Libri > Il Signore degli Anelli e altri
Segui la storia  |       
Autore: evelyn80    20/07/2015    4 recensioni
Dopo aver espresso il desiderio di poter salvare Boromir dalla sua triste fine, Marian si ritrova catapultata nella Terra di Mezzo grazie ad un gioiello magico che la sua famiglia si tramanda di generazione in generazione. Si unirà così alla Compagnia dell'Anello per poter portare a termine la sua missione. Scoprirà presto, però, che salvare Boromir non è l'unica prova che la attende.
Ispirata in parte al libro ed in parte al film, la mia prima fan fiction sul Signore Degli Anelli.
Genere: Avventura, Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Boromir, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'La mia Terra di Mezzo'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A




Il Consiglio di Elrond

 

Quella notte dormii veramente pochissimo, nervosa com’ero. Stavo per partecipare niente meno che al “Consiglio di Elrond”! E volevano addirittura i miei suggerimenti!
Feci una veloce colazione: di solito al mattino adoravo mangiare ma l’ansia mi aveva chiuso lo stomaco, per cui riuscii a buttar giù solo qualche sorso di latte accompagnato da un paio di biscotti. Quando la campana annunciò il raduno dei membri del Consiglio stavo già camminando avanti ed indietro, a grandi falcate, al margine della terrazza dove si sarebbe svolto l’incontro.
Nonostante le ancelle che Arwen aveva messo al mio servizio avessero insistito molto per farmi indossare un abito lungo, io avevo puntato i piedi.
"Devo andare ad un consiglio di maschi e mi vestirò da maschio!" avevo decretato, risoluta, e così avevo indossato gli stessi vestiti con cui ero arrivata a Gran Burrone quella mattina di quasi un mese prima, ormai.
Quando Elrond arrivò, seguito dai suoi illustri ospiti, mi trovarono intenta a grattarmi nervosamente le mani mentre facevo scricchiolare le suole degli stivali all’ennesima giravolta su me stessa. Il Mezzelfo mi fece cenno di mettermi seduta ed io mi accomodai su una delle sedie predisposte per l’occasione, continuando però a tormentarmi i palmi e le unghie per l’agitazione.
Gandalf, Frodo e Bilbo giunsero per ultimi. I due Hobbit si misero seduti tra Elrond e Granpasso, mentre lo Stregone venne ad accomodarsi accanto a me, alla mia sinistra. Ora che eravamo tutti presenti, mi concessi di lasciar vagare lo sguardo sui partecipanti. Alla mia destra si trovava Aragorn con i due Mezzuomini. Boromir, seduto alla destra del Sire di Imladris, rimaneva proprio di fronte a me; si era stravaccato sulla sedia proprio come la sera prima, con la stessa espressione annoiata. Al suo fianco sedeva Glorfindel, poi venivano altri due Elfi e, dopo di loro, Gloin e suo figlio Gimli. Infine, alla destra dei due Nani si erano accomodati alcuni Elfi di Bosco Atro, tra cui Legolas, che chiudeva il cerchio.
La cosa andò per le lunghe e fu molto più noiosa di quanto non avessi mai immaginato leggendone nel libro. Innanzi tutto, Gandalf raccontò della sua disavventura con Saruman e di come fosse rimasto prigioniero sulla sua terrazza di pietra prima di essere salvato da Gwaihir, il Re dei Venti. Poi, Bilbo raccontò la sua parte di storia: di come era venuto in possesso dell’Anello e via dicendo. Tutte cose che sapevo praticamente quasi a memoria, avendo letto sia “Lo Hobbit” che “Il Signore degli Anelli” innumerevoli volte. Vinta dalla noia stavo quasi per abbandonarmi al sonno, nascondendo un enorme sbadiglio dietro la mano quando, finalmente, Elrond chiese a Frodo di mostrare l’Anello.
L’Hobbit si alzò lentamente, obbedendo alla richiesta, e depose con delicatezza "Il Flagello di Isildur" sul cippo di pietra al centro dello spiazzo. Non appena l’ebbe appoggiato, il monile sfolgorò malvagiamente. La mia stella brillò più vivida, come per contrastarlo. Di nuovo sentii il potere di quell’oggetto in tutta la sua grandezza ed, ancora una volta, non invidiai affatto Frodo.
Tutti i presenti cominciarono a mormorare; Boromir si drizzò sulla sedia e disse, a voce bassa ma perfettamente udibile:
"Ma allora è vero…" sgranando lievemente gli occhi alla vista del gioiello.
Gandalf gli lanciò un’occhiata strana, forse già conscio del potere che il “Flagello di Isildur” avrebbe esercitato in futuro su di lui, ma l’Uomo di Gondor ormai era partito per la tangente e non se ne avvide minimamente. Si alzò lentamente in piedi, parlando con voce stentorea, narrando del sogno che gli aveva rivelato il risveglio del “Flagello di Isildur”. Mentre parlava si era avvicinato al cippo, allungando una mano verso l’Anello. Stava quasi per sfiorarlo – ed io vidi chiaramente uno dei neri tentacoli che si sprigionavano da esso allungarsi verso le dita tese di Boromir – quando, appena un attimo prima che il nero potere potesse aggrapparsi a lui, Elrond lo richiamò seccamente. Nel medesimo istante Gandalf si alzò in piedi, pronunciando le parole incise sulla fascia dell’Anello nella lingua di Mordor.
