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Autore: StormLight94    21/07/2015    2 recensioni
Fanfiction ambientata dopo la 8x24. Se non volete imbattervi in spoiler non leggete!
Amy ha voluto prendersi una pausa per riflettere sulla sua relazione con Sheldon e quest'ultimo è costretto ad accettare la richiesta della fidanzata.
Ma cosa succederebbe se Sheldon scoprisse che Ryan Green, chimico farmaceutico e collega di Amy, ha puntato gli occhi proprio su di lei?
Troverà il modo per riconquistarla?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Amy Farrah Fowler, Nuovo personaggio, Sheldon Cooper, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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sdad
Nessuno ha mai detto che sarebbe stato facile













CAPITOLO CINQUE
Incontri sul pianerottolo e amicizia di Shrodinger



"Sono venuto per incontrarti, dirti che mi dispiace.
Dovevo trovarti per dirti quanto ho bisogno di te"





D
ato che il matrimonio a Las Vegas era stata una cosa improvvisata all'ultimo momento e che nessuno degli amici era presente, sia Leonard che Penny decisero di fare una cerimonia per rendere partecipi tutti quanti. E poi un matrimonio non è un vero matrimonio se non c'è una cerimonia, no?

« Allora, dici che per fine settimana prossima potrebbe andare bene? »
« Direi di sì. Prima la facciamo e prima ci leviamo il pensiero. Tra l'altro, vuoi davvero invitare Barry Kripke? Ma non è quel tuo collega bulletto che ti prende sempre in giro? » chiese Penny perplessa.
« Beh, all'addio al celibato di Howard era presente così come alla cerimonia. E poi è sempre divertente vederlo litigare con Sheldon »
Penny alzò gli occhi al cieli. « Sarà...a proposito del dottor Stramboide, gli hai detto se viene? Sai, vorrei preparare psicologicamente i miei parenti ad affrontare l'amichetto pieno di stranezze di mio marito » disse cerchiando la data sul calendario con un pennarello rosso.
« No, glielo dico più tardi quando andrò di là a vedere Gotham insieme a lui »
La bionda spostò lo sguardo dal calendario al marito ed emise un piccolo sbuffo. « Ancora non capisco perché non guardi qui le serie tv, a casa tua »
« Perché quando non dormi, russando ed impedendomi di sentire i dialoghi, passi tutti e i quaranta minuti a dire quanto sia stupido quello che guardo » affermò facendo il finto offeso.
« Giusto, giusto, mi stavo dimenticando. Però se qualcosa dei nostri piani cambia per colpa sua questa volta mi arrabbio sul serio con te, Leonard Hofstader » disse minacciosa puntandogli un dito contro.
Leonard le diede un bacio a fior di labbra. « Ti prometto che faremo tutto quello che vorrai. A proposito, Amy ti ha detto se viene? »
La bionda sbuffò. « Non mi risponde al cellulare e nemmeno al messaggio che le ho mandato. Vorrei solo sapere cosa le sta passando per la testa e...oh, aspetta mi ha risposto! » esclamò guardando la notifica sul cellulare. Lesse il messaggio e il viso si incupì.
« Che c'è? » chiese il ragazzo allungando il collo per vedere meglio.
« Quello che c'è scritto non ti piacerà »

Dopo più di mezz'ora Leonard tornò nel suo vecchio appartamento trovando subito uno Sheldon irritato che, dal suo posto fisso, lo fissava malamente e tamburellava con le dita sul bracciolo del divano.
« Alla buon ora. Hai trovato un branco di pecore lungo la strada che ti ha impedito il passaggio? » sbottò sarcastico alzandosi e portandosi a pochi passi da lui.
« Dai, sono comunque giusto no? Non sono in ritardo » si difese Leonard dando una veloce occhiata all'orologio.
« Tre minuti prima dell'inizio del nuovo episodio di Gotham, il finale di stagione per giunta. Se fossi arrivato per tempo avrei potuto illustrarti il riassunto di tutti gli episodi precedenti » indicò la lavagna alle sue spalle su cui c'erano scritti numeri, nomi, brevi descrizioni di eventi e numerose frecce che collegavano tutto. Al centro un grosso "JOCKER" era cerchiato di rosso ed era circondato da numerosi punti di domanda.
Con uno sbuffo annoiato Leonard alzò gli occhi al cielo fino a quando sentì un qualcosa di morbido strusciarsi contro le sue gambe costringendolo così a riabbassarlo ai suoi piedi. Si sorprese nel vedere un grazioso gatto siamese fare le fusa e miagolare.
« Sheldon...c'è un gatto qui » disse come se fosse sotto l'effetto delle allucinazioni. Che ci faceva un gatto in casa quando ben sapeva quanto Sheldon odiasse gli animali domestici che, a detta sua, erano solo un veicolo di germi e batteri dotati di zampe e baffi?
« Ah, sì lui è Steve Rogers. Mi chiedo dove siano gli altri » disse guardandosi attorno.
« Steve? Altri? Sheldon quanti gatti ci sono? » esclamò Leonard spostando Steve con un leggero calcio.
« Quello è Bruce Banner, poi ci sono Tony Stark e Thor che sono lì dietro »
Leonard seguì il suo sguardo prima sul divano e poi dietro al bancone della cucina dove i suddetti gatti subito si avvicinarono pensando che avessero qualcosa da mangiare.
« Ci sono anche Loki e Clint Barton da qualche parte. E questa qui è Natasha Romanoff . Tranquillo è sterilizzata. » prese in braccio una gatta nera e rossa e la rivolse verso l'amico con una zampa alzata. « Di' ciao a Leonard »
Il fisico sperimentale aprì e richiuse la bocca un paio di volte, non sapendo bene da dove cominciare se non dalla cosa più ovvia che notò.
« Hai chiamato i gatti come gli Avengers » constatò, infine, con tono calmo. La cosa importante adesso era mostrarsi tranquilli e non dare di matto perché, come aveva visto una volta in un documentario, questo è il modo migliore quando si ha che fare con un pazzo.
« Sì esatto. Ma ne voglio altri per chiamarli Joss Weadon, Kevin Feige e, ovviamente, Stan Lee » disse con un sorriso rimettendo a terra Natasha.
Leonard si sistemò gli occhiali dopo aver dato un'ultima occhiata al salotto e constatando che tutti quei gatti c'erano davvero e che non se li era immaginati.
« Sheldon, prima che chiami l'ospedale psichiatrico, perché hai tutti questi gatti? » disse avvicinandosi lentamente, quasi avesse paura che da un momento all'altro potesse impazzire completamente.
« Perché adesso che non ho più un coinquilino e sono, di conseguenza, solo per la maggior parte del tempo ho pensato che un gatto mi avrebbe tenuto compagnia »
« Uno, non sette! »
« Forse mi sono lasciato prendere la mano » affermò. « Inizialmente non sapevo decidermi come  chiamarlo, troppo indeciso tra Tony e Thor, così ho rimediato a questo dubbio amletico comprandone sette in modo da dare ad ognuno il nome di uno degli Avengers » fece schioccare la lingua contro il palato. « Tu hai solo le action figure io invece ho un'intera squadra di Vendicatori felini. Ah-ah » lo schernì come se questo fosse un motivo di vanto.
Leonard ignorò completamente tutto quello che aveva detto sulla scelta dei nomi dato che in quel momento era del tutto superfluo. « Sheldon capisci che stai cercando di colmare il vuoto lasciato da Amy rimpiazzandolo con dei gatti? Il motivo per cui ti senti solo non sono io che mi sono trasferito da Penny, ma la tua rottura con Amy. Ti devo forse ricordare cosa accadde l'ultima volta? »
Sheldon mostrò un'espressione impassibile. « Ricordo perfettamente cosa accadde e ricordo anche i venticinque gatti stipati in camera mia, così come ricordo l'arrivo di mia madre e la sua insistenza a sbarazzarmi dei gatti a causa dell'odore, a detta sua, decisamente troppo pungente ed insopportabile. Ma questa volta è diverso, Leonard. Non sto usando questi felini per rimpiazzare Amy »
« Ah no? » disse l'ex-coinquilino incrociando le braccia e lasciando trapelare attraverso il tono di voce e lo sguardo tutto il suo scetticismo.
« No, perché come ben saprai, anzi no non lo sai perché non te l'ho ancora detto, sono riuscito a superare questa rottura con Amy e adesso che non sono più impegnato in una relazione e non ho più alcun motivo ad assolvere le mie incombenze da fidanzato, posso finalmente tornare a concentrarmi sulle mie ricerche senza alcun tipo distrazione. Insieme ai miei gatti » concluse con un piccolo sorriso di trionfo sedendosi poi alla scrivania e dandogli le spalle.
Leonard osservò la sua schiena sapendo bene che non era assolutamente vero quello che stava dicendo. Lo conosceva troppo bene e ormai era in grado di capire quello che pensava, così come era in grado di interpretare quei suoi sorrisetti e quelle battutine sarcastiche solo come un modo per non far capire agli altri quello che davvero stava provando e pensando in quel momento.
Anche se davvero era riuscito a superare la rottura con Amy come sosteneva, non sarebbe mai riuscito a concentrarsi sulla scienza perché la mente sarebbe stata troppo occupata dalla ex fidanzata, dai rimorsi, dalla nostalgia e dai sensi di colpa.
« Quindi Amy non ti manca neanche un po'? »  
Sheldon fermò le dita che freneticamente premevano i tasti della tastiera per rizzare la schiena e voltarsi lentamente verso l'amico. Uno strano sorriso accondiscendente gli dipingeva le labbra.
« Mio caro Leonard se pensi che, dopo tutto questo tempo, io senta la mancanza della mia ex-fidanzata, dell'unica donna con cui abbia mai avuto una relazione romantica e dell'unica persona al mondo con cui abbia avuto dell'intimità, sei davvero un povero idiota che non mi conosce affatto, nonostante i dieci anni passati insieme »
« Un povero idiota? » disse alzando un sopracciglio.
« Un povero idiota, esatto » ripeté. « Non capisco perché continui a sottolineare questa cosa, Leonard. Io sto benissimo. Non sento affatto, in alcun modo, la mancanza di Amy. Ci siamo conosciuti, abbiamo passato del tempo insieme e basta, ora è finita ed è tempo di andare avanti e di—» bastò dare una veloce occhiata allo schermo per bloccarsi e lasciare che quel sorrisetto che mostrava tutta la sua sicurezza e la sua convinzione abbandonasse lentamente le sue labbra. Si era dimenticato di avere ancora la foto di Amy come salvaschermo. Bastò rivedere una sua vecchia fotografia per sentire immediatamente una dolorosa morsa allo stomaco dovuta alla nostalgia. Sorrideva lì, ma incredibilmente non si ricordava il perché. Non ricordava nemmeno quando fosse stata fatta. Voleva vedere di nuovo quel sorriso, voleva vederla felice, voleva vederla accanto a sé.
Leonard si avvicinò fino a mettersi in parte a lui. Lo sentì parlare con tono flebile.
« Ma certo che mi manca. Mi manca tantissimo. Non mi sono mai sentito così solo in tutta la mia vita » un gatto rosso, quello di nome Tony Stark, iniziò a strusciarsi contro la sua gamba per attirare l'attenzione. Sheldon non ci fece nemmeno caso. « E sono ben consapevole che questi gatti non riusciranno mai a sostituire Amy, nemmeno se ne avessi cento. Nessuno riuscirà mai a sostituirla »
Leonard sospirò ed addolcì il tono. « Perché continui con questa farsa, Sheldon? Perché non dici apertamente che Amy non solo ti manca, ma che non sei nemmeno più arrabbiato e che vuoi tornare con lei? Fingere che non ti importi nulla non ti aiuterà ad alleviare il dolore che stai provando in questo momento »
Ma tenere tutto dentro sarebbe stato più facile da sopportare. Non voleva essere compatito, non voleva che la gente si impietosisse per lui, non voleva stupide parole e frasi fatte solo per farlo sentire meglio. Ma doveva ammettere che rivelarlo a Leonard, anche se si trattava solo di una microscopica parte dei suoi sentimenti, era già un sollievo.
« Che cosa posso fare, Leonard? Amy vuole stare con Ryan non con me. E non posso di certo biasimarla per questo. Non dopo quello che le ho detto »
« Le hai parlato dopo quello che è successo in università? »
« No...non ne ho avuto l'occasione » mormorò. Il fatto è che più volte aveva preso il cellulare per chiamarla, ma poi mille dubbi avevano iniziato ad attanagliarlo. Gli avrebbe risposto? L'avrebbe ascoltato? Si sarebbe arrabbiata di più? O sarebbe stata felice di sentirlo di nuovo? E, cosa più importante, cosa le avrebbe detto? Avrebbe trovato delle scuse sufficienti per farsi perdonare? Gli avrebbe creduto?
E se...Ryan avesse risposto al suo posto?
Tutte queste domande lo avevano fatto desistere continuamente dal comporre il suo numero e parlarle e più il tempo passava più si sentiva in colpa. Amy lo aveva ferito baciando Ryan e lui l'aveva ferita ancora di più dicendo che non l'aveva mai ritenuta importante.
Leonard si sedette sul divano ed appoggiò le braccia sulle ginocchia.
« Amy non ha mai baciato Ryan, è stato lui ad iniziare. »
Sheldon spalancò gli occhi e si girò lentamente.
« Tu come...»
« Me lo ha detto Penny. È andata da Amy e quest'ultima le ha raccontato tutto »
« Quindi questo cosa significa? » chiese titubante Sheldon non capendo bene come stessero le cose a questo punto.
Leonard alzò leggermente il labbro in un mezzo sorriso. « Significa che non ha mai voluto baciarlo né ha mai mostrato dell'interesse verso di lui. Anche se tu sei convinto del contrario »
« Ne...sei sicuro? »
L'amico annuì e Sheldon tornò di fronte al portatile, con lo sguardo fisso verso lo schermo e con la foto della ragazza ancora lì.

Questo cambiava le cose. Se Amy non aveva mai baciato Ryan allora l'opinione che si era fatta su di loro era del tutto errata.
