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Autore: katyjolinar    26/07/2015    4 recensioni
Può un incidente far perdere le memorie di una vita, seppur giovane? Storia di una ragazza che ha perso sé stessa e deve ritrovare la sua strada
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Astrid, Hiccup Horrendous Haddock III, Moccicoso, Testa Bruta
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Astrid condusse Moccicoso verso casa. Il ragazzo la seguì in silenzio, senza mollare i due neonati.
Sentì le manine dei due piccoli afferrare i lacci della sua camicia e stringerli forte; abbassò di nuovo lo sguardo su di loro e notò che il maschio si era svegliato ed entrambi i bambini lo stavano ora fissando, incuriositi. Sorrise, prendendoli meglio e lasciando che i due figli giocassero con i suoi vestiti.
Si fermarono davanti a casa, dove trovarono ad attenderli Hiccup e Testa di Tufo. Il Capo andò incontro ai nuovi arrivati, abbracciò la moglie e guardò il cugino.
"Ho lasciato Testa Bruta dentro casa." riferì "Gothi non ha voluto che restassimo."
"Come sta?" domandò Moccicoso, in ansia.
"Ha avuto un'emorragia subito dopo che la bambina è nata." spiegò il castano "Era priva di sensi quando l'ho lasciata sul vostro letto, poi non so altro, perché Gothi mi ha buttato fuori."
"Ma io devo vederla!" esclamò l'altro, agitato "È mia moglie! Devo stare con lei!"
"Calmati, Moccicoso!" lo ammonì il cugino, posandogli le mani sulle spalle "Così non concludi nulla! Devi mantene la calma!"
"Mantenere la calma un paio di palle, Hiccup!" sbottò il ragazzo "Mia moglie sta morendo, ed è colpa mia! Se quella non mi fa entrare, io buttò giù la porta! Tu faresti lo stesso se fossi al mio posto, se fosse Astrid a rischiare di morire perché ha messo al mondo i tuoi figli!"
Hiccup guardò Astrid, confuso. Suo cugino non si comportava in quel modo, non lo contraddiceva da... da prima di perdere la memoria! La bionda intuì la domanda e annuì, così il castano tornò a rivolgersi all'amico, facendo un respiro profondo e cercando le parole giuste per farlo calmare.
"Moccicoso, Ascolta..." disse "Capisco perfettamente come ti senti: ti ricordo che anche mia moglie partorirà a breve, ed è da quando Testa Bruta è entrata in travaglio che non faccio altro che pensarci. Ho una paura folle che anche a lei possa succedere ciò che sta succedendo a tua moglie, ma non posso permettermi di perdere la calma, e non puoi farlo neanche tu. Devi stare calmo e aspettare che Gothi ti lasci entrare, devi farlo per Testa Bruta... ma anche per i tuoi figli."
Il giovane padre non disse nulla, abbassando di nuovo lo sguardo verso i gemellini, che avevano chiuso gli occhi e si erano addormentati, rassicurati dall'abbraccio dell'uomo che aveva dato loro la vita. Hiccup avvicinò la mano e fece loro una carezza, prima di riprendere a parlare.
"Devi dare loro un nome." disse "Tu e Bruta avevate qualche idea a riguardo?"
"No... non ne avevamo parlato." ammise il ragazzo, più calmo "Avremmo scelto il nome una volta nato, insieme... ma se non posso parlare con Testa Bruta, io... non so... non... non ci ho pensato... se scelgo da solo, poi, magari a lei non piacciono i nomi e si arrabbia... io..."
"Non credo si arrabbierà." lo rassicurò Astrid "Anzi, sono sicura che sarà comunque contenta dei nomi che sceglierai."
Il ragazzo era indeciso. Non riusciva a pensare in quel momento, era troppo preoccupato per sua moglie per riuscire ad avere un qualunque pensiero sensato.
"Sai, io è da quando ho scoperto che Astrid è incinta che sto pensando a dei nomi per mio figlio." ammise Hiccup, tornando a stringere la moglie "Sono sicuro che ci hai pensato pure tu, anche se prima credevi che non fossero tuoi."
"Non lo so, Hiccup, davvero..." si lamentò il ragazzo "È difficile pensare, adesso... è notte fonda, e mia moglie sta male e non so se sopravvivrà... per favore, non mettermi fretta, davvero... ora voglio solo vedere Testa Bruta..."
Hiccup annuì, e in quel momento Gothi uscì di casa, facendo cenno a tutti di avvicinarsi. Tutti ubbidirono, così lei scrisse sulla terra davanti alla casa, riferendo sulle condizioni della neomamma.
