A new day has
come
Infila stancamente una mano nella tasca dei pantaloni
alla ricerca del mazzo di chiavi: è esausto e dopo una giornata come quella
appena trascorsa non vuole che rientrare a casa, buttarsi sotto la doccia per
lavare via ogni traccia dello schifo che anche oggi ha dovuto vedere per lavoro
e poi infilarsi direttamente a letto. Niente cena: occorrerebbe troppo tempo
per prepararne una decente e ha ancora meno voglia di ordinarne una da uno
qualsiasi dei take-away collaudati di Torino, come il
più classico degli scapoli. Del resto, da quando Tommy è di nuovo partito per
la Svezia con la madre per l’annuale visita estiva ai nonni materni, il
vicequestore ha cenato ben poche volte a casa.
Richiude la porta alle spalle con un tonfo più pesante
del solito mentre già si allenta il nodo della cravatta che sembra soffocarlo
ogni secondo di più; non fa in tempo a raggiungere il bagno in fondo al
corridoio, che il campanello della porta suona fastidiosamente.
Non ha bisogno di aprire per sapere chi troverà sul
pianerottolo ad attenderlo. Solo due persone potrebbero presentarsi alla sua
porta a quell’ora di sera: Torre, che però ha appena lasciato in commissariato
intento a completare un verbale di fermo effettuato poche ore prima, e lei.
Camilla.
È forse la prima volta nella sua vita che l’idea di
vedere Camilla, parlare con lei e starle vicino lo infastidisce: vorrebbe
fingere di non essere in casa, di non aver sentito il campanello, di essere
persino in fin di vita pur di non essere costretto ad aprire, ma sa
perfettamente che la donna dall’altra parte della porta non si arrenderà tanto
facilmente. Ed un nuovo trillo gli conferma quello che già sapeva.
Appoggia la mano sulla serratura ma attende qualche
secondo prima di farla scattare: chiude gli occhi, inspira profondamente come a
voler immagazzinare quanta più energia possibile e solo allora si decide ad
aprire la porta.
Come previsto Camilla lo fissa da dietro quel pannello di
legno bianco, gli occhi scuri e fermi, decisi e, gli pare, anche molto stanchi.
Del resto anche i suoi devono avere lo stesso aspetto, fatta eccezione per il
colore azzurro cielo che li contraddistingue.
Senza aggiungere una sola parola, Gaetano si fa da parte
per permettere alla donna di entrare e di dirigersi di sua spontanea volontà in
salotto, in quello stesso salotto dove erano stati a chiacchierare per ore
anche in altre occasioni.
Quando la raggiunge, Camilla è ancora in piedi in mezzo
alla stanza, le braccia tese lungo i fianchi, la mascella serrata
convulsamente. Per una frazione di secondo, Gaetano è seriamente preoccupato
che le sia successo qualcosa di grave che non ha nulla a che fare con lui. Con loro.
Dubbio che sparisce non appena Camilla si decide a parlare.
-Sei sparito- afferma in tono lapidario e risentito.
Gaetano si limita a fissarla con occhi ancora più stanchi
e disillusi. Sapeva che il momento di questa conversazione sarebbe infine giunto,
ma sperava di posticiparlo il più possibile; e ad ogni modo non voleva certo
che fosse la ciliegina sulla torta di una giornata devastante e impegnativa
come quella appena trascorsa.
-Sei sparito- ripete Camilla vedendo che il suo
interlocutore non accenna a muoversi o a dire alcunchè.
-Camilla…- per Gaetano è come se parlasse per la prima
volta da giorni. I muscoli del viso si muovono a fatica e articolare una
parola, quella parola, quel nome, gli pare la cosa più difficile che avesse mai
dovuto fare.
-NO!- grida di rimando la professoressa, l’espressione
tanto dura di poco prima mutata e sciolta quasi in una maschera si
disperazione. –Non cercare scuse! Sei sparito! Da giorni!