Ora capiva perché Amy voleva a tutti i costi parlargli, implorandolo di fermarsi e di ascoltarla. Era questo che voleva dirgli. Voleva dirgli che non era Ryan ad interessarle e che non aveva nessuna intenzione di lasciarlo per lui.
Ma dicendo che ora dell'ex fidanzata non gli importava più nulla e che poteva fare quello che voleva che tanto non gli interessava, aveva dato l'impressione ad Amy che davvero ormai di lei non gli importava più nulla e che poteva fare quello che voleva perché non gli interessava minimamente, portandola così ad avvicinarsi a Ryan.
Il viso si incupì.
Forse se le avesse dato l'opportunità di spiegarsi tutto questo non sarebbe successo. Forse sarebbero riusciti a sistemare le cose e a tornare insieme come prima.
 « Sheldon...» la voce divenne roca « Amy non ha mai voluto stare con Ryan e non ha mai pensato di lasciarti per lui »
Restarono in silenzio per parecchi minuti. Si era sbagliato con Amy e l'aveva volontariamente allontanata da sé. Non sapeva più nemmeno a cosa pensare.
« Voglio solo dirti che a volte le persone sbagliano. Io ho baciato una ragazza quando ero in spedizione nel mare del Nord e Penny mi ha perdonato. Forse puoi farlo anche tu »
Ma lui non era più arrabbiato con Amy. Incolpava soltanto se stesso per tutto quanto, a partire da quando aveva fatto quella battuta mentre si baciavano.
Doveva trovare un modo per rimettere le cose a posto, per farsi perdonare da lei. Era tutto nelle sue mani ora.
« C'è un'altra cosa che devo dirti »
Sheldon lo guardò stancamente. « Cosa? »
« Settimana prossima ci sarà una cerimonia per il nostro matrimonio. Ci saranno tutti »
Gli occhi del fisico brillarono. Se ci fosse stata anche Amy avrebbe sfruttato quell'occasione per sistemare tutto. Era la sua ultima opportunità. Come avrebbe fatto era ancora un mistero. Ci avrebbe pensato successivamente.
« Va bene » disse semplicemente.
« Però so quanto non sopporti questo genere di cose quindi se vuoi puoi anche fare a meno di venire »
Sheldon corrugò la fronte. « Perché mai non dovrei venire? Sono il tuo migliore amico e so che questo è un evento importante per te. Anche se, conoscendoti, avrai lasciato tutto nelle mani di Penny e già prevedo un mezzo disastro »
« Perché...» prese un respiro « Perché ci sarà anche Ryan »
Sheldon schiuse la bocca, incredulo. Ma che stava dicendo?
« Hai invitato il mio mortale nemico?! » gridò.
« Ho dovuto invitarlo altrimenti Amy non veniva » e questo bastò per farlo zittire all'istante. « Quindi se non vuoi venire io lo capisco e va bene anche così »
« No, verrò lo stesso »
« Sei sicuro? »
« Certo. Non mi farò intimidire da quel chimico da strapazzo »
Leonard annuì, da una parte sollevato, dall'altra preoccupato. « Okay...»
« E comunque tu, dato che hai invitato il mio mortale nemico e non so più bene come considerarti, finisci di nuovo nello stato che ho ribattezzato già una volta con il termine di "amicizia di Shrodinger", ovvero in cui sei contemporaneamente sia mio amico che mio nemico »
« Oh, Signore...tutto, ma non l'amicizia di Shrodinger »
« Preferisci il principio di Indeterminazione di Heisenberg? »
« In questo momento preferisco solo non essere mai venuto qui » sbottò esasperato.
« Allora aiutami con Amy e il tuo stato di amico-nemico verrà immediatamente revocato. E ora sbrigati che Gotham è già iniziato »
Leonard rimase fermo a fissarlo. Aiutarlo con Amy? E come avrebbe fatto?

~°~

Dopo aver bevuto un sorso di vino rosso Penny appoggiò il bicchiere sul tavolino e guardò le due amiche sedute sul divano. Né lei e né Bernadette avevano detto poi molto quella sera e Emily, stanca di tutto quel silenzio, si ravvivò i capelli rossi e lanciò un'occhiata torva alle due bionde.
« A saperlo che sarebbe stato così noioso sarei rimasta a casa a guardarmi Saw L'Enigmista. Almeno avrei riso un po' » disse piuttosto schiettamente guadagnandosi un'occhiataccia dalla padrona di casa. Penny si trattenne dal dirle che poteva benissimo tornarsene a casa visto che sarebbe stato solo un bene per tutti, ma era una persona educata e non lo avrebbe mai detto. Oltretutto Emily era la ragazza di un suo caro amico e doveva sforzarsi di andare d'accordo.
« Hai ragione, scusa, è che stavo pensando ad Amy » sfregò le mani sul tessuto dei pantaloni.
« Già anche io. Sono giorni che non la vedo e quando la chiamo inventa sempre una scusa per liquidarmi in fretta » intervenne la microbiologa.
Emily aggrottò la fronte perplessa. « Per quale motivo? È successo qualcosa? »
Penny sgranò gli occhi. « Non sai niente? »
La dermatologa si limitò ad una alzata di spalle. « In genere quando sto con Raj lui cerca solo di capire se nell'armadio tengo davvero i resti dei miei ex fidanzati » bevve un sorso della sua bibita. « E per la cronaca tengo solo i vestiti. Mi piace troppo prenderlo in giro. Quando si spaventa è adorabile » sorrise immaginando il suo faccino spaventato. Bernadette sorrise forzatamente a sua volta.
« Semplicemente è iniziato con Amy che si è presa una pausa da Sheldon...»
« Questo lo so, la famosa pausa di riflessione » la interruppe.
«...e abbiamo scoperto che adesso ha un mezzo interesse per un certo Ryan Green. Inoltre Leonard mi ha detto che Sheldon li ha visti baciarsi e ha deciso immediatamente di lasciarla. E da quel momento non si sono più visti né parlati praticamente »
La rossa arricciò le labbra. « Peccato erano una bella coppia anche se un po' strani. Mi ricordano molto Jack e Sally di Nightmare Before Christmas in cui lei cerca in tutti i modi di ottenere delle attenzione da Jack. Certo, Sally poteva ricucirsi le braccia da sola e Jack era uno scheletro con tanto di giacca e cravatta, ma per il resto sono identici! » ridacchiò, ma il suo paragone non divertì allo stesso modo le due ragazze.
« Sheldon è sempre il solito che agisce di impulso. Non ha neanche provato a farsi dare una spiegazione da Amy! » sbottò Penny tracannando un generoso sorso di vino.
« Perché tieni la parte ad Amy? Sheldon ha agito nel modo giusto lasciandola dopo averli colti in fragrante. Se fosse successo a me con Raj trovereste davvero dei suoi resti nel mio armadio » disse seria Emily.
« Anche io ho scoperto che Leonard aveva baciato un'altra ragazza e, pensa un po', proprio quando eravamo in viaggio per sposarci. Inizialmente mi sono arrabbiata, ma poi mi sono detta che non mi interessava nulla cosa aveva fatto perché Leonard stava per sposare me e non quell'altra » accavallò una gamba sull'altra e la guardò intensamente, fiera del suo comportamento dopo quella notizia. La vecchia Penny avrebbe dato di matto, ma quella nuova, ovvero quella più matura e responsabile, aveva agito nel migliore dei modi affermando al suo promesso sposo che lo avrebbe sposato comunque.