"Dice che è riuscita fermare l'emorragia." riferì Hiccup, leggendo quei segni "Ma ha perso molto sangue, è ancora priva di sensi e non sa se e quando si sveglierà."
"Possiamo vederla?" domandò Testa di Tufo, che fino a quel momento era rimasto silenzioso. La vecchia annuì e il biondo corse dentro, andando diretto verso la stanza dove era stata portata la sorella.
Moccicoso sospirò, tornando a parlare con il cugino e la moglie.
"Andate pure, voi." disse "È notte fonda, e un capotribù morto di sonno non è utile al villaggio. Noi ce la caveremo, solo una cosa: domani avrò bisogno di qualcosa per dare da mangiare ai bambini..."
"Tranquillo, domani avrai tutto quello che ti serve." lo rassicurò Hiccup "Ora vai, e stai tranquillo."
Il moro li salutò ed entrò in casa, andando diretto verso la stanza coniugale. Varcò la soglia e si fermò a distanza, vedendo Testa Bruta sul letto, con gli occhi chiusi, e suo fratello seduto sulla sedia accanto a lei, che le teneva la mano e la osservava, parlandole, anzi cantando una vecchia ninna nanna, la stessa che cantava la loro matrigna quando erano piccoli.
"Su non piangere, vichinghino..." intonava, a voce bassa "altrimenti i draghi faranno di te un bel bocconcino... non far vedere che sei intimorito, o i nemici ti daranno il ben servito... ma se hai paura tu non ci pensare, chiudila in un baule e gettala in fondo al mare..."
"Me la ricordo, questa." si intromise il moro, avvicinandosi "Testa Bruta ne ha cantata una simile a quello Scalderone, qualche anno fa."
"La cantava la mamma quando avevo paura del buio, e spaventavo anche mia sorella." ammise il giovane, sistemandosi meglio sulla sedia e riprendendo a cantare, rivolto alla sorella "Sorellina, ti prego non lasciarmi... senza te sarei perso, chissà che potrei farmi..."
Moccicoso si avvicinò, in silenzio, e si abbassò accanto al cognato, poi, con attenzione, gli mise in braccio i due bambini addormentati.
"Tienili tu, per un po'." ordinò "Vai a sederti in cucina e stai attento a non svegliarli. Vorrei stare un po' da solo con tua sorella."
Testa di Tufo annuì, fissando i nipotini, e si alzò, uscendo dalla stanza. Moccicoso attese che fosse uscito e si sedette sul letto, prendendo la mano della moglie e guardandola serio.
"Testa Bruta, per favore, apri gli occhi." disse "Devi svegliarti, abbiamo bisogno di te... ho bisogno di te... come faccio con i bambini?"
Non ci furono reazioni. Il moro si abbassò, stendendosi su un fianco, accanto alla ragazza e carezzandole delicatamente il viso.
"Ho ricordato tutto, piccola." sussurrò "Sono stati i nostri figli a farmi ricordare. Mi dispiace tanto, sono stato uno stupido egoista, non ho pensato a te... e ne stai pagando le conseguenze... tutto perché io non sono stato in grado di reprimere i miei istinti..."
Con attenzione, le fece voltare la testa, poggiando la fronte sulla sua, tenendo lo sguardo basso.
"Sai, ricordo la prima volta che siamo stati insieme, la primavera scorsa..." continuò "All'inizio ero troppo preso, non vedevo altro... ma poi mi sono calmato, sei stata tu a calmarmi... ricordo che eri così bella... avevo pensato che eri diversa dal solito, non eri la solita ragazza scatenata, eri dolce, timida, sembravi aver bisogno di protezione... e credo di essermi innamorato di te in quel momento, perché tra le tante cose ho pensato che ti avrei protetto da qualunque cosa, a qualunque costo."
Niente, Testa Bruta non reagiva. Moccicoso si tirò su, asciugandosi una lacrima sfuggita al controllo; la frustrazione e la rabbia presero, improvvisamente, il sopravvento, non riuscì più a tenersi, un pugno si chiuse e colpì con forza il materasso, poi prese la moglie per le spalle, fermo.
"Dannazione!" ringhiò "Una volta nella tua vita vuoi darmi ascolto? Avanti, Testa Bruta! Svegliati! Apri gli occhi! Guardami! Prendimi a pugni, seppelliscimi vivo! Fammi qualunque cosa, ma svegliati!"
Continuando a tenerla per le spalle si abbassò, poggiando la fronte sul seno della ragazza e bagnando il tessuto della camicia da notte con le lacrime che non stava più riuscendo a trattenere.
Si lasciò andare, non si trattenne più, singhiozzando a dirotto, mentre le sue mani si spostavano sulle braccia della compagna, fino alle mani di lei, tirandole su e stringendole nelle sue, finché non sentì le dita muoversi.
