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Autore: Pinker    24/07/2015    3 recensioni
Dopo 10 anni dall'ultima missione di Blaze a Mobius, la gatta lilla ritorna per svelare un caso già iniziato dall'amica Amy, la quale a un certo punto scompare misteriosamente.
Anche Shadow e Rouge saranno coinvolti in questa avventura dal finale incerto.
Tra bugie e passato, sorprese più o meno piacevoli e lotte tra ragione e istinto, nascerà una storia d'amore...
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Blaze the Cat, Rouge the Bat, Shadow the Hedgehog
Note: OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Nel buio della notte, due figure -un riccio e una gatta- si riposavano sdraiati sul legnoso pavimento di un vagone, riparati solo dalla prima coperta che avevano trovato.

Lui era sdraiato con la schiena a terra, una mano dietro la nuca e l'altra attorno alla vita della ragazza, la quale era accoccolata al suo fianco, tenendo la testa sulla sua spalla e una mano sul suo petto.

Shadow fissava il soffitto, con un sorriso soddisfatto, mentre si teneva stretto la gatta.

Blaze semplicemente osservava la morbida pelliccia bianca che il riccio aveva sul petto, e ci passava la mano dolcemente.

“Certo che hai fatto una mossa un po' azzardata.” disse a un certo punto Blaze, giocando con la pelliccia.

“Non credevo mi avresti mai messo in una situazione del genere.” disse sorridendo.

“Mph!” anche Shadow sorrise.

“Non era programmato, giuro, altrimenti avrei cercato un posto con un letto.”

La gatta ridacchiò, e poi scosse la testa, come se stesse pensando a qualcosa.

“Cosa ti è passato in mente di baciarmi?”

Shadow ci pensò su, anche se sapeva già la risposta.

“Credo che i comuni esseri mortali si direbbero 'ti amo'.” disse lui, serio, diventando rosso e guardando da un'altra parte, visibilmente imbarazzato.

Blaze sorrise, e allo stesso tempo roteò gli occhi nel sentire l'espressione 'comuni esseri mortali', che Shadow diceva con orgogliosa superiorità.

“Certo che non è il miglior momento di innamorarsi...” pensò ad alta voce la gatta.

Shadow tacque.

“Hai ragione.” ammise alla fine “Però volevo che tu lo sapessi.”

Blaze alzò la testa dalla spalla del riccio per dargli un dolce bacio sulla guancia.

“Anch'io ti amo. Adesso anche tu lo sai.” disse amorevole.

Il riccio sorrise in risposta e le diede un affettuoso bacio sull'orecchia.

“Come siamo sdolcinati.” rise Blaze. Anche Shadow rise.

“Non farci l'abitudine, quando torneremo sul treno dovremmo fare come se fossimo dei perfetti sconosciuti.”

La gatta annuì: “Sono d'accordo.”

Per un po' i due rimasero abbracciati, in silenzio.

“...una volta arrivata là, che farai?” chiese Shadow, dopo un po'. La gatta alzò un sopracciglio.

“Cosa vuoi che faccia? Troverò un modo per andarmene.”

“Ci riuscirai davvero?” le chiese serio.

“...penso di sì.”

“Non sai nemmeno dov'è.”

Nessuno sa dov'è.” rispose la gatta, roteando gli occhi.

Shadow si irrigidì e la strinse ancora più a sé, protettivo.

“C'è qualcosa che non va?” chiese preoccupata.

Il riccio esitò.

“Non voglio che tu cada in mani sbagliate...”

Blaze lo interruppe:

“Te l'ho già detto, me la caverò, e andrò via.” marcò con insistenza.

Shadow la guardò con la coda dell'occhio, dubbioso, e rimase muto per un po'.

“Va bene.”

Blaze si mise seduta, togliendosi dall'abbraccio del riccio.

“Sarà meglio che mi vesta e vada dalle altre, prima che si accorgano della mia assenza.”

Shadow la trattenne per il braccio.

“E' presto. Resta.” le impose supplichevole.

Lei lo guardò e gli sorrise, per poi accoccolarsi di nuovo vicino al suo caro riccio.

Lui non perse tempo e la strinse a sé. Passarono il loro rimanente tempo a disposizione a baciarsi.



Rouge si svegliò di soprassalto.

“Dannati incubi.” sbuffò ansimante e impaurita.

Quell'incendio. L'aveva sognato ancora. Gli stessi particolari, gli stessi panorami, la stessa fine.

Dalle finestre del suo alloggio entravano i tiepidi raggi di sole, illuminando la stanza e avvertendo che era già spuntato il giorno. Si prospettava una bella giornata.

Si passò una mano sul muso stanco. Poi si ricordò della sera prima: Joe e Annie.

Saltò giù dal letto e corse a prepararsi.

Dopo che si fu sistemata, uscì a passo veloce dalla sua camera, sperando che a Joe non venisse in mente di fare altri scherzi terroristici.

Devo trovare Shadow seduta stante!



“Blaze, ti alzi?” la pigolante voce di Mina chiamò la gatta addormentata sdraiata sullo straccio di coperta.

Quando il sole stava per fare capolino, Shadow accompagnò Blaze alla grotta e la salutò, per tornare poi ai suoi alloggi.

Avendo passato una notte in bianco e impegnativa, si sentì improvvisamente stanca, e si addormentò appena si fu sdraiata.

“Svegliati, dormigliona!” chiamò la voce squillante della giovane mangusta, mentre la squassava divertita.

Blaze aprì gli occhi e si mise a sedere. Mina la guardava innocentemente con un sorriso radiante.

“E' già mattina...” mugugnò la gatta, guardando fuori dalla grotta e scoprendo un cielo soleggiato.

“Già!” esclamò la cantante, attendendo nuove reazioni dall'amica.

“Però tu sembri ancora stanca!” continuò, e poi sussultò “Caspita! Non dirmi che sei stata sveglia anche dopo averti detto di dormire?! Ti avevo detto di riposarti e di andare a dormire presto! Invece sei andata a letto tardi!” la rimproverò la mangusta, agitando un indice davanti al muso della micia.

“Sono in perfetta forma.” si difesa Blaze, alzandosi in piedi e spolverandosi i vestiti.

La verità è che aveva ancora bisogno di dormire un po'.

Mina roteò gli occhi con un sorriso divertito.

“Seh, va bene. Dai andiamo, hanno già portato fuori le altre.” e detto questo, entrambe le ragazze uscirono dalla grotta.

Raggiunsero la locomotiva e ci salirono.

“Lo sai che mancano solo due giorni all'arrivo?” disse la mangusta all'amica, mentre si sedeva nel vagone numero 2.

“Oggi compreso?”

“Oggi compreso.” confermò Mina.

“Bene.” poi un particolare le saltò in mente “E Coral?”

“Bella domanda!” esclamò la mangusta “Come facciamo ad avvertire Coral?”

La gatta meditò: non sapeva quando l'avrebbero rivista, ma non potevano nemmeno andare a cercarla quando caspita volevano.

“Non è intelligente andarla a cercare adesso.” spiegò la micia all'amica “Dobbiamo solo aspettare il momento più adatto.”

Mina annuì: “Sono d'accordo.”

Poi si scurì in volto e divenne pensierosa; “E se non riuscissimo a trovarla in tempo? E se più avanti non ci fossero più momenti adatti per parlarle?”

Blaze lo sapeva che l'amica aveva un bel punto: poteva essere che non ce l'avrebbero fatta, come temeva Mina.

Adesso come adesso, erano in una lotta contro il tempo.

“Devi portare pazienza, aspettare ancora un po'. In casi estremi, faremo irruzione.”

“Sì, mi piace!” confermò la cantante, eccitata al pensiero di fare baccano, perché si sa, 'irruzione' è un termine più gentile per dire 'arrivare e fare casino'.



Rouge sentì il treno fermarsi, e non si stupì né si allarmò: sapeva che dovevano fare sosta di rifornimento. Era l'occasione perfetta.

Quindi fece finta di stare male, si tenne la pancia ed alzò una mano. Una guardia la vide e le fece cenno con la testa di parlare.

“Mi scusi” disse lei, con voce flebile come qualcuno che sta realmente male “Non sto bene. Potrei andare in bagno, per favore?” chiese implorante.

La guardia, che sapeva bene chi Rouge the bat fosse, annuì e rispose: “Sì, vieni.”

La giovane ragazza, sempre tenendo una mano sulla pancia e assumendo un'espressione da chi sta per vomitare, seguì la guardia fuori dal vagone numero 3.

Una volta fuori, Rouge smise di fare la moribonda. Era un trucco che poteva usare solo per le emergenze, per non insospettire le prigioniere.

La guardia incrociò le braccia e la guardò, attendendo una spiegazione.

Rouge si ricompose: “Devo parlare con Shadow, è questione di vita o di morte!” spiegò preoccupata alla guardia, la quale annuì.

Il ragazzo si rimise a camminare, facendo segno con la mano di seguirlo.

Poco dopo, Rouge e la guardia trovarono Shadow giusto fuori dal vagone numero 2, che ascoltava le informazioni di un'altra guardia.

“Siamo arrivati alla stazione per fare rifornimento, al capo garbava di fartelo sapere.” spiegò il tizio a Shadow.

Sin da quando il riccio aveva ripreso Bunch sul fatto che non gli aveva detto dei commerci in più, il cane gli diceva tutto quello che accadeva, tutto.

I due notarono la ragazza e la guardia e li guardarono confusi.

“Shadow ti devo parlare. Ora.” disse la pipistrella bianca, facendo ben capire che era urgente.

Il riccio annuì.

Le guardie capirono senza input che non potevano origliare di più e se ne andarono per i fatti loro.

Una volta soli, Rouge iniziò:

“Dov'eri finito ieri sera?!” chiese stizzita, appoggiando i pugni sui fianchi.

“Non dirmi che sei uscita per questo!” gli rispose lui, scocciato.

“Ti ho fatto una domanda!” insistette lei, alzando un po' la voce.

“Ero...impegnato.” rispose Shadow, incrociando le braccia e guardando il pavimento, con un leggero imbarazzo che nascondeva dietro a un tono scocciato.

“Mentre tu eri così 'impegnato', io ho fatto la scoperta del secolo!”disse lei agitata, muovendo le braccia per aria, e ignorando totalmente in cosa Shadow fosse impegnato a fare.

Lui la guardò spazientito, e seriamente le chiese:

“Ebbene, donna? Cos'hai scoperto di così importante?”

Allora Rouge gli spiegò tutta la storia che aveva visto con i propri occhi.


