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Autore: Baldr    20/07/2015    1 recensioni
Realgar è un esploratore mercenario, uno dei pochi temerari, o forse folli, disposti a sfidare l'inospitale superficie marziana per accontentare le più disparate richieste dei clienti, che si tratti di recuperare oggetti rubati o consegnare materie pregiate tra i vari avamposti disseminati sul pianeta rosso, colonizzato quasi due secoli prima.
Quando verrà ingaggiato per consegnare un'eredità a un'anonima ragazzina, si troverà suo malgrado coinvolto in uno spregevole gioco di potere che potrebbe portare alla distruzione delle città cupola e all'annientamento della vita sul pianeta Marte.
Genere: Avventura, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Kamar







-10-

 
 

 


«Sono quelle?» domandò Samantha, scrutando la strana linea assunta dall’orizzonte.
Realgar sollevò la falda del cappello con l’indice e stirò le labbra in un sorriso. «Le Vallis Marineris: quando arriveremo all’imbocco dei canyon prenderò io i comandi» commentò, tornando a coprirsi gli occhi per difendere gli occhi chiari dalla luce del sole mattutino. Aveva guidato tutta notte ed era esausto. Negli ultimi giorni non si erano mai fermati, perché erano in una zona decisamente pericolosa. Si davano il cambio ai comandi ogni tre ore, eccetto la notte dove si occupava da solo di condurre il rover per la brulla superficie marziana.

Realgar si svegliò di soprassalto, quando un’esplosione energetica colpì il terreno qualche metro più avanti, sollevando una colonna di detriti attraverso la quale il rover passò indenne.

Samantha aveva il cuore in gola e aveva rischiato di perdere il controllo del veicolo, che ora sbandava pericolosamente.

Realgar la aiutò a domare le bizze di Kain, poi sganciò la cintura di sicurezza e si voltò, assottigliando lo sguardo sulle nuvole di polvere che si sollevavano in lontananza. «Banditi» constatò con disappunto.

Sam sgranò gli occhi. «Cosa? Prendi i comandi, presto!»

Realgar si sedette e recuperò uno degli ultimi panetti di petrosene rimasti. «No, lo devi fare tu. Muoviti a zig-zag e pesta sull’acceleratore. Cerchiamo di arrivare al canyon, approfittando del vantaggio che ci offre il sole.» Inserì il petrosene nel sistema di alimentazione e la densa nuvola rossa che si sprigionò dal tubo di scappamento, li occultò alla vista degli inseguitori. Indossò la maschera e occhiali da aviatore, li mise anche a Samantha, visto che lei era alle prese con i comandi.

«Che hai intenzione di fare?» domandò lei.
Lui estrasse dal dietro i sedili un fucile dalla canna decisamente lunga, tanto che Realgar faticava a maneggiarlo all’interno della cabina. Il mercenario inserì le cariche energetiche nelle due culatte, quindi chiuse l’otturatore e si tolse il cappello, incastrandolo dietro i sedili. «Cerco di farli desistere.» Aprì il portellone e si alzò in piedi, appoggiando la lunga canna dell’arma sul tetto del rover, incurante delle esplosioni che si facevano sempre più vicine.
«Stanno migliorando la mira» gridò Sam allarmata.

«Il sole si sta alzando e iniziamo a essere più visibili» rispose lui, con una calma glaciale.

«Perché non spari?» gli urlò la ragazza, esasperata da quella situazione.

«Non ancora...» mormorò Realgar, inudibile a Samantha. Il suo sguardo era fisso sul muro rossastro che si sollevava da dietro il rover, che veniva dissipato rapidamente dai venti marziani e dalla velocità alla quale Sam spingeva il veicolo. I biondi capelli si agitavano senza sosta in quella fuga disorganizzata, eppure sembrava che nulla potesse infastidirlo. Lo sguardo seguiva il bersaglio lontano, l’autocarro con il mortaio con cui i predoni stavano cercando di metterli fuori combattimento.

Abdel aveva più volte provato a vendere a Realgar un fucile nuovo e non quel pezzo da museo che lui si ostinava a usare. Insomma, quell’affare non aveva nemmeno il sistema di puntamento elettronico, bisognava fare tutto manualmente. Ma Realgar ci era affezionato e inoltre nessuno dei fucili moderni aveva la stessa gittata di quell’arma da museo. Mancava di precisione, forse, ma arrivava dove nessun altro fucile marziano poteva arrivare. Ma se si sapevano leggere e interpretare i venti, i movimenti propri e dei bersagli e si aveva la giusta lucidità e anche un ottimo istinto…

Realgar premette il grilletto e automaticamente il proprio corpo si preparò a gestire il potente rinculo. Il mercenario riassunse immediatamente la posizione di tiro e stavolta mantenne la canna fissa sul bersaglio, che venne raggiunto dal primo colpo. Da quella distanza era impossibile quantificare il danno, ma a giudicare dal fumo che avvolgeva l’autocarro doveva aver fatto centro, infatti il rover cominciava a distanziare gli inseguitori.

Realgar tornò a sedersi e aprì l’otturatore, inserendo un’altra carica nella culatta del fucile. «Puoi smettere di zigzagare per ora» disse a Samantha.

«Li hai fatti scappare con un solo colpo?» chiese lei sollevata.

«No, ho solo messo fuori uso il loro mortaio. Ora dovranno avvicinarsi, ma non dovrebbero metterci molto, perché loro sono più veloci di noi che abbiamo il rimorchio.»

Samatha distolse lo sguardo dalla strada e lo fissò. «Quindi siamo spacciati?»

«Guarda avanti» le intimò lui, rialzandosi in piedi con il fucile carico, controllando il posteriore del rover. «Non ci seguiranno dentro al canyon.»

«Ne sei sicuro?» chiese, al limite del pianto la ragazza.

«Abbastanza» rispose Realgar con tono cupo. Puntò l’arma verso uno dei veicoli in avvicinamento e fece una smorfia. «Hanno le moto...»

«Che significa?» chiese Sam.

«Che saranno dannatamente veloci» ringhiò, seguendo il bersaglio e sparando. Erano almeno una ventina di banditi, ciascuno alla guida di mezzo rapido e scattante. Per quanto l’abilità di Realgar con le armi da fuoco fosse superlativa, gli era impossibile tenerli tutti a bada.

Decine di colpi iniziarono ad abbattersi sul rover, alcuni andando a segno. Una delle esplosioni lesionò la ruota posteriore destro e i segmenti che componevano lo pneumatico iniziarono a sfaldarsi, rendendo la guida del mezzo decisamente difficile.

Realgar, finite le cariche per il fucile, si era armato con le due pistole e faceva del suo meglio per tenere i predoni alla larga, ma l’ingresso del canyon distava ancora più di mezzo chilometro e, a quella velocità, la ruota sarebbe andata in pezzi molto prima di arrivarvi. Sbuffò infastidito e scosse il capo, ricaricando le pistole. «Rallenta» disse a Samantha.

Lei lo guardò per un istante, incredula. «Ma così ci prenderanno!»

«Ci prenderanno comunque se la ruota ci abbandona. Rallenta, fidati di me» concluse lui, alzandosi nuovamente in piedi. Lei gli diede retta e Realgar vide i banditi avvicinarsi pericolosamente. Sospirò rassegnato e, invece che far fuoco su di loro, puntò le armi verso il gancio di traino e sparò. Il rimorchio si staccò dal rover e si fermò sul suolo rossastro e desolato di Marte. Gli inseguitori si precipitarono su di esso, ignorando il mezzo, finalmente libero di raggiungere gli impressionanti canyon delle Vallis Marineris, le cui pareti raggiungevano anche gli undici chilometri di altezza.

«Abbiamo perso il rimorchio!» urlò Samantha, controllando lo specchietto retrovisore.

«Lo so» bofonchiò Realgar, lasciandosi cadere sul seggiolino. Rinfoderò le pistole e controllò i danni subiti dal rover, tramite il computer di bordo.

Samantha guidava lentamente lungo il sentiero che si insinuava tra le imponenti mura di roccia. «Moriremo...» squittì demotivata.

«Piantala con la tua negatività, sei troppo pessimista. C’è sempre un lato positivo, impara a trovarlo» borbottò Realgar con una smorfia, chiudendo l’abitacolo.

«Quale sarebbe il lato positivo? Siamo senza scorte!» protestò lei.

«Nonostante i colpi subito, la cabina è ancora a tenuta e il sistema di pressurizzazione funziona» obiettò lui, stringendosi il costato con le braccia.

Samantha sbuffò, tenendo gli occhi incollati sull’accidentato sentiero. «Accendi il gps, per favore. Sembra di stare in un labirinto...»

«Non funziona dentro le gole» rispose divertito Realgar.

Lei fermò di colpo e si voltò a guardarlo. «Cosa?»

Lui sorrise. «Il gps dentro alle Vallis Marineris non funziona è una delle grandi anomalie scientifiche di Marte. È per questo che i banditi non ci hanno seguito, perché perdersi qui dentro è facile, non esiste una mappa dettagliata dell’interno, perché nessuno è mai riuscito ad attraversarle. I pochi che sono sopravvissuti all’esplorazione sono riusciti a mappare solo le estremità, ma sono poi rientrati al campo base a causa delle difficoltà incontrate.»

Il bip sonoro del computer li informò che l’abitacolo era arrivato alla giusta pressurizzazione. Sam si tolse la maschera e si accasciò sulla consolle di comando. «Allora moriremo per davvero.» Raddrizzò il busto e tirò uno schiaffo alla spalla di Realgar. «Lo sapevi fin dall’inizio, perché diavolo ci hai voluto portare qua?» urlò esasperata.

«Calmati, abbiamo cibo per almeno due settimane…»

«Certo, il cibo...» obiettò lei furente, «e l’acqua? Hai pensato all’acqua? O anche solo all’ossigeno!»

