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Autore: _The story at the End_    28/07/2015    1 recensioni
Uno stupido gioco: ecco come iniziava ogni avventura.
Lo sapevo più di chiunque altro, io che passavo le serate a leggere libri.
"Vediamo se hai il coraggio di entrare". La frase con cui iniziava ogni film horror e ovviamente io, che non mi do mai ascolto, sono entrata.
Perché il mio ego non se ne sta apposto ogni tanto?
Perché, se Bertold non avesse pronunciato quella frase, la solita frase su cui perdo il controllo, mi sarei sicuramente rifiutata: "è una femmina è ovvio che non ci entra! "
E io, che sono una femmina, sono stata tanto stupida da cacciarmi in questo guaio.
Genere: Fantasy, Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU, Lime | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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Ormai la stanchezza si iniziava a sentire: mi cedevano le gambe, mi girava la testa e, dopo tutte le percosse che avevo subito, mi faceva male la schiena in modo tremendo.
"Possiamo fermarci? " dissi appoggiandomi sulle ginocchia.
"Cosa!? No! Proprio ora che siamo quasi arrivati. No. Non puoi resistere un altro po'?" Disse lui nel pieno delle forze. Non era neanche sudato mentre ora io avevo il fiatone. Dopotutto era pomeriggio inoltrato e avevamo passato l'intera giornata a correre.
"Io... solo cinque minuti. Il tempo di riprendere fiato". La fame era devastante e mi provocava un senso di nausea; come se ci fosse un mostro che mi graffiava le pareti dello stomaco. Presi la barretta di cioccolata che avevo nello zaino, la divisi a metà e la ingurgitai  in un nano secondo ma servì solo a farmi venire più fame. Mi distesi per terra per riprendere fiato. I muscoli,  per la prima volta da quella giornata, si rilassavano.  Mi misi comoda e seppi da quel momento che sarebbe stato difficile rialzarsi.
Chissà come sarebbe finita se fossi rimasta lì, abbandonando  tutto. Era un bel posto dove morire. Magari alcuni archeologici si sarebbero sorpresi nel trovare  dei fossili umani in quell'epoca. Sarei stata sulle copertine di tutti i giornali e mi avrebbero assegnato un nome orribile tipo Lucy...
La voce di Hunter mi fece ritornare alla realtà (sempre che tutto quello che mi stava accadendo non fosse solo un sogno. Ipotesi che non avevo completamente abbandonato). "Adesso dovremmo proprio andare". Disse lui inquieto.
Mi baluginò nella mente l'idea di rimanere lì, lo ammetto, ma anche se detestavo l'idea di dover continuare a scappare per salvarmi la pelle contai fino a tre e mi tirai su. Ormai era una questione personale, dovevo dimostrare a me stessa di essere abbastanza forte da sopravvivere. Forse perché io sono così: scelgo la via più tortuosa e impervia, forse solo per divertimento, forse perché è più stimolante... Sta di fatto che non avrei mai scelto quella più comoda: morire, la via dei codardi, di chi si lascia abbattere dalle difficoltà, di chi si arrende. E io non mi arrendo così facilmente. Sbuffai, mi schermai gli occhi con le mani e ripresi a camminare, più decisa di prima.
"So a cosa stavi pensando". Disse Hunter guardandomi di sottecchi.
"Si?"
"Anche a me è venuto in mente di mollare tutto e smettere di combattere, sarebbe più facile. Ma ormai per me è diventata una sfida".  Aveva avuto il mio stesso pensiero, chissà quante volte...
"Hai ragione" dissi semplicemente, senza sapere cosa aggiungere.
" lo so."
"Sì, sì.  Non te ne vantare troppo."
"Ho ragione ma questo non ci salverà la vita,  guarda."

