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Autore: FAT_O    24/07/2015    1 recensioni
I personaggi di una storia, di un romanzo, di tutto ciò che viene scritto, esistono davvero solo nella mente di chi li ha creati, e di chi legge le vicende che li riguardano? O forse, essi possiedono un mondo tutto loro, di cui noi non siamo a conoscenza, ma che palpita di una sua vita imperfetta? E se le cose stanno così, che cosa può accadere quando uno Scrittore decide di stravolgere la vita dei suoi personaggi? E' possibile per questi due mondi incontrarsi e compenetrarsi?
Genere: Drammatico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Parte nona - Finale
 
Lo Scrittore, preparandosi per andare a dormire, ripensava soddisfatto al suo lavoro di quel giorno.
Finalmente, la vera natura del suo adorato protagonista era uscita allo scoperto. Una natura selvaggia e omicida, che aveva tenuta nascosta allo stesso personaggio fino a quel momento. Ne aveva traviato irrimediabilmente la personalità. Per i suoi lettori, scoprire quanta oscurità si annidasse in un personaggio che pensavano di conoscere così da vicino sarebbe stato sconvolgente. Avrebbe lasciato un segno profondo e indelebile dentro di loro. Un germe maligno, che sarebbe tornato a tormentarli nelle notti senza sonno. Questa sarebbe stata la sua vendetta nei loro confronti. Per averlo abbandonato, così come avevano fatto tutti.
Come avevano fatto gli editori. Si erano rifiutati tutti di stipulare un contratto con lui, dopo l’incidente. Ma aveva accumulato abbastanza denaro per pubblicare e distribuire il romanzo indipendentemente. Avrebbe dimostrato che non aveva alcun bisogno di loro, un vero schiaffo sulle loro guance rigonfie di presunzione.
Ma chi sarebbe rimasto colpito più duramente, il vero bersaglio, la reale causa di tutto il suo dolore, la persona che aveva reso necessaria quella vendetta... era sua moglie. La sua ex moglie. Lei, era stata l’ispiratrice di quel personaggio, da cui lo Scrittore aveva tratto tutto il suo successo. Per questo, era necessario distruggerlo dall’interno. Solo così, poteva colpire lei, ormai.
Da quando aveva aggredito il suo nuovo compagno in pubblico, tutti gli avevano voltato le spalle. Gli era stata imposta un’ordinanza restrittiva che gli impediva di avvicinarsi alla moglie e al compagno.
Ma lui, aveva trovato comunque un modo per ferirla nel profondo. Perché era quello che meritava, per averlo tradito. Aveva tradito lui, che non si sarebbe fermato davanti a nulla pur di farla felice. La conseguenza del tradimento di una fiducia e di un amore tanto radicale, era inevitabilmente un odio viscerale.
Il giorno dopo, avrebbe portato a termine la prima stesura del romanzo. Poi, la revisione. La pubblicazione. Il momento in cui avrebbe assaporato tutta la dolcezza della sua vendetta, quando la sua opera avesse raggiunto un sufficiente numero di lettori.
E quando infine quella vendetta fosse stata completa, allora si sarebbe tolto la vita. Aveva vissuto per mesi in attesa di quel momento, e sapeva che continuare a vivere non avrebbe avuto senso dopo.
Con questi pensieri, si stese a letto e chiuse gli occhi. Si addormentò all’istante.
 
