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Autore: KamiKumi    20/07/2015    4 recensioni
Emily Mayton è una giovane ragazza in carriera:
Eccelle nel suo lavoro dei sogni.
La sua migliore amica è una pazza scatenata su cui si può sempre fare affidamento.
Il suo fidanzato da cinque anni è perfetto in tutto.. fuorchè tra le lenzuola.
Tuttavia la sua vita cambia radicalmente all'incontro col focoso Duke Worten. Un'attrazione magnetica che si trascinerà fin nel suo ufficio.
Un triangolo d'amore e negazione.
Ogni certezza svanisce quando inizia la passione.
Genere: Comico, Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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È un sabato sera come tanti altri: pub, alcool e migliore amica. Cosa si può volere di più?
Siamo al Plan-B, il pub coi camerieri più fighi della storia. Si, sono fidanzata, ma come dice il proverbio “Guardare ma non toccare”, quindi non c’è problema se qualche volta mi lascio sfuggire un’occhiata di troppo, no?
Il posto è intimo e sensuale, la luce bassa e fioca scalda l'atmosfera ed in sottofondo canta una voce calda adatta al contesto. La sala pullula di gente di ogni età e di ogni genere. Avete presente i gatti quando sono in calore? Miagolano ed alzano il culo all'aria e lo scuotono nella speranza che un bel micione passi, le ammicchi e poi bam! Ecco che si ritrovano alla terza cucciolata di sette gattini. Ecco: ci sono gatte morte che si strusciano e fanno le fusa contro ogni individuo munito di pene presente nel raggio di cento metri, purché sia un gran bel pezzo d'uomo, ovviamente.
In questo contesto io sono seduta a quel tavolo in mezzo alla sala, sulle comode poltroncine bordeaux del locale, quella coi jeans che le fanno, modestamente, un culo da favola e mi sto scolando il terzo brumble, una bomba di vodka e rum. Si può dire che la testa inizi a girarmi, e la vescica a riempirsi.
A questo punto premiamo un istante il tasto pausa e chiariamo l’obiettivo prefissato per la serata: bere senza ritegno, fare ritorno a piedi/in taxi e, soprattutto, non avere obiettivi per la serata. Me la sto semplicemente godendo per quella che è, ossia una bevuta con la mia migliore amica. Ecco cosa sto facendo.
«Dio! Brenda, questo coso è forte!» Le urlo nell'orecchio per sovrastare la musica, il grande vociare di sottofondo e ok, si, anche perché sono già mezza ubriaca. Però forse è il caso che prima vi spieghi chi è Brenda.
Beh, è la mia migliore amica. Non pensare che il nostro sia uno di quei rapporti da "Oddio tesoro ti adoro tantissimo, sei troppo bellissima, la più bella di tutte, bf4E&E" e tutto il resto. Lei è più una tipa che ti insulta di continuo appioppandoti nomignoli tutt'altro che raffinati, ma ci conosciamo sin dall'asilo e sappiamo tutto l'una dell'altra. So quando ha dato il suo primo bacio, quand'è stata la prima scopata, la prima delusione d'amore e tutto il resto. E poi ci siamo sempre l'una per l'altra; c'ero quando mi ha descrittoo quanto baciasse male il suo primo ragazzo, sono io quella che l'ha accompagnata a prendere la prima scatola di preservativi e quella che le ha procurato gelato gusto cioccolato e stracciatella in quantità quando le è stato spezzato il cuore. Ognuna cuce le ferite dell'altra. Siamo praticamente sorelle, solo che noi non ci odiamo.
Beh, ovviamente a guardarci siamo totalmente diverse. Sulla sua pelle color caffelatte risalta un sorriso bianchissimo da ammaliatrice, i suoi occhi da cerbiatta sono scuri e vispi, degni di lei: sa cosa vuole e sa che la otterrà ed i suoi capelli scuri e mossi raggiungono le spalle in un caschetto.
«Tutto okai, signorine?»
Dicevo, un sabato sera come tanti altri: alcol e Brenda. Una combo!
Il cameriere, un sexy afroamericano alto e posato, ci sta servendo il quarto giro di drink col suo bianco sorriso tentatore.
«Alla grande!» Brenda risponde vivacemente con un occhiolino e capisco che sarà lui la preda della serata. Quand’è così solitamente mi liquido lasciandole spazio, per cui decido di dirigermi alla toilette per liberare la mia vescica dalla pressione ormai intollerabile e lasciarla rimorchiare in pace, sicuramente se sarà un fiasco mi aggiornerà più tardi, quando in vece l’affare va in porto mi lascia un sms o non proferisce parola al riguardo. Mi alzo barcollante ed il mondo inizia a girare intorno a me, cerco stabilità appoggiandomi al tavolo ed ecco che inizio a sentire il forte pulsare della musica nelle orecchie scombinarmi l’equilibrio. Lentamente inizio la camminata verso il bagno, mi guardo intorno e vedo la dignità della persone abbandonare il loro corpo. Qualche uomo lancia sguardi languidi nella mia direzione e me li sento addosso provando disagio. Abbasso gli occhi per guardare i miei stivaletti neri col tacco alto (ultimo acquisto della giornata di shopping sfrenato con Brenda) ed accelero il passo per liberarmi di quelle occhiate indesiderate.
Sto finalmente per raggiungere l'entrata del bagno delle donne, dopo mille sgomitate per arrivare fin qui, mi sento come se stessi ascendendo al Paradiso, impaziente di abbandonare ogni peso, darmi sollievo liberando la vescica e poi ricominciare a bere, e invece: SBAM. La porta del bagno maschile si spalanca sulla mia faccia, ed è come quando sei nel deserto ed in lontananza vedi un'invitante oasi che accende in te le brame più profonde e recondite, solo che il tuo cammello decide di impazzire facendoti cadere delle nuvole e tornare da quel mondo in cui sognavi già la soddisfazione, per riprendere coscienza a proposito di te e ciò che ti sta intorno. Ecco: è la descrizione accurata di come mi sono sentita.
Ora invece sono in preda alla sofferenza più totale, mi porto istintivamente le mani sul naso e mi rannicchio a terra, come se rimpicciolendomi potessi diminuire il dolore lancinante che provo. Stringo forte gli occhi sentendo salire le lacrime, a causa della forte botta e dentro di me sto imprecando in tutte le lingue conosciute e sconosciute. Solo che all'improvviso, inaspettatamente, sotto l'alto volume della musica sento una voce cercare di sovrastare l’assordante rumore che ci circonda; le mie orecchie fischiano e non capisco cosa dicano le sue parole. Delle mani calde mi si appoggiano sulle spalle, sono grandi e ruvide, ma il tocco mi scalda provocandomi un piacevole brivido leggero. Apro gli occhi e mi cade la mascella. Mi si smonta proprio, come fossi un serpente.
Questa botta deve avermi fatto molto male perché trovo, inginocchiato difronte a me, il Dio Greco più bello di tutto l'Olimpo!
Sono morta forse? Beh, alla fine il Paradiso l'ho raggiunto davvero e se questo è ciò che mi spetta sono pronta ad abbandonare ogni rimpianto e legame terreno. Sono letteralmente incantata dagli occhi di quest'uomo, continuo ad osservarli e mi ci perdo dentro: un incredibile azzurro ghiaccio, nonostante la luce bassa del locale. Questi occhi incredibili brillano e mi catturano. Distolgo lo sguardo solo per dirigerlo verso le sue labbra, e Dio! Sono carnose, così invitanti da invogliarti a morderle, soprattutto ora che si stanno muovendo, probabilmente dicendomi qualcosa: sono sinuose e sensuali, non riesco a captare altro che questo. La mia attenzione va via via scemando mentre osservo questo sconosciuto viso perfetto incorniciato da capelli scompigliati e scuri come la notte. Sento la sua grande mano calda scorrere dalla mia spalla lungo il braccio ed ho un fremito, volto il viso verso il punto in cui percepisco il suo tocco per seguirne i movimenti e sento i brividi assalirmi nuovamente.
Gli sguardi della gente che ci passa accanto puntano dritti su di noi, non so se per me e lo stato in cui sono ridotta o per quell'adone perfetto che mi ritrovo davanti. Ho ancora le mani sul viso a coprirmi il naso, vittima di un miracoloso incidente quando vedo le sue labbra muoversi di nuovo, continuo a non sentirlo. In una piccola parte del mio cervello mi rendo conto di non aver ancora spiaccicato una parola, ma sono totalmente fuorigioco. Adios amici, baci e abbracci, la mia storia finisce qui, perché potrei passare il resto della mia vita davanti a questo esemplare di maschio caliente.
Una delle sue mani lascia la mia spalla e sento freddo, voglio che la metta di nuovo li, o su qualunque altro punto del mio corpo, sarei felice in ogni caso e non me ne lamenterei. Ma poi posa la sua sulle mie, di mani, per spostarle dal mio viso; vedo i suoi occhi sgranarsi, e mi domando il perché.
