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Autore: FairySweet    20/07/2015    1 recensioni
Non sei mai stato bravo a raccontare bugie. Non l'hai mai fatto, non a te stesso per lo meno, come puoi pensare di ingannarti così? Dimenticare i suoi occhi, il suo sorriso, dimenticare il battito accelerato che ti sconvolgeva il petto ogni volta che l'avevi vicino.
Eppure ci hai provato, hai cambiato vita per lei, per te stesso, per la tua famiglia ma era bastata una telefonata, era bastato il suo nome per convincerti a scappare via di nuovo ...
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elliot Stabler, Olivia Benson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                                  Troppo Tempo




“Quante ragazze?” “Dodici, appena arrivate dall'Europa. Le tiene in un'appartamento sulla settantesima” “Sai dove?” scosse leggermente la testa prendendo dalle mani di Fin il caffè “L'organizzazione della sua attività tutto sommato è semplice. Colman è il capo indiscusso. A lui vanno i soldi, il potere, Lexus e macchine di lusso e la scelta delle ragazze più belle. Ha contatti in tutta Europa, per lo più in Ucraina ma la Russia gli sta regalando un sacco di soddisfazioni. Convince le ragazze a lasciare il proprio paese promettendogli una nuova vita, molti più soldi. Sono minorenni, indifese, per lo più provenienti da famiglie povere o disagiate …” voltò il fascicolo verso Cragen permettendogli di leggerne i segreti “ … ma ci sono otto uomini che lui chiama “I miei custodi” che hanno il compito di proteggere i suoi affari. Collister è uno di quegli uomini. Si occupa per lo più del trasferimento dei fondi e dei conti bancari di Colman” “Facciamo un controllo incrociato sui movimenti bancari del vivaista di giovani donne” esclamò gelido Munch concentrandosi sul computer di fronte a sé “Ha ottimi contabili, riesce sempre a trovare un cavillo per scappare dai guai. Io punterei su Alvin” “Il portiere?” domandò confuso Cragen “Non è solo il portiere del Dolly Moon, è un tutto fare, Colman lo usa per ripulire. È arrogante, competitivo, ama il potere e prova un piacere quasi folle nel torturare le persone. Più che altro usa una sorta di tortura psicologica per annullare l'identità dell'individuo” “D'accordo, Finn e Logan andate a controllare il nostro Alvin” un giovane dall'aria riposata si avvicinò al collega sorridendo “Uao, il mio primo incarico” “Consegnami la pistola, non vorrei finire in ospedale con un foro sulla spalla” “Smettetela” mormorò il capitano “Vi voglio incollati al suo culo. Voglio sapere dove va, cosa mangia, quante volte va a pisciare” “Come fatto captano” “Munch, tu ti occuperai di Collister, cerca nei suoi conti bancari, fatti aiutare da Bullard” “Signore …” si voltò di colpo incontrando lo sguardo di Malloy, reggeva tra e mani una pila di fogli ordinatamente impilati uno sull'altro “Qui ci sono i precedenti degli otto custodi di Colman” “Hai controllato famiglie e …” “Due di loro sono sposati, gli altri divorziati o con ordimi di restrizione nei confronti delle loro donne. Collister ha due figli, sono stato in appostamento tutta la mattina davanti alla loro scuola ma del padre nesuna traccia” “Odio gli idioti” sbottò Cragen afferrando il cellulare “Come stai?” “Non male” “Bugiarda” “Sto bene Chris, davvero” “Si, ti credo” esclamò divertito sfiorandole una spalla “Non vuoi parlare della partenza di Stabler” ma gli bastò uno sguardo per ridere come un matto “D'accordo, stavo scherzando. Dovresti andare a riposare” “Hai ragione” mormorò sfinita “Ci vediamo tra qualche giorno” “Non costringermi a buttare giù la porta di casa per parlarti chiaro?” ma lei non lo ascoltava nemmeno più, camminava tranquillamente lungo il corridoio incurante delle sue raccomandazioni e delle sue risate.