Il cielo si oscurò mentre lo stregone parlava e la mia stella splendette ancora più fulgida. Avvicinandosi al centro dello spiazzo, sempre pronunciando le oscure parole, l’Istari fece retrocedere Boromir che ripiombò a sedere di schianto sulla sua sedia. Elrond distolse il viso con una smorfia di disgusto e Frodo divenne bianco come uno straccio lavato, incassando la testa nelle spalle, colpito dalla durezza nella voce dello Stregone che pareva persino divenuto più alto.
Quando Gandalf richiuse la bocca il sole tornò a splendere. Elrond si lamentò con lui: nessuno poteva usare la lingua di Mordor a Gran Burrone; ma quello non si scusò e si risedette con sguardo tetro.
Evidentemente a Boromir la lezione non era bastata, poiché subito dopo tornò ad alzarsi in piedi, riprendendo il filo del suo discorso bruscamente interrotto.
"Questo è un dono! Un dono ai nemici di Mordor! Possiamo usarlo contro l’Oscuro Signore!" esclamò, infervorato dalle sue stesse parole.
"Povero idiota…" mormorai a mezza voce, scuotendo la testa, mentre lui perorava la sua causa, tirando avanti la sua tiritera. Gandalf mi guardò con un mezzo sorriso ma non ebbe bisogno di interromperlo ancora, perché Aragorn intervenne, bloccando finalmente il flusso di parole del Gondoriano.
"Nessuno può usare l’Anello! Esso ha un solo padrone, e risponde solo a Sauron!" sentenziò, mantenendo un tono di voce calmo.
"E cosa ne sa un ramingo di queste faccende?" gli chiese Boromir, con astio, voltandosi di scatto a guardarlo.
"Egli non è un semplice ramingo!" rispose per lui Legolas alzandosi in piedi a sua volta, il tono di voce alterato, facendo girare il Gondoriano verso di sé. "Questi è Aragorn, figlio di Arathorn, ed erede di Isildur!"
Boromir si voltò di nuovo verso Granpasso – che era rimasto seduto al suo posto – fissandolo con disgusto, come se fosse stato un insetto nocivo, ma senza riuscire a nascondere del tutto l’incredulità.
"Aragorn…? Questi è l’erede di Isildur…?" chiese, in un tono che quasi rasentava lo scherno.
"Ed erede al trono di Gondor!" concluse Legolas, prima che Aragorn gli chiedesse di rimettersi seduto.
A quelle ultime parole lo sguardo di Boromir si rabbuiò.
"Gondor non ha un re! A Gondor non serve un re!" pronunciò con rabbia mentre si abbandonava di nuovo sul suo scranno, il volto accigliato e tetro.
Dopo un istante di silenzio in cui la tensione parve quasi palpabile Elrond riprese la parola.
"L’Anello deve essere distrutto…"
"Ed allora che aspettiamo?" lo interruppe Gimli, saltando in piedi e brandendo una delle sue asce. Si avventò come una furia sull’Anello, ma la sua arma ci rimbalzò sopra andando in frantumi e scaraventando il povero Nano incredulo con il sedere per terra.
Quando l’ascia colpì il gioiello Frodo trasalì vistosamente ed anch’io non fui da meno, poiché anche a me apparve una fugace visione dell’occhio di Sauron. La "Stella di Fëanor" cominciò a bruciare talmente tanto che fui costretta a toglierla da sotto i vestiti, posandola sopra la casacca.
"L’Anello non può essere distrutto con comuni armi, Gimli figlio di Gloin" riprese il Mezzelfo. "Esso è stato forgiato nella Terra di Mordor, all’interno della Voragine del Fato, e solo là potrà essere annientato! L’Anello deve essere condotto a Mordor, ed uno di voi dovrà farlo" sentenziò, spostando il suo sguardo solenne su tutti i presenti.
"E’ una pazzia!" borbottò Boromir, quasi come se parlasse a se stesso, una mano a coprirsi la fronte. "Non si entra così semplicemente a Mordor! I suoi neri cancelli sono sorvegliati da più che meri orchetti! E’ una landa desolata, ricoperta di fiamme, ceneri e polveri! E poi, c’è il grande occhio… sempre all’erta!"
"Non avete udito le parole di Sire Elrond?" lo aggredì Legolas, alzandosi di nuovo in piedi. "L’anello deve essere distrutto!"
"E pensi di essere tu a farlo, non è vero?" ruggì Gimli, intromettendosi nella discussione e balzando a sua volta nuovamente in piedi. "Sarò morto prima di vedere l’Anello nelle mani di un Elfo! Nessuno si fida di un Elfo!" gridò, tremando di rabbia e sdegno.