Emily si passò un dito sotto il mento e batté gli occhi un paio di volte, come se cercasse di capire quello che lei aveva appena detto.
« Esatto, Leonard ha fatto una sciocchezza da ubriaco e si è pentito immediatamente. Inoltre, come hai detto tu, ha sempre voluto stare con te e sposarti. Amy era ben consapevole di quello che faceva, non si trovava a centinaia di chilometri di distanza da sola e cosa più importante ha voluto prendersi una pausa da Sheldon probabilmente per Ryan. Non sappiamo nemmeno se provi effettivamente qualcosa per lui o no. Perciò il paragone che hai fatto poco prima con te è del tutto insensato »
Penny rimase un attimo spiazzata dal ragionamento della dermatologa. Era evidente che, essendo l'ultima del gruppo, non era a conoscenza di certi dettagli. Appoggiò entrambi i piedi a terra e le puntò un dito contro.
« Ehi, tu non conosci Amy come la conosco io, okay? Io so, anzi ne sono più che certa, che Amy non ha mai avuto intenzione di stare con Ryan perché l'unico che vuole, mi correggo, l'unico che ama è Sheldon. Inoltre giorni fa sono stata da lei e mi ha detto piangendo che non voleva ricambiare il bacio e che per colpa di Ryan Sheldon l'aveva lasciata. Perciò qui quella che dice cose insensate sei tu non io, chiaro? »
Emily sostenne il suo sguardo per qualche secondo poi sospirò ed alzò entrambe le mani in segno di resa.« D'accordo se lo dici tu...» era inutile mettersi a litigare con lei. Raj l'aveva avvertita che era testarda e che era difficile farle cambiare idea. Nonostante questo non capiva come si potesse rimanere dalla parte di Amy, arrivando addirittura ad incolpare Sheldon!
Calò di nuovo il silenzio e Bernadette, per paura che le due ragazze iniziassero a litigare sul serio propose qualcosa.
« Che ne dite se andiamo fuori invece di starcene qui? Conosco un bel posto dove andare se volete » il bel sorriso della microbiologa convinse entrambe ad accettare. Un po' di svago non avrebbe certo fatto male.
Andarono al locale del centro scelto da Bernadette e l'atmosfera mondana che si respirava fece diventare Penny malinconica ricordando i tempi del liceo e i tre anni prima di conoscere Leonard e Sheldon.
« È da una vita che non entro più in un posto simile » disse alzando la voce per sovrastare la musica. « Leonard odia questi posti »
« Andiamo a prendere da bere. Voglio qualcosa di superalcolico! Tanto non sono io che guido » squittì entusiasta Bernadette adocchiando un cocktail nelle mani di una ragazza seduta ad un tavolo vicino.
« Lo avete fatto a posta a far guidare me, vero? » disse Penny guardando male l'amica che conosceva da più tempo. Bernadette appoggiò un mano sul suo braccio. « Puoi prendere solo una birra piccola, okay? »
La bionda alzò gli occhi al cielo.
« Ehi, ma...quella non è Amy? » chiese Emily dopo aver dato una leggera gomitata a Penny.
« Ma figurati, Amy non vorrebbe mai in un posto del ge—oh, porca paletta è lei! » esclamò quando la riconobbe seduta a diversi tavoli di distanza. C'era poca luce e numerose persone le passavano davanti, ma quella era senza dubbio la sua amica.
Bernadette si alzò sulle punte per vedere meglio. « Ma che ci fa qui da sola? »
« Non è sola » entrambe le ragazze si girarono verso Emily che con la testa aveva fatto un breve cenno verso il bancone.
Ryan portò due bicchieri colmi di un liquido colorato al tavolino ed Amy gli sorrise.
« Che vi avevo detto? » disse Emily e Penny schiuse la bocca incredula.
« Ma allora sta davvero con Ryan! Mi ha mentito! »
« Che cosa facciamo? »
« So io cosa fare...» la rappresentante farmaceutica si sistemò la borsa sulla spalla e raggiunse il tavolino occupato da Amy e Ryan facendosi spazio tra la folla poco elegantemente.
« Ciao ragazzi come state? Ma che coincidenza incontrarvi qui. Io sono Penny piacere » disse con un sorriso finto tendendo la mano verso il ragazzo il quale la strinse con piacere.
Amy guardò con gli occhi spalancati le tre amiche che già avevano preso una sedia e si erano sistemato a loro stesso tavolo.
Ryan cercò di mostrarsi contento, ma fece fatica a mascherare la sua espressione delusa ed infastidita per l'interruzione.
« Allora, cosa mi raccontate? » chiese guardando prima uno poi l'altra.
« Siamo usciti per festeggiare il successo della nostra ricerca. Anche noi riceveremo un premio non soltanto Leonard e Sheldon » spiegò Amy con un piccolo sorriso.
« Wow, caspita che bravi! Scommetto che avrete passato un sacco di tempo insieme in laboratorio da soli perché si sa, in questo genere di cose bisogna dedicare molto tempo ed energie per ottenere i risultati che si vogliono. Sheldon sapeva che lavoravate insieme e che vi vedevate ogni giorno? »
Amy e Ryan si scambiarono una veloce occhiata poi il chimico si schiarì la voce. « Credo che andrò a prendere qualcosa da mangiare » disse un po' teso.
Dopo essersi allontanato Amy la guardò male.
« Che cosa stai facendo? »
« Tu che cosa stati facendo! Amy perché sei qui con Ryan? »
« Te l'ho spiegato prima il motivo! Stiamo festeggiando—»
« Non ci credo » la interruppe. « Non siete qui solo per la ricerca, c'è dell'altro sotto »
Amy incrociò le braccia e spostò lo sguardo sulle persone appoggiate al bancone tra le quali c'era anche il chimico.
« Mi avevi detto che non volevi stare con lui, che volevi tornare con Sheldon e che ti sentivi in colpa per quanto accaduto. Stavi piangendo quando me lo hai detto e adesso ti vedo fuori con Ryan?! » alzò la voce. « E poi perché lo vuoi a tutti i costi al ricevimento? »
« Io e Sheldon non stiamo più insieme ergo posso uscire con chi voglio » disse freddamente. « E se Ryan viene al ricevimento almeno avrò qualcuno con cui parlare che non mi giudica continuamente » sbottò guardandola con sfida. Voleva anche dire che così anche se ci fosse stato Sheldon avrebbe avuto qualcuno con cui distrarsi per quella sera, senza dover continuamente pensare all'ex-fidanzato e a farsi prendere dalla malinconia e dalla tristezza.
« Non ho nessuna intenzione di invitarlo, Amy »
« Allora io non verrò »
Penny si tormentò il labbro con i denti. Le avrebbe detto tranquillamente che poteva anche fare a meno di venire a questo punto, ma Leonard le aveva detto che Sheldon sarebbe venuto al ricevimento solo ed esclusivamente per Amy. Se non ci fosse stata c'era un'alta probabilità che nemmeno lui si sarebbe presentato e non avere due dei suoi amici più importanti alla cerimonia del suo matrimonio sarebbe stato davvero triste. E lei voleva che quel giorno fosse felice e sereno per tutti.