Shadow aprì violentemente la porta, sbattendola contro il muro e facendo un fracasso notevole.

Lui era incazzato, chiunque poteva leggerglielo in faccia.

Camminava a pugni stretti lungo i fianchi, la bocca era contorta in una smorfia irata, mentre i suoi occhi rosso sangue guardavano con fare omicida.

Avrebbe potuto uccidere qualcuno, e lui sapeva già chi.

Camminò calpestando rumorosamente il pavimento, viaggiando a passi veloci per i corridoi, e sbattendo tutte le porte che separavano un corridoio dall'altro.

“Shadow!” chiamò Rouge, pochi metri dietro all'ex agente, rincorrendo il riccio, preoccupata della reazione dell'amico. Ma lui non sembrava intenzionato né a fermarsi, né ad ascoltarla.

“Dove stai andando?” chiese lei, cercando di tenere il passo del collega.

“A uccidere quel figlio di puttana! E se la trovo, pure quella stronza d'una spia!” sbraitò in risposta, continuando la sua camminata.

“Shadow!” lo chiamò ad alta voce la pipistrella, con tono di rimprovero, cercando di ottenere la sua attenzione.

“E pensare che l'avevo persino schiaffeggiata!” sbraitò di nuovo, aprendo uno dei pugni e guardandoselo, pieno d'odio “Avrei dovuto darglielo così forte che non si sarebbe più rialzata!!”

“SHADOW!” chiamò Rouge più forte, facendo uno scatto e raggiungendo il compare.

Gli posò decisa una mano sulla spalla, costringendolo a fermarsi.

“CHE C'E'?!” abbaiò lui in tutta risposta, voltandosi verso la collega.

Per la prima volta, Rouge non se la prese per il brusco tono del compare, né fece tanto la preziosa che si offende facilmente. La questione era troppo seria. Gli sbatté subito in faccia il dunque:

“Cosa credi di fare, eh? Andare là e picchiarlo mentre urli come una scimmia? Sappi che oltre a me non ci sono testimoni, la mia parola contro la sua!” spiegò stizzita lei, quasi urlando, in modo che il riccio si mettesse bene in testa il problema.

Il compare alzò un sopracciglio, accorgendosi dello scenario che Rouge voleva fargli vedere.

Shadow sembrò tornare in sé, e si calmò notevolmente. La sua parte razionale ritornò in lui.

“So che tu non dubiti in me, lo sai che non ti sto dicendo una bugia.” continuò Rouge, più calma e dolce “Ma a chi crederanno? A me, o a Joe? Joe è una guardia, ha amici ed è sicuramente in vantaggio, è ovvio che non si fideranno di me mi daranno della bugiarda. E inoltre lo allarmeremo, e non potrebbe finire bene. Magari si farà un'idea di come far esplodere il treno, e gli altri se ne accorgeranno quando è troppo tardi. In sostanza, Shadow, abbiamo bisogno di prove!” concluse lei.

Lui si portò le dita sotto il mento, con fare pensieroso.

“Hai assolutamente ragione.” disse Shadow “Ma dove ci procuriamo le prove? Troveremo sicuramente le sue impronte sugli ingranaggi del treno, dato che è anche uno dei meccanici.”

Rouge doveva ammettere che non ci aveva pensato.

Ok, avevano bisogno di prove, ma il problema era: dove cercarle? Come trovarle?

Rouge analizzò cosa aveva detto Joe ad Annie:

Concentrati Rouge, cosa aveva detto?...

Ehy, tesoro, non ti avrei lasciato morire. Ti stavo venendo a prendere, hai visto che stavo arrivando. Ci saremmo gettati dal treno prima che quello cadesse giù. Credimi.”

...ti stavo venendo a prendere , hai visto che stavo arrivando...

Ci sono!

Pensò Rouge soddisfatta.

“Shadow” lei richiamò l'amico, il quale si era messo a pensare anche lui.

“Lui voleva salvare Annie, ho sentito che le ha detto 'ti stavo venendo a prendere, hai visto che stavo arrivando'.”

Il riccio nero rimase in silenzio, mentre piano piano realizzava cosa andava fatto. “Certo...”

“Se lui stava andando da lei, si suppone stesse correndo, giusto? In direzione opposta al guasto, per giunta. Non dovrebbe essere passato inosservato, con tutto l'andirivieni che c'era.” disse con un sorrisino da furbetta.

“Se riuscissimo a mettere una pulce nell'orecchio alle guardie, riusciremmo ad averlo in pugno.” concluse trionfante, sbattendo un pugno sul palmo aperto dell'altra mano.

Shadow sorrise compiaciuto: “Non te l'ha mai detto nessuno che dovresti fare l'avvocato?”

Rouge alzò le spalle: “E chi t'aiuterebbe a salvarti il culo, bellissimo?” chiese lei, con un sorriso accattivante. Shadow roteò gli occhi.

“Bene.” disse alla fine,e le porse un block notes “Va' a interrogare tutte le guardie che vedi, io farò altrettanto.” concluse, porgendole una penna.

“Queste dichiarazioni le farò passare al capo, lui saprà cosa fare. Spero solo di non fare un buco nell'acqua.”

“E questi da dove vengono?” chiese spaesata Rouge, intenta a fissare carta e penna.

“Da dove li hai tirati fuori?” disse, e poi sussultò “Non dirmi che li tenevi nella tua pelliccia!”