A quel punto si scatenò un parapiglia. Tutti si alzarono dalle loro sedie – tranne Elrond, Aragorn, Frodo e me – e cominciarono a gridare l’uno contro l’altro: Nani contro Elfi, Boromir contro Gandalf, addirittura Elfi di Imladris contro Elfi Silvani… Peggio che in una seduta notturna della Camera dei Deputati! Frodo fissò per un po’ l’Anello – che, per un attimo, sembrò avvampare – poi si alzò in piedi e gridò, cercando di sovrastare la confusione.
"Lo porterò io!" disse, ma la sua vocina si perse nella babele di urla. Sconcertato si voltò verso di me ed, a quel punto, decisi di intromettermi. Mi alzai in piedi e, sfruttando la mia voce da contralto, gridai:
"SILENZIOOOOOOOOOOOOOOO!"
La stella avvampò più forte che mai. Tutti si voltarono verso di me fissandomi allibiti. Mi rassettai gli abiti, guardando tutti i presenti con aria risoluta, poi feci cenno a Frodo di parlare.
"Porterò io l’Anello a Mordor” disse di nuovo. “Solo… non conosco la strada" ammise, pieno di timore.
A quel punto lo sguardo di Gandalf si raddolcì, ed avvicinandosi all’Hobbit lo consolò.
"Ti aiuterò a portare questo fardello, Frodo Baggins, finché dovrai portarlo."
Anche Aragorn si alzò in piedi, raggiungendolo in poche falcate e mettendosi in ginocchio davanti a lui.
"Se con la mia vita o la mia morte riuscirò a proteggerti, io lo farò! Hai la mia spada!" esclamò, fissando il Mezzuomo dritto negli occhi.
"E hai il mio arco!" aggiunse Legolas, mettendosi dietro di lui.
"E la mia ascia!" proruppe Gimli, accodandosi all’Elfo.
Allora anche Boromir si avvicinò, strascicando i piedi, quasi come se gli costasse un’enorme fatica muoversi verso lo Hobbit
"Reggi il destino di tutti noi, piccoletto” disse, cupo, “ma se questa è la volontà del Consiglio, allora Gondor la seguirà!" ed anche lui si mise alle spalle di Frodo.
Il momento solenne fu spezzato da una voce squillante.
"Ehi, aspettate un momento! Padron Frodo non andrà da nessuna parte senza di me!" esclamò Sam, balzando fuori del suo nascondiglio.
"E neanche senza di noi!" aggiunse Pipino, a sua volta sbucando da dietro una colonna in compagnia di Merry. "Dovrete mandarci a casa chiusi in un sacco! E poi, ci vuole qualcuno intelligente per questo genere di missione!"
"Ma così ti autoescludi, Pipino!" disse Merry, con un tono che voleva essere più serio che ironico, facendo scoppiare a ridere tutti i presenti.
Elrond guardò i nuovi arrivati in un misto tra lo scocciato ed il divertito, voltandosi poi verso lo Stregone alzando le sopracciglia con fare interrogativo. Gandalf gli fece un cenno affermativo e lui cedette.
"E sia!” pronunciò, con la sua voce profonda. “Nove viaggiatori! Voi sarete la Compagnia dell’Anello!"
"No, non nove!" mi intromisi. Fino a quel momento – a parte l’acuto che avevo dovuto lanciare per attirare l’attenzione su Frodo – ero rimasta in disparte ad osservare, ma ora toccava a me farmi avanti. Tutti si voltarono di nuovo a guardarmi, lievemente stupiti, come se si fossero persino dimenticati della mia presenza.
"Dieci, Sire Elrond!” ripresi. “La mia missione richiede la mia presenza nella Compagnia!"
"Non ho nessun potere su di voi, Dama Marian. Potete fare tutto quello che desiderate" mi rispose l’Elfo, chinando rispettosamente il capo.
Boromir non fu dello stesso parere.
"Questo sarà un viaggio irto di difficoltà e di pericoli anche senza che una donnicciola ci stia fra i piedi!” quasi ringhiò, incrociando le braccia sul petto. “La Compagnia non è posto per voi! Rimanete qui a fare il ricamo, come compete ad una donna. Sarà meglio per voi ed anche per noi!"
Mi sentii avvampare dalla rabbia e dalla delusione: la sera prima aveva dato l’impressione di essere attratto dalla mia presenza, con tutti i suoi sguardi furtivi e le occhiate interessate ed ora, invece, mi trattava come una pezza da piedi.
"Non mi interessa la vostra opinione, Capitano Boromir!” sbottai, mettendomi i pugni sui fianchi, trattenendo a stento la voglia di prenderlo a schiaffi. “Io devo venire con voi, che vi piaccia o no! Ho una missione da compiere e, per farlo, devo partire con la Compagnia. Se la mia presenza non è di vostro gradimento potete anche fare a meno di guardarmi e parlarmi. Risparmiate i vostri acidi commenti per le donne di Gondor!"
Mentre pronunciavo quelle parole la "Stella di Fëanor", ancora appoggiata sopra la mia casacca, splendette di una luce bianca e brillante. Per un attimo Boromir rimase a fissarla a bocca aperta, come incantato; poi l’Uomo serrò di nuovo le labbra e distolse lo sguardo, tornando a fissare Elrond, che decretò:
"Così è deciso! La Compagnia partirà non appena avremo appreso tutte le notizie utili e necessarie per la buona riuscita della missione! Nel frattempo, sarete tutti miei graditi ospiti!"
Una campana suonò argentina, e con quelle parole si chiuse il Consiglio.

 
* * *

 

Quando il gioiello aveva brillato fulgido al collo della fanciulla, Boromir si era perduto a fissarla, mentre una voce nelle sue orecchie ripeteva l’ultima strofa del suo sogno: "La Stella perduta brilla di nuovo, per l’Uomo di Gondor e per tutta la Terra". Perché l’aveva trattata così malamente? In fondo, se alla fine aveva accettato senza discutere la decisione di suo padre di mandare lui ad Imladris al posto di suo fratello Faramir era stato anche per quella frase, soprattutto per quella frase!
Poi, improvvisamente, si rese conto di cosa gli stava succedendo: si stava innamorando! Non gli era mai successa una cosa del genere, prima di allora! Nel suo cuore non c’era posto per l’amore. Lui era un combattente, un guerriero, un Capitano di Gondor! Per di più, alla morte di sua madre Finduilas, quando lui aveva solo dieci anni, aveva giurato che non avrebbe mai e poi mai donato il suo cuore ad una donna! Aveva sofferto troppo quando lei era mancata, lasciandolo solo con il suo fratellino e con un padre dal cuore indurito come una pietra!
Non voleva cedere all’amore, ed allora l’aveva trattata come una pezza da piedi. Ma… stava facendo la cosa giusta?

 
* * *



Dopo pranzo, Aragorn ed i Raminghi del Nord partirono insieme ad alcuni Elfi, tra cui i gemelli Elladan ed Elrohir, per pattugliare la zona e raccogliere notizie sui movimenti del nemico e dei Nazgûl. I cavalieri neri, infatti, erano stati sì spazzati via dalle acque del Bruinen ma, essendo spiriti, di sicuro non potevano essere morti anche se erano periti i loro cavalli. Pure Boromir sarebbe voluto andare con loro, ma non conosceva affatto quel territorio così lontano dal suo regno, perciò dovette rassegnarsi e rimanere a Gran Burrone.
Lo vidi guardare, quasi con invidia, gli Uomini e gli Elfi che salivano a cavallo e prendevano la strada per le Terre Selvagge, mentre lui era costretto a restare. Poi, forse conscio del mio sguardo, si voltò verso di me: mi lanciò un’occhiata di fuoco e sparì dentro il palazzo.
Con un sospiro, pensai che quelli sarebbero stati i due mesi – il tempo che sarebbe trascorso, in base a quanto ricordavo dal libro, prima del ritorno di Aragorn e compagnia – più lunghi della mia vita.
Era il venticinque di ottobre, e così si svolse il Consiglio di Elrond.



Spazio autrice: salve a tutti, lettrici e lettori! Eccovi il nuovo capitolo della storia di Marian, riveduto e corretto. Spero che i miglioramenti che sto apportando alla storia la stiano effettivamente migliorando, altrimenti sto lavorando per nulla! :-) 
Per il Consiglio, ho fatto riferimento sia al libro sia al film. Nella prima parte ho seguito principalmente le pagine del Professore, con Bilbo che partecipa all’incontro ed il riferimento ai racconti di Gandalf e dell’Hobbit stesso. Dal momento in cui Frodo butta fuori l’anello ho iniziato a fare riferimento al film, da cui, come avrete notato, sono tratti la maggior parte dei dialoghi. Mi piacevano troppo e non ho voluto cambiarli! Fatemi sapere cosa ne pensate! Bacioni!
  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Il Signore degli Anelli e altri / Vai alla pagina dell'autore: evelyn80