Penny si rilassò sulla sedia. « Sheldon sta soffrendo adesso. E anche tu. Gettarsi subito in un'altra relazione non ti aiuterà » disse abbassando il tono.
« Oh no, ti assicuro che Sheldon non sta soffrendo, credimi » disse Amy con un sorriso ironico rigirando il bicchiere tra le mani.
Loro non sapevano quello che lei aveva sentito uscire dalla sua bocca in università.
« Aspetta, cosa intendi dire che non sta soffrendo? Amy, ti ha visto mentre baciavi un altro come fai a dire che non sta soffrendo? Lo sai che sono giorni che non esce di casa? Non gioca a paintball nei week end, non vuole fare maratona di film, non partecipa più alle serate videogiochi. Non è nemmeno andato a vedere il nuovo film degli Avengers insieme agli altri! »
Amy scrollò le spalle. « Non mi interessa » immediatamente serrò la mascella e strinse le labbra in una linea dura. Voleva dare l'aria di essere indifferente, ma quelle parole la lasciarono parecchio turbata. Sheldon non amava uscire di casa questo lo sapevano tutti, ma c'erano cose a cui comunque non rinunciava come ad esempio uscire per andare al lavoro, in fumetteria o al cinema a vedere un film atteso a lungo ( e sapeva quanto impazientemente attendesse il sequel di The Avengers dal tanto le aveva tormentato l'anima nei mesi prima dell'uscita). E se come dice Penny non era nemmeno andato a vedere un film che aspettava da anni o che non partecipava alle serate videogiochi, allora forse si era sbagliata su quello che lui doveva provare per lei.
Ma allora perché non glielo diceva? Perché non le chiedeva scusa, non la chiamava e non le diceva quanto in realtà gli mancasse?
« Non ti interessa? Davvero? » Penny corrugò la fronte e si fissarono per parecchi secondi prima che Amy iniziasse a giocherellare con la sua collana e ad abbassare lo sguardo sul drink che ancora non aveva toccato.
Ryan tornò e Penny si alzò di scatto. « Andiamocene » ordinò e le altre due ragazze obbedirono senza dire una parola.
« Non ti stai nemmeno accorgendo di rimanere da sola comportandoti in questo modo » disse Penny a bassa voce in modo che sentisse solo la diretta interessata la quale rimase impassibile alle sue parole.
Dopo aver guardato male Ryan se ne andò seguita dalle due amiche.
« È successo qualcosa? » domandò il chimico dopo aver visto l'occhiataccia che la bionda riservò prima a lui poi alla neurobiologa.
« Niente, lascia perdere »

Dopo un paio di ore decisero di alzarsi ed avviarsi verso casa. L'indomani avrebbero dovuto parlare davanti a degli scienziati provenienti da altre università ed Amy voleva riposarsi a sufficienza per riuscire a tenere il discorso in modo eccellente. Aveva le guance leggermente rosse per l'alcol.
« Ti sei divertita? » chiese premurosamente Ryan allacciandosi il cappotto. Voleva accarezzarle la schiena, ma non lo fece.
« Sì, grazie per questa serata. Ne avevo bisogno »
« Non vorrei essere troppo invadente, ma oggi ti ho vista parecchio giù e, insomma, pensavo che uscire e far qualcosa di diverso ti avrebbe fatto stare meglio » disse timidamente allontanando lo sguardo dal suo.
Amy sorrise, ma poco alla volta il sorriso si spense e gli occhi si inumidirono.
Ryan preoccupato le poggiò una mano sulla spalla.
« Ehi, va tutto bene? »
Amy annuì con la testa più volte e tirò su con il naso. « Sì, sì »
Il chimico abbassò la voce diventando serio. « Sei sicura? »
Amy indugiò qualche secondo prima di parlare. Con qualcuno doveva pur sfogarsi e lui era l'unico che l'avrebbe ascoltata ora come ora. « Sheldon mi ha lasciata dopo che ci siamo visti in laboratorio...» Ryan fece cenno di sì con la testa, già a conoscenza di questo particolare. « Io pensavo stesse soffrendo come sto soffrendo io e invece...» si bloccò. Ancora non credeva a quello che aveva sentito.
« E invece? »
« E invece non gli interessa affatto! L'ho sentito mentre diceva che adesso che non stiamo più insieme la sua vita è migliorata, che tutto sta andando per il verso giusto! » scoppiò a piangere e Ryan istintivamente l'abbracciò. « È da ieri che penso a quello che ha detto » disse dopo essersi calmata.
Il ragazzo si limitò a tenerla stretta a sé come se fosse stata una bambina che aveva bisogno di conforto dal genitore.
« Mi dispiace. Se ha detto quelle cose è perché non ti merita. Nessuno direbbe mai una cosa del genere dopo essere stati insieme per cinque anni »
« Nonostante mi abbia ferita in questo modo non riesco a smettere di amarlo » mormorò contro il suo petto. Ryan sorrise appena da sopra la sua testa. Le cose non potevano andare meglio di così.
« Andrà tutto bene vedrai » la allontanò quel tanto che bastava per guardarla negli occhi. Dopo averle sfiorato il mento con il pollice passò un braccio attorno alle sue spalle. « Vieni ti accompagno a casa »
« No, grazie. Prenderò un taxi »
« Oh...come vuoi » sussurrò deluso.
« È che...voglio stare da sola adesso »
« Certo, capisco » lentamente avvicinò il viso al suo. Poteva sfruttare quest'occasione, si disse. Amy però girò la testa di lato così che Ryan appoggiasse le labbra sulla guancia calda. Non se la sentiva ancora di legarsi sentimentalmente a qualcuno. Forse non era nemmeno sua intenzione farlo.
Era così confusa in quei giorni che non sapeva nemmeno dire come si sentisse o cosa volesse fare.
« Buonanotte allora » disse Ryan infine un po' in imbarazzo.
« Buonanotte anche a te »
Guardò la schiena del ragazzo mentre si allontanava e dopo un lungo sospiro alzò un braccio per chiamare un taxi. Tirò fuori il cellulare per vedere chi la stesse chiamando e quando vide il nome del suo ex fidanzato avvertì una morsa allo stomaco. Da una parte ebbe l'impulso di rispondere solo per sentire di nuovo la sua voce e parlare normalmente come avevano sempre fatto, ma dall'altra la paura che la stesse chiamando solo per qualche sciocchezza la convinsero a riporre il cellulare nella borsa e lasciare che continuasse a suonare.



Dopo aver sentito partire la segreteria telefonica per l'ennesima volta, Sheldon si arrese e ripose il cellulare sulla scrivania. Alla fine si era convinto ed aveva provato a rintracciarla, ma lei aveva voluto ignorarlo. Constatò che nemmeno presentarsi a casa sua sarebbe stata una buona idea. Sicuramente non gli avrebbe aperto e si sarebbe perciò fatto un viaggio in autobus per niente e lui non voleva usufruire di quell'automezzo infernale se non fosse stato sicuro al cento per cento che sarebbe servito a qualcosa.