“ROUGE!” la riprese l'amico “Non ti sei mai chiesta come faccio a nascondere un Chaos Emerald, perché adesso ti fai tanti problemi? Per dei block notes che mi ha regalato quello stronzo, poi!”

“A dire il vero” lo corresse l'amica “Mi sono sempre chiesta dove te lo ficcassi.”

“Nel culo.”

“Come??”

“Era ironico! Forza Rouge, concentrati! Quel pazzo ha due giorni per mandare a puttane tutti quanti e salvare il culo alla sua ragazza, quindi significa che presto farà un altro attentato, e potrebbe farlo in qualsiasi momento, anche tra cinque minuti! Dobbiamo fare in fretta!”

L'amica annuì. “Ok, a dopo.”

Ed entrambi corsero al loro lavoro.

Erano in una lotta contro il tempo.




Il treno si fermò, tutte lo percepirono.

Blaze aprì gli occhi dalla sua meditazione e squadrò gli intorni, mentre Mina smise di canticchiare e si guardò curiosamente intorno, per poi chiedersi: “Perché ci fermiamo?”

Nella stanza si levò un crescente mormorio.

“Ah, giusto!” esclamò Mina, sbattendo il palmo sulla fronte, come se si fosse ricordata qualcosa di importante.

“Le guardie avevano detto che si fermavano per rifornirsi!” spiegò ad alta voce a nessuno in particolare, forse dando per scontato che Blaze la stesse ascoltando. Naturalmente, fu così.

Infatti, la gatta alzò un sopracciglio confusa.

“Le guardie sembrano parlare molto e di tutto solo con te! Si può sapere come fai a sentire ogni cosa?” chiese incredula e leggermente turbata.

“Eheheheh” rise l'amica, grattandosi innocentemente la nuca.

“Se te lo dicessi non sarebbe più un segreto!” ridacchiò misteriosa.

Blaze scosse la testa e roteò gli occhi alla frase della mangusta.

“Beate le guardie, che almeno si possono stiracchiare le gambe sulla terra ferma!” Mina disse lamentosa, completamente a caso, e a Blaze si rizzarono le orecchie, captando una soluzione.

“Mi moriranno le gambe a forza di formicolarmi, non sono una tipa alla quale piace stare seduta-!” fu interrotta da Blaze: “Stai dicendo che le guardie scendono dal treno?”

“Sì!” sospirò pesantemente, poi si bloccò e guardò la gatta con estrema serietà.

“Perché? Anche tu hai problemi di formicolio?”

“No, sciocca!” rispose la gatta “Questo vuol dire che possiamo andare a parlare con Coral!”

A Mina si accese la lampadina.

“Giusto! Con la carenza di guardie sarà più facile infiltrarci! Andiamo!” esclamò eccitata la mangusta, ma prima di riuscire a schizzare fuori dalla porta, Blaze la prese per la caviglia, bloccandola così dov'era a mezz'aria e facendola cadere pancia a terra con un bel tonfo.

“Sei matta? Ragiona: non lascerebbero mai il treno privo di guardie. C'è il rischio che le troviamo lo stesso, alcune. Ci serve un'altra idea.” le spiegò, lasciando andare la caviglia dell'amica, la quale si sedette gambe incrociate e iniziò a pensare. Poi si illuminò.

“Penso di avere una scusa nel caso ci beccassero...”


Le due ragazze si fecero strada nel corridoio, procedendo a passi spediti.

“Per ora è vuoto.” bisbigliò sollevata Mina a Blaze.

“Ehy, voi due!”

Una forte voce alle spalle delle due amiche si sentì, e si fermarono immediatamente.

Si voltarono e videro due guardie che le squadravano minacciose da cima a fondo.

“Cosa state facendo qui? Non lo sapete che non potete uscire dai vostri vagoni?!” chiese retoricamente la stessa guardia che aveva parlato prima.

E qui entrava in gioco Mina.

“Oh, grazie al cielo vi abbiamo trovati!” esclamò dolcemente la mangusta, mettendosi le mani sul cuore “Pensavamo di dover girare tutto il treno prima di trovare qualcuno!”.

“Che volete?” chiese scocciata la seconda guardia, che non aveva ancora parlato.

Mina congiunse le mani come in preghiera, come per supplicarli.

“Siamo in quel periodo del mese in cui abbiamo le nostre cose, e ci stiamo sporcando tutte...” disse, guardando il suolo imbarazzata.

Blaze dovette ammetterlo: se non avesse saputo che stava recitando, probabilmente ci sarebbe cascata anche lei. Era semplicemente realistico. Era bravissima, un'attrice nata.

La prima guardia alzò un sopracciglio e guardò l'altra, poi scosse la testa, e si rivolse alle ragazze:

“Spiacenti, non possiamo farci niente, tornate al vostro vagone.” ordinò.

“Non avete proprio niente da darci? Ci siamo appena fatte il bagno, sarebbe un peccato se rimanessimo così... e poi non possiamo nemmeno sederci che imbrattiamo dappertutto!”

continuò Mina triste, quasi disperata. La prima guardia si grattò la nuca, molto tentata a esaudire il desiderio della giovane cantante.

“Non saprei...”

“Per favore... davvero non potete farci niente...?” chiese supplichevole, mostrando gli occhioni tristi.

La prima guardia non resistette: “Dai Clark, solo per questa volta...”