Si tirò su, sorpreso, e le guardò il viso.
Aveva gli occhi aperti e l'aria stanca, debole, ma era sveglia, finalmente.
Moccicoso sorrise sollevato, alzando la mano e facendole una carezza. Gli occhi di lei vagavano sul suo viso, mentre la sua mano raggiungeva, con fatica, quella del marito e la sfiorava leggermente.
"Ricordi tutto?" sussurrò, debole "Davvero?"
"Sì, piccola. Ho recuperato tutti i ricordi." ammise il giovane, asciugandosi le ultime lacrime.
La bionda accennò un sorriso, poi sembrò ricordarsi qualcosa e si guardò intorno, quasi in panico.
"Mio fratello..." disse "Mi è parso di sentire la sua voce, prima... era lontana... cantava la ninna nanna della mamma..."
"Sì, era qui, poco fa." riferì Moccicoso, tirandosi su "Effettivamente ha cantato quella ninna nanna. Ora è in cucina con i bambini."
"I bambini? Stanno bene?" chiese la ragazza, all'Armata, cercando di tirarsi su.
"Stai tranquilla, stanno bene." la rassicurò il moro, tenendola giù, delicatamente "Sono un po' stanchi, ma stanno entrambi bene."
"Voglio vederli." richiese Testa Bruta "Per favore, portameli qui, subito..."
Il giovane annuì e si alzò, andando alla porta, poi fece un cenno al cognato, che lo raggiunse ed entrò nella stanza, tenendo stretti i piccoli, che dormivano, accoccolati sul suo petto.
Quando il biondo vide che la sorella si era svegliata, un sorriso luminoso apparve sul suo volto, fece un passo verso il letto e si fermò di fronte a lei.
"Sorellina..." fu l'unica cosa che riuscì a dire, mentre Moccicoso gli prendeva i bambini dalle braccia e li adagiava sul petto della loro madre. Testa Bruta gli sorrise, poi la sua attenzione venne completamente catturata dai due figli, avvolti nelle calde copertine in cui li aveva messi Astrid, subito dopo averli lavati, poco dopo la nascita.
Li esaminò con attenzione, senza svegliarlo, aiutata dal marito, e quando ebbe constatato che stavano bene posò un bacio sulle loro fronti e sorrise.
"Come li chiamiamo?" domandò il giovane padre, facendo una carezza a ciascuna delle tre persone più importanti della sua vita.
Bruta non rispose subito, era ancora presa dall'osservare le due creature che aveva messo al mondo qualche ora prima, era quella la sua priorità, adesso: era una madre, e in quanto tale doveva prendersi cura di loro. Si fece guidare dall'istinto, anche se non l'aveva mai fatto sapeva cosa doveva fare; allentò i nastri che chiudevano la sua camicia da notte sul seno e, con una naturalezza sorprendente, spostò i due neonati, senza farli svegliare, sui seni nudi. I piccoli aprirono gli occhi, come richiamati, e si attaccarono, prendendo a poppare avidamente.
La giovane donna sorrise e, finalmente, si decise a rispondere al marito.
"Sei tu il padre." sussurrò "Voglio che scegli tu i nomi, è un tuo dovere. Io il mio l'ho fatto... ho mantenuto la promessa che ti ho fatto ieri: ti ho dato dei figli tuoi... e lei ti somiglia tantissimo."
Moccicoso li guardò, indeciso, poi si voltò verso il cognato, rimasto fermò vicino a loro, che fece spallucce.
"Non saprei." disse il moro "Non ci avevo ancora pensato..."
Osservò di nuovo i due piccoli, che stavano ancora poppando, affamati, e fece loro una carezza. Il maschio era tranquillo, concentrato come era sul suo pasto non si mosse di un millimetro, mentre la piccola, appena si sentì toccare dal padre, si allontanò un momento, mosse le manine con fare infastidito e fece un urletto arrabbiato, prima di tornare a poppare.
"Ehi, cognato! È proprio tua figlia!" esclamò Testa di Tufo, tornato di buonumore, una volta appurato che la sorella stava meglio "Guai a mettersi tra lei e il suo pasto."
Il moro rise e li guardò ancora, esaminando a mente una lista di nomi per scegliere i lui adatti, infine si decise.
"Lei si chiamerà Sif." enunciò "Perché diventerà sicuramente bella come una dea. Lui, invece, sono certo che sarà un grande guerriero e cavalcadraghi, degno della stirpe dei Jorgenson, quindi si chiamerà Fandral."
Testa Bruta annuì. Erano dei nomi perfetti, anzi, in quel momento tutto era perfetto, finalmente.
   
 
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