Ma d'altronde come biasimarla? Aveva detto delle cose cattive, cose che non pensava sul serio e che l'avevano profondamente ferita. Doveva solo far zittire Wolowitz che con la sua insistenza lo aveva letteralmente sfinito al punto di sbottare con un: "di lei ora non mi interessa più nulla" il quale doveva servire solo a farlo desistere dal continuare a spingerlo verso Amy. Il destino invece aveva voluto che Amy passasse proprio in quel momento e sentisse ogni cosa.
In questo momento si odiava.
L'aveva lasciata pensando che non volesse più stare con lui perché aveva trovato Ryan. Non voleva più parlarle perché il dolore che provava era troppo intenso e rivederla avrebbe soltanto aumentato quell'orribile sensazione di essere stato tradito ed abbandonato. Non le aveva dato l'opportunità di spiegarsi così che non venne a sapere quello che in realtà Amy voleva, quello che veramente era successo.
E ora la neurobiologa era convinta di aver fatto bene a lasciarlo perché come aveva detto lui soltanto il giorno prima di Amy non gli era mai importato nulla.
Prese tra le mani il Gollum appoggiato accanto al computer e iniziò a rigirarlo come se fosse stato un esaminatore che osservava minuziosamente anche il più piccolo ed insignificante dettaglio di un oggetto raro e prezioso.
Che cosa avrebbe potuto fare adesso se non restare a guardare? Avrebbe visto la donna che amava accanto a qualcuno che non sarebbe stato lui.
Aveva anche provato a dedicarsi esclusivamente al suo lavoro, ritornare ad una condizione in cui niente e nessuno poteva distrarlo dal raggiungimento del suo obiettivo. Ovvero come quando era solo, dove la sua vita era monotona e senza nessun cambiamento. Esattamente come l'aveva sempre pianificata.
Ma non ci riusciva perché i suoi pensieri erano sempre rivolti ad Amy, a lei soltanto.
Dato che era venerdì e venerdì è il giorno in cui esce Batman afferrò la sua tracolla beige e uscì per raggiungere il nuovo negozio di fumetti di Stuart.
Ora che ci pensava era la prima volta da giorni che usciva per qualcosa che non fosse il recarsi in università. Non voleva andare da nessuna parte,  a malapena sopportava di vedere i suoi amici, aveva perfino bidonato l'uscita per The Avengers: Age of Ultron appena uscito perché non aveva nessuna voglia di andarci. Lui, che amava ogni singolo film della Marvel -tranne Lanterna Verde, quello aveva fatto pietà- e che aspettava con impazienza l'uscita da mesi.
Di sicuro era la prima volta che si sentiva così ed era una sensazione davvero tremenda.
Per fortuna Stuart aveva aperto in una zona vicino a casa sua così poteva andarci a piedi tutte le volte che voleva.
Il negozio era popolato da ragazzini che se ne stavano davanti alla parete contenente le novità che sfogliavano e discutevano tra di loro, da trentenni seduti ad un grande tavolo a giocare a quello che sembrava una nuova versione di Dungeons and Dragons e da ben due ragazze che fissavano i propri amici o fidanzati a braccia conserte alzando di tanto in tanto gli occhi al cielo per l'esasperazione.
« Ciao Sheldon, posso aiutarti? » chiese Stuart gentilmente appena si accorse del fisico.
« Oggi è uscito Batman come ben saprai. Quindi gradirei che tirassi fuori il mio numero il più in fretta possibile e senza farmi perdere tempo con gli obblighi sociali imposti ai negozianti per intrattenere la clientela e senza cercare di vendermi a tutti i costi qualcosa di superfluo »
Stuart, che capì sì e no metà di quello che aveva detto, si limitò a fissarlo con espressione spaesata. In genere c'era Leonard ad aiutarlo, ma questa volta doveva fare tutto per conto proprio.
« Nervosetto oggi, eh? Aspetta che vado a vedere nel retro » disse appoggiando sul bancone gli oggetti nuovi da collezione che stava sistemando.
Sheldon iniziò a tamburellare con le dita il vetro posto su tutto il bancone e da cui si potevano vedere all'interno oggetti e fumetti piuttosto rari e costosi. Si guardava attorno e storceva il naso di fronte a tutto quel baccano causato dalle esclamazioni sia dei ragazzini sia dei trentenni.
Almeno prima non c'era nessuno e si stava in pace.
Mentre perlustrava il negozio notò di fronte a sé, proprio vicino al ripiano con i vecchi albi, un ragazzo e una ragazza discutere. Lui teneva in mano un numero di Flash e cercava come di scusarsi mentre lei era piuttosto arrabbiata a giudicare da come si muoveva nervosamente sul posto e dagli sbuffi che lanciava fin troppo spesso per i suoi gusti. Sembrava ce l'avesse con lui per qualcosa che aveva detto riguardo a Flash, ma non ne era sicuro. Non era molto bravo a decifrare le emozioni umane e quindi forse semplicemente sembrava irritata e nervosa perché doveva andare in bagno.
Eppure quella scena era molto familiare. Invece di girarsi e lasciar perdere si ritrovò inspiegabilmente a fissarli con attenzione stando ben attento a non perdersi nemmeno una sillaba.
« Non capisco perché tu sia arrabbiata, Samantha » disse il ragazzo biondo con gli occhiali guardandola sinceramente confuso.
Samantha sbuffò. « Perché pensavo che mi avresti portata in un posto carino stasera! Nathan, ormai stiamo insieme da due anni e pensavo che fosse scontato che stasera avrei voluto andare in un ristorante invece che in fumetteria! »
« Domani ti porto fuori a cena, te l'ho promesso. Stasera sono uscito troppo tardi dal lavoro e il ristorante in cui volevo andare non aveva posti liberi. E poi oggi usciva Flash versione speciale non potevo perdermelo » disse con un sorriso. Samantha chiuse gli occhi un paio di secondi, poi li riaprì e lo fissò intensamente. Abbassò la voce, ma Sheldon riuscì a sentirla ugualmente.
« A volte ho come la sensazione che tu preferisca passare del tempo con i tuoi amici che stare con me e che...» si morse il labbro. «...e che ami più questi personaggi di fantasia di me » ammise.
« No, no, non è assolutamente vero » appoggiò il fumetto sul ripiano e le afferrò entrambe le mani. « Io ti amo Samantha, sei tutto per me. Sei la persona più importante che ho al mondo e niente e nessuno potrà mai sostituirti »
La ragazza abbozzò un piccolo sorriso. « Dici davvero? »
« Ma certo! Anzi sai cosa facciamo? Ti porto in un bel posto dove mangiare, okay? Chi se ne frega di Flash »
« Va bene » annuì e Nathan le passò un braccio attorno alle spalle, portandola verso l'uscita.
Sheldon li seguì con lo sguardo fino a quando non fu più in grado di vederli. L'ultima immagine fu Nathan sorridere rivolto a Samantha mentre passavano davanti alla vetrina.
