolse un sorrisetto divertito. «Quindi sarò costretto di nuovo a sopportare la tua visione per tutto il pomeriggio?»
   «Oh, per me puoi anche infilarti le dita nelle orbite per evitare che accada», replicai in un cinguettio che mi costò una lieve, scherzosa spinta sulla spalla da parte sua.
   «Cerca solo di non distrarre troppo il mio binomio, stavolta», mi avvertì distrattamente, prima di superarmi e procedere oltre lungo il corridoio.
   Lo seguii con lo sguardo fino a che la mia attenzione non fu attirata da qualcun altro che, in disparte, mi stava fissando con le mascelle contratte e gli occhi che sembravano dardeggiare di rabbia: Ambra. Dal modo in cui serrava i pugni e dalla postura rigida e minacciosa che era tornato ad assumere il suo corpo, proprio come ero stata abituata a vederla solitamente, ne dedussi che doveva aver assistito alla scena fra me e Castiel. Ciò però non giustificava quel suo astio nei miei confronti: dopotutto, cos’avevo fatto di male? Adesso mi era anche vietato parlare con un compagno di classe solo perché piaceva a lei? Ma per favore. Già una volta si era azzardata a chiedermi di non rivolgermi più a Castiel ed io ero stata abbastanza chiara al riguardo: poteva scordarselo. Non perché lui mi interessasse in chissà quale senso; più semplicemente, trovavo assurdo che qualcuno mi imponesse una cosa del genere. Ero libera di decidere per conto mio con chi parlare e con chi non parlare.
   Fui sul punto di voltarle le spalle, preferendo così evitare di incorrere in chissà quale scenata insensata, che Ambra si mosse prima di me, avanzando con veloci ed ampie falcate nella mia direzione. Mi preparai all’impatto, ma lei si limitò di nuovo a passarmi accanto senza sfiorarmi, fulminandomi un’ultima volta con lo sguardo e ruggendo fra i denti: «Ora ti faccio vedere io.»
   Un campanello d’allarme mi risuonò nella testa e non appena realizzai che si stava dirigendo verso l’aula in cui avremmo dovuto fare lezione, e dentro la quale doveva esserci già la maggior parte degli altri nostri compagni di classe, mi si contorse lo stomaco. Scattai alle sue calcagna, ma non fui abbastanza lesta da acciuffarla prima che potesse oltrepassare la soglia. Con orrore, mi resi conto che il mio sospetto era fondato e non appena lei gli fu abbastanza vicina per allungare una mano e agguantarlo per la manica della camicia, la sola cosa che riuscii a fare, d’istinto, fu di gridare a gran voce il suo nome, sperando che tanto bastasse a metterlo in guardia.
   Non essendosi accorto di nulla perché impegnato a parlare con Alexy, le spalle alla porta dell’aula, Kentin sobbalzò. Se per il tocco di Ambra o se per il mio richiamo non saprei dirlo, ma non appena si voltò nella nostra direzione e si ritrovò lei pericolosamente vicina e sul punto di slanciarsi ulteriormente su di lui, sgranò gli occhi e se la strattonò di dosso con un gesto impulsivo, spintonandola al contempo lontana da sé. «Ma che diavolo ti salta in mente?!» esclamò, fissandola contrariato e finendo con l’attirare il resto dell’attenzione della classe. Ambra non rispose, né io riuscii a vederne il viso dall’angolazione in cui mi trovavo, anche a causa dei boccoli biondi che le erano ricaduti davanti agli occhi in seguito al brusco movimento con cui Kentin se l’era scrollata di dosso. «Mi pareva di essere stato chiaro, quando ti dissi che devi stare alla larga da me!» ribadì ancora una volta lui, dal momento che la cosa sembrava non volerle entrare in testa. Quella era già la terza volta che Ambra provava ad approcciarsi a lui, nonostante giurasse di amare Castiel; ma era anche la prima che lo faceva unicamente per ripicca nei miei riguardi – in pubblico, per di più. Se solo avessi avuto più prontezza di riflessi, e se non fossi stata certa che Kentin era in grado di rimetterla al suo posto senza bisogno di aiuto, di sicuro non mi sarei fatta scrupoli a raggiungerla e a schiaffeggiarla con forza.
   «Ma che succede?» La voce di Nathaniel risuonò ferma e chiara tra le mura dell’aula, dov’era calato un silenzio improvviso a causa di ciò che era appena accaduto. Alzai lo sguardo, accorgendomi che anche lui era fermo sulla soglia come me, gli occhi puntati su sua sorella e su Kentin nella vaga speranza di capire cosa stesse succedendo.
   «Di’ a questa scalmanata di non avvicinarsi più a me o giuro che la prossima volta la prenderò a ceffoni», chiarì il mio migliore amico, senza girarci attorno né farsi scrupoli di sorta.
   Il cipiglio di Nathaniel s’incupì ulteriormente e i suoi occhi vagarono da lui a lei e, infine, si posarono su di me. Abbassai il capo, senza osare intromettermi, nemmeno per fargli sapere che sì, quello di Ambra era stato solo un tentativo di vendetta trasversale; per un torto che neanche avevo commesso, per di più.
   La campanella suonò, annunciando l’inizio dell’ora, ma sulle prime nessuno si azzardò a muoversi. Poi, ispirando a fondo, Nathaniel avanzò di qualche passo per raggiungere sua sorella e non appena la sfiorò, lei scattò, divincolandosi dalla sua presa e fuggendo verso la porta. Questa volta non si curò di evitarmi, colpendomi con un’energica spallata che mi mandò a sbattere contro lo stipite. Nathaniel le fu subito dietro, rincorrendola lungo il corridoio, e al contempo Kentin si accorse finalmente di me. Sussultò e mi fissò allarmato. Sentendo un groppo in gola, rifuggii il suo sguardo per timore che potessi scoppiare in lacrime come una stupida. In fondo, che motivo avrei avuto di piangere? Kentin aveva mostrato ancora una volta di non essere interessato ad Ambra, riuscendo anche ad evitare che lei gli si avvicinasse più del dovuto. Per fare cosa? Baciarlo di nuovo? Davanti a tutta la classe, oltretutto? Il solo pensarci contribuiva ad annodarmi lo stomaco e prima ancora che potessi impedirlo, avvertii gli occhi inumidirsi per il pianto.
   «Ragazzi, per favore, andate ai vostri posti.» Fu con questa frase che la professoressa ci sorprese, aspettando che le facessi spazio per poter entrare in aula.
   Fummo tutti obbligati ad obbedire e a rimandare ogni eventuale chiarimento alla fine dell’ora. Solo dopo essermi seduta accanto ad Iris, trovai il coraggio di alzare lo sguardo su Kentin che mi stava ancora fissando con una certa apprensione, forse in attesa che io gli dessi un segno qualsiasi. Ma che tipo di rassicurazione potevo dargli? Anche se uscivamo insieme, non eravamo ancora una coppia nel vero senso della parola, pertanto non potevo certo accampare delle pretese su di lui. Senza contare che Kentin non aveva alcuna colpa per quanto appena accaduto – inoltre il pericolo era persino stato scampato per tempo.
   Al solo ripensare alle probabili intenzioni di Ambra, le lacrime tornarono a bagnarmi le ciglia, ma mi costrinsi ad ingoiarle per non dare preoccupazioni inutili a Kentin. In fondo, lui non c’entrava nulla. Oltretutto, mi rendevo conto che il mio pianto non aveva ragione d’esistere, eppure non riuscivo a sentirmi avvilita e mortificata. Non me la sentivo neanche di avercela davvero con Ambra perché, dannazione, sapevo che non stava passando un bel periodo. Ciò nonostante, il suo comportamento era ingiustificabile e sperai con tutta me stessa di non dover più assistere ad episodi del genere: se lei si fosse presa altre libertà con Kentin, coppia o non coppia, non me ne sarei più stata al mio posto a lasciarla fare.
   La porta dell’aula si riaprì, distogliendomi da tutti quei pensieri e lasciando entrare Castiel, che quasi dimenticò di scusarsi con la professoressa per il ritardo. Avanzò di alcuni passi con incedere sicuro, ma poi esitò quando i suoi occhi grigi si posarono sul posto vuoto di Nathaniel. Quella era forse la prima volta che il nostro delegato saltava le lezioni senza alcuna giustificazione e la cosa non poteva che stranire persino chi sosteneva di non sopportarlo. Ma ormai non ci credevo più, a quella vecchia storia: Castiel e Nathaniel non si odiavano davvero, altrimenti non si sarebbero mai dati una mano a vicenda quando in passato ce n’era stato bisogno.
   Osservando l’ultimo arrivato accomodarsi accanto a Lysandre, mi domandai per quale dannata ragione non potesse essere così anche per Ambra e me.












E rieccoci qui! Francamente temo che il finale di questo capitolo sia un po' confuso... sappiatemi dire!
Che Ambra possa cambiare sotto certi aspetti non credo che sia affatto improbabile. Che possa cambiare sotto altri... beh, beh... Magari le ci vorrà più tempo. Non credo alle conversioni lampo e lei stessa mi ha dato ragione qui, visto che ha fatto quasi tutto da sola (giuro, i personaggi mi sfuggono di mano). Di sicuro non ho scelto un personaggio facile da sviluppare... e... no, va beh, non vi anticipo nulla.
Piccola parentesi: ho iniziato questa long come una what if? sia riguardo al gioco (nella mia testa sarebbe ambientata dopo l'episodio 26, ma senza tener conto della novità che arriverà nel successivo), sia riguardo a tutte le mie precedenti fanfiction (shot, long e semilong, lol). Ho perciò tutta l'intenzione di prendermi ogni libertà e licenza possibile, purché mi aiuti a sviluppare trama e personaggi e a trascinarli verso il mio obiettivo finale. Sperando che proprio i personaggi collaborino (soprattutto due, dannati loro!), altrimenti sarà un fallimento su tutta la linea, lol! XD
Ringrazio tutti i lettori, i recensori e chiunque abbia inserito la presente fra le storie preferite/ricordate/seguite. Ne approfitto anche per scusarmi con chi attende ancora una mia risposta alle recensioni: provvederò a farvene avere una entro oggi, giurin giurella!
A presto e buon inizio di settimana a tutti! ♥
Shainareth





  
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