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Autore: Camilla L    23/07/2015    2 recensioni
Justin Hale Stilinski, otto anni ed una gelosia sfrenata per l'ultima arrivata in famiglia.
Una sera, stanco delle attenzioni che gli sembra di non ricevere più, decide di fare un gesto avventato che porterà non poco scompiglio in famiglia.
[STEREK-AU]
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Nuovo personaggio, Scott McCall, Stiles Stilinski
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Il fuggitivo

 

Beacon Hills è una cittadina non troppo ridente della California, poco sole e tante stranezze. C'è una zona residenziale, con un piccolo supermarket e l'ufficio postale, poco più in là la centrale di polizia ed il liceo. Ad est, in periferia, c'è l'unico ambulatorio veterinario della zona. Fino a qualche anno fa era gestito dal Dottor Alan Deaton, uomo di mezza età ormai ritiratosi dall'attività per lasciare il posto al suo fido collaboratore: Scott McCall, giovane, ma con un sacco di esperienza sul campo.

È quasi sempre tarda sera quando Scott abbassa la serranda dell'ambulatorio: dire di no all'ultimo paziente della giornata, arrivato all'ultimo convinto che il proprio cucciolo abbia chissà quale strana malattia, non è proprio nelle sue corde.

La giornata è stata lunghissima: non sa se sia stata più pestifera la cagnolina della signora Millicent Horvart o la signora stessa che non ha fatto altro che volere a tutti i costi che venisse fatta alla sua Dotty una visita più accurata per la sua minuscola ulcera oculare.

In questo momento il suo unico desiderio è quello di tornare a casa, farsi un bel bagno caldo e stendersi sul letto.

Vive solo, non molto lontano dal lavoro, nella stessa casa che fino a poco tempo fa divideva con la madre Melissa, prima che quest'ultima si trasferisse a casa di John Stilinski, suo secondo marito, nonché padre di Stiles, migliore amico del giovane veterinario.

Sale in auto, posa valigetta e giacca sul sedile del passeggero, infila le chiavi nel cruscotto e...

-Ciao, zio Scott!-

-Oddio!-urla, sobbalzando sul sedile.

-Scusa! Non volevo spaventarti!-sussurra un visetto dispiaciuto dal sedile posteriore.

-Justin, ma che... ci fai qui?-

-Lasci sempre l'auto aperta, me l'ha detto papà, e fuori avevo freddo.-

-Si... ma, perchè non sei a casa?-

-Posso dormire da te questa notte? Mi diverto sempre quando sto a dormire da te.-

-Rispondi alla mia domanda.-

-Voi grandi siete tutti uguali.-si lamenta il piccolo, tentando si uscire dall'auto.

-Benedette siano le chiusure centralizzate!-esclama fra sé l'uomo.

-Fammi uscire!-urla il bambino.

-Ma neanche per idea, prima ti porto a casa tua.-

-No!-

-Allora chiamo tuo padre che venga a prenderti!-

-No!-

-Justin hai otto anni, non puoi girovagare da solo per la città.-

-Io voglio farlo lo stesso, fammi uscire.-

-Ma si può sapere che ti prende?-

-Niente!-

-Ok! Ora chiamo tuo padre, così lo spiegherai a lui.-

-Non puoi farlo.-

-E perchè?-

-Perchè non voglio vederli, mai più, nessuno dei due.-

-Non mi interessa cosa vuoi tu, ora ti riporto a casa.-

Scott mette in moto, ignorando le continue proteste del suo piccolo passeggero, ed in meno di dieci minuti è davanti alla casa che il suo migliore amico Stiles divide col compagno Derek, il piccolo fuggitivo e la figlia più grande Grace di dieci anni, adottata da poco.

-Ok! Siamo arrivati!-

-Io non scendo!-

-Ti do due alternative: o scendi ed io entro con te e cercherò di difenderti più che posso davanti ai tuoi papà, suppongo parecchio arrabbiati, o li chiamo per venirti a prendere e poi me ne vado. Scegli tu.-

-Ok! Entriamo.-dice sconsolato.

