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Autore: FairySweet    27/07/2015    2 recensioni
Non sei mai stato bravo a raccontare bugie. Non l'hai mai fatto, non a te stesso per lo meno, come puoi pensare di ingannarti così? Dimenticare i suoi occhi, il suo sorriso, dimenticare il battito accelerato che ti sconvolgeva il petto ogni volta che l'avevi vicino.
Eppure ci hai provato, hai cambiato vita per lei, per te stesso, per la tua famiglia ma era bastata una telefonata, era bastato il suo nome per convincerti a scappare via di nuovo ...
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elliot Stabler, Olivia Benson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                                 Solo Silenzio





“Dov'è!” “No, ehi, non puoi entrare” “Me ne frego Fin, voglio sapere che diavolo è successo!” ma le mani del collega lo bloccarono saldamente contro il muro impedendogli di oltrepassare la porta della terapia intensiva “Stavo tornando a casa, ero quasi arrivato e ricevo una chiamata da uno sbarbatello in divisa che mi chiede di tornare indietro perché la mia collega è in ospedale” l'altro sospirò passandosi una mano in viso “Idiota” “Voglio sapere che diavolo è successo!” “Elliot forse è meglio se …” “No! No chiaro? Voglio sapere quale diavolo di motivo ha per farmi tornare indietro perché sono certo che questo sia solo un gioco. Uno stupido gioco per costringermi a restare inchiodato a lei ancora e ancora!” “Sei qui” “Hai una spiegazione?” domandò irritato avvicinandosi a Huang “Agente Fin, può concederci qualche minuto?” “Raggiungo il mio collega sulla scena del crimine” un lieve cenno d'assenso e poi solo il silenzio, solo quello stupido silenzio e niente di più.
“Allora?” esclamò sfinito seguendo il dottore lungo il corridoio “Vuoi spiegarmi cos'è successo? Perché avevo trovato il coraggio di lasciarla andare. Le ho persino scritto su tua raccomandazione tra l'altro, e ora sono …” “Siediti” “Cosa?” “Siediti un minuto con me” “Andiamo George, così mi preoccupi” “Ho bisogno di dirti una cosa Elliot e so che sarà difficile” socchiuse gli occhi studiando il volto del collega.
Era stanco, pallido, con due leggerissime occhiaie che sembravano lì da giorni e non da qualche ora “Questa mattina è arrivata in centrale una ragazza. Una giovane donna spaventata e coperta di sangue” “Una vittima di violenza?” “Era sotto shock, non riusciva a capire dove fosse o con chi stesse parlando” “E io che c'entro?” domandò confuso “Il nome Sofy ti dice qualcosa?” il cuore si bloccò di colpo “Era … era una delle ragazze che lavorava al locale di Colman” “Esatto” “Dov'è Olivia?” Huang sospirò passandosi una mano in viso “Quando Sofy ha finito il turno è passata a casa di Olivia. Le aveva portato il caffè, lo faceva tutte le mattine. Si è accorta che la porta di casa era rimasta aperta. È entrata, l'ha chiamata un paio di volte e alla fine è …” si fermò qualche secondo cercando le parole giuste ma non c'erano parole giuste per farlo. Doveva semplicemente dire tutto nel modo più veloce possibile “ … è entrata in camera da letto e la prima cosa che ha fatto è stato chiamare un'ambulanza” “Per quale motivo?” “L'esatta dinamica dei fatti ci è ancora sconosciuta. Munch è nel suo appartamento assieme al vostro capitano” “Devo vederla” esclamò alzandosi di scatto ma le mani di Huang lo afferrarono di colpo “Non puoi” “Devo vederla!” “Non puoi entrare, nessuno può entrare lì dentro” “È viva?” domandò tremante “Ti ho chiesto se è viva!” urlava, sapeva di farlo ma non riusciva ad impedirlo.
Voleva oltrepassare quella porta, voleva prendere a pugni ogni muro lì dentro, arrabbiarsi con il mondo, piangere, aveva bisogno di vederla, di poterla toccare e di sentire di nuovo il suono delicato del suo respiro altrimenti sarebbe impazzito “È viva” sussurrò l'altro “Ma non sappiamo nient'altro” sentiva le lacrime bruciare violentemente, le sentiva spingere contro la razionalità ma non avrebbe pianto, non ora, non così vicino a quella porta.