Le sue sopracciglia si aggrottano formando una ruga corrucciata sulla fronte che mi fa venire voglia di tracciarla col dito indice, ma invece il mio cervello intorpidito dall'alcool ed ubriaco di feromoni decide di reagire. Sbatto le palpebre un paio di volte e riprendo possesso del mio corpo e facoltà della mia mente.
«Cazzo, perdi sangue dal naso!» Ora sono io a sgranare gli occhi, balzo in piedi presa da un'improvvisa scarica di adrenalina e subito me ne pento: lo svarione mi coglie di sorpresa annebbiandomi la vista e facendomi barcollare. Le mani di lui mi cingono la vita e mi sostengono e, quando torno a vedere a colori, il suo viso è a due nasi dal mio. Tutto è tornato ad essere silenzioso; percepisco solo lui ed il suo respiro, lo sguardo perso in quegli occhi meravigliosi e la sua bella voce che mi parla.
«Tutto bene?» mi dice sorridendo, ma con lo sguardo preoccupato, con una mano mi scosta dietro l'orecchio un ciuffo di capelli sfuggito alla coda ed io annuisco quasi impercettibilmente «Vieni » Oh si! Ti prego, non c'è cosa che vorrei più al mondo!
Cingendomi la vita mi accompagna fino alla porta dopo (finalmente il bagno femminile). Volto lo sguardo ad osservare la scena in cui si è appena svolto il crimine e scoppio a ridere, scoppio a ridere forte. Cristo, penserà che sia pazza! All'inizio lo vedo guardarmi come se fossi un'aliena, poi si unisce a me e finiamo per ridere come matti l'uno contagiato dalla risata dell'altro e, Dio, che risata. La sua espressione è fantastica, la bocca aperta a lasciar intravedere i suoi bei denti bianchi. Mordimi, mi sorprendo a pensare mentre la mia risata si placa fino a tornare ad essere un sorriso stordito e beato.
Finalmente entriamo nel bagno e, sempre con le sue mani sulla mia vita, ci avviciniamo ai lavandini. Alla sua vista le donne vanno in visibilio: schiena dritta, petto in fuori, sguardi ammiccanti e sorrisi finti; si sentono i brusii delle loro voci, mi sento osservata ma sono troppo brilla per darci peso, anche perché so che al centro dell'attenzione c'è lui: il Dio Greco.
Alzo lo sguardo verso lo specchio e vedo che ho un aspetto terribile: il trucco è sbavato per le lacrime ed il sangue sceso dal naso mi si è seccato sulla pelle e come se non bastasse, per la vergogna, divento rossa come una stupida! Vorrei morire. Mi volto per andarmene, ma finisco contro il petto sodo e muscoloso del Dio, appoggio le mani sul suo torace e sento i muscoli contratti e sodi. Ed ora ne ho la certezza: dev’essere per forza un Dio, perché un fisico simile non può assere umano. Alzo lo sguardo incrociando di nuovo i suoi occhi, le sue pupille sono dilatate e i suoi occhi di ghiaccio trasmettono un'elettricità palpabile, la sua voce calda e roca raggiunge i miei sensi. «Vai spesso a sbattere contro le cose, piccola?»  Il suo tono è divertito e sulle sue labbra è disegnato un sorriso beffardo. Guardandole inumidisco le mie, facendoci scorrere la lingua; sono secche ed hanno il sapore del mio sangue.
Le sue mani forti mi afferrano per la vita e mi appoggiano sul ripiano dei lavandini, coi fianchi mi induce ad aprire le ginocchia e ci si posiziona in mezzo. Grazie al cielo non indosso una gonna, perché sono così eccitata che potrei svenire! Il mio cuore batte così forte che temo che lui possa sentirlo, il sangue mi pulsa nelle orecchie, i drink stanno facendo effetto e l’alcol è salito insieme a tutti i suoi quaranta gradi: sono ufficialmente stordita.
Stiamo dando spettacolo, tutte ci fissano, ma le ignoro perché i suoi occhi sono fissi nei miei e non voglio guardare nient'altro, quest'attrazione mi stordisce. Una sua mano lascia il mio fianco e, senza distogliere lo sguardo, la infila in tasca tirandone fuori un fazzoletto bianco di stoffa. Lo inumidisce sotto l'acqua, poi inizia a pulirmi il naso tamponando delicatamente. Divento paonazza, più di prima se possibile. Ok, non è troppo? Potrebbe avermi fratturato il naso, d’accordo, e sono ubriaca ma ancora in grado di pulirmi da sola. Appoggio la mia mano sulla sua per scostarla, ma è evidente ce ha altri piani: ci poggia sopra le labbra, e da un piccolo morso alla mia pelle, per infine baciarla. Mi trattengo dall’andare in brodo di giuggiole, o gemere, ma quel contatto mi causa un forte brivido che mi fa chiudere gli occhi. «Lascia che mi faccia perdonare.» E la sua voce mi da il colpo di grazia: lo stesso brivido di prima percorre tutto il mio corpo arrivando, fino al centro del mio ventre. Espiro, rendendomi conto di aver trattenuto il fiato fino a quel momento. Lo lascio fare senza mai distogliere l’attenzione dalla sua espressione concentrata e dalla ruga che si ricrea sulla sua fronte.
Quando finisce getta il fazzoletto nella spazzatura e mi porge la mano per aiutarmi a scendere dal avandino, l'afferro «Grazie.»
Tira la mia mano e torno coi piedi per terra, ma prima che possa sciogliere la stretta, mi attira contro il suo corpo «Finalmente ti sento parlare!»
Fa scorrere l'altra mano lungo la mia schiena fino a raggiungere il fianco e l'altra me l'appoggia sul viso sorridendomi. Ricambio. Santo cielo, ma cosa sto facendo? Sembro una di quelle stupide gatte morte; sembro una di loro.
Usciamo dal bagno con gli sguardi delle altre donne puntati addosso, abbiamo dato spettacolo: e che spettacolo! Ok, il Plan B non vedrà mai più la mia faccia, adios, bye bye.
Ci dirigiamo verso il bancone «Sei sola?» Indaga sorridendo e gli occhi che brillano di speranza, o malizia. In quel momento il mio cervello si ricorda di Brenda, che cerco con lo sguardo e che trovo seduta allo stesso tavolo mentre sbraccia per attirare la mia attenzione. Le faccio un cenno così che capisca che l'ho vista, poi torno a rivolgere l'attenzione all'adone che sta in piedi di fianco a me.
«Sono con un'amica.» La voce alta per sovrastare la musica, la fronte aggrottata e gli occhi velati di delusione.
Annuisce «Ti accompagno.» Ci dirigiamo verso il mio tavolo e noto che Brenda ha finito di bere anche il mio drink, ha stampato in faccia un sorriso da ebete e l'aria compiaciuta, è chiaro che la conquista sia andata a buon fine.
«Hey Emily! Quanto c'hai messo a pisciare!» Mi lancia uno sguardo che promette un quinto grado degno proprio di lei, mentre il sgrano gli occhi imbarazzata.
«OK, Brenda! Penso sia ora di andare, si è fatto proprio tardi!» Ed in effetti lo è sono le tre del mattino e la mia amica mi sta sfottendo d’innanzi al Dio Greco più mozzafiato di sempre. Lei coglie al volo il significato delle mie parole e si alza recuperando la borsetta.
Mi volto verso il Dio aspettandomi di vederlo sbavare dietro al sinuoso corpo di Brenda, fasciato in un tubino nero che le da l'aria elegante e sensuale tanto quanto basta per far cascare gli uomini ai suoi piedi. Lui invece sta fissando me, i suoi occhi azzurri sembrano ghiaccio fuso, la temperatura pare alzarsi mentre stringe la mano sul mio fianco e i brividi mi percorrono, si avvicina a me e mi bacia vicino alle labbra, sento il suo fiato caldo e sono tutta un fremito.
Mi lascio sfuggire un gemito sommesso mentre la sua voce si rivolge nuovamente a me «È stato un piacere, Emily.» Sussurra in modo che possa sentire solo io, accompagnando un occhiolino a quella sua voce bassa e sexy. Ricordate il gemito che cerco di trattenere? Me lo lascio sfuggre senza pensarci due volte: quelle parole sono arrivate dritte alla mia vagina, che mi sta urlando di saltargli addosso senza alcuna dignità. Stai zitta vagina! Non sei in grado di intendere e di volere.  Lui mi sorride, saluta Brenda con un’occhiata e si allontana.
La mia amica mi guarda ammiccando uno sguardo di curiosa malizia, mi prende sotto braccio e mi trascina fuori dal locale. In strada ridiamo come due ragazzine mentre ci dirigiamo barcollando verso casa.
   
 
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