La seconda guardia, rimasta muta fino a quel momento, non si fece ingannare dagli occhi dolci, ma quando guardò Blaze cambiò completamente faccia. Sembrava allarmato.

Diede una gomitata all'amico, segno di venirgli più vicino. Il collega captò il segnale e avvicinò l'orecchio alla bocca del silenzioso compare, il quale iniziò a bisbigliarli freneticamente qualcosa, senza perdere di vista la gatta lilla. Entrambe le ragazze si guardarono confuse.

Quando Clark finì di parlare, la prima guardia si rivolse alle ragazze:

“Bene bene, tu sei Blaze, giusto?”

Stupita che il suo nome fosse così conosciuto, la gatta rispose con un deciso “sì”.

“Ah già, la protetta del signor Shadow. E tu” disse rivolto a Mina “sei la cantante. Mi ricordo di te.”

Alla mangusta non rimase che affermare allegramente.

“E va bene” disse la prima guardia, una volta confrontatasi con la seconda “Faremo un'eccezione solo per voi due, giusto perché siete speciali.”

“Grazie!” pigolò felice Mina.

“Seguiteci.” ordinò la seconda guardia, mentre lui e il collega le fecero strada.

Le ragazze li seguirono, pronte per la seconda parte del piano.

I due ragazzi arrivarono a uno sgabuzzino; la prima guardia tirò fuori un mazzo di chiavi, e dopo averle esaminate bene trovò quella giusta.

Infilò la chiave dorata nella serratura, e la fece scattare.

Con un leggero click, la porta si aprì. La prima guardia entrò, mentre l'altra ci sporse solo la testa.

“Vediamo cosa abbiamo qui...” disse il ragazzo, immerso nello sgabuzzino.

Blaze e Mina non perdettero altro tempo: la gatta spinse la seconda guardia dentro, la quale cadde addosso alla prima, mentre la cantante sbatté la porta e la chiuse a chiave.

Dopo di che, estrasse l'oggetto metallico dalla serratura.

“Ehy, fateci uscire!” gridò arrabbiata la prima guardia.

“Mamma mia, scusate, che sbadata che sono!” disse Mina, prendendoli per il culo con tono da finta dispiaciuta “Quali di queste sarà la chiave?” chiese sbarazzina, agitando il mazzo di chiavi, per far sentire bene il rumore metallico alle due guardie, giusto per sfottere ancora di più.

“L'hai fatto apposta!” accusò incazzato la prima guardia, la quale tirò un pugno secco alla porta.

“Davvero?” chiese lei con finta sbadataggine “Oh, non me ne ero accorta!” concluse la frase con intonazione cattiva, mettendo una chiave a caso nella serratura, giusto per bloccare il buco.

“Forza, andiamo!” ordinò la gatta, che insieme alla mangusta sfrecciò verso il vagone numero 3.

“Ci siamo fatti fregare, Clark!” si lagnò il primo.

“No, tu ti sei fatto fregare, Ben!” rimarcò il secondo “Quando imparerai che dietro agli occhi dolci c'è il diavolo che ci cova?!”

“Anche tu eri d'accordo!” gli fece notare Ben.

“Solo per motivi professionali! Non volevo che quella stronzetta poi si fosse andata a lamentare con il tipo perché non le avevano dato gli assorbenti!” si difese Clark.

“Che guaio!” schiamazzò Ben, tirando un altro pugno alla porta di legno.


Blaze aprì uno spiraglio nella porta del vagone tanto cercato; guardò cautamente dentro, per vedere se c'erano delle guardie, ma non ve ne trovò manco una. C'erano solo le prigioniere che chiacchieravano più o meno tranquillamente.

Non molto lontana dalla porta, Coral sedeva da sola, guardandosi occasionalmente in torno preoccupata.

La gatta la vide, ed aprì un po' di più lo spiraglio, giusto per poterci passare.

Mina la seguì subito dopo, richiudendo la porta una volta passata anche lei.

Sia la gatta che la mangusta andarono incontro alla pesciolina.

“Coral.” chiamò la giovane cantante.

La ragazza, a sentire il proprio nome, si voltò e le guardò stupita, ma anche felice di vederle.

“Blaze! Mina!” pigolò, mentre le due ragazze si sedettero accanto a lei.

“Cosa ci fate qui? Come avete fatto a uscire?”

“Non chiedere.” rispose secca la micia, mentre la mangusta si mise una mano sulla bocca, per contenere una risata. La creatura acquatica guardò l'amica cantante con aria confusa.

“Beh, ecco, è una storiella davvero divertente...” iniziò Mina ridendo, ma fu interrotta bruscamente dalla frettolosa Blaze.

“Non abbiamo tempo per le storielle. Abbiamo fatto un piano.”


“Fatemi capire bene...” cominciò Coral, mentre Blaze correva per i corridoi, trascinando dietro di sé la pesciolina e la compagna mangusta per le braccia.

“In poche parole, arriviamo là, usciamo, Blaze crea un diversivo mentre noi ci nascondiamo sotto il treno e poi fuggiamo confondendoci tra la folla?” chiese, cercando di riordinare le idee e di riassumere quello che aveva capito.

“In poche parole” rispose Mina “sì.”

“Bene...e-e adesso dove stiamo andando?” chiese ancora la pesciolina, mentre veniva strattonata per il corridoio.

