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Autore: Giuls_breath    26/07/2015    1 recensioni
Era trascorso circa un anno dagli ultimi terribili eventi che avevano devastato Mystic Falls, era tutto normale…. o almeno così mi piaceva pensare.
Stavo male, era un dato di fatto, non una fantasia o una suggestione.
Stavo male per tante cose, mi sentivo come una bomba ad orologeria e non sapevo che cosa avrebbe potuto disinnescarla, chi mi avrebbe aiutata.
Genere: Fantasy, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bonnie Bennett, Damon Salvatore, Kai, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Il mio mondo - prigione 

Sesto Capitolo


 
TRAILER - o almeno così mi piace vederlo - DELLA FANFICTION 
http://www.youtube.com/watch?v=TdkKTSQR9eo

Thara ymbsittendra ofer hronssajdeuhyran. Unheran cahscatun bregksjdan.. bewksa odothya rinsai quickhakum” sussurrò Kai, aveva stordito Bonnie con un incantesimo soporifero.
La testa pendeva verso destra, le labbra schiuse.
“Kai?” chiese confusa la ragazza aprendo gli occhi.
Aveva funzionato.
“Cosa succede? Che cosa mi hai fatto?”
“Bonnie” le si avvicinò e si accoccolò dinanzi a lei, le prese le mani lasciandola stupita “come stai?”
“…bene… ehm, perché come dovrei stare?” Bonnie si guardò intorno “Perché quella candela?” chiese indicando la candela accesa sulla tavola al centro della stanza.
Kai si alzò, la prese e la spense rispondendo con un vago ‘niente’.
“Mi sento strana.”
“Cioè?” chiese il ragazzo di nuovo avvicinandosi a lei.
“Come se mi fossi svegliata da un lungo sonno.” tacque “Sai perché?”
Sì, lo so.
“Immagino sia stress da esami, ehi tra tre settimane dobbiamo sostenere i primi esami al college!” esclamò strofinandosi i palmi “Emozionata?”
“Non molto veramente. Sarà che…. in questo periodo non sono molto presente. Ho continui sbalzi temporali, dimentico le cose.” fece una pausa “Tu da quanto sei qui?”
“Intendi con te al College?” Bonnie annuì “Circa quattro settimane. Non.. ti ricordi?”
“Qualcosa.” rispose “Ma non tutto.”
Si alzò.
Bonnie lo guardò e gli chiese: “Seriamente, che cosa mi hai fatto?”
“Te l’ho già detto, niente e non voglio farti niente. Lo sto ripetendo dal giorno in cui sono tornato a Mystic Falls. Sono diverso. Questi mesi… mi hanno reso diverso.” 
“Com’è possibile che tu sia ancora qui? Come hai fatto? Damon ti ha…”
“Credeva di avermi ucciso. Era solo un’illusione.”
“Sì, ma… ricordo che avevi un morso di licantropo. Saresti morto comunque.”
“No.” scosse la testa “Ricordi che avevo trasformato il morso di licantropo in magia? In realtà non ero del tutto guarito come pensavo. Sono un Eretico, il morso di licantropo non si è del tutto rimarginato e non ha lo stesso effetto che ha sui normali vampiri.” Kai fece una pausa “Il morso è fatale per i vampiri, per me è… un po’ diverso. Gli effetti sono gli stessi, sudorazione, attacchi di panico, allucinazioni, desiderio di morire in fretta. Solo che non so come, non ci capisco molto, nel mio caso è come se avessi il gene della licantropia, sai come quando diventi immune ad un virus. Non mi ha ucciso, non è stato del tutto assorbito quindi non so come, ma da allora oltre ad avere la sete di sangue, ad ogni luna piena avverto come un richiamo, un istinto e quindi ho dedotto che una parte di me sa di essere anche licantropo.” tacque per alcuni secondi “Conosci qualcuno che sia stregone, vampiro e licantropo?”
Bonnie ci pensò su qualche momento “Beh, c’è un ibrido di no Klaus che è sia vampiro che licantropo.”
“Dove lo trovo? Voglio parlare con lui.”
“Klaus non ti aiuterà.”
“Perché?”
“Non hai mai sentito parlare di lui?” chiese stupita.
“E da chi avrei dovuto sentirlo? Visto che la mia tenera famiglia mi ha sbattuto in quel maledetto mondo parallelo!” sbottò.
Bonnie tacque per circa un minuto e disse: “E’ pericoloso. E’ pericoloso quasi quanto te.”
“Quindi dovremmo andare d’accordo!”
Lei sospirò e scosse piano la testa, non aveva intenzione di parlargli di Klaus o cercare di fargli cambiare idea, se voleva farsi ammazzare realmente da lui, che lo facesse pure.