-Non sto cercando scuse, Camilla. È vero, sono sparito.
Volevo sparire.
-Tu…cosa?
Se c’era una cosa che a Camilla Baudino
era sempre stata chiara era che il commissario (beh, ora vicequestore) Berardi
era pazzo di lei. Il motivo le era assolutamente ignoto, ovviamente, visto che
lui poteva circondarsi di donne bellissime e invece, inspiegabilmente, tornava
in qualche modo sempre da lei. Per anni. E anni. E anni. E ora…ora che poteva
averla, lui era sparito. Per lei questo non aveva il minimo senso.
-Senti, Camilla, non è il momento, ok? Ho avuto una
pessima giornata e…
-Anche io ho avuto una pessima giornata! Anzi, una pessima
settimana! No, scusa gli ultimi due mesi sono stati pessimi.
-Appunto per questo sono sparito.
-MI spieghi che stai dicendo? Adesso che ho più bisogno
di te, tu sparisci? Quando non ti volevo eri sempre tra i piedi e ora che ti
voglio tu sparisci!- afferma la donna pentendosi immediatamente non solo del
tono, ma anche della scelta delle parole.
-Maledizione, Camilla!- urla di rimando Gaetano non
potendo più trattenere quella frustrazione che aveva accumulato negli ultimi
giorni. –Non lo capisci che è proprio per questo che ho dovuto fare un passo
indietro? Sono innamorato di te da quanto? Dodici anni? E te l’ho sempre detto
e ridetto e ridetto. E ho sempre agito di conseguenza. Ma tu…tu mi hai sempre
respinto. Mi hai sempre detto che mi volevi bene, ma che amavi tuo marito. O
sbaglio?
-Io…sì…sì, certo- balbetta la donna, colta alla
sprovvista.
-Ora, Renzo ti tradisce, di nuovo, fa un figlio con
un’altra donna e tu…tu improvvisamente vuoi me?- è una sofferenza per Gaetano
articolare questo pensiero, ma è qualcosa su cui riflette da settimane,
precisamente da quando Renzo ha lasciato Camilla…o meglio da quando Camilla ha
cacciato Renzo di casa per aver scoperto il suo nuovo tradimento, con prole a
carico questa volta.
Lei gli aveva dato la notizia in lacrime, più di rabbia
che di dolore, e lui per la prima volta aveva sperato davvero che finalmente
fosse arrivato il suo turno. Che finalmente Camilla sarebbe stata pronta per
lui, per loro.
Poi quel dubbio, quel tarlo che si era infilato nella sua
mente e che non aveva smesso di abbandonarlo per un istante.
Aveva visto Camilla avvicinarsi sempre più a lui nei
giorni seguenti la separazione, essere a un passo dal cedere ai suoi tentativi
di assalto come mai prima era capitato: aveva capito che se questa volta lui
l’avesse baciata come voleva fare da anni lei non si sarebbe tirata indietro.
Ma lo aveva fatto lui: si era tirato indietro, o meglio era sparito, come
ripeteva Camilla.
-MI spieghi che diamine stai dicendo?- il tono della
donna si è fatto più calmo, forse consapevole che l’argomento richiedeva la
massima lucidità.
Anche Gaetano segue il suo esempio e dopo un sospiro, quasi
accennando ad un mezzo sorriso con l’angolo della bocca, si decide a spiegare:
- Camilla, io ti amo e lo sai questo, ma…ho paura che questo…che noi…che tu ora
mi voglia solo per fare un dispetto a Renzo, o per riempire il vuoto che la sua
partenza ha lasciato nella tua vita. Non voglio essere una seconda scelta,
Camilla, né tantomeno voglio fare la fine del produttore di vini molto
affascinante.
La pausa che segue permette a Camilla di metabolizzare le
parole di Gaetano e a quest’ultimo di riprendersi dalla fatica di averle
pronunciate. Non vorrebbe mai respingere la sua Camilla, ma…non può permettersi
di perderla, dopo averla avuta.
