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Autore: LullabyPotter    25/07/2015    0 recensioni
«Io non ricordo nulla!» Leonardo si alzò, scaraventando lontano il quaderno che sbatté contro il muro e cadde a terra con un tonfo sordo. «Ogni volta che cerco di ricordare chi ero, vedo solo... il vuoto. Hanno già provato ad aiutarmi, come potete pensare di potermi aiutare voi?»
«Gli altri» rispose Giuliano. «non erano abbastanza incentivati.»

Quando Leonardo cade accidentalmente nel fiume, tutti lo credono morto. Non c'è nessun corpo, e Giuliano lo ha cercato, ma non è stato trovato nulla.
Eppure, quattro mesi dopo, un mercante dà una nuova speranza: ha incontrato un artista che corrisponde alla descrizione di Leonardo. Ma perché egli non si è fatto vivo? Perché non è tornato a Firenze una volta ripresosi?
A Hev e Sick ~
_Eagle ||
Genere: Angst, Drammatico, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Giuliano Medici, Leonardo da Vinci
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Che mi piaci per davvero anche se non te l'ho detto'
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Capitolo quarto
Water I will be, for I will extinguish one moment beside you flowing against the wind
 
 





 
 
 
 
 
 
 
Quando Alessia entrò a Palazzo Medici, Lorenzo si stava accomiatando da qualcuno.
Era un uomo un po’ avanti con l’età, dai capelli scuri e lo sguardo gentile. Alessia lo aveva già incontrato qualche volta, perché amico di Lorenzo da sempre: Giovanni Auditore. Si erano parlati un paio di volte; così come aveva già incontrato il figlio, Ezio: a modo suo, un ragazzo simpatico.
«Buongiorno» lo salutò con cortesia, un leggero sorriso gentile in volto. Il ragazzo la osservò, sorridendo a sua volta.
«Buongiorno, Alessia. Non credevo di trovarvi ancora qui. Pensavo foste tornata a Roma da diverso tempo.»
«Sono rimasta per... un amico.» la rossa si morse appena il labbro inferiore. C’era qualcosa, in quel ragazzo, che la metteva a disagio. Era come se la stesse costantemente corteggiando, e la giovane Augusti non sapeva bene se doveva esserne o meno lusingata.
Per sua fortuna, il padre di Ezio, Giovanni, si voltò dopo aver salutato Lorenzo e la notò. Le rivolse un sorriso gentile mentre scendeva le scale. «Buongiorno, Alessia.»
Lei gli rivolse una piccola riverenza. «Messer Auditore» al contrario di Ezio, Giovanni sapeva metterla a suo agio.
«Sono lieto di vedervi. Siete diventata bella quanto vostra madre.»
«Vi ringrazio.»
Lorenzo, che ancora aspettava in piedi sulla scalinata, richiamò la loro attenzione. «Giovanni! Non cercare di avere la sua attenzione tutta per te!»
Il padre di Ezio si voltò verso il Magnifico, sorridendo. «Perdonatemi, Lorenzo. Spero di rivedervi, Alessia.»
«Lo spero anche io» la rossa salutò Ezio con un cenno e si avviò sulle scale, raggiungendo Lorenzo che ancora l’aspettava.