Il vento fresco che entrava dalle finestre regalava un dolcissimo profumo di pioggia. Amava la pioggia, lavava via tutto lo schifo di quella città, del loro mondo spesso troppo buio lasciando solo un piacevole profumo di nuovo.
Buttò nella valigia un'altra maglietta sorseggiando la birra, mettere ordinatamente i vestiti lì dentro? Troppo complicato, sua moglie avrebbe fatto un ottimo lavoro ma non aveva voglia di seguire quella solita routine.
Un fulmine spaccò a metà il cielo illuminando la camera, il rombo del tuono arrivò puntuale coprendo il suono della televisione e scatenando un leggerissimo sorriso sulle labbra ma quel suono diverso, quel continuo rumore ad intervalli regolari lo convinsero ad abbassare il volume.
Si avvicinò alla porta aprendola lentamente “Che ci fai qui?” domandò confuso ma lei non rispose, si limitò a sorridere oltrepassando la soglia senza dire una parola “Liv? Va tutto bene?” “Vuoi scappare senza salutarmi?” “Che diavolo hai fatto?” domandò confuso posando la bottiglia sul tavolino “Stai bene? Sei fradicia” aveva i capelli completamente inzuppati d'acqua e il vestito incollato addosso, si stringeva nelle spalle cercando di nascondere il tremito leggero che i brividi creavano dal nulla “Hai freddo” “No, no sto bene” “Ti ho già detto che sei una bugiarda?” sfilò dalla valigia aperta la sua felpa preferita avvolgendola dolcemente attorno alla ragazza “Pensavo fossi all'Horizon” “Ho appena finito” “E non potevi andare a casa? Lo sai che non mi piace vederti scorrazzare per la città da sola” “Johnny è di sotto” “Ora è tutto chiaro” sussurrò divertito scostandole dagli occhi una ciocca di capelli “Hai disobbedito alle regole del capo?” “No, lui sa esattamente dove sono, altrimenti non mi avrebbe mai permesso di uscire dal club” “Vuoi qualcosa di caldo?” scosse leggermente la testa sedendosi sul letto a pochi centimetri dalla valigia aperta “Liv?” domandò preoccupato inginocchiandosi di fronte a lei “Va tutto bene?” “Stavo solo … stavo pensando” “A qualcosa di brutto?” “Mi lasci sola, di nuovo” sospirò abbassando qualche secondo lo sguardo “Lo sai perché lo faccio, non è vero?” le sfiorò il volto costringendola ad alzare lo sguardo “Non è vero?” un debolissimo sorriso colorò quel volto di perla.
Era così bella, con il volto leggermente arrossato e i capelli che disegnavano dolcissime linee sul suo viso, sul collo, amava quell'espressione a metà tra l'insicurezza e la dolcezza.
Appariva di rado, a volte nemmeno se ne accorgeva, era troppo concentrata sul suo mondo, sul suo lavoro da rendersene conto ma per lui era diventato ormai così naturale decifrarne i sentimenti, da non aver più nemmeno bisogno di chiederle le cose “Perché?” “Liv è … è una cosa …” “No” sorrise dolcemente posando la mano sulla sua “Perché hai aspettato così tanto?” “Volevo essere sicuro che stessi bene, che non ti accadesse niente di male. Sei forte, lo sei sempre stata, passerà tutto vedrai. Starai bene di nuovo, so che sarà così. Non potevo partire, non senza prima averti salutato e …” “Hai aspettato troppo” “Cosa?” “Mi hai dato il tempo di accetarti nella mia nuova vita. Mi hai permesso di appoggiarmi alla tua presenza e ora te ne vai e io sono … sono confusa e sola e vorrei solo … vorrei urlare, vorrei arrabbiarmi e maledire il cielo per essere così dannatamente debole!” “Ehi” strinse le mani attorno alle sue spalle bloccando quel discorso insensato “Va tutto bene, hai tutto il diritto di sentirti così. È colpa mia, è colpa mia e ti chiedo scusa. Non volevo confonderti né farti del male, volevo solo ...” posò la fronte contro la sua cercando di ignorare quel respiro accelerato rotto da singhiozzi e lacrime “ … volevo vederti. Avevo bisogno di vederti. Mi sei mancata, mi sei mancata da morire e sarei un'ipocrita a negarlo. Sei importante per me e lo sarai sempre. Non potevo lasciarti da sola, non potevo ignorare quella telefonata” “Mi dispiace” “E per cosa?” sussurrò sfiorandole il collo con le dita “Per avermi costretto ad affrontare di nuovo il passato? Mi hai salvato tante di quelle volte da perderne il conto. Volevo solo restituirti un po' di quella forza che per tutti gli anni passati assieme mi hai regalato” la staccò dolcemente da sé perdendosi nel suo sguardo, nella corsa delle lacrime che solcavano la pelle e in quelle labbra così pericolosamente vicine da confondere i pensieri.
Sfiorò con le dita il suo viso cancellando per qualche secondo quelle piccole perle trasparenti ma la dolcezza di quella pelle era tremendamente invitante.
Continuava a toccarla, a sfiorarla seguendo il contorno delicato delle sue labbra, del mento scendendo fino al collo.
La sentì sospirare, chiuse gli occhi qualche secondo cercando di riprendere il controllo “Posso restare” sussurrò perdendosi nel suo respiro “Posso restare Liv, se è quello di cui hai bisogno posso restare” ma lei scosse dolcemente la testa allontanandosi di quelche centimetro da lui “Ma non è quello di cui hai bisogno tu” mormorò tra i singhiozzi “Hai una famiglia, una moglie e dei figli e io sono solo … io sono un passato incasinato e senza senso” “Stai scherzando?” domandò confuso ma lei non rispose, si alzò dal letto cercando di nascondere quel pianto disperato che non le permetteva nemmeno di respirare “Aspetta” la mano si chiuse attorno al suo polso costringendola a tremare “Liv ti prego, non andartene” “Non posso … non posso restare” la mano scivolò dolcemente tra le sue dita lasciando solo un gelo violento nell'anima “Grazie per essere stato importante” “Liv …” si voltò dolcemente verso di lui, un sorriso leggero in quel mare di lacrime e poi solo gelo, gelo violento che gli tolse di colpo il respiro.

 
  
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