“Al vagone numero 2. Il piano funzionerà meglio se ci troveremo tutte e tre insieme.” rispose prontamente la regina gatto, senza né fermarsi né guardare le altre due in faccia.

“Non potevamo restare nel mio vagone?” chiese Coral, confusa del cambiamento.

“No, se non ci fossi, Shadow se ne accorgerebbe.” spiegò la gatta, continuando la sua marcia “E si insospettirebbe. L'appello lo fanno solo una volta, quando si sale, perciò non controlleranno chi c'è e chi non c'è. Se poi sei stata nell'ombra fino ad adesso, non se ne accorgeranno mai.”

Mina, anche lei trascinata dalla gatta senza apparente motivo, concordò con le parole della guardiana: “E' vero! Rilassati, sa quello che fa.” incoraggiò sorridendo.

Poi prese un'iniziativa e disse: “Ehy, visto che non ci sono molte guardie, potremmo scappare adesso!” esclamò, ponendo la sua idea “Sarebbe molto più semplice!”.

Coral la guardò come se fosse pazza.

“Negativo!” negò decisa Blaze, con la presa ben salda sulle braccia delle altre due “Ti ricordo che non sappiamo dove esattamente siamo, né quanto lontani siamo da NMBC o da qualsiasi altra città. Anche se scappassimo, ci perderemmo.”

“Ah. E perché stai correndo come se ci inseguisse un leone affamato?” chiese Mina.

“Non voglio rischiare di incontrare qualcuno!”

Corse ancora più veloce, consapevole di essere vicino alla meta.

Seguiremo il piano iniziale!” rimarcò alle ragazze, soprattutto alla mangusta gialla, che tendeva a prendere iniziative azzardate.

“DOVE SONO QUELLE STRONZE?!” si sentì urlare una voce arrabbiata.

Blaze si fermò di colpo. Si era completamente dimenticata di quei due.

Li aveva riconosciuti, erano i tipi che lei e Mina avevano rinchiuso nello sgabuzzino.

Erano riusciti a liberarsi, probabilmente tirando giù la porta a suon di calci.

Fortunatamente, i due non le avevano ancora viste, ma si stavano avvicinando.

Blaze cercò una soluzione velocemente.

“Non me ne frega un cazzo se è la tipa di quel figlio di mignotta, io la riempio di calci!” sbraitò di nuovo la voce.

“Cambio di programma.” disse Blaze alle due ragazze, le quali erano entrambe intimorite dalle urla indemoniate delle guardie “Scappiamo adesso!” concluse, totalmente in disaccordo con quello che aveva detto poco prima, e fuggì dalla parte opposta, trascinandosi dietro le altre due ragazze.

A Mina si illuminò il volto: “Quindi seguiamo la mia idea?”

“Sì, seguiamo la tua idea.” confermò la gatta.

“Correte!” ordinò. Le due si misero a correre, cercando di raggiungere la stessa velocità di Blaze.

“Ma non avevi appena detto che ci saremmo perse, e altre cose?” chiese spaventata Coral.

“Sì!” confermò la micia “Ma vedi altre scelte? Se restiamo, sta' sicura che il nostro piano di fuga finirà ancora prima di iniziare!”

“Vedi,” spiegò la mangusta all'amica acquatica “Abbiamo rinchiuso nello sgabuzzino quei due, prima, per poter venire da te!”

Coral sussultò alla notizia. “Mi dispiace!”

“Nah, non preoccuparti!” rispose tranquillamente Mina, facendole l'occhiolino.

Continuarono a correre, e fortunatamente non videro un'anima in giro.

Poi Mina diventò seriamente dubbiosa.

“Blaze, dove stiamo andando?” chiese, preoccupata dal fatto che stavano continuando ad andare avanti dritto.

“Se uscissimo dalle porte normali, o dalle finestre, si accorgerebbero di noi!” spiegò la gatta.

Mina sgranò gli occhi, spaventata.

“Vuoi dire che...?” chiese con voce preoccupata.

“Fatti coraggio!” rispose la regina gatto “Useremo l'uscita di emergenza!”

“M-ma è nell'ultimo vagone!” balbettò Mina.

“LO SO!” rispose scocciata la micia lilla, cercando di andare ancora più veloce.

Finalmente, arrivarono all'ultimo vagone, e Blaze aprì la porta con un calcio.

Nonostante la visione degli strumenti e del sangue secco le desse la nausea, la gatta continuò a correre trascinandosi dietro le due ragazze, le quali sussultarono impaurite a tali panorami.

In fondo alla stanza trovarono quella maledetta porticina.

Aprì anche quella con un calcio, e si trovò sul mini terrazzo attaccato al treno.

Si guardò attorno per accertarsi che non ci fosse nessuno, e fortunatamente sarebbero potute scappare senza essere viste.

“Giù!” disse solamente Blaze, avvertendo le altre di saltare.

E così fu: le tre balzarono giù e corsero a ripararsi nel bosco. Avrebbero trovato un altro modo per ritrovare la strada.



Shadow e Rouge erano piombati di corsa nell'ufficio di Bunch.

Erano lì, davanti al cane, con i loro block notes in mano pieni di appunti, con espressioni preoccupate.

“COSA?!” esclamò sorpreso il bulldog, saltando fuori dalla sua scrivania con gli occhi fuori dalle orbite.

“Sapete chi è la spia e l'attentatore?!” chiese incredulo.

