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Autore: Conodioeamore    23/07/2015    0 recensioni
Lucile Wilkinson ha quindici anni e si è appena trasferita, insieme alla sua famiglia, da Londra a Roma, in Italia. Figlia del sovrano delle creature della notte, Lucile deve imparare a comportarsi come una principessa.
I genitori gli hanno anche organizzato un matrimonio con il figlio del duca consigliere di suo padre, Pierre, suo amico d’infanzia. Appena arriva nella nuova scuola i suoi occhi, però, si posano su Gabriel. I ragazzi iniziano a passare del tempo insieme, e ogni giorno che passa s’innamorano l’uno dell’altra.
Ma, un terribile segreto si nascondono i giovani ragazzi; perché il bellissimo Gabriel, in realtà, è colui che può mettere fine alla vita della dolce Lucile…
© (Copyright 2015 by Martina Carlucci)
Genere: Fantasy, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
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La nuova residenza non è affatto male. Devo ammettere che supera di gran lunga le mie aspettative. Credevo che saremmo andati a vivere in un appartamento, invece no. È una casa semplice che nonostante la facciata impeccabile e gli infissi tinteggiati di fresco ha un aspetto molto antico. Ci vengono incontro due signorine che ci salutano educate e molto gentilmente, prendono le nostre borse. La porta si apre con un ronzio e ci ritroviamo davanti una stanza luminosa, simile in tutto e per tutto ad un atrio. Anzi, è un atrio. Io ed Eléa ci guardiamo intorno sbalordite. È completamente diverso dal palazzo dove siamo cresciute. In questa nuova residenza si respira un'aria diversa dal solito. È più pulita, ti mette di buon umore. Immediatamente sul mio viso compare un ampio sorriso. «Ti piace, principessa?» mi domanda papà. Io mi volto verso di lui con il sorriso ancora stampato sulle labbra. «Sì, è veramente fantastica.» Non avrebbe potuto scegliere residenza migliore. Preferisco questa al castello dove sono cresciuta, benché questa sia molto più piccola. «Vi mostro il castello» ci dice una delle due giovani donne. Veniamo accompagnati su per una scala e lungo un corridoio tortuoso con molti angoli di quarantacinque gradi e di tanto in tanto un paio di gradini in su o in giù. Il panorama dietro le poche finestre che oltrepassiamo è sempre diverso: a volte un grande giardino, oppure il proseguimento dell'edificio o ancora un piccolo cortile. È un percorso interminabile, su pavimenti di legno o di pietra a mosaico, oltre numerose porte chiuse, sedie collocate lungo le pareti, dipinti a olio, librerie piene di volumi rilegati in pelle, statue e armature equestri. Sembra un museo. Una volta finito il giro, i miei genitori decidono di riunirci tutti quanti nella sala rivestita di legno scuro. Anche il soffitto è fatto di legno scuro e ogni superficie è decorata con artistici bassorilievi in parte colorati. Pure i mobili sono scuri e imponenti. L'ambiente potrebbe risultare buio e opprimente, ma dalle grandi finestre lungo un lato, affacciate su un giardino fiorito, la luce del giorno inonda la stanza. A mia madre non sembra piacere gran che questa residenza. Meglio. Qualunque cosa che a lei non piace, automaticamente io la adoro. Solo per puro spirito di contraddizione. Vanille definirebbe la nuova casa: «un rispettabile palazzo» per via delle numerose stanze, i quadri, i pennelli in legno e le antichità che la riempiono. Da piccole ci piaceva avventurarci in esplorazione ogni volta che veniva a trovarmi. Il fatto poi che fosse severamente proibito ficcanasare in giro rendeva la cosa ancora più intrigante. Sviluppammo strategie sempre più raffinate per non farci scoprire da mia madre o dal mio precettore. Negli anni individuammo diversi scomparti segreti e addirittura una porta segreta che affacciava su una biblioteca piena di antichi volumi. Si trovava nel sottoscala, dietro un dipinto ad olio che ritraeva un cavaliere dallo sguardo torvo, che impugnava una spada. Guardo gli oggetti intorno a me. «Non è affatto male» commenta mia cugina. Anche a lei questa casa piace. Sono sollevata, perché di sicuro mia madre non si metterà a sollevare una discussione sulla scelta del mobilio, se anche ad Eléa piace. Dopo qualche secondo, nella sala fanno il loro ingresso il resto del consiglio ristretto di mio padre con le loro rispettive famiglie (o quel che ne rimane.) Il consigliere, Anselm Cavendish, affiancato dal figlio Rufin. Un ragazzo di diciassette anni con i capelli castani e i riflessi rossi ed occhi marroni. Xavier Gascoyne, Nestore Hinchinghooke, Odicon Lennox, Vasianos Hamilton, il fratello di mia madre. Appena varcano la soglia del salone, si inchinano al cospetto di mio padre. Mi faccio strada tra gli uomini, per cercare Vanille e Pierre, però non li vedo. «Dove sono Pierre e Vanille?» domando a Rufin. Il ragazzo ha sempre avuto un comportamento alquanto distaccato con me e per questo mi è risultato sempre alquanto antipatico. «Sono in giardino» mi risponde secco. Sorrido e mi avvicino ai miei genitori, che intanto avevano iniziato a parlare con gli altri vampiri. «Papli, posso uscire in giardino dagli altri?» gli domando. Papli si guarda intorno, alla ricerca degli altri ragazzi. Poi mi risponde con un: «D'accordo.» «Fantastico!» esordisco. Come è suo solito, mia madre deve rovinare tutto. «Lucile, le buone maniere! Per l'amor del cielo!» mi riprende. «Rufin, Eléa andate con lei.» «Come desiderate, mia regina» le risponde Rufin, poggiando una mano all'altezza del cuore ed inchinandosi al cospetto dei miei genitori. Mi affretto ad uscire in giardino e vado a raggiungere Vanille e Pierre. Quest'ultimo indossa un completo nero, in tinta con i suoi capelli. Neri come le piume dei corvi. I suoi occhi sono di un azzurro così intenso che mette paura. Mi sorride con uno dei suoi sorrisi dolci e sereni. È il mio migliore amico sin dall'infanzia. Anzi, il mio unico amico, se escludiamo Vanille ed Eléa. I miei genitori, in accordo con il padre, hanno deciso perfino di farci sposare, un giorno. Non che mi dispiaccia, anzi. Voglio molto bene a Pierre, credo di avere perfino una cotta per lui. È solo che l'idea di vederci sposati mi spaventa un poco. Un giorno sarò la sovrana della stirpe della notte, e accanto a me avrò Pierre. Sembra tutto così tenebroso e romantico, al tempo stesso. «Lucy!» esordisce Pierre non appena mi vede. Gli ricambio il sorriso. I raggi del sole di metà gennaio, rendono gli alberi del giardino ancora più spogli di quanto non lo siano già. Non c'è neve, al contrario di Londra. Ma qui siamo a Roma, e il clima è decisamente diverso. Gli vado incontro e lo abbraccio. «Pierre, finalmente sei arrivato!» Lui, per tutta risposta, mi afferra al volo e mi alza, facendomi roteare per aria. Entrambi scoppiamo a ridere come due ragazzini di dieci anni. Non sembriamo per niente una coppia di promessi coniugi. Il che è alquanto strano, perché è quello che dovremmo sembrare.
   
 
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