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Autore: Lu_15_TVD    27/07/2015    0 recensioni
Sorriso perfetto. Occhi senza un velo di tristezza. Corpo in ottima forma. Gentilezza che non smette mai di sorprendere. Testardaggine ancora più evidente. Questa è Sarah, una ragazza dolce e gentile, che fino ai suoi diciotto anni ha sempre creduto di sapere chi era e cosa voleva.
Peccato che il giorno del suo compleanno, che aveva atteso così a lungo, si è trasformato nel giorno più brutto della sua vita, un giorno in cui tutte le verità più terribili vengono a galla, come un corpo che riemerge senza più vita dopo essere stato privato di forza, energia e sentimenti.
Questa è la storia di una ragazza che è cresciuta nella menzogna, e che non è la persona che credeva di essere, ma che forse, un giorno potrebbe diventarlo.
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Quando capisci che la tu vita non è come avresti voluto, che non hai rispettato gli ideali da sempre ritenuti fondamentali, qualcosa in te si spegne. Non hai più voglia di alzarti dal letto la mattina, perché desideri stravolgere la tua vita, ripartire da zero. Poi ti rendi conto che questo non accadrà mai, che queste cose succedono solo nei film, figuriamoci se capitano proprio a te. A questo punto ti demoralizzi, ma ti alzi lo stesso e come ogni volta affronti la giornata sconfortato da quello che hai capito.
Quello che, però, non capisci, è che basta poco per ottenere quello che vuoi. Devi solo crederci e lottare, e un giorno anche tu avrai quello che hai sempre voluto.
Io non ho nemmeno avuto bisogno di convincermi che sarei diventata quello che ho sempre desiderato, che avrei ottenuto quello che volevo. Semplicemente  l’opportunità mi si è catapultata davanti all’improvviso. In realtà non mi ero neanche accorta che la vita che stavo vivendo non era la mia. Credevo di essere felice, ma se adesso dovessi tornare indietro credo proprio che non ce la farei, sono cambiata troppo da allora.
Ho capito cosa significasse avere una famiglia. È sempre stato Tyler la mia famiglia, e sempre lo sarà, nonostante tutto.  
La sentimentalità non è il mio forte devo ammetterlo, e sempre stato così, ma anche quando ancora non conoscevo ancora Tyler mi rendevo conto di quello che avrebbe significato per me avere una persona che veramente mi amasse e mi sostenesse durante le situazione difficili.
Quel primo giorno era per me quello che si può dire uno dei più difficili e dolorosi della mia vita, ma la presenza di Tyler, alla fine lo aveva reso uno dei più belli. Un giorno indimenticabile. E anche mentre lo vivevo mi rendevo conto che non l’avrei mai dimenticato, che sarebbe rimasto impresso nella mia memoria per sempre.
La cosa che più ricordo vivamente di quella sera, fu che quando ci mettemmo seduti l’uno accanto all’altro per cenare con una cosa presa al volo, successe quello che mai mi sarei aspettata. Cominciammo a parlare, a confidarci, a dirci le cazzate commesse nella nostra vita. Dai momenti belli passammo a quelli divertenti, e a quelli brutti. Poi cominciammo a ridere e scherzare come non avevamo mai fatto. Era un momento felice e spensierato.
Quando, però, ci mettemmo a letto dopo aver deciso che era troppo tardi per rimanere a letto perché l’indomani ci avrebbe aspettato una giornata dura, qualcosa cambiò dentro di me. Non mi sentivo più leggere come fino a poco prima. In quel momento, nel buoi di quella camera, a non più di un metro da Tyler, versavo lacrime silenziose. Per quello che avevo perso, per le menzogne che mi ero sorbita fino ad allora, ma soprattutto perché avevo paura, paura di un nuovo inizio.
 