Mentre aspettava Stuart ripensava continuamente alla scena appena vista con quei due ragazzi. Samantha era arrabbiata perché Nathan voleva stare in fumetteria a leggere Flash invece di prestare attenzione alla sua ragazza, un po' come lui che voleva vedere la serie tv omonima insieme ad Amy durante il loro quinto anniversario. La neurobiologa però si era arrabbiata davvero molto, arrivando a non parlargli per giorni, mentre Samantha no. Perché?
Sospirò. Perché Nathan aveva detto di amarla, che era importante per lui e aveva abbandonato i suoi piani per la serata per far felice la ragazza, cosa che lui con Amy non aveva fatto. E tutto questo l'aveva portata ad andare da Ryan, uno che non si sarebbe fatto distrarre da personaggi di fantasia, ma che avrebbe dedicato tutta la sua attenzione solo ed esclusivamente ad Amy.
« Ehi...ehi Sheldon, ci sei? » Stuart stava sventolando la mano davanti alla sua faccia per attirare l' attenzione.
Come se si fosse appena risvegliato Sheldon lo guardò appena. « Mmh? Hai trovato il numero che mi serviva? »
« Sì, eccolo » disse iniziando già a battere lo scontrino. Sheldon lo prese, ma non guardò nemmeno la copertina.
« A cosa stavi pensando? » chiese Stuart curioso.
« Niente » si affrettò a rispondere.
Stuart sapeva che qualcosa non andava bene. Aveva origliato qualcosa da Howard e Bernadette sul fatto che Sheldon ed Amy non stavano più insieme.
Sheldon stava per andarsene quando Stuart lo fermò. « Amy è venuta qui un paio di settimane fa »
Il fisico si girò lentamente con la fronte aggrottata. Strano, Amy non veniva mai da sola in fumetteria, non c'era nulla che potesse catturare il suo interesse all'interno di quel negozio.
« E cosa ci è venuta a fare? »
Stuart si abbassò per cercare qualcosa messo nella parte bassa del ripiano dietro al bancone e quando si tirò su appoggiò l'action figure di Jocker di fronte a lui.
« Voleva prendere questo, ma all'ultimo secondo ci ha ripensato e l'ha lasciato qui »
Sheldon si avvicinò per osservare meglio l'oggetto. Si ricordò quando fece vedere ad Amy la lista dei desideri di Amazon e si era soffermato a lungo su questa action figure, affermando che l'avrebbe acquistata alla prima occasione.
« C'era qualcosa di speciale? » continuò il ragazzo dietro al bancone aspettandosi una risposta da Sheldon che però non arrivò.
Di speciale c'era il loro anniversario ed è evidente che Amy voleva fargli un regalo, ma all'ultimo momento, chissà per quale motivo, ci aveva ripensato. Si chiese il perché di quel cambio di idea.  Forse sapeva che lui odiava i regali e che avevano più volte ribadito che lo scambio di doni durante ricorrenze e festività era superfluo. Oppure sapeva che avrebbe solo fatto un gesto carino che non sarebbe mai stato ricambiato.
Inaspettatamente tirò fuori il portafogli ed appoggiò alcune banconote in modo ordinato sul bancone. « Prendo anche questo »
Senza aggiungere nient'altro Stuart si limitò ad incartare l'oggetto e a riporlo in una borsina di plastica che poi gli porse.
Tutto il tragitto del ritorno lo fece con la mente occupata da mille pensieri che si accavallavano l'un l'altro senza lasciargli respiro.
Giunto all'ingresso del palazzo in cui viveva sentì dei passi riecheggiare lungo le scale. Probabilmente era uno dei suoi vicini, pensava, anzi doveva essere sicuramente così. Infondo chi poteva essere altrimenti?
Ma la figura che si materializzò a metà ultima rampa di scale lo lasciò sorpreso e spiazzato allo stesso tempo.
Amy scendeva lentamente e la mano appoggiata al corrimano l'aiutava a sostenersi per colpa dell'alcol che le aveva causato dei giramenti di testa. Con la testa bassa ancora non si era accorta di chi si trovava di fronte a sé e che non aveva smesso di fissarla, quasi fosse stato pietrificato sul posto.
Sceso anche l'ultimo gradino fu costretta ad alzare gli occhi e chi vide la lasciò basita, non ancora pronta per vederlo né tantomeno affrontarlo.
« Sheldon...»
« Amy...che cosa ci fai qui? » disse debolmente, quasi avesse paura anche solo di parlare nella sua direzione.
La ragazza sistemò gli occhiali e finse di cercare qualcosa nella borsa solo per evitare il modo pungente con cui continuava a guardarla.
« Ho visto che mi hai chiamata ben quattro volte nel giro di un'ora stasera...»
Sheldon annuì e guardò il pavimento.
«...all'inizio ero decisa ad ignorarti e a far finta di niente. Poi però si è insinuato il dubbio che ti fosse accaduto qualcosa e sono venuta a controllare, ma non ti ho trovato »
« Ero in fumetteria » disse piegando il braccio per farle vedere la borsina che aveva in mano.
Amy fece un piccolo sorriso triste. « Già, è venerdì oggi. Il che significa fumetteria »
« Precisamente. E poi non sei più il mio contatto delle emergenze adesso. Annullando il contratto ho dovuto ripiegare su qualcun altro in caso di necessità »
«E chi sarebbe? » chiese stupita.
« Penny »
« Penny? » disse alzando un sopracciglio perplessa.
« Sì, Penny. Lei è il mio nuovo contatto delle emergenze ora. Mi aiuta sempre quando ho l'influenza e avendola come vicina di casa è più facile. Inoltre deve rendermi il favore quando l'ho portata al pronto soccorso anni fa dopo che è scivolata nella vasca perché si ostinava a non usare delle paperelle adesive » strinse le labbra ed abbassò la voce. « Non ho più bisogno di te ora »
« Bene » sibilò tagliente. Era sempre stata lei il suo contatto delle emergenze negli ultimi due anni e si ricordava ancora bene quanto fosse contenta quando le fece quel regalo per San Valentino. Anche se spesso le sue chiamate erano tutto tranne che delle vere emergenze se non per un ipocondriaco come lui, era comunque grata per quel ruolo. Si sentiva speciale e significava che Sheldon si fidava ciecamente di lei. E quando le aveva detto che era diventata il suo contatto per le emergenze aveva anche ammesso che se stesse per morire l'ultima persona che voleva vedere sarebbe stata proprio lei. Pensandoci ora la considerava già una dichiarazione d'amore anche se lo disse più di due anni fa e subito non l'aveva capita. Ora che anche quel suo ruolo era finito nelle mani di Penny non c'era più nulla che li legasse. La fiducia che provava per lei si era infranta e se fosse successo davvero qualcosa avrebbe preferito avere Penny al suo fianco e non lei.
Lo superò per andarsene. E si era anche preoccupata per lui, accidenti. Sapeva che avrebbe fatto meglio a tirare dritto per casa senza fare soste.
« Quindi avrai chiaramente capito che non ti ho chiamata per un'emergenza » la sua voce era debole, ma arrivò chiaramente alle orecchie della neurobiologa la quale immediatamente arrestò la sua corsa per l'uscita.
« E allora per cosa? » disse con tono apatico dandogli la schiena.
« Quello che ho detto in università, io...io non volevo. Non pensavo davvero a quelle cose »
« Non le avrai pensate, ma le hai dette però » si voltò incrociando le braccia dando tutta l'impressione che non credesse affatto a quello che stava dicendo.
« Volevo solo far star zitto Wolowitz »
« Affermando che stai meglio senza di me? Ottimo » sbottò ironica stringendo la borsa con forza.
« Senti, io...»
« Ero con Ryan stasera » disse con un sorrisetto di sfida. Lo vide irrigidirsi e prendere un grosso respiro. Proprio ciò che voleva.
« E mi ha detto una cosa. Dice che non mi meriti » si avvicinò fino ad arrivargli a pochi passi di distanza. « Sai, incomincio a pensarlo davvero »
« Non è vero. Sai che non è così »
Amy scosse la testa più volte. « Non ne sono più così sicura »
Sheldon si avvicinò di un passo. Non osò andare oltre. « Ryan non è quello giusto per te, lo sai anche tu »
Alzò lo sguardo e il modo in cui lo guardava negli occhi lo mise parecchio a disagio. « E lo saresti tu invece? »
Sheldon non sapeva come rispondere. Lei sicuramente era quella giusta per lui, ormai non aveva più alcun dubbio, ma non poteva dire lo stesso per se stesso. Forse era proprio perché non lo considerava quello giusto che la portò ad allontanarsi per cercare qualcun altro.
Notò le sue pupille dilatate e le guance rosse e capì che c'era abbastanza alcol in corpo da non renderla perfettamente lucida. In questo momento era inutile discutere. Era adirata e aveva bevuto, sarebbe stato solo controproducente continuare la conversazione.
« Torna a casa, Amy » le suggerì con premura. Avrebbero finito domani di parlare.
Amy fraintese quello che era solo un consiglio rivolto per il suo bene, pensando che volesse solo mandarla via perché infastidito. Arricciò le labbra con una smorfia. « Ryan aveva ragione »
Prima di andarsene Sheldon fu abbastanza veloce da afferrarle il polso e costringerla a guardarlo nuovamente. Quella vicinanza dopo tutto quel tempo fece accelerare il battito del cuore ad entrambi.
« Non puoi stare con Ryan. Amy, non sopporto di vederti con qualcun altro »
« Adesso non stiamo più insieme. Hai annullato il nostro contratto. Come hai detto tu ora siamo semplici conoscenti »
Sapeva quello che aveva detto e sentirselo dire da lei fu un duro colpo che subì senza muovere ciglio. Non voleva farle vedere il turbamento che provava dentro di sé.
Schiuse la bocca e lasciò che le parole scorressero senza che pose alcun freno.
« Sei tutto per me, sei la persona più importante che ho al mondo » sussurrò. Amy sgranò gli occhi sorpresa.
Si ritrovò a ripetere le stesse parole dette dal ragazzo in fumetteria. Non sapeva bene perché, ma in quel momento gli sembrava la cosa giusta da fare. Forse ingenuamente pensava che sarebbe accaduta la stessa cosa, che ancora loro avrebbero finito per uscire abbracciati e sorridendosi a vicenda. « Io ti amo Amy e so che anche tu mi ami »
Abbassò lo sguardo sul pavimento. « Io non so più a cosa pensare » ammise e Sheldon irrigidì i muscoli ed aumentò la presa.
« Quando ci eravamo appena conosciuti provavo angoscia e diffidenza verso di te perché stavi entrando prepotentemente nella mia vita. Non avevo pianificato nella mia vita la presenza di una donna e il fatto che tu continuassi a far parte sempre più frequentemente della mia routine mi faceva sentire come se non fossi più padrone della mia vita, come se tutto quello che avevo pianificato stesse poco a poco svanendo sotto i miei stessi occhi. Mi odiavo perché non riuscivo ad allontanarti. Mi odiavo perché più passava il tempo e più sentivo di aver bisogno di te » allentò la presa e poco alla volta le sue dita si schiusero finché non liberò il polso della ragazza. « Poi ho smesso di farlo. Ho smesso di odiarmi perché avevo capito che averti con me era l'avvenimento imprevisto che ha distrutto completamente il mio concetto di vita portando a crearne uno tutto nuovo, uno che non mi sarei mai nemmeno sognato di avere. Eppure, ora, non mi dispiace affatto »
Amy non disse nulla. Le parole sembravano incastrate in fondo alla gola.
« Ho comprato venticinque gatti quando quattro anni fa hai detto che non volevi più saperne di me »
« E non stavamo nemmeno insieme. Ci conoscevamo soltanto da pochi mesi » disse atona. Se a quel tempo aveva reagito così chissà ora.
« Tu non puoi andartene via da me ora. Non dopo avermi cambiato così tanto. Ti sei presa una pausa per pensare e questo, anche se con fatica, riesco a capirlo. Capisco anche quanto sia difficile stare con me e che spesso ti ho delusa o reso infelice. Ma non ho mai pensato, nemmeno per un istante, che tu non fossi importante per me o che avrei preferito non averti mai incontrata. Ti sto rivelando queste cose, come un hippie che predica quelle sciocchezze sulla pace e sull'amore, perché voglio che tu capisca quello che io penso davvero di te »
Amy non sapeva come rispondergli. Si sarebbe aspettata di tutto, ma non una rivelazione di questo tipo.
« Che cosa devo fare? » chiese la neurobiologa stancamente.
Sheldon prese qualche secondo prima di rispondere, come se stesse pensando alla risposta, ma lui sapeva già cosa dire.
« Il nostro contratto è comunque stato annullato, per cui sussistono ancora le precedenti condizioni » non solo doveva riacquistare la sua fiducia, ma voleva comunque essere sicuro al cento per cento che Amy avrebbe voluto stare con lui. Non l'avrebbe costretta a restare con lui se non era davvero felice. La pausa che si era presa restava ancora un punto da risolvere.
Il viso di Amy si incupì. Era sciocca a credere che sarebbe bastato così poco per risolvere tutto e ritornare insieme. Ma era davvero questo quello che voleva?
Stava per replicare, ma lui non le lasciò il tempo di parlare. « Quindi mi limiterò solo ad aspettare come mi hai chiesto. Aspetterò tutto il tempo che ti serve » concluse salendo in fretta le scale pur di non rimanere nemmeno un secondo lì.
Amy sentì gli occhi inumidirsi, ma questa volta ebbe la forza di non piangere.


Hola!
Che cosa posso dire di questo capitolo? Alla fine non c'è poi molto da dire. Sheldon ha, come dire, "aperto gli occhi" su Amy e Ryan e forse è arrivato finalmente il momento in cui l'ascolterà.
Al ricevimento ci saranno sia Sheldon che Ryan, quindi le cose potrebbero precipitare un pochino xD
Tra l'altro, chi non vorrebbe una colonia di gatti chiamati come gli Avengers? Io sì.
Ormai manca poco, siamo vicini al finale e quindi significa che tra un po' non avrò più nulla su cui delirare, la tristezza <.<
Ringrazio sempre tutti i lettori e tutti quelli che hanno lasciato anche un breve commento. Grazie <3
A presto! :D




  
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