“Va bene, okay, lasciamo perdere Klaus.” disse, avrebbe scoperto da solo quell’essere unico nel suo genere. Tra i due scese il silenzio, Bonnie si guardava in giro per la stanza come se temesse l’arrivo di una terza persona e Kai la guardava facendo zigzagare lo sguardo da lei alla direzione in cui lei guardava.
“Che ne dici di studiare un po’?”
Lei lo guardò e rispose: “Va bene, ma cosa dovremmo studiare?”
“C’era un tema che dovevamo fare” mentì “riguardante il folclore in epoca medievale.”
“Wow, interessante!” esclamò Bonnie entusiasta “Perché non me ne ricordo affatto?”
Kai scrollò le spalle.
Perché non c’è nessun tema, ti sta prendendo in giro come sempre. Le sussurrò una voce all’orecchio e Bonnie perse l’entusiasmo e la luce dai suoi occhi.
“Che c’è?” chiese il ragazzo notando che la ragazza era triste improvvisamente.
“Tu stai mentendo.” affermò con voce tremante.
“No. C’è per davvero.”
E allora perché esita? Perché sembra essere impallidito?
“Tu stai nascondendo qualcosa.”
“Ti sbagli.” disse Kai “Che ti succede Bonnie?” proseguì Kai preoccupato.
Mente. sibilò la voce nella testa della ragazza Non permettergli di imbrogliarti. Lo ha già fatto in passato, tu non sei stupida e capisci quando qualcuno vuole ingannarti ed è quello che lui sta facendo. E’ un manipolatore, non vuole essere tuo amico. Ha altri scopi.
Bonnie cominciò a guardarsi intorno spaventata, sentiva questa voce, si sentì terrorizzata “Dov’è?” chiese tremante guardando verso Kai.
“Dov’è, chi?” chiese alzandosi e andando verso di lei.
Bonnie girava su sé stessa, continuava a sentire quella voce, rimbombava nella sua testa.
“Falla smettere!” urlò quasi.
“Calma, Bon, sta’ calma!” cercò di tranquillizzarla, ma fu inutile.
La ragazza provò un terrore profondo, un terrore che credeva di aver già provato, ma che a quanto pare non era assolutamente paragonabile a ciò che stava provando in quel momento.
Avrebbe voluto urlare, ma sarebbe servito?
Avrebbe fermato la voce?
Il ragazzo la guardava sconvolto, voleva aiutarla, ma non sapeva esattamente come.
Provò ad abbracciarla, ma la ragazza continuava a dimenarsi come in preda ad un qualche tipo di attacco.
“FERMALA! FALLA SMETTERE, TI PREGO!!” cominciò a urlare tappandosi le orecchie.
“BONNIE!” urlò Kai per farsi sentire “COMBATTI! SMETTILA DI URLARE E AFFRONTA QUELLO CHE TI STA TERRORIZZANDO!!”
Bonnie si fermò e lo guardò, la voce era cessata, aveva le lacrime agli occhi per la paura e per aver strizzato troppo forte gli occhi.
“Avevo paura e tu l’unica cosa che mi sai dire è combatti?”
“Che dovrei dirti? Falla vincere, permettile di prevaricare su di te? Vuoi sentirti dire questo?”
Bonnie scosse la testa, le lacrime a inumidirle le guance e con voce rotta disse: “Non capisci proprio niente!” Scappò via.
Per quanto dovrò far finta che m’importi di lei? pensò il vecchio lui. Pensi che lei dopo ti sarà grata? Pensi che questo ti riabiliterà ai suoi occhi? Davvero sono diventato così ingenuo e stupido?
“Io voglio che sia felice, il mio vecchio io non capirebbe.” sussurrò rivolto a sé stesso.
Infatti non capisco, ormai è lampante la cosa: permetti alla Magia di consumarla, la consumerà a tal punto che poi sarà costretta a trovare un nuovo ricettacolo, magari sarò proprio io e con i poteri che ho, non avrò problemi a gestirla e usarla.
“Dici che dovrei approfittarne? Lasciare che lei muoia per avere ancora più potere? Per avere tanto potere da controllare ogni forza soprannaturale?” chiese debolmente fra sé e sé come se ci stesse realmente pensando “Sarei il padrone del mondo, ogni vampiro, ogni stregone, ogni licantropo si sottometterebbe a me.”
Un urlo, un boato fece vibrare l’edificio, Kai capì che era Bonnie e corse fuori, gli studenti - rimasti lì per le feste - anche corsero fuori convinti che fosse un terremoto. Quando Kai uscì vide qualcosa che lo turbò: Bonnie era sospesa a mezz’aria, gli occhi rovesciati e un’espressione vacua sul viso.
Le braccia erano aperte e dal centro di queste, vide una luce nera sprigionarsi, fu così potente che la terra tremò, si sentirono gli alberi spezzarsi e la terra sollevarsi in tante minuscole zolle, i ragazzi gridavano, cercavano di fuggire, ma per via probabilmente della magia nessuno ci riuscì.
Caroline uscì barcollando, vide l’amica in quelle condizioni e trasalì portandosi le mani alla bocca.

                                                             

Era il momento di scegliere per Kai, lasciare che la magia consumasse il corpo della strega o salvarla con un incantesimo di protezione.
Sanguinem Pythonissam Protego. Sanguinem Pythonissam Protego. Sanguinem Pythonissam Protego. Sanguinem Pythonissam Protego.
Bonnie sembrò sentire la formula di protezione che Kai stava facendo: spalancò il palmo della mano, e un miscuglio di quello che sembrava Pietra Nera, vetro e terra puntò dritto verso il petto di Kai. Questo riuscì a difendersi e proteggersi schivando prontamente il colpo, Bonnie ritentò il colpo, ma fallì di nuovo.
“Malus Pugione.” gridò la ragazza.
Un pugnale colpì Kai in pieno petto facendolo indietreggiare e accasciare contro il tronco divelto di un albero, Kai tossì, era senza fiato. Era come se quel pugnale gli stesse togliendo l’aria.
Era come se delle corde invisibili gli si stessero attorcigliando attorno al collo, prese a tossire forte.
“Funziona, giusto?” chiese Bonnie con voce demoniaca avvicinandosi.
Il volto era deformato da un’espressione diabolica, gli occhi completamente bianchi.
“Ho capito cosa stavi cercando di fare. Sei perverso e diabolico.” la voce di Bonnie era mostruosa e grossa, il frastuono che produceva era quasi paragonabile al rombo di un tuono “Non riuscirai a salvarla, non ci riuscirai. Lei è mia. Sei patetico, tu vorresti avere il potere sugli altri esseri soprannaturali? Tu sei solo una patetica caricatura che… sta per morire!” esclamò con enfasi.
La Bonnie demoniaca estrasse un pugnale dall’elsa nera formata da due serpenti intreccianti le cui code si tramutavano in corna argentee. La lama era affilatissima e lucente, stava per colpirlo, per affondare la lama nel petto del giovane sotto di lei, quando lui urlò “UT LUCIFER!!”
Bonnie arretrò urlando e la terra, gli alberi, la terra che si stavano muovendo vorticosamente attorno all’edificio, ricaddero al loro posto, tutto tornò come prima, la polvere solo si sparse dappertutto accecando quasi i presenti.
Caroline prontamente soggiogò i ragazzi presenti affinché dimenticassero tutto l’accaduto.
Le corde invisibili che stavano attanagliando il corpo di Kai si sciolsero, questi tossì forte piegandosi su un lato. Respirò pesantemente e guardò verso Bonnie, gli occhi tornarono color nocciola e il pugnale le cadde di mano, si conficcò sul terreno dinanzi ai suoi piedi, barcollò per poi cadere per terra all’indietro.
Rimase qualche secondo così a fissare il cielo di nuovo grigio intervallato da piccoli spicchi di cielo azzurro, poi una volta ripresosi, si mise seduto e si avvicinò a Bonnie. Non sapeva come si faceva a capire se una persona fosse ancora viva, se non quello di posare il capo sul petto della persona – lo aveva visto fare al padre quando sua madre era morta – perciò replicò il gesto e sentì il cuore battere all’impazzata.
Si allontanò, prese il pugnale tra le sue mani e lo osservò con attenzione: i due serpenti incrociati… sembrava essere un simbolo, ma di cosa? Perché aveva la sensazione di averlo già visto?