-Vedi, Camilla, posso sopportare di non averti per
me…l’ho fatto per anni e con grande successo come sai- ironizza malinconicamente
il vicequestore – Ma l’idea di perderti, dopo averti avuta tutta per me, come è
capitato a quel Marco…mi dispiace, ma non ne potrei mai uscire.
Camilla annuisce in apparenza distratta mentre come un
automa si accomoda sul divano.
- Tu pensi di essere la classica “ruota di scorta”,
quindi? Pensi che pur di non restare sola, mi prenderei il primo che passa.
-Non ho detto questo, Camilla. So di non essere “il primo
che passa”, ma è già capitato, no? Renzo ti ha già lasciata in passato, tu ti
sei rifatta una vita, ma non appena Renzo è riapparso alla tua porta tu te lo
sei ripreso e hai letteralmente lasciato in mezzo ad una strada Marco.
-E tu come lo sai di…? Torre…- indovina Camilla
accennando per un attimo ad un sorriso divertito. –Lo hai interrogato su me e
Marco?
-Io…potrei aver fatto una cosa simile, in effetti-
ammette Gaetano in un’atmosfera momentaneamente più leggera. La tregua ha,
tuttavia, breve durata: gli occhi di Gaetano tornano a farsi seri. –Non ti sto
giudicando, Camilla. Ti ho sempre lasciata libera di prendere le tue decisioni,
non ho mai voluto forzarti la mano. E non lo farò nemmeno ora. Ma devo anche
pensare a me. A Tommy. Non posso portare una donna nella mia vita, darle un
ruolo tanto importante per me e per lui, e poi vederla sparire di punto in
bianco.
-Hai ragione, Gaetano. Devi pensare a te e a Tommy. Scusami-
Camilla scatta in piedi come una molla, gli occhi bassi e lucidi, e a grandi
falcate torna verso la porta.
-Camilla, aspetta- Gaetano la ferma trattenendola per un
gomito, mentre con un gesto gentile e delicato la costringe a voltarsi verso di
lui. Le prende il volto tra le mani e punta i suoi occhi azzurri in quelli
marroni di lei, trovandoli tristi e persi. –Camilla, non ti sto respingendo. Lo
capisci, vero?
La donna annuisce asciugandosi le lacrime con il dorso
della mano, in un modo un po’ infantile che intenerisce il vicequestore.
-Lo capisco, ma non fa comunque meno male.
Gaetano sospira, comprendendo che le sue difese davanti a
quella donna sono destinate crollare. Sempre e comunque.
-Camilla, io voglio solo che tu stia con me per i motivi
giusti. Voglio che tu scelga a me perché mi ami e perché vedi un futuro per
noi. Un futuro vero, per quanti tentativi di riconquistarti Renzo possa mettere
in atto.
-Gaetano- dice Camilla, ma l’uomo le posa un dito sulle
labbra, non potendo evitare di sentire un brivido corrergli lungo la schiena. Anche
il più piccolo contatto con la sua Camilla, gli provoca sempre delle reazioni
fisiche inequivocabili: per questo la vicinanza con lei è troppo pericolosa,
ora che lui è così fragile. Ora che c’è così tanto in gioco.
-Non devi dire niente ora. Ho aspettato per anni,
Camilla. Posso aspettare ancora.
La donna scuote la testa mentre i ricci tracciano nell’aria
morbide spirali che Gaetano vorrebbe accarezzare.
-Non devo pensare, Gaetano. Ti amo- ammette candidamente
guardando Gaetano dritto negli occhi e non potendo evitare di commuoversi
quando vede l’effetto che quelle due parole hanno sull’uomo in piedi davanti a
lei. Quell’espressione, quegli occhi che si velano immediatamente di lacrime, le
fanno comprendere quanto abbia fatto soffrire Gaetano in questi anni con le sue
indecisioni e con i suoi tiraemolla eterni. –Ti amo –
ripete con maggiore dolcezza passandogli una mano sulla guancia e raccogliendo
la sola lacrima furtiva che Gaetano non è riuscito a trattenere nonostante gli
sforzi.