Non so, in realtà, se a svegliarmi quella mattina fu il rumore dell’acqua che scorreva o l’odore di cornetti caldi appena sfornati. Comunque, sta di fatto, che appena sbirciai oltre il mio cuscino e riuscii a intravedere il sacchetto dal quale proveniva quell’odore così assuefante, non ebbi la forza di trattenermi. Mi alzai di scatto e allungando il braccio afferrai il primo cornetto che mi capitò a tiro e lo portai dritto alla mia bocca. Credo che fu proprio a quel punto che mi resi veramente conto da dove provenisse il rumore dell’acqua. Tyler stava facendo una doccia.
Guardai fuori dalla finestra notando la poca luce che illuminava la stanza, e allora capii che il sole non era ancora sorto del tutto. Non potevo ancora immaginare che Tyler fosse così mattiniero da alzarsi prima dell’alba.
Presi un secondo cornetto dal sacchetto per saziare la mia fame, e appena lo terminai un’idea pazza mi passo per la testa. Stavo cominciando una nuova vita? Allora tanto valeva cambiare completamente abitudini. Feci una cosa che mai mi sarei sognata di fare prima di quel giorno. Uscii dalla camera così com’ero combinata.
Feci qualche passo fino ad appoggiarmi all’inferriata, guardai sotto. Ci trovavamo solo al secondo piano e già avevo un po’ di vertigini, ma anche questo sarebbe dovuto cambiare. Non mi sarei più lasciata assoggettare delle paure, di nessun genere.
Era uno spettacolo magnifico, non avevo mai avuto occasione di osservarlo. In fondo la giornata non era cominciata così male. Il giorno in cui sarei arrivata a Chicago. Non potevo ancora crederci, non potevo credere che tutto questo stesse capitando proprio a me. All’inizio avevo anche cercato di rifiutare tutto, ma poi ho capito che in fondo doveva capitare a me, quella non era la mia vita e in fondo lo sentivo.
-Sarah, ma sei qui!- La voce preoccupata di Tyler mi fece voltare di scatto. -Mi sono preoccupato da morire quando non ti ho vista una volta che sono uscito dalla doccia.-
A quel punto mi abbracciò, lasciando trasparire il modo in cui si era rilassato visibilmente vedendomi. -Cosa stavi facendo?-
Io mi staccai dal suo abbraccio, mi voltai nuovamente per tornare alla posizione di prima. -Guardavo l’alba.-
 
Mi guardo intorno, ma non c’è nessuno. Mi trovo da sola in una grande piazza. Da una fontana che sta al centro si sente il rumore dell’acqua. Sarebbe davvero rilassante questa visione se uno strano senso d’inquietudine non mi pervadesse.
Improvvisamente si delimita una figura, è lontana da me, si muove in modo inconsueto. Mi da le spalle, ma nonostante questo sembra percepire in qualche modo la mia presenza. È una donna dai lunghi capelli ramati. Indossa un vestito blu, i tacchi dello stesso colore. Continua ad andare avanti e indietro, è nervosa per qualche motivo. La ragione  mi è estranea, ma forse non così tanto. C’è qualcosa di familiare in lei, in tutta quest’assurda situazione. È come se avessi già vissuto tutto questo un migliaio di volte, quasi come un déjà-vu che si ripete all’infinito.
È così snervante non poter far nulla, non poter essere padrona della scena. Non ho un solo ricordo che possa aiutarmi in questo caso.
Solo un’inspiegabile senso di colpa.
Voglio scoprire qualcosa di più su questa donna, su tutta questa situazione, così comincio a fare qualche passo verso di lei. Passo dopo passo, mi accorgo che qualcosa non va, è come se più cammino, più la donna si allontana da me. Comincio anche a correre, ma è tutto inutile, anzi, sembra quasi che così facendo io peggiori la situazione.
Mi fermo di scatto. Non smetto di guardare la donna, ma comincio a pensare che non capirò che mai chi è. Poi, improvvisamente lei si volta. E a questo puntosi fa sempre più vicina, anche se in realtà sembra che non stia muovendo nemmeno un muscolo, come se a farla avvicinare sia un nastro trasportatore o qualcosa da genere.
Ora si trova a meno di un metro da me, e mi scruta con i suoi grandi occhi verdi accusatori. Voglio dirle qualcosa, chiederle spiegazioni, ma dalla mia bocca non esce nemmeno un suono.
Mi soffermo sui suoi occhi più del dovuto, aspettando di riuscire a ricordare qualcosa, e proprio quando comincio a capire qualcosa… sento come una scossa. No, è come se qualcuno mi avesse spinto. Mi sento come catapultare davanti, e improvvisamente sto precipitando nel vuoto, in un baratro buio e senza fondo.
 
Aprii gli occhi, e la prima cosa che vidi fu il cruscotto della macchina di Tyler. La strana sensazione provata al risveglio di quel sogno incomprensibile la ricordo ancora oggi. È come quando senti un nuovo profumo, o assaggi qualcosa che ha un gusto particolare. Non sai cosa provare, se questa sensazione ti piaccia oppure no, semplicemente sei confusa.
Ed è proprio così che mi sentivo in quel momento. Confusa. Disorientata. Non sapevo dove guardare, cosa fare, cosa dire, ma soprattutto non sapevo cosa pensare.
Insomma, quella strana sensazione di déjà-vu che avevo provato era in qualche modo reale? Era possibile che avessi già visto da qualche parte quella donna?
-Fortuna che ti ho fatto mettere la cintura di sicurezza,- la voce di Tyler mi fece destare dal mio stato di trance, anche se non del tutto. -A quest’ora ti saresti schiantata contro il vetro del parabrezza.-
La risata calma di Tyler mi tranquillizzò un po’, ma ero ancora sotto shock, più per il sogno che per altro.
-Qualcosa non va?- La sua voce adesso tornò ad essere preoccupata, come lo era stata spesso da quando lo avevo conosciuto.
-No, sto bene. Davvero.- Vorrei chiuderla qui. Non parlargli del mio sogno, non me la sento di trattare quest’argomento adesso, ma la voglia di confidarmi è troppo forte. -Ho fatto solo un incubo.-
Tyler soppesò le mie parole più del dovuto, credo stesse pensando a cosa rispondermi, ma comunque sia non ne ebbe l’occasione.
-Siamo arrivati.- Dalla bocca mi uscii una specie di urlo stridulo ed eccitato. Vedendo il grande cartello con su scritto “Welcome to Chicago”, non ero proprio riuscita a trattenermi.
 
L’appartamento di Tyler era più spazioso di quello che immaginavo. Credevo che dato che viveva solo si sarebbe sentito asociale a stare in una casa troppo grande, quindi avevo supposto che il lungo fosse più modesto. Ovviamente non mi dispiacque trovare tutto completamente diverso da come pensavo, era tutto molto meglio così per com’era nella realtà. A parte, forse la quantità esagerata di scale per raggiungere il piano; il problema era che essendo un vecchio palazzo  non era dotato di un ascensore, quindi sarei stata costretta a fare ogni giorno tutte quelle scale. Questo, se non erro, fu il primo pensiero che mi passò per la testa una volta scesa dell’auto, e l’ultimo prima di entrare nell’appartamento e scoprire che in fondo era molto meglio di ogni mia aspettativa.
Dalla porta d’ingresso si entrava direttamente in un grande salotto annesso a una cucina altrettanto grande da un grande arco a tutto sesto. Ogni mobile era moderno, in contrapposizione all’antico palazzo, e come si può ben immaginare tutto sembrava disposto in un preciso ordine, per ricavare più spazio possibile e, contemporaneamente, dare un senso di tranquillità.
La stanza che sarebbe diventata la mia, mi parve.. perfetta. Non era eccessivamente grande, ma nemmeno troppo piccolo. Le mura avevano un leggera tonalità azzurra tendente al verde acqua. Di fronte alla porta c’era una grande finestra che si apriva su una strada forse un po’ troppo trafficata. Per quanto riguarda i mobili, lì c’erano soltanto un letto e un armadio impolverato, ma appena mi mostrò la stanza, Tyler mi disse che avrebbe rimediato presto da questo punto di vista. La sua stanza era molto bella e ben arredata. La cosa che più mi colpì fu la presenza di due bagni. Finalmente ne avrei avuto uno tutto mio.
Avevo dovuto aspettare un’infinità di anni in trascorribili per arrivare a questo, per essere felice, ma quando ci arrivai non potevo credere fosse vero.
La prima cosa che feci fu entrare nel mio bagno e fare una doccia calda e rilassante. Sembrerà un banalità, ma fino ad allora non avevo mai avuto tutto quel tempo a disposizione per stare sotto il getto dell’acqua, solo quel piccolo momento sembrava un paradiso in terra, come se prima di quel momento fossi stata costretta a vivere all’inferno.
La metafora non è delle più azzeccate, anzi, tutt’altro, al massimo può essere un’iperbole, ma non badiamo a particolari simili. Nella mia vita sono sempre stati importanti i particolari, i dettagli piccoli e insignificanti, ma in questo caso preciso no. L’unica cosa che contava era il modo in cui mi sentivo, e il modo più semplice per descriverlo è attraverso un’unica parola: felicità.
Potevo finalmente dire di essere felice, di avere una vera famiglia, di vivere in un luogo che potessi chiamare casa, e nel quale mi sentissi veramente al sicuro.
Subito dopo la doccia, un improvviso senso di stanchezza mi attraversò, avrei voluto buttarmi sul mio nuovo vecchio letto, e sono certa che se lo avessi fatto sarei crollata all’istante. Purtroppo, le cose non andarono come immaginavo.
Tyler irruppe nella stanza senza alcun preavviso, mentre mi accingevo a terminare la giornata in bellezza. -Ti va di conosce un po’ di persone?- Rimase lì, sulla soglia, indeciso se entrare o rimanere fermo, aspettando la mia risposta.
Avrei detto di no in altre circostanze, ma non in questo caso, non a Tyler, non dopo quello che aveva fatto per me, non dopo quello che adesso rappresentava lui nella mia vita. -Certo.-
Non sono certa di avergli sorriso in quell’occasione, ma ricordo perfettamente il suo di sorriso, smagliante e sincero, spuntato appena dopo aver sentito la mia risposto positiva.
-Allora, su, preparati e andiamo a fare un giro.- 
  
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