«Qui entra in gioco la seconda grande anomalia scientifica delle Vallis. La pressione atmosferica nelle gole è decisamente superiore a quella ipotizzata grazie alle osservazioni compiute dalle sonde, così come la temperatura.»

«Mi stai dicendo che qua sotto troveremo acqua allo stato liquido in superficie?» domandò incredula Sam.

Lui annuì, togliendosi a sua volta la maschera e abbandonandola assieme agli occhiali nel portaoggetti laterale.

«E come la mettiamo con l’ossigeno?» bofonchiò lei.

«I serbatoi di Kain sono molto più capienti di quanto tu creda. Inoltre, se troviamo acqua, potremo estrarre da essa l’ossigeno necessario» rispose Realgar, appoggiandosi al vetro. Chiuse gli occhi e sospirò pesantemente.

Sam lo guardò aggrottando la fronte. «Tutto a posto?»

«Sono solo stanco» rispose lui.

Lei lo osservò per qualche istante poi annuì, sorridendo. «Allora riposa» esclamò, sporgendosi oltre di lui per prendere la mappa. «Mentre dormi cercherò di capire come arrivare alla Tianmu» aggiunse, iniziando a scrutare i fogli e i dati a disposizione.

«Brava ragazza» sussurrò Realgar, con un sorriso sulle labbra, prima di addormentarsi.


Il mercenario si risvegliò quando si rese conto che il motore del rover era spento. Samantha gli sorrise.

«Ben svegliato! È quasi il tramonto e la luce non basta più ad alimentare il motore. Non volevo consumare il poco combustibile che ci rimane.»

Realgar si raddrizzò sulla schiena. «Hai fatto bene» disse con un sospirò. Stava facendo del suo meglio per nascondere la verità: era stato colpito durante la sparatoria. Aveva settato lo scanner in modo che il campo di pressurizzazione comprimesse la ferita, evitandogli di morire dissanguato, ma le sue condizioni stavano peggiorando.

«Il computer deve essersi danneggiato» lo informò Samantha. «Il livello di ossigeno dentro la cabina è a posto, ma secondo il computer il sistema di aerazione è spento» aggiunse, picchiettando sul monitor.

Lui sorrise e scosse il capo. «No, ogni tanto lo fa… Non è niente di grave.»

«Se mi avessi avvisato quando eravamo a Piyi, lo avrei sistemato» replicò lei.

«Non ci ho pensato» rispose Realgar, guardando oltre i vetri il paesaggio, dove le ombre si allungavano sempre più. «Dove ci hai portati?»

Sam prese la mappa e la stese davanti a lui. «Dovremmo essere qui» disse, indicando un punto sul foglio. «Per orientarmi ho usato la posizione del sole, approntando un sestante… Non è il massimo della precisione, ma non ho saputo fare di meglio con quello che avevo a bordo. Ho anche segnato le svolte effettuate, in modo da poter ritrovare la strada per uscire da qua» concluse sconsolata.

Realgar si umettò le labbra e prese tra le mani lo strumento che Sam aveva costruito, osservandolo perplesso. Sorrise. «Non ho idea di come tu abbia fatto, ma sei un piccolo genio. I tuoi calcoli dicono che siamo vicino. Domattina cercheremo di avvicinarci ancora un poco e poi lasceremo il rover e faremo un po’ di arrampicata. Dubito che Tianmu sia scivolata sino sul fondo: sarà rimasta incastrata da qualche parte lungo le pareti.»

«E se ho sbagliato i calcoli?» chiese Sam con apprensione.

«Ci faremo una bella passeggiata nell’unico luogo di Marte dove non è necessario tenere attivo lo scanner. Ora dormiamo.»

«Hai ancora sonno? Hai dormito tutto il giorno!»

Realgar sollevò le sopracciglia. «Appunto, io ho dormito e tu hai sgobbato. Ora è il tuo turno di riposare e io farò la guardia.»

Sam gli passò una razione di acqua e una di cibo e lui le guardò celando il moto di nausea che gli invase le viscere. Sorrise. «All’acqua non dico di no, ma il cibo conviene razionarlo. Mangerò domani.»

«Come vuoi» rispose Samantha, tirando fuori il sacco a pelo, infilandosi al suo interno. «Buonanotte» augurò a Realgar, usando la sua spalla come cuscino.

Quando lui capì che la giovane si era addormentata, fece una smorfia di dolore e disattivò lo scanner, controllando le sue condizioni. Riattivò il campo di pressurizzazione, perché lo sguarcio era più serio del previsto. Chiuse gli occhi, cercando di dormire a sua volta.





 
Non sto rileggendo... ormai gli ultimi capitoli ho smesso di rileggerli, in fondo nessuno dice nulla né in bene né in male.  Mi piacerebbe sapere che ne pensate della trama, ma non posso mica forzarvi a esprimervi in merito, quindi mi limito ad andare avanti con la trama e il resto... Beh magari lo sistemerò più avanti.
Grazie comunque a chi segue nell'ombra.

Grazie a tutti i lettori.
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Daniela

 

   
 
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