-Camilla…- mormora lui mentre accoglie quel contatto così
intimo con la donna che ama da una vita come un miracolo.
-Non dire niente. Tocca a me parlare ora e spiegarti. Spiegarti
quanti errori ho inanellato in questi anni, uno dopo l’altro nella convinzione
di fare il bene di mia figlia, anche se capisco che per te questo possa
sembrare assurdo.
-Non lo è, Camilla. Ho un figlio anche io e posso capire
che per amore di un figlio si può fare qualunque cosa. Anche sacrificare se
stessi.
-Ma tu non sei rimasto con Eva, nemmeno per il bene di
Tommy.
-Ammetterai che rimanere con Eva non sarebbe stato un
sacrificio, ma un martirio- afferma Gaetano sorridente per la prima volta da
settimane. –E comunque non amavo Eva, lo sai. Sei l’unica donna che ho sempre
amato. Inoltre, che bene avrebbe potuto fare a Tommy stare con due genitori
sempre sul piede di guerra?
-Appunto, tu hai avuto il coraggio di ammettere che avevi
fatto un errore sposando Eva, perché non la amavi come avresti dovuto. E l’hai
lasciata accettandone le conseguenze. Io non ho voluto vedere, capire, quello
che mi stava succedendo. Sono stata una vigliacca: mi sono trincerata dietro la
scusa di dover proteggere il mio matrimonio per Livietta, ma già solo il
concetto di “dover” restare con mio marito era un punto di partenza sbagliato. Il
matrimonio è fatto di doveri, è vero, ma in sé non dovrebbe essere un dovere…non
so se mi sono spiegata.
-Invece sì…ti sei spiegata perfettamente. È esattamente
quello che ho pensato quando ho deciso di lasciare Eva.
-Sono stata una codarda, Gaetano. Questa è la verità. Avevo
paura di te.
-Di me?- lo sguardo stranito dell’uomo fa sorridere
Camilla.
-La tua reputazione ti precedeva, Gaetano. Del resto, io
stessa ti ho vista in azione. Mentre dicevi di amarmi, stavi con Bettina, con
la pm, con Roberta. Come potevo lasciare un marito,
che credevo fedele, per mettermi con un uomo più giovane e più attraente di me
che a tempo perso faceva il cascamorto con tutte? Sai che è ironico, a
ripensarci? Se c’era una cosa di cui ero assolutamente certa nei primi anni in
cui ci siamo frequentati è che Renzo non avrebbe mai potuto tradirmi. Voglio dire,
non avevamo un rapporto perfetto ma ho sempre creduto che il nostro rapporto
sarebbe potuto finire solo per….beh…in realtà non ho mai creduto che qualcosa
potesse farci discutere al punto da dividerci. Invece, con te…non sapevo cosa
aspettarmi. Mi piacevi…anzi, no…sapevo di amarti, perché mai prima mi ero
sentita così legata ad un uomo, nemmeno a Renzo. Il problema è che rischiavo di
perdere Livietta per..
-…per niente- conclude Gaetano con un tono ed una
espressione indecifrabile.
-No, Gaetano, non volevo dire questo- risponde la donna,
agitata per essere stata fraintesa.
-Camilla, tranquilla. Non era in senso negativo. Lo capisco.
Adesso capisco tante cose ed in parte quello che è accaduto è stata colpa mia. La
tua indecisione è dipesa anche da me, dal mio comportamento e dalla mia
inaffidabilità.
-No. La colpa è solo mia. Dovevo avere il coraggio di
aprire gli occhi e di vedere quello che mi rifiutavo di vedere.
-Il tradimento di Renzo?