Erano ai piedi di una poderosa montagna dalle mille insidie.
Di fronte ad un imponente maniero un tempo glorioso, ma ormai in rovina.
In una sterminata foresta lambita da fiamme incandescenti.
Avevano superato il ponte. Lì da qualche parte c’era Entità. In cima all’oscura montagna. Nella stanza più segreta del castello. Nell’unico punto in tutta la foresta non ancora lambito dalle fiamme. Dovevano trovarla, parlare con Essa.
Avanzavano, trovandosi per pochi istanti in uno scenario e subito dopo negli altri. Ma non aveva importanza, perché sentivano che, ad ogni passo, erano più vicini alla meta.
Affrontarono frane delle pareti rocciose. Furono rapidi ad immaginare solide mura, che li protessero dalle pietre rotolanti. Si imbatterono più volte nelle minacciose guardie del castello, ma le privarono delle loro armi con il solo pensiero. Individuarono passaggi tra le fiamme, invocarono piogge provvidenziali. E giunsero infine a destinazione.
Una destinazione unica per tutti gli scenari. Una camera da letto, in cui un uomo li attendeva, adagiato ad occhi aperti sotto le coperte.
Quando li vide, l’uomo si tirò su a sedere. Chiese: “Chi siete voi?”
Daniel ed Amy esitarono. L’uomo parlò nuovamente: “Oh, ma che domanda sciocca. Lo so benissimo chi siete. Anche se non siete esattamente come vi avevo immaginati.”
A quella parola, comparvero d’improvviso i capelli di Amy e gli occhi di Daniel. I due si guardarono commossi. Per la prima volta, si vedevano, completi e allo stesso tempo padroni delle loro azioni.
Poi rivolsero nuovamente la loro attenzione all’uomo, che parlò ancora: “Cosa ci fate qui? Sto sognando?”
Dopo un altro silenzio, fu Daniel a rispondere: “Non lo sappiamo. Tu sei Entità?” L’uomo li guardò perplesso, e replicò: “Non è così che mi chiamano. Il mio nome è William, e sono uno scrittore. Dovreste saperlo meglio di me.”
Vedendo che né Daniel né Amy parlavano, aggiunse: “Perché siete qui?” Ci fu un’altra pausa, poi Amy rispose: “Tu ci hai creati, ma adesso ci vuoi distruggere.” Lo scrittore replicò beffardo: “Penso di poter fare quello che voglio, almeno con voi. Siete miei. Non esistete nella realtà. Siete solo frutto della mia immaginazione.” 
La ragazza, alterata, rispose: “Non per questo non siamo reali. Forse non esistiamo nella tua realtà. Ma ne abbiamo una nostra. E tu non hai il diritto di distruggerla.”
L’uomo perse il suo sorriso, e tacque. I tre rimasero a squadrarsi a lungo, senza dire nulla. Poi, fu lo scrittore a parlare: “E così voi avete una vostra realtà. Non me lo sarei mai aspettato.”
Nei suoi occhi si leggeva una nuova disperazione. Daniel disse: “Sì, abbiamo una nostra realtà. Ma se lasci realizzare il tuo progetto per me, lei scomparirà da quel mondo, ed io... non credo di poter superare una cosa simile.”
Lo scrittore aveva gli occhi lucidi. Chiese a Daniel: “La ami, non è vero?” Lui rispose, senza esitazioni: “Sì, è così.” “E lei ama te?” Amy rispose: “Sì.” Tutti tacquero nuovamente. Si sentiva, nell’aria, che era quello il momento cruciale. In cui sarebbe stata decisa la sorte di ciascuno di loro. Infine, lo scrittore parlò: “E allora, non posso sacrificare il vostro amore per la mia vendetta. Andatevene. Siete liberi.”
Daniel e Amy impiegarono qualche istante a comprendere l’enormità di quelle parole. Si guardarono, con gli occhi spalancati, poi ridendo si abbracciarono. Lo scrittore parlò di nuovo: “Andate. Lasciatemi solo.”
Dopo una breve esitazione, i due si voltarono e corsero via, tra la montagna completamente franata, il castello crollato su se stesso, e la foresta, ormai un ammasso di carcasse fumanti. Giunsero al ponte e lo attraversarono.
Lo scrittore, rimasto solo, lanciò un lungo sospiro. Troppo dolore. Troppo aveva subito, e troppo, se ne rendeva conto solo in quel momento, aveva fatto soffrire.
Decise che non avrebbe sofferto, né provocato dolore, mai più.
D’altronde, c’è un limite oltre il quale anche il corpo non può sopportare, dopo che la mente è crollata.
 
Lo trovarono una settimana dopo, morto nel suo letto.
I suoi vicini non sentivano alcun rumore da giorni, e avevano notato che nel suo appartamento le luci rimanevano spente, e che non arrivava più nessun fattorino a consegnargli la spesa.
Il medico dichiarò che la causa della morte era stata un infarto. L’uomo non aveva mai avuto problemi di cuore. Si disse che ad ucciderlo fosse stato l’estremo dispiacere causato dal tradimento della moglie.
I giornali ne parlarono per giorni. Era ancora un uomo famoso, per quanto fosse caduto in disgrazia. Il funerale, tuttavia, fu una cerimonia di proporzioni molto ridotte. Parteciparono, tra gli altri, l’ex moglie e il compagno, probabilmente per assicurarsi che fosse morto per davvero.
Ma dopo alcuni mesi, il ricordo dell’uomo fu rimosso dalla mente dei più.
Il suo ultimo romanzo, rimasto incompiuto, non venne mai ritrovato.
 
Daniel ed Amy erano di nuovo nello studio. Subito, si resero conto di aver nuovamente perso lui gli occhi, lei i capelli.
Ma un istante dopo, erano di nuovo completi. Avevano immaginato l’uno quello che mancava all’altra, e viceversa. Furono colti da grande gioia. Le possibilità erano infinite. Erano liberi, e potevano plasmare il mondo a loro piacimento, e insegnare ad altri a fare lo stesso.
Amy disse: “Solo una cosa non capisco. Perché le cose immaginate da En... dallo scrittore, non comparivano nel suo mondo, come accade qui?” Daniel rifletté, poi disse: “Tutto quello che mi sento di dire, è che questo, in fin dei conti, è un mondo frutto di Immaginazione. E’ naturale che ciò che viene immaginato vi compaia immediatamente.”
Amy annuì. Poi si alzò e disse: “Ho davvero voglia di uscire. Sai, ho l’impressione che là fuori, sia una bellissima giornata.”
Sorrise, e Daniel fece lo stesso.
Poi, si presero per mano, e uscirono dallo studio, impazienti di vedere nel nuovo cielo il brillante sole che avevano immaginato. 
   
 
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