Scott non fa nemmeno in tempo a disinserire la chiusura centralizzata che il piccolo Justin ha già la maniglia della portiera in mano intento a darsi nuovamente alla fuga.

-Ehi! Non azzardarti a scappare di nuovo o te la vedrai da solo coi tuoi genitori.-

-Pensavo che tu fossi diverso dagli altri grandi.-

-Se mi avessi almeno spiegato cosa ti ha fatto scappare di casa a quest'ora avrei potuto...-

-Non avresti potuto fare niente e poi io volevo solo dormire a casa tua, tutto qui.-

 

Scott fa non poca fatica a convincere il bambino ad entrare in casa, ma tra una parola dolce ed una spinta alla fine riesce ad arrivare all'uscio.

-Ciao, Scott entra... non sai co... Justin! Oddio! Ma dov'eri finito?-chiede Stiles, notando qualche istante dopo aver aperto la porta il proprio figlio nascosto dietro le gambe dell'amico.

-E' venuto in ambulatorio da me.-

-Non sai che paura: ci siamo accorti quindici minuti fa che non era in camera sua come credevamo. Derek e mio padre sono usciti a cercarlo.-

-Justin non saluti papà?-chiede Scott.

-No!-

-Non sai che spavento mi hai fatto predere, non scappare mai più i questo modo, ok?-chiede invece il padre, abbassandosi all'altezza del bambino.

-Tanto voi non mi volete.-

-Ma stai scherzando? Perchè dici questo?-

-Perchè ora avete Grace: io non vi servo più.-

-Non dirlo mai più!-lo riprende il padre.

-Ma è vero! Da quando è arrivata lei...-inizia a dire il bambino, prima di scoppiare a piangere.

-Vieni qui!-dice il padre sollevandolo e stringendolo a sè.

-Lo so che sei arrabbiato con me perchè sono scappato, ma io...-inizia a dire il piccolo, mentre il padre si accomoda sul divano del salotto col figlio tra le braccia.

-Oltre ad essere arrabbiato mi sono anche spaventato, sei ancora troppo piccolo per uscire di casa da solo, soprattutto al buio e poi come hai fatto ad uscire senza che ce ne accorgessimo?-

-Sono uscito dalla porta della cucina, tu e papà stavate parlando con Grace in salotto e non mi avete visto, ma da quando c'è lei non mi vedete mai.-

-Tesoro, mi spiace che tu ti senta così, ma non devi pensare che ora, visto che con noi c'è anche Grace, quello che io e papà proviamo per te sia cambiato.-

-Voi non mi ascoltate più da quando c'è lei, lei vi piace di più.-

-Questa è la stupidaggine più grande che potessi dire: voi ci piacete esattamente allo stesso modo.-

-Non è vero!-borbotta, riprendendo a singhiozzare.

Stiles lo abbraccia forte e cerca di consolarlo come può, anche se sembra una missione quasi impossibile.

-Stiles, vuoi che avvisi Derek e tuo padre che possono interrompere le ricerche?-chiede poi Scott, rimasto fin ad ora in disparte.

-Ti ringrazio!-

-Poi io andrei, hai tutto sotto controllo, vero?-

-Vai pure, Derek non dovrebbe essere molto lontano e grazie infinite.-

-Ma di che?-

-Quando ci sarà un po' più di calma ti inviteremo a cena. Vuoi che lo zio Scott venga qui a cena, vero, Justin?-

-Sì!-risponde, lasciando il padre e correndo dallo zio per abbracciarlo.

-Io verrò solo ad una condizione, però.-gli spiega l'uomo.

-Quale?-chiede il bambino, alzando lo sguardo fino ad incrociare quello di Scott.

-Che tu mi prometta che non scapperai più.-

-Ok, promesso, ma...-

-Niente ma: una promessa è una promessa.-

-Ok! Però se faccio il bravo poi quando vieni porti il gelato alla vaniglia?-

-Per te alla vaniglia e a Grace che gusto piace?-

-Non lo so e poi per lei niente gelato!-

-Justin!-lo riprende il padre.

-Se parli così allora non verrò e niente gelato.-aggiunge Scott.

-A lei piace il ciccolato, quello con le noccioline dentro.-afferma scocciato.

-Ok! Allora vaniglia e cioccolato con le noccioline, aggiudicato.-dice il veterinario sorridendo ed accarezzando i caelli del bambino.

 

-Pensi che papà Derek sia molto arrabbiato?-chiede Justin al padre, una volta rimasti soli.

-Quando è uscito lo era.-

-A me non piace quando siete arrabbiati.-

-Se continui a comportarti in questo modo ci vedrai spesso arrabbiati.-

-Io non lo faccio apposta.-

-E mi vuoi far credere che sei scappato senza volere?-

-No, ma... -

-Senti, Justin mi vuoi spiegare perchè ce l'hai tanto con Grace? È con noi solo da qualche settimana e ne hai combinate di ogni da quando è arrivata.-

-Lei non mi piace, mi ha rubato i miei papà.-

-Lei non ti ha rubato proprio nessuno, solo che ora oltre ad essere i tuoi papà siamo anche i suoi.-

-Ma lei aveva già una famiglia prima di venire qui, perchè non è rimasta là?-

-Ok! Forse questo avremmo dovuto spiegartelo prima, ormai sei grande e certe cose le puoi capire. Ti ricordi dove vivevi prima che non ti adottassimo?-

-Un po', in una casa con tanti altri bambini, mi sembra.-

-Ecco! Anche Grace viveva in quella casa, ci siete arrivati insieme.-

-Io non me la ricordo.-

-Perchè quando ci siete arrivati tu eri molto piccolo e subito dopo lei andò in quella famiglia dove è stata finchè non è venuta qui.-

-E perchè non rimasta in quella famiglia?-

-Questo è un po' difficile da spiegare, ma per farla breve in quella casa non erano buoni con lei e le assistenti sociali ci hanno chiesto se potevamo prenderla con noi o sarebbe tornata dove eravate da piccoli.-

-E perchè non poteva tornare in quella casa con tanti bambini?-

-Perchè quella non è una famiglia, è solo un posto dove stanno i bambini che non ne hanno una.-

-Hai detto che in quella casa ci siamo andati insieme, giusto? E prima dove eravamo?-

-Vivevate coi vostri genitori naturali che ora non ci sono più.-

-Lo so che i miei veri mamma e papà non ci sono più, ma i suoi dove sono?-

-Ecco... loro... vedi... sono gli stessi, tesoro. Tu e Grace avevate gli stessi mamma e papà, eravate fratello e sorella anche prima che vi adottassimo entrambi, per questo hanno chiesto a noi di adottarla, per farvi stare di nuovo insieme.-

-Oh! Ma io non me la ricordo, però.-

-Io mi ricordo di te, invece. Piangevi sempre e mi davi fastidio.-afferma Grace, spuntando all'improvviso.

-Stavi origliando?-le chiede il padre.

-No... forse... un po'... -balbetta imbarazzata lei.

-Per stavolta passi, ma non farlo mai più, ok?-

-Ok!-

-Vi va di parlare un po'?-chiede Stiles ai figli.

-Per me va bene.-afferma la femmina.

-Ok!-risponde solamente il maschietto.

Stiles fa posto a Grace sul divano al fianco del fratellino e li invita ad avere la loro prima vera conversazione da quando la bambina si è unita a loro.

-Davvero tu ti ricordi di me?-inizia Justin.

-Sì, ma non molto: solo che piangevi sempre e per questo non mi piacevi.-

-Mi dispiace.-

-Eri piccolo, i bambini piccoli piangono, solo che allora non lo sapevo.-

-Ti ricordi la casa dove abitavamo e i nostri genitori?-

-Solo la mamma, mi ricordo che quando piangevi correva sempre da te e non mi piaceva.-

-Come quando i papà vengono da te dopo che hai avuto un incubo?-

-Più o meno sì.-

-Ti dava fastidio perchè pensavi che io ti avessi rubato la mamma?-

-Sì!-risponde sinceramente la sorella maggiore.

-E tu ora mi hai rubato i papà: siamo pari!-afferma, finalmente sorridendo, il maschietto.