“Elliot?” si voltò di scatto attratto dalla voce del capitano “Signore” scattò in piedi cercando di assomigliare il più possibile allo stesso uomo di tanti anni prima ma riusciva ad esserne solo una pallida imitazione perché ora, fuori da quella porta non aveva nemmeno voglia di respirare “Avete scoperto qualcosa?” l'altro annuì appena mentre i poliziotti alle sue spalle prendevano posto davanti all'entrata dei blocchi operatori “Abbiamo ricostruito l'esatta sequenza dei fatti, la scientifica sta catalogando il dna trovato in casa di Olivia e …” “Mi aveva fatto una promessa!” esclamò gelido avvicinandosi di un passo “Mi aveva promesso che sarebbe stata al sicuro! Che non le sarebbe accaduto niente e invece è chiusa qui dentro e non so come sta!” “Ora calmati” posò una mano sulla sua spalla ma l'altro sorrise allontanandosi di colpo da quel leggero conforto che non voleva “So che è difficile, so cosa ti lega a lei ma devi restare calmo” “E per cosa? Per rassicurare me stesso? Per aiutarmi a razionalizzare? Perché non funziona signore!” “Per lei!” esclamò Cragen piantando gli occhi nei suoi “Perché è terrorizzata, è sedata ma probabilmente terrorizzata! Non ha bisogno di rabbia né di urla chiaro?” “Lei sa cos'è successo non è vero?” “Si, e non ho intenzione di dirti quello che so perché ti conosco e non voglio dover assistere al processo che ti condannerà a morte!” Elliot sorrise passandosi una mano in viso “Non è giusto signore, né per lei né per me” “Lo so” “Non posso … ho bisogno di sapere, devo sapere cosa le hanno fatto, ho bisogno di vederla, di sentirla respirare perché altrimenti divento matto” “Non puoi restare qui” “La prego non mi allontani da qui, non mi porti via da lei” Cregen sospirò soffermandosi qualche secondo sul suo viso “Rientri al mio servizio da subito. Fai parte della mia squadra e sei autorizzato a svolgere ogni tipo di indagine. Voglio vedere quel figlio di puttana marcire in galera” quelle parole arrivarono come un macigno sul cuore.
Poteva rileggere in quell'esclamazione ogni secondo di quella maledetta notte, poteva perfino sentire la paura di Olivia attraverso la voce del suo capitano.
Quell'uomo forte e ligio al dovere che più volte aveva messo a repentaglio la carriera per coprirli ora sembrava un bambino indifeso.
Era arrabbiato, spaventato e pieno di sensi di colpa, lasciar cadere quelle parole nel vuoto gli dava un punto di partenza.
Erano uno sparo nel silenzio che d'improvviso lo liberava dai blocchi costringendolo a correre “Io le giuro che non la passeranno liscia, dovessi inseguirli fino in capo al mondo la pagheranno” “Lo so” mormorò l'altro abbozzando un leggerissimo sorriso “Signore, so che … ho capito perché lo fa ma ho bisogno di sapere cosa le è accaduto perché …” “Verrai a saperlo Elliot, verrai a saperlo nel peggiore dei modi e fino ad allora, vorrei evitarti ogni altro dolore. Olivia è ancora in sala operatoria, suo fratello è stato avvertito e sarà qui a momenti” annuì appena costringendosi a respirare mentre, quasi senza accorgersene, tornava a sedere sulla poltroncina, Cragen al suo fianco e gli occhi persi da qualche parte nel vuoto, lo stesso vuoto che da ore gli massacrava i pensieri.




 
  
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