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Autore: La sposa di Ade    27/07/2015    1 recensioni
Sentite le urla e i ringhi dei lupi, il padre della fanciulla uscì di casa in tutta fretta; giusto in tempo per vedere il corpo esanime della figlia nascosto sotto la carcassa di un lupo nero, il cui pelo ispido era lucido per il sangue. Nel momento in cui raggiunse la figlia, febbricitante e svenuta, la liberò dal peso della belva e si osservò intorno; altri lupi giacevano morti intorno a loro, con grandi chiazze di sangue che si espandevano velocemente nella neve candida. Intorno solo in candore e la piattezza della neve. Nessuna figura, nessuna impronta forniva il minimo indizio di ciò che era realmente successo, tuttavia l'uomo non ne aveva alcun bisogno per intuirlo.
Nello stringere la figlia tra le braccia e a sentire il battito del suo cuore si trovò a ringraziare sinceramente, per la prima volta, il Patto e la creatura con cui l'avevano stipulato.
Genere: Angst, Dark, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Epilogo. Inizio

Villaggio di Kovir, 1670

L'immenso e oscuro castello si ergeva solitario su un'altura al limitare del piccolo villaggio. Avvolto dei colori della notte si confondeva con il cielo cupo, ora privo di stelle, e pareva un tutt'uno con i rami contorti degli alberi che lo circondavano. Era una presenza grama, alta e oscura che incombeva da diversi secoli sugli abitanti del villaggio, era una presenza che incuteva più timore che rispetto. Allo stesso modo pareva colui che lo abitava, un uomo solitario e temuto come un mostro, con cui il villaggio stesso aveva stipulato un Patto, ormai sfumato da tempo.
Gli abitanti evitavano anche solo di posare i loro sguardi sull'oscura dimora, convinti che il signore delle tenebre li osservasse costantemente dalle alte finestre, e che potesse, in qualche modo, arrecare loro danno.
Tuttavia chi ora abitava quel luogo era un uomo con un nome che non valeva più nulla; tutto ciò che rimaneva era ora solo un'ombra di una gloria passata, un tempo ammantata nel timore e nel rispetto. Da quando diversi eventi avevano minato la stabilità del Patto lui si era chiuso nel suo castello. Chiudendo fuori, allo stesso tempo, il mondo stesso.
Ora il castello pareva un colosso oscuro, ammantato nella notte e nella solitudine. Allo stesso modo, l'uomo che l'abitava era cominciato ad apparire come una creatura mitica, le nuove generazioni ascoltavano le storie su di lui come se fossero leggende, arrivando a scherzare su quella presenza che sembrava esercitare ancora un oscuro controllo sui più anziani.
Sempre se uomo potesse essere chiamato.
Non era più umano da moltissimi secoli; la sua esistenza era stata lunghissima, aveva attraversato secoli rimanendo immutato nel corpo, mentre la sua anima assorbiva conoscenze e potere.
Non era più uomo da quando lei era morta, catturata troppo presto da una malattia letale.
Aveva sempre saputo che i legami con gli umani erano destinati a una fine tragica, aveva sempre saputo che, al contrario suo, gli esseri umani erano fragili e mortali. L'aveva sempre saputo, eppure non era riuscito a non farsi coinvolgere da lei. Ne pagava ora le conseguenze.
Nell'oscurità profonda del castello, la sua figura si muoveva con indolenza, gli abiti che frusciavano a ogni passo e strisciavano sul pavimento impolverato, nel silenzio assoluto della sua dimora.
Un raggio di luna, colorato dalle altissime vetrate gotiche catturò il momento in cui la sua mano si sollevò e le sue dita pallide accarezzarono il ripiano di marmo e porfido rosso di una bara e le sue decorazioni.
Selene.
Le fiammelle delle innumerevoli candele che la circondavano ondeggiarono, minacciando di spegnersi e proiettando ombre scure su quello che pareva essere l'unico arredo di quell'immenso salone. Incise sulla base c'erano le sue ultime parole, che svettavano ora come una beffa agli occhi del vampiro. Perché pensare questa vita separata dalla prossima quando l'una nasce dall'altra. Ci ricorda un desiderio, l'anelito di un anima per l'altra. Il tempo è troppo breve per chi ne ha bisogno, ma per coloro che amano dura per sempre.
Eppure niente era durato per sempre, né il loro desiderio né quella folle speranza di poter trovare una soluzione e forse qualcosa di meglio. Ma lei era stata forte fino alla fine; aveva combattuto la malattia per il semplice desiderio di passare più tempo con la creatura che le aveva rubato il cuore, nella curiosità di scoprire ogni giorno nuovi aspetti del vampiro che, per lei, era l'incarnazione della notte. Infine era spirata con un'espressione serena sul volto, rimanendo, anche nell'abbraccio mortale che Logen aveva promesso di donarle, candida e pura come la luna stessa.
Per questo meritava molto più che essere sepolta in quel terreno gelido e inospitale. A lui, nonostante l'amarezza che regnava sovrana nel suo corpo, sembrava quasi di vederla, nelle notti serene, in cui la luna splendeva tra le stelle; nei raggi che filtravano con insistenza nelle profonde tenebre della notte e della sua dimora.
Vi si soffermò qualche istante, sentendo per un momento il peso del tempo e della morte sulla sua anima più che mai. Eppure lui era, paradossalmente, vivo. Per quanto fosse insignificante il fatto che il suo cuore non battesse più, che la sua anima non provasse più nulla, e che ormai a malapena neanche la sete di sangue lo muoveva, lui era comunque in grado di percepire la mortalità delle cose, in contrasto con la sua condizione eterna.
Viveva ormai in un isolamento totale, innamorato del fantasma della sua presenza, dimentico dello scorrere del tempo e noncurante dei cambiamenti del mondo esterno. Lontano dal passato più remoto e dal presente che continuava a scorrere, incurante dell'evoluzione del tempo e del mondo.
Da quando lei era morta nulla aveva più avuto importanza, così come come il valore del suo dominio, la sua casa, il suo nome, tutto era come svanito, inghiottito dalla nebbia gelida che al mattino avvolgeva quelle terre.
E lui stesso era rimasto congelato in quell'epoca passata, in quel passato inverno nefasto, in cui tutto era coperto dalla neve, come avvolto in un pesante sudario.
Non c'era notte in cui i suoi pensieri non indugiavano sui suoi ricordi, sul suo volto da bambola e sulla sua luminosa purezza.

Pesanti colpi batterono alla porta; troppe volte quel suono si era ripetuto e nonostante fossero passati anni, ricordava ogni cosa che aveva portato quell'avvenimento. Cacciatori e brutte notizie sembravano gli unici ospiti desiderosi di essere accolti.
Logen si avvicinò alla porta, per poi aprirla con studiata lentezza, in attesa di una qualsiasi reazione. Quasi non fu sorpreso di vedere un gruppo di parecchi abitanti in attesa davanti alla sua porta, armati di torce e armi primitive.
Ovviamente sapeva ciò che stava accadendo; non era la prima volta che gli abitanti del villaggio iniziavano a farsi delle domande, a chiedersi se stessero davvero mandando una persona cara ogni mese a una creatura che aveva del leggendario. Le storie che giravano erano ancora molte, ma le persone che ci credevano erano sempre meno.

Cosa volete?” La sua voce suonò bassa ma decisa, in chiacchiericcio della folla si ridusse a un bisbigliare intimorito.
Revocare questo fantomatico Patto, ecco cosa!” Fu un uomo basso e largo a parlare, di certo non il più intelligente del gruppo. Il vampiro li osservò uno a uno; i loro volti macchiati di polvere e gli occhi arrossati dal freddo parevano a lui tutti uguali.
“Non vi conviene farlo, credetemi.” I suoi occhi si illuminarono di una luce ferale e qualche abitante sembrò notare i denti aguzzi fare capolino oltre il labbro superiore. Qualcuno in fondo al gruppo sembrò cogliere la minaccia velata e si allontanò, intimorito dal fatto che, evidentemente, qualcosa delle leggende avesse del fondamento. Logen vide le fiamme tremolanti delle loro torce allontanarsi velocemente, dirette verso il centro del villaggio.

Seguite i vostri compagni, andatevene.” Non aveva voglia di discussioni, di combattere, non aveva voglia di vivere altre situazioni noiose, solo stare chiuso nella sua dimora in attesa che qualcosa di più forte di lui sarebbe giunto per privarlo finalmente della sua insensata esistenza.
Non vi vogliamo più in questo villaggio!” L'uomo continuava a sbraitare, ma lui non se ne curava.
Andate via.” Alla fine non gli importava neanche più del Patto. Niente suscitava più il suo interesse, nessuno di quei volti su cui stava passando di nuovo lo sguardo attirava la sua attenzione. Si chiedeva da quale avrebbe potuto cominciare per sterminare il villaggio, sempre che avesse voglia di farlo, che ce ne fosse bisogno per mantenere l'equilibrio ormai sempre più precario che imponeva il Patto.
Fu uno solo il volto che attirò la sua attenzione; un volto dolce, pallido come la porcellana, contornato da capelli biondi come grano. E gli occhi di smeraldo che, riflettendo le fiamme delle torce, erano puntate su di lui. In essi uno sguardo limpido.
Sentì una stretta al cuore, il fantasma di un sentimento che si agitava dentro di lui lo ferì così come il
sole che fece capolino sui profili aguzzi dei monti, stagliando ombre lunghe e luci penetranti. Il vampiro, infastidito e ferito, fece un passo indietro, mentre le sue mani correvano automaticamente alle pesanti porte, con l'intento di chiuderle per rifugiarsi nell'accogliente e materna oscurità. Tuttavia nel suo animo iniziò a farsi strada una strana sensazione, la fanciulla dalla pelle pallida e gli occhi di smeraldo lo stava fissando, e nei suoi occhi non c'era astio o timore, quanto una genuina curiosità, tremendamente familiare.
Selene.
Il suo cuore si agitò, risvegliandosi dal torpore mortale che l'aveva avvolto per tutto quel tempo, sentì il suo nome come trasportato da un vento caldo, che con decisa lentezza iniziava a sciogliere lo strato di ghiaccio e indifferenza che si era costruito attorno.
Il vampiro distolse lo sguardo, cercando di allontanare i ricordi e il sentimento dolce amaro che si stava risvegliando dentro di lui, con la violenza di una pugnalata tra le costole, ma con la freschezza di un balsamo, che un po' la curava, quella pugnalata.
Arretrò nelle sue gelide tenebre, mentre l'alba avanzava lentamente nel cielo.
Le pesanti porte sigillarono il principe delle tenebre all'interno della sua cupa dimora, chiudendo fuori i raggi del sole e i ricordi, i sentimenti, che stavano iniziando a riaffiorare dentro di lui.
Di nuovo.

_______

Uhm. perch* no^Aproffittiamo dell'insonnia per caricare l'ultimo capitolo. Eh, già, siamo giunti alla fine. Spero che questo breve viaggio vi sia piaciuto e che il finale non vi abbia schifato (tranquilli, era mio desiderio fin dall'inizio di dare almeno un briciolo di speranza a questi due poveri disgraziati).

Se me lo fate sapere con una breve recensione mi miglirate la giornata *.*


  
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