-Credo di sì, ma questo vuol dire che siamo di nuovo fratelli?-

-Certamente!-risponde Stiles, rimasto ad ascoltare in silenzio i suoi figli che dopo settimane riescono finalmente a parlare serenamente.

-Grace ti va di giocare ai videogames con me?-

-Io non c'ho mai giocato, nella casa dove vivevo non c'erano questi giochi.-

-Ti insegno io! Papà, possiamo?-chiede Justin.

-Solo per mezzora, poi filate a letto e non scordare che tu sei in punizione.-

-Uff!-

-Pensavi di poter scappare senza pagarne le conseguenze?-

-No, ma...-

-Ora giocate, quando torna papà ne parleremo.-

 

Stiles lascia soli i figli e se ne va nell'altra stanza ad aspettare il marito che rientra qualche minuto dopo...

-Dov'è il piccolo fuggitivo?-

-In salotto che gioca ai videogames?-

-Scappa di casa e gli permetti di giocare ai videogames?-

-Sta giocando con Grace e, comunque, gli ho comunicato di aspettarsi una bella punizione prima di dargli il permesso di giocare.-

-Con Grace? Veramente? Che è successo?-

-Gli ho raccontato tutto e ha capito che quando erano coi loro genitori naturali la situazione tra di loro era invertita.-

-Questo “tutto” cosa comprende?-

-Logicamente ho omesso la parte in cui Grace viene tolta alla sua famiglia affidataria per maltrattamenti.-

-Ma dov'era finito poi?-

-All'ambulatorio da Scott, se l'è ritrovato in auto quando è uscito.-

-Ci siamo passati, ma abbiamo trovato chiuso, probabilmente erano già qui.-

-Basta che non faccia più una cosa del genere: ho rischiato l'infarto quando mi sono reso conto che non era in casa.-

-E lo dici a me? Più setacciavamo i dintorni senza trovarlo e più la mia angoscia saliva.-

-Ora è meglio spedirli a letto, però. Vabbè che per una volta stanno facendo una cosa da fratelli, ma s'è fatto tardi ed è stata una serata dura per tutti.-

-La punizione domani?-

-Sì, credo che per oggi abbia già avuto abbastanza notizie sconvolgenti.-

-Hai intenzione addirittura di sconvolgerlo?-

-Stare chiuso in casa fino ai diciotto anni credi possa sconvolgerlo?-scherza Stiles, avvicinandosi al marito con fare malizioso.

-Nah! Io pensavo fino ai ventuno.-risponde, baciando il marito.

-Andiamo a mettere a letto i pargoli?-

-Andiamo, paparino!-

 

Dopo una breve discussione padre-figlio, Derek accompagna Justin fino al piano di sopra dove, dopo assersi lavato i denti ed aver indossato il pigiama, si infila diligentemente sotto le coperte. Sa che per questa sera ne ha combinate già abbastanza per discutere anche su quanto sia presto o meno per dormire, come è solito fare ogni sera.

Stiles fa lo stesso con la principessa di casa ed è certo che, per la prima volta da quando vive con loro, la probabilità che abbia un uncubo si è ridotta notevolmente.

 

Quando Stiles e Derek si sono messi insieme, ormai quasi una decina di anni fa, avevano espresso il desiderio di avere almeno due figli e quando gli assistenti sociali gli hanno dato la possibilità di prendere con loro anche la sorella del piccolo Justin non hanno perso l'occasione di ricongiungere i due bambini e di realizzare il loro sogno. Sono certi che quello fosse il loro destino e che, un passo dopo l'altro, daranno l'impressione ai loro figli di non avere mai avuto altra famiglia al di fuori di quella in cui vivono.
 

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NDA: E' una storiella senza pretese, iniziata mesi fa e proseguita nei ritagli di tempo. Mi rendo conto che non sia il massimo e mi scuso per gli errori che sicuramente avrete trovato qua e là, ma il correttore del mio programma di scrittura ha deciso di abbandonarmi e senza di lui sono persa.
Detto ciò vi saluto e vi auguro Buona Notte...
Kiss
Camy

 

 

 

   
 
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