Quando Alessia entrò nello studio di Lorenzo, si ritrovò a pensare all’ultima volta che vi aveva messo piede: diverso tempo prima, quando il Magnifico le aveva confermato di essere suo fratello e di averle salvato la vita per una promessa fatta a suo padre. Ormai nessuno si stupiva più della confidenza che ella aveva con i due fratelli de’ Medici, sebbene in pochi fossero a conoscenza del perché.
Lo studio non era cambiato da quella volta. Sebbene si fosse ormai abituata allo sfarzo del Palazzo, Alessia provava ancora una certa apprensione nell’entrare in quella particolare stanza. Lì dentro erano state discusse questioni molto più importanti della sua parentela con la famiglia Medici. Questioni di cui Alessia preferiva rimanere all’oscuro.
La giovane Augusti si sedette quando Lorenzo le disse di accomodarsi. Il Magnifico restò in piedi ancora diversi secondi, le mani posate sul ripiano di legno. Sembrava pensare a qualcosa.
Dal canto suo, Alessia lo osservava curiosa di sapere perché l’avesse convocata.
Finalmente, mentre prendeva posto dietro la scrivania, Lorenzo prese parola. «Sai dove posso trovare Giuliano?»
La giovane Augusti non poteva certo dire di non aspettarsi che sarebbe stato quello l’argomento. Lorenzo cercava di decifrare lo strano comportamento di Giuliano da quando Leonardo era scomparso. Però, Alessia non vedeva Giuliano dalla sera prima, quando egli si era allontanato dalla bottega per raggiungere il Palazzo. «Non ha l’abitudine di svegliarsi presto, quindi immagino sia ancora nelle sue stanze.»
Il Magnifico aveva intrecciato le dita, posate poi sul ripiano. Si lasciò scappare un sorriso. «Ma immagino che tu l’abbia visto, ieri.»
La rossa strinse appena le palpebre, piegando la testa di lato. «Qual è la vera domanda che volete pormi, Lorenzo?»
Il de’ Medici sospirò appena, appoggiandosi allo schienale. «Ho notato che Giuliano passa molto tempo alla bottega di da Vinci.»
Alessia scrollò le spalle. «Ci passo buona parte della mia giornata anche io.»
«Ma tu non hai dei doveri a cui adempire.» Lorenzo si alzò di nuovo. La giovane Augusti si ritrovò a pensare che in effetti in quel momento somigliava molto al fratello. «Giuliano... sembra ossessionato, da quella bottega. Passa tutto il suo tempo in compagnia dell’artista.»
«Leonardo è appena tornato» rispose Alessia, vaga. «Giuliano mi sta... aiutando a fargli recuperare la memoria.»
«Non penso ti stesse aiutando anche quando da Vinci era creduto da tutti morto.»
Alessia si morse il labbro. Maledetto lo spirito d’osservazione di Lorenzo. «In un certo senso...» sospirò appena. «Mi è stato vicino quando, beh...» lasciò la frase in sospeso, sperando che Lorenzo abboccasse. «Lorenzo, non vi preoccupate. Lasciate che mi aiuti a risolvere questa situazione. Sapete che quando si mette in testa una cosa è difficile rimuovergliela.» Lorenzo fece una smorfia di disappunto, ma concordò. «Lasciatelo fare. È molto più attento di quello che sembra.»
Sebbene non sembrasse molto convinto, il de’ Medici acconsentì.
 
~
 
Giuliano si era alzato prima del solito quel giorno. Per la prima volta in vita sua, il fatto di svegliarsi presto non era un problema. Prima si svegliava, prima poteva andare alla bottega di Leonardo.
Aveva appena superato l’ultimo gradino, quando la voce di suo fratello lo richiamò. «Buongiorno, Giuliano.»
Il più giovane dei Medici si voltò, osservando il fratello scendere le scale con un’allegra Alessia. «Buongiorno.»
«Sei mattiniero, questa mattina» Alessia sembrava osservare le mosse di Lorenzo, scrutando i due fratelli con occhio attento. La rossa constatò che Giuliano sembrava essersi alzato col piede sbagliato, come si usava dire.
«Ho delle commissioni da svolgere» fu la risposta del Principe.
«Insieme ad Alessia, immagino»
Giuliano annuì. «Insieme ad Alessia» non gli era sfuggita l’occhiata che la rossa aveva lanciato a Lorenzo.
«Ci rivedremo più tardi, allora»
Mentre Giuliano salutava il fratello e si avviava verso l’uscita, Alessia si alzò in punta di piedi e posò le labbra sulla guancia leggermente ruvida di Lorenzo. «Grazie» sussurrò solo, prima di raggiungere il Principe.
 
~
 
L’entrata di Leonardo nella locanda di Vanessa fu uno strano evento per tutti. Nel momento in cui l’artista mise piede nel locale, calò uno strano silenzio. Nemmeno i boccali venivano mossi. Era come se fosse entrato un fantasma, e in effetti non si era molto lontani dalla realtà.
Il primo a interrompere quel silenzio pesante fu Zoroastro che, superato il momento di stupore iniziale, fu più che felice di accogliere il da Vinci. «Non ci posso credere, Leonardo!» si era avvicinato e lo aveva abbracciato. L’artista aveva ricambiato un po’ titubante, mentre anche Nico e Vanessa raggiungevano l’amico.
Giuliano e Alessia si sedettero al tavolo dove poco prima erano seduti Zoroastro e l’apprendista di Leonardo, aspettando che li raggiungessero.
Dal canto suo, l’artista non sapeva bene come ricambiare quelle attenzioni. Alessia aveva avuto l’accortezza di avvisarli del fatto che non li ricordasse, ma nessuno di loro poteva contenersi nel vederlo vivo.
Leonardo si sedette dopo diverso tempo accanto a Giuliano, con Zoroastro e Nico che presero posto davanti a lui. Nessuno riusciva a togliersi il sorriso dal volto.
«Vi porto qualcosa» disse Vanessa, avviandosi verso il bancone. Quando tornò indietro, aveva un piatto di salsicce e diversi calici di vino su un vassoio. Persino Alessia si arrischiò a berlo, quel giorno.
«Dimmi, Leonardo» cominciò Zoroastro, addentando un salsicciotto. «non è che mangi carne adesso?»
L’artista scosse la testa. «Non mangio niente che abbia un cuore» replicò.
Zoroastro si voltò subito verso Nico, puntandogli il dito contro. «Non ti azzardare a chiedere dei carciofi.» Metà degli astanti li guardarono di sottecchi, ma il biondo liquidò la cosa con un gesto della mano.
Leonardo bevve un altro sorso. «Ditemi qualcosa di voi.» disse, guardando alternativamente i tre amici. «Qualcosa che dovrei ricordare.»
«Io sono Vanessa Moschella» cominciò la ragazza, indicandosi con una mano. «Mi hai affrancata dal convento di Sant’Antonio non molto tempo fa e grazie a te ho aperto la locanda» stava sorridendo, quando con un gesto della mano indicò Zoroastro, come se volesse passargli la parola.
«Presentati prima tu, Nico.» disse il mulatto, prendendo un’altra salsiccia dal piatto.
«State pensando a cosa dire?» chiese Giuliano, lanciandogli un’occhiata di traverso.
«Sono il più interessante» replicò Zoroastro.
Il Principe scosse la testa ma non replicò.
«Posso?» Nico spostava lo sguardo dall’amico al de’ Medici. «Io sono il vostro apprendista da diverso tempo. E quando non seguo voi seguo lui» aggiunse, indicando Zoroastro.
Il quale, sentendosi preso in causa, decise che era arrivato il momento di fare la propria presentazione. «Il mio nome è Zoroastro, e siamo amici da più tempo di quello che vorrei ammettere.» fece una specie di plateale inchino, seguito da una smorfia. «Il mio compito è quello di fare in modo che tu non sia mai a corto di materiale per i tuoi studi.»
«Che tipo di materiale?» Leonardo sembrava divertito.
Il mulatto sembrò pensarci su qualche istante, prima di rispondere. «Io ti procuro cadaveri»
«Vi rendete conto che avete appena ammesso davanti a me di essere un ladro di tombe?» Giuliano lanciò a Zoroastro uno sguardo di traverso.
«Siete tra noi, no?» replicò il mulatto, facendo un gesto eloquente con la mano. «Ormai fate parte del gruppo»
«Non stavi pensando davvero di riferire tutto questo a Lorenzo?» Alessia incrociò le braccia al petto, e a nessuno sfuggì il lieve colorito rosso che le tingeva le guance.
«Certo che no» rispose il Principe. «Sei per caso ubriaca, Alessia?»
«Certo che no» la rossa si rifugiò dietro al boccale.
Leonardo si ritrovò a ridere. Se quella era la sua normalità, non gli dispiaceva per nulla.
 