                                                                                    

Ripose il pugnale nella cintura dei suoi pantaloni e dopo aver tossito un’ultima volta, con un po’ di fatica sollevò Bonnie tra le sue braccia portandola in stanza, Caroline le stette accanto e non poté fare a meno di far zigzagare il proprio sguardo dall’amica svenuta a quello pensieroso di Kai.
Lui era seduto sulla sedia, a debita distanza. Si sentiva in colpa: aveva pensato a delle cose orribili su Bonnie, sulla possibilità che lui potesse divenire ancora più potente, si sentiva in colpa di aver pensato a sé stesso e alla sua gloria piuttosto che alla vita di un’altra persona.
Si sentì profondamente scosso e turbato, aveva avuto paura… di sé stesso.
Notò poi il continuo sguardo di Caroline su di lui “Che c’è?” le chiese.
Caroline si alzò e guardato verso l’amica un’ultima volta, si appoggiò ad un mobiletto in modo da guardare Kai quasi dritto negli occhi.
“Pensavo che è stato bello quello che hai fatto! Qualunque cosa tu abbia detto, ha fermato la cosa che si era impossessata di Bonnie.”
Kai non commentò, non disse niente. Si limitò a guardare fuori, il cielo stava divenendo di nuovo grigio, il tempo stava cambiando di nuovo.
“Quindi adesso è sicuro? Insomma dopo quello che abbiamo visto, è chiara la presenza della Magia..”
“Sssh.” la zittì “Sì, ormai non ho dubbi” sussurrò “anzi una parte di me forse quella più egoista e subdola di me lo aveva avvertito già da tempo e faceva finta di niente.”
“Voglio solo sapere” disse Caroline iniziando a sussurrare “e veramente perché ti stai interessando così tanto a lei? “
Scrollò le spalle “E’ solo una fonte di grande Magia.”
“Quindi… non sei interessata a lei?” chiese ora diretta Caroline.
“A chi? A Bonnie? Per favore, l’amore non fa per me!” disse sprezzante e sistemandosi scompostamente sulla sedia.
“Chi ha parlato di amore? Interesse non vuol dire amore!” Caroline stava cercando di capire Kai e stava provando a farlo parlare.
“Dalle mie parti e ai miei tempi significava questo!”
“Ah già dimenticavo!”
“Già, un quarantenne intrappolato nel corpo di un ventiduenne per sempre… uuh!” sbuffò “Non ho mai voluto nessuno accanto a me né lo desidero in questo momento.” concluse con un pizzico di malinconia che andava contro quello che stava dicendo “Meglio se continuo a stare per i fatti miei.”
“Vuoi startene per i fatti tuoi eppure torni a Mystic Falls, torturi Damon per vedere Bonnie, decidi di restare qui per.. com’è che hai detto? Non volere nessuno accanto a te? Per me c’è qualcos’altro.”
“Oddio, ora capisco perché Damon ti definiva una spina nel fianco! Sei… non la smetti mai di parlare?”
“Mi pare sia un difetto comune!” lo rintuzzò prontamente la vampira.
“Ok, sono qui perché voglio che Bonnie cambi idea su di me! Prima che m’intrappolasse nel 1903 desideravo solo questo e quando lei mi ha lasciato lì, è come se qualcosa dentro di me si fosse… spezzata. Volevo uccidere colei che mi aveva imprigionato, come ho fatto con mia sorella, ma… volevo che fosse qualcun altro a fare il lavoro sporco per me.” tacque “Ad ogni modo” disse cambiando completamente il tono di voce “lei è viva. Sta bene ed è questo quello che conta.”
“Non dirai altro, vero?”
Accennò un sorriso e scuotendo la testa rispose con un semplice no.
Caroline si alzò ed era quasi tornata dall’amica quando si voltò verso di lui e constatò: “Per essere uno che non se ne importa, hai fatto davvero tanto. Potevi lasciare che Bonnie morisse, invece l’hai salvata. Ti ringrazio e sono sicura che anche Bonnie ti ringrazierà non appena saprà…”
“No.” l’interruppe “Non dirle niente. Non fare parola dell’incantesimo fattole. Caroline, non una parola.” instette notando lo sguardo perplesso della bionda “Siamo d’accordo?”
“Ma perché?”
“Sono fatti miei! Chiaro? Non dire nulla di quello che hai visto, sii vaga.” ordinò ansiosamente “Per favore.” aggiunse in tono più gentile.
Quella che poi seguì fu una muta richiesta da parte di Kai, alla fine Caroline alzando gli occhi al cielo e alzando le spalle acconsentì.
Nessuno deve essermi grato per niente. pensò deciso Kai allontanandosi dalla stanza.
Ero tornato per sentirmi dire ‘ehi, ti perdono’ e ora non vuoi? gli chiese il vecchio lui.
Non voglio, non ha senso farmi perdonare se penso ancora come prima… ero tornato con le migliori intenzioni, ma forse sto solo ingannando me stesso. Anzi sicuramente mi sono solo illuso.
 