-Quale tradimento?
-Io…io credevo tu parlassi di quella donna di Roma. Bionda,
alta e magra…più o meno nel 2007, mentre mi vedevo con Sonia.
-Sonia?- chiede Camilla con il sopracciglio sollevato ad
altezza allarmante per Gaetano.
-La…la pm…- precisa l’uomo in
imbarazzo.
-Lo so chi è Sonia, ti stavo prendendo in giro. E comunque
credo tu stia parlando dell’insegnante di danza di Livietta. E no, non sapevo
che mio marito mi stesse tradendo con lei. Lo vengo a sapere solo ora. Di nuovo
ironico, non credi?- commenta con mal celato sarcasmo.
-Mi dispiace, non volevo essere io…
-Non importa, con il senno di poi, ti pare? era solo il
primo tentativo. Una sorta di prova generale prima di passare alle spagnole! E comunque
questo conferma quello che ti stavo dicendo…io non volevo vedere quello che in
realtà era chiaro: il mio matrimonio era finito ed ero già innamorata di un
altro uomo.
Di nuovo quelle parole scatenano un tumulto nel cuore di
Gaetano, che pensa non si abituerà mai a sentire Camilla confessare di amarlo.
-Per4ciò, vicequestore, tornando alla tua domanda penso
di conoscere la risposta. La conosco da una decina d’anni…e il fatto che ora Renzo
abbia fatto quello che ha fatto e io sia di nuovo libera non cambia quello che
provo per te. È vero, senza questo tradimento non avrei mai avuto il coraggio
di ammettere il più grande fallimento della mia vita, ma non cambia quello che
provo per te- ribadisce Camilla, forse per essere sicura che Gaetano la capisca
sul serio.
-Quindi, mi stai dicendo che tu…che noi…- Gaetano
balbetta incredulo per quello che sta accadendo. Il sogno di una vita è lì,
letteralmente a portata di mano e finalmente può afferrarlo.
-Sto dicendo che ti amo, Gaetano. Ti amo da dodici anni,
esattamente da quando mi ami tu e che sono stanca di avere paura della vita per
viverla davvero. Sempre che tu non ti sia stancato di aspettarmi nel frattempo…
Camilla non fa in tempo a finire di parlare, prima di
sentirsi afferrare per la vita e trascinare contro un corpo muscoloso e gentile
allo stesso tempo, accogliente e protettivo, scosso in quel momento da
movimenti ritmici che Camilla riconosce come il frutto di un pianto
liberatorio, trattenuto per anni.
Si stacca quanto basta per osservare il suo Gaetano oltre
la coltre delle lacrime che velano anche i suoi occhi. E per la prima volta
nella sua vita dà retta al suo istinto e affondando le mani nei capelli di
Gaetano lo avvicina a sé in un bacio desiderato e agognato per anni. La testa
leggera, le gambe molli e il cuore che corre al galoppo al punto da volerle
uscire dal petto: non si è mai sentita così felice e completa in tutta la sua
vita e allo stesso tempo tanto sciocca per
aver atteso anni.
-Quindi adesso cosa succede?- chiede Gaetano quando
riemerge dall’abbraccio di Camilla.
La donna scuote la testa divertita: -Beh, per cominciare
direi che ho dieci anni di arretrati da recuperare…
Gaetano sorride davanti all’espressione fintamente
angelica ed innocente di Camilla prima di avvicinarsi di nuovo e riprendere da
dove si erano interrotti poco prima, magari andando anche oltre un semplice
bacio questa volta e benedicendo per la prima volta da giorni la partenza di
Tommy e la casa deserta.
Ma Camilla lo interrompe a pochi centimetri allontanando
il volto da quello dell’uomo quando basta per poter osservare la sua
espressione smarrita prima di concludere la frase: -…e poi, Gaetano, direi che
sarebbe anche ora di diventare la signora Beraradi,
non credi?