~
 
Quella sera, Giuliano aveva aiutato a riaccompagnare Alessia alla bottega. Non aveva bevuto più d’un boccale, eppure evidentemente il vino non faceva per lei.
Si era addormentata tra le braccia di Leonardo, mentre tornavano a casa, e dopo averla adagiata nel suo letto il da Vinci e il de’ Medici erano tornati nel laboratorio.
L’artista si era messo a disegnare qualcosa, così Giuliano si era appostato in disparte a guardarlo. Gli piaceva osservare il da Vinci all’opera, gli dava un senso di normalità. Per quanto tutta quella situazione fosse decisamente poco normale.
«Non volete tornare a Palazzo?» Leonardo alzò il volto dalla sua opera, qualunque essa fosse, per concentrarsi su Giuliano.
Egli scosse le spalle. «Sono un uomo libero. Posso tornare quando più mi aggrada.» fece una pausa. «Volete che me ne vada?»
Leonardo scosse appena la testa, abbassandola come se volesse rimettersi a disegnare. «No, restate quanto volete.»
Cadde di nuovo il silenzio, rotto solo dal grattare del carboncino sul foglio. Giuliano avrebbe voluto avvicinarsi e guardare, come faceva una volta, ma si trattenne: non era il momento. Non ancora. Avrebbe dovuto essere paziente, una virtù che non aveva mai imparato a coltivare e che ora lo stava mettendo alla prova.
Al Principe non sfuggì che la mano di Leonardo aveva cominciato a muoversi sempre più velocemente. Non grattava più veloce ma leggera come al solito: era diventata concitata, quasi nervosa. Anche il volto di Leonardo aveva preso un’espressione diversa dal solito esser concentrato. Sembrava cercare qualcosa che non riusciva a trovare.
«Cosa succede, da Vinci?» il tono di Giuliano si fece preoccupato. Si avvicinò al tavolo, dove vide, su uno dei fogli del quaderno, una serie di linee scarabocchiate. Leonardo aveva sempre disegnato senza alcun problema: in quel momento, invece, sembrava che non avesse mai preso in mano un carboncino in vita sua. Quei tratti non richiamavano nulla: erano solo grossolane linee che il da Vinci non riusciva a trasformare in qualcosa di concreto.
Giuliano agì d’istinto: posò una mano sulla mancina dell’artista. «Fermatevi, da Vinci» disse, incrociando lo sguardo dell’altro. Ritrasse immediatamente l’arto, e dopo un momento Leonardo scaraventò via il carboncino e si prese la testa tra le mani.
«Sto cercando di ricordare qualcosa, ma la mia testa è... è come...»
«Lo so» disse Giuliano, anche se non era vero. In realtà non sapeva come si sentisse l’artista, ma poteva vederlo e gli bastava. «Parlatemi, posso cercare di aiutarvi.»
«Io non ricordo nulla!» Leonardo si alzò, scaraventando lontano il quaderno che sbatté contro il muro e cadde a terra con un tonfo sordo. «Ogni volta che cerco di ricordare chi ero, vedo solo... il vuoto. Hanno già provato ad aiutarmi, come potete pensare di potermi aiutare voi?»
«Gli altri» rispose Giuliano. «non erano abbastanza incentivati.»
L’artista lo fissò. «Che cosa intendete dire?»
Il Principe non rispose subito. Come poteva spiegargli perché lui era più stimolato di altri ad aiutarlo a ritrovare la memoria? «Nessun altro ha la metà della mia motivazione, artista.» replicò, fissando quegli occhi scuri che ora chiedevano risposte. «Nessun altro più di me vuole che voi ritroviate la memoria.»
«Perché?» nel tono di Leonardo c’era qualcosa che Giuliano non aveva mai sentito e somigliava troppo alla disperazione.
Di nuovo, Giuliano non rispose. Si ritrovò a pensare che c’era un solo, maledetto tavolo a separarli, e lui avrebbe voluto avvicinarsi. Voleva di nuovo poter toccare quel corpo che gli era mancato per così tanto tempo.
«Perché io sono innamorato di voi, Leonardo.» rispose infine. «E, una volta, voi lo eravate di me.»

 
»Note dell'autrice

Ed eccomi qui. Ce l'ho fatta.
Innanzitutto, sappiate che questo capitolo è stato un patema bello grosso. Alla fine mi sentivo come se avessi corso la maratona e fatto una gara d'apnea. Tutto insieme. Giuro che è stata una sofferenza assurda.
Pooooi HABEMUS DATAM GENTE. FINALMENTE. Il 24 Ottobre torna Da Vinci's Demons, olè! E io ovviamente ho aggiornato anche per festeggiare, EH.
Vi lascio il link di questa splendida petizione da firmare perché LA TERZA STAGIONE NON DEVE ESSERE L'ULTIMA. Sto imprecando tantissimo per questo QUINDI firmate èè We can't go down without a fight - #SaveDaVincisDemons
In ultimo, le mie solite precisazioni.
  1. il titolo del capitolo è la traduzione in inglese di un verso della canzone Controvento di Arisa;
  2. voglio ringraziare Hev e Sick come sempre perché mi sopportano nei miei deliri e anche Chain of Memories che si è letta tutti i capitoli e anche qualche shot in pochissimo e per questo la ringrazio nemmeno lei sa quanto;
  3. ho scoperto che adoro fare Zoroastro, soprattutto perché è veramete scemo. Ma lo si ama per questo <3
_Eagle ||
  
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