Kai si allontanò dalla stanza, si sentiva stringere le viscere, la testa in fiamme.
Corse, come se correre potesse aiutarlo, ma nonostante si trovasse vicino ad un albero distante circa un paio di chilometri dall’istituto, si sentì attanagliato, schiacciato da questa sensazione fastidiosa e asfissiante. Posò il capo contro l’enorme tronco e si lasciò scivolare per terra, alcune zolle erano ancora sollevate, prese la terra tra le mani la osservò e si sentì un ingrato, un falso, strinse forte i pugni e sbriciolò la terra che cadde così dalle sue mani, si pulì le mani sui pantaloni per poi posare il capo di nuovo contro il tronco.
Scosse la testa più e più volte.
 
“Pensi di restare così per molto?”
Kai sollevò la testa, chi aveva parlato?
Voltò la testa e vide… sé stesso.
Era come guardarsi allo specchio, solo che il suo riflesso era in piedi e lo fissava con aria di scherno.
“Risolvi qualcosa? Bonnie ti ringrazia se fai il muso lungo? Ti dico io che cosa farà, continuerà a detestarti e tu diventerai qualcosa che non sei, ovvero una persona patetica senza spina dorsale afflitta dai sentimenti, dalla compassione e soprattutto dall’inutile sentimento che è l’amore.
Hai dimenticato chi ti ha attirato nel 1903? Chi ha fatto finta di ascoltarti, per poi pugnalarti alle spalle? Ti sei dimenticato lo sguardo di soddisfazione della strega mentre andava via e ti lasciava lì, vittima di un covo di vampiri assetati di sangue? Ti sei dimenticato di tutta la rabbia, l’angoscia che hai provato dopo che sei stato bevuto dai vampiri? Ti sei dimenticato del patto stretto con Lily e della condanna che ti sei firmato da solo? Hai dimenticato qual era l’obiettivo? Vendetta. Era quella la cosa che ti spingeva a combattere ed è solo grazie a quella se ne sei uscito.
E ora? Perché dovresti salvare la Bennett? Te lo ha detto lei stessa, ricordi? Fu la sua Congrega a rinchiudere il gruppo di streghe all’Inferno, quindi loro vanno da lei, lascia che muoia. A te sotto sotto non ti importa di lei e questo lo sai benissimo, stai solo giocando. Non lo hai sempre fatto?
Perché questa volta non dovresti farlo? Smettila di giocare, va’ in camera e uccidi la Bennett in sogno, se pugnali la Bennett il gioco è fatto. Gli altri si rivolgeranno a te.”
Kai prese il pugnale che portava ancora con sé e osservò i due serpenti attorcigliati, la lama affilata.
“Sta a te scegliere o uccidi la Bennett, fai in modo di avere tu il Controllo della Magia o uccidi la Bennett e fai in modo di avere tu il Controllo della Magia. Cosa scegli?”
Kai si alzò, aveva deciso.
Prese il pugnale ancora infilato nella cinta dei pantaloni. Non smise di osservare la lama scintillante, l’idea di uccidere continuava ad esistere in qualche angolo della sua testa, ma ora doveva scegliere.
Alzò lo sguardo e osservò il suo riflesso “Ho deciso.” disse a sé stesso.
Corse all’improvviso contro il suo riflesso e lo pugnalò, la sua immagine ruggì di dolore, dolore che colpì il Kai reale.
 
Kai urlò cadendo per terra e rotolando di fianco, sentì come una parte di sé stesso spezzarsi, sgretolarsi sotto il peso di quella lama che era dinanzi a lui per terra sporca di sangue dal colore denso scuro, il sangue sgorgava a fiotti dalla ferita che si era inflitto sul torace, respirò affannosamente premendo convulsamente le mani sulla ferita, sperava che così facendo il dolore diminuisse, premette con forza continuando a respirare affannosamente.
Sentì il cuore battere forte, lo sentiva rimbombare forte nelle orecchie. Un suono sordo.
Stava aspettando che il dolore cessasse, alzò le mani dalla ferita e vide le dita, i palmi delle mani completamente sporchi di sangue. Scosse la testa preso da un dolore non sconosciuto, quante volte in passato si era pugnalato, era morto dissanguato… e poi di lì a qualche ora si era risvegliato a casa sua come se nulla fosse?
Quella volta il dolore però non cessava, continuava e sembrava che volesse farlo impazzire, che volesse consumarlo fino a costringerlo a implorare, a chiedere pietà, aiuto, ma Kai non l’aveva mai fatto in quei diciotto anni trascorsi lì: non aveva gridato, non aveva implorato, scalciato… non l’avrebbe fatto neanche allora.
 
Quando Kai si rese conto di essere stato rinchiuso, si trovava ancora nel bosco vicino casa sua, disteso per terra tra il terreno e le foglie, dolorante, come se fosse stato picchiato, come se le sue ossa fossero state rotte e si stessero ricomponendo dolorosamente in diretta. Ricordò di essere rimasto disteso per terra per ore forse, poi vide la prima eclissi, la prima di migliaia di eclissi. Confuso. Arrabbiato. Ingannato.
Poi l’istinto di sopravvivenza lo costrinse ad alzarsi e a capire dove si trovasse, quella solitudine, quell’esilio lo resero ancora più folle, più crudele, voleva fare solo del male da quel momento, uccidere, nessuno aveva avuto pietà di lui, nessuno.
Non voleva essere così stupido da risparmiare la vita a qualcuno…
 
Tossì, la ferita si stava – come a rallentatore – chiudendo, lentamente il sangue cominciò a uscire con meno prepotenza, fino a non uscire più neanche una goccia, rimase solo il sangue secco che aveva impregnato la t-shirt nera e le mani di Kai.
“Che idiota!” imprecò a mezza voce e con ancora una leggera smorfia sul viso, si mise a sedere. “Ho pugnalato me stesso, ma…”
 
“Oh mio Dio.. mi dispiace.. non volevo..”
“Ma l’hai fatto perché anche se stai dicendo la verità, il vecchio Kai è ancora dentro di te.”
Ricordò le parole di Bonnie, quando aveva cercato di parlare con lei come una persona civile.
Lei non gli credeva più, non poteva. E come poteva essere diversamente?
 
“Oh mio Dio, sei insopportabile!”
“Perfetto!”
“Perfetto!”
“E non farti più vedere!”
Kai si destò di colpo, aveva sognato? Aveva lasciato la tv accesa?
Non era possibile!
Kai scese le scale, indossò una canottiera a righe, gli shorts e le sue solite scarpe da ginnastica, aprì la porta della casa in cui si trovava da una decina di giorni.
Era a Mystic Falls, una graziosissima e silenziosissima cittadina, una come tante in quel mondo. O meglio silenziosa fino a quel momento. Cercò di capire da dove provenissero le voci,era sicuro di non essersele immaginate – o così credeva almeno – in quel mondo non era nemmeno sicuro di esistere  finché…
“Bonnie!” vide un uomo dai capelli scuri correre dietro ad una figura mingherlina.
Li seguì silenziosamente e nascondendosi dietro le file di auto parcheggiate dinanzi alle villette.
“Scusami! Facciamo pace?”
Li aveva quasi superati, voleva vederli bene in faccia. Erano più di 15 anni che non vedeva nessuno e aveva quasi dimenticato la fisionomia umana. Trasse un sospiro di sollievo, loro lo avrebbero aiutato. Lo avrebbero aiutato ad evadere.
La ragazza… Bonnie?... continuava a camminare un paio di passi avanti all’uomo che la implorava di perdonarlo, aveva l’aria leggermente altezzosa e quello sguardo offeso e sprezzante, per un breve momento fu identico a quello della sua gemella, rischiò quasi di inciampare tanto che stava fissando la ragazza, tanto da non accorgersi quasi nemmeno dell’idrante che si accendeva come ogni giorno alla stessa ora. Se i due non fossero stati tanto presi dalla foga di litigare, forse lo avrebbero visto e si sarebbero resi conto che non erano soli.
Quei due erano quasi meglio di un talk show, non facevano che litigare per poi fare pace. Si guardavano in cagnesco e la sera si sorridevano di nuovo, non li capiva. Vide dove vivevano i due in quel mondo e da quel momento decise di non abbandonare più Mystic Falls.
 
“Non posso fuggire dal mio passato… da ciò che sono…” sussurrò rivolto a sé stesso ancora steso per terra con lo sguardo rivolto al cielo che via via diveniva sempre più buio.
  
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