I due annuirono simultaneamente. Shadow, che era il portavoce, disse, accennando con la mano:

“Sì, è stata la mia collega. Deve raccontarle una storia molto interessante.” e con un cenno della testa invitò Rouge a raccontare ciò che aveva visto.

La giovane donna narrò per filo e per segno quello che aveva scoperto, mentre Bunch sedeva sulla sua sedia, con un braccio sullo schienale. Aveva uno sguardo assente, ma ascoltava con grande attenzione e annuiva alle parole della pipistrella bianca. Naturalmente, Rouge saltò la parte in cui lei era andata lì per i diamanti, sostituendola dicendo che quando non riusciva a dormire faceva alcuni giri per i vagoni. In parte era vero, se ci si pensa bene.

Quando lei finì il racconto, lui rimase in silenzio. Sembrava stesse pensando a cosa dire.

Shadow lo precedette:

“Io mi fido della mia partner, ma capisco se non si fida di lei. Per questo abbiamo raccolto alcune dichiarazioni da parte di tutte le guardie che abbiamo incontrato.”

Il riccio mise sulla cattedra i suoi appunti e quelli dell'amica, giusto sotto il naso del bulldog.

Lui li guardò e lentamente allungò una mano su uno di essi.

“Alcuni non l'hanno visto, ma la maggior parte dice di averlo visto correre verso il vagone numero 4, dove c'è la spia” e qui porse una foto di una giovane riccia dorata “Annie the hedgehog.”

Bunch prese la foto in mano e l'esaminò.

“Le guardie hanno naturalmente chiesto a Joe dove stesse andando, ma lui non si è fermato ed ha continuato a correre.” continuò a spiegare Shadow. “Ad alcuni ha detto scocciato che non erano affari loro, ad altri semplicemente che 'tornava subito'.” concluse il riccio, riassumendo cosa aveva scoperto dagli interrogatori. Bunch, che fino a quel momento se ne era stato zitto, annuì.

No mi sembra molto stupito notò l'ex agente, adocchiandolo con sospetto.

“Capisco.” disse il cane, alzandosi “Avete ragione, è un individuo molto sospetto. Vi credo, anch'io avevo notato che era strano, per qualche motivo, soprattutto quando era tornato da quella festa...”

Shadow ne fu colpito come un fulmine: ecco perché era così mogio!

“Questo significa” interruppe Rouge “che lei l'osservava già da un pezzo?”.

Di nuovo, il cane annuì lentamente e serio. Sorrise, e poi chiese, rivolto al riccio:

“Il mio sesto senso non mi ha mai lasciato, signor Shadow. Ora mi dica, facevo bene?”

Quelle parole fecero tornare il riccio nero indietro nel tempo, quando lui dubitava delle paranoie di Bunch, cercando di mandarle al vento.

Shadow non poté far nient'altro che annuire in accordo.

Aveva ragione.” ammise con un sorriso.

“Adesso come intende procedere?” chiese poi al suo capo.

“Beh, lo allarmeremo se spargessimo la voce. Ho solo bisogno di fare ulteriori domande ai miei uomini e di preparali per eventuali attacchi. Se ho capito bene, pensate che ci riproverà a breve?”

“Sì” rispose Shadow, annuendo “O oggi, o domani. Crediamo che si inventerà qualcosa per salvarsi insieme alla riccia, mentre il resto verrà distrutto.”

Bunch valutò le sue parole molto attentamente.

“Che mi dite di lei?”

“Anche se è una spia” si intromise Rouge “ E' molto persuasibile, ed è sotto il controllo di Joe. Propongo di non toccarla, per ora. Joe è molto possessivo e protettivo nei suoi confronti, se le torcessimo anche un solo capello diventerebbe molto vendicativo. Inoltre, anche in questo modo, lo insospettiremmo.”

“Pensiero molto intelligente, signorina Rouge.” disse il cane pensieroso.

“Quindi, lei mi sta dicendo di prendere prima lui in fragrante?”

“Direi che conosciamo entrambi la risposta.”

Bunch sorrise. “Molto bene. Così sia.”

In quel momento, due guardie spalancarono la porta e il Team Dark si voltò.

I tre nell'ufficio li guardarono: sembravano aver corso molto, con quel fiato ansimante.

Inoltre erano incazzati. Si calmarono solo quando videro lo sguardo omicida del loro boss.

I due entrarono nell'ufficio.

“Ebbene?” chiese il bulldog, guardandoli impaziente e attendendo spiegazioni.

Una guardia, Ben, si rivolse a Shadow con sguardo irato.

“La tua ragazza e un'altra tipa erano fuori dal loro vagone! Ma c'è dell'altro: ci hanno intrappolato in uno sgabuzzino e poi se ne sono andate chissà dove! Non le troviamo più!” disse stizzito, agitando le braccia arrabbiato.

Sentendo questo, a Shadow si gelò il sangue, mentre sgranava gli occhi.

Perché l'avevano fatto? Dove volevano andare? Dove erano adesso??

Anche Rouge si allarmò, sapendo che Blaze era in stretto legame con Shadow. E inoltre non sapeva ancora cosa fosse in grado di fare.

Anche Bunch aveva uno sguardo perplesso.

“Come hanno fatto a rinchiudervi nello sgabuzzino??”

Le due guardie si guardarono e la prima sospirò.

“Ci siamo fatti fregare...” ammise a mezza voce, guardando il pavimento.

“Ma bravi!” esclamò ironico il loro capo.

“Davvero bravi! Mi piacerebbe sapere come abbiano fatto, ma non abbiamo tempo per questo! Fuori, presto vi chiamerò io, lasciatemi solo con il signor Shadow e la signorina Rouge!” ordinò.

I due eseguirono gli ordini alla svelta, e in meno di un secondo erano scappati fuori dalla porta, richiudendola dietro di loro.

Shadow, in cuor suo, ne era rimasto scioccato: perché scappare, perché adesso?

Sperava che non fosse lui la causa. No, non poteva essere lui. Ti prego, no!

Avevano fatto l'amore la sera prima, si erano detti che si amavano... non poteva lasciarlo così!

Non se ne poteva andare via così, senza nemmeno dargli una spiegazione!

Per la prima volta dopo tanto tempo si sentì... tradito. Si sentiva in bocca un sapore amaro.

Era così amareggiato, al contrario di quando l'aveva baciata.

Che avesse ragione il suo capo, quando gli diceva che ad innamorarsi si corrono dei rischi?

Amare fa davvero sempre così soffrire?!

Bunch lo guardava preoccupato: “Shadow?” lo chiamò, cautamente.

Si spaventò quando Shadow alzò lo sguardo, il quale finì dritto negli occhi del boss.

Gli occhi rossi iniettati di sangue del riccio facevano paura, raggelavano il sangue.

Erano pieni di rabbia, ma allo stesso tempo erano freddi, vuoti. Era innaturale quello sguardo.

Sembrava che Shadow fosse pronto ad uccidere qualcuno, la determinazione aleggiava sulla sua faccia.

Bunch non ne fu spaventato perché era inquietante, ma perché aveva riconosciuto quello sguardo.

Era il suo stesso sguardo. Come poteva non ricordare com'era quando decise di mandare a fanculo tutto il buono che aveva costruito in tutti quegli anni prima della morte di Rose?

I due rimasero a fissarsi dritti negli occhi.

Rouge guardò tutta la scena, ma non disse nulla. Non era la sua battaglia, non doveva immischiarsi.

Bunch sapeva come si sentiva il riccio nero, e d'improvviso si mise nei suoi panni.

Capiva che era ferito, capiva che si sentiva abbandonato. Capiva che era irato.

Il cane iniziò a scuotere la testa leggermente, come se stesse negando qualcosa.

No. pensava il bulldog Non di nuovo. Non a te, povero figliuolo.

“Devo andarla a riprendere?” parlò alla fine il riccio. La sua voce... era fredda, morta. Nessuna emozione. Né rabbia, né tristezza. Era comunque profonda, ma vuota.

Era una voce neutrale, come se stesse per andare a prendere solo una bestia scappata dal gregge, mentre invece era la ragazza che amava.

Bunch sembrava volesse dirgli qualcosa di confortevole, qualcosa di incoraggiante, ma l'istinto da mercante accanito coprì la parte di Bunch che voleva migliorare l'umore del riccio.

“Sì, se riesci anche quella che è scappata insieme a lei. Non dovrebbero essere molto lontane.” disse spazientito, anche lui con un tono diverso da come si sentiva nell'animo. Era, in apparenza, ritornato il solito capo, che dava ordini a destra e manca con voce monotona. Il riccio annuì, e uscì dall'ufficio, senza dire altro.

Rouge osservò il suo compare mentre faceva la sua uscita: pugni chiusi lungo i fianchi, camminata rigida, ma decisa... e un'espressione indecifrabile.

Il suo amico era stato colpito, ma non voleva ancora affondare.

Poi, la pipistrella si rivolse al suo capo: “Vorrei chiederle, se qui non c'è bisogno di me, se posso andare con il mio partner.” richiese, molto gentilmente.

Bunch agitò una mano con fare non curante: “Sì, vai anche tu. Aiutalo.”

La ragazza annuì ed uscì in fretta per seguire Shadow.

Una volta fuori, lo sguardo del cane si ammorbidì, dimostrando una profonda tristezza...

Aiutalo.” sussurrò di nuovo, quasi implorante, ripetendo l'ultima parola della frase appena detta con noncuranza alla giovane donna.

Pochi secondi dopo, la testa di Ben fece capolino dalla porta dell'ufficio.

Bunch era ritornato serio e, con un cenno di mano, ordinò scocciato alla guardia:

“Vieni dentro, tu e il tuo compare! Vi devo dare un incarico molto importante!”

N.A:  HELLO PEOPLE! Vi sono mancata? no ok basta.

Questo capitolo, devo ammetterlo,  e un po' lunghetto e pieni di robe.

E niente, sto velocizzando la pubblicazione dei capitoli, perché voglio finirla prima dell'inizio di settembre/scuola. Inoltre non manca tanto.

Non siamo vicinissimi, ma neanche molto lontani dalla fine. Eh già. Mancheranno tipo 4 o 5 capitoli. Circa.
E poi anche perché ho già in mente un'altra ff, ma vorrei aspettare di finire almeno questa, altrimenti mi incasino. Inoltre, fra un paio di settimane porterò il culo nuovamente al mare per ben 2 settimane, quindi il tempo stringe. Non sorprendetevi se aggiorno in fretta, tutto qui.

Niente, ci vediamo al prossimo capitolo!
   
 
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