***

Ma perché si accorgeva delle cose sempre prima di me?
Rimasi talmente atterrita da ciò che vidi che per poco non mi cedettero le ginocchia.
Un orda di dinosauri copriva come un tappeto di ombre tutta la zona. Venivano da est ed erano ancora lontanissimi ma si muovevano ad una velocità allucinante.
" Ma non hanno niente di meglio da mangiare?" Era strano che un gruppo tanto numeroso si concentrasse su un'unica preda ma non era neanche la cosa più strana che vedevo da quella giornata. Sembrava che tutti i dinosauri della radura si fossero riuniti per un party. E noi eravamo il buffet. "Idee ?" Chiesi.
"Corri." E io non melo feci ripetere.
Me la diedi a gambe levate, dimenticandomi della stanchezza. Correvo talmente veloce che i contorni delle cose in torno a me sfumavano, più veloce anche di quella volta ad una maratona in cui ero l'unica femmina; tutti erano certi di potermi superare al primo giro. Quando però mi piazzai tra i primi tre il più grosso mi spinse in un burrone e ruzzolai per un po'. Perdevo tanto sangue dal ginocchio che la scarpa era ormai zuppa ma ripresi la corsa, lo superai e arrivai seconda. A fine gara ritrovai il ragazzo che mi aveva spinto e gli sputai in faccia. Gesto poco fine ma comunque consono alla situazione.
Stavano prendendo terreno e ora potevo sentire la terra tremare sotto i loro passi. Mi sembrava impossibile che degli animali tanto grossi potessero muoversi con quell' agilità.
Ormai potevo vederlo. Lo specchio era proprio sotto i piedi di una formazione rocciosa. Stonava tra la polvere e le pietre come un rubino in mezzo alla spazzatura; la speranza di raggiungerlo mi impediva di crollare. La cosa strana: fremevo dalla voglia di scoprire cosa avrei trovato dall'altra parte dello specchio. Ancora una volta la curiosità superava la mia paura.
Quando ormai credevo di avercela fatta Hunter mi saltò addosso, buttandomi a terra. Sentii uno stridore acuto provenire dall'alto e capii immediatamente che eravamo spacciati.
Pterodattili. Se non fosse stato per lui non avrei avuto più la testa sul collo. Un rettile volante aveva tentato di decapitarmi, cose che succedono ogni giovedì sera insomma. Ormai avevo perso il conto di tutte le volte che Hunter mi aveva salvata.
Erano su tutti i fronti. Gli Pterodattili ci attaccavano dall'alto atterrando alle nostre spalle; a destra e a sinistra dei Triceratopi e degli Stegosauri si mischiavano ad altra marmaglia; davanti c'erano gli immancabili tirannosauri, pronti ad un attacco diretto e tutto in torno, a fare cornice i Velociraptor, per finirci quando la situazione si sarebbe calmata. Erano talmente tanti che alcuni salivano sopra gli altri per raggiungerci; altri si avventavano sulle prede più piccole e le dilaniavano, creando piccoli capanneli,  come se fosse una rissa nel corridoio della scuola.
E come se la situazione non fosse già tragica la terra cominciò a tremare sempre di più ma questa volta non per colpa dei dinosauri. Una nuvola di polvere che prima non avevo notato oscurava il cielo e il vulcano dove era incastonato lo specchio, che prima mi sembrava una montagna, era in procinto di eruttare.
" Una perfetta scena apocalittica. Cosa potrei chiedere di più?" Fece Hunter con un sorriso sbilenco, facendosi scrocchiare le dita.
"Ti sembra il momento per fare ironia?".
"È sempre il momento dell'ironia" Hunter sguainò il coltello e quel rumore riportò l'attenzione dei dinosauri su di noi. "Una battaglia finale in piena regola " Dichiarò guardandosi intorno.
I primi a farsi avanti furono i T-Rex. Hunter gli corse in contro e dopo un attimo  di smarrimento scattai avanti e lo seguii.
Passai sotto le zampe del primo dinosauro e gliele tranciai una in modo che cadesse in avanti. 
Prima che questo morisse ero già occupata ad ucciderne un'altro che già mi veniva addosso. Tenendo entrambi i coltelli in mano cavai gli occhi a quest'ultimo poi gli ficcai il coltello direttamente in gola. 
Probabilmente se questo fosse stato un film thriller sarebbe partita una canzone come Animal i have become dei three days grace.
Con quella canzone in mente mi gettai all'attacco di un terzo dinosauro.
L'adrenalina era in circolo ma ciò non mi impediva di ragionare in modo logico. Mi sentivo bene, i miei movimenti erano sciolti e decisi, era come se fossi nata per questo. Ero concentrata su tutti gli spostamenti del mio corpo e allo stesso tempo avevo un'incredibile percezione di ciò che avevo in torno a me e della posizione di Hunter.
I miei sensi, estremamente acuti, mi salvarono ancora una volta. Mi appiattii al suolo e rotolai a destra qualche secondo prima che la coda di un'altro dinosauro mi passasse a qualche centimetro dal viso. La tranciai a metà proprio mente ritornava indietro. Fronteggiavo contemporaneamente tre dinosauri ma non era niente in confronto a quello che stava affrontando Hunter. Copriva le mie e le sue spalle massacrando tutto ciò che gli passava davanti o si avvicinava a me. Uccisi anche i tre dinosauri che mi erano di fronte giusto in tempo per vederne spuntare un'altro.  Arrivavano a flotte. Ogni volta che ne abbattevi uno, c'è n'era un'altro che prendeva il suo posto. E come se non bastasse, la lava aveva iniziato a colare. Ad un tratto la mia intera visuale venne occupata dell'enorme muso osseo di un triceratopo.  Mi caricava con la testa china in avanti, come se fosse un rinoceronte. Quando mi fu ad un palmo dal viso usai il muso per issarmi e con una mezza capriola gli atterrai in groppa. Allacciai le gambe al collo e mi godetti il giro arpionandomi con il coltello per non cadere. Se c'era una cosa che avevo sempre desiderato fare era cavalcare un toro e ora potevo toglierlo dalla mia lista dei desideri. Il problema ora era scendere. Aveva la pelle ricoperta da una spessa corazzata e avrei potuto continuare ad accoltellarlo per giorni prima che morisse.
Il suggerimento mi arrivò da Hunter "il corno".
Mi piegai in avanti e segai il corno del dinosauro. Era meno resistente del previsto e si sfaldò facilmente come se fosse di cartongesso. Appena arrivai alla parte più interna e dura iniziò a sgorgarne del sangue e il triceratopo-rinoceronte gettò un verso straziante di dolore. Si dimenò in preda alla disperazione e così facendo mi disarcionò, quindi scappò via disorientato.  Ebbi un attimo di respiro e potei guardarmi in torno. Decisi di essere ottimista,  potevamo farcela. Il gruppo di dinosauri si stava sfoltendo e la zona era tappezzata da carcasse di animali. Mi permisi di sperare e fu allora che andò tutto per il verso sbagliato.

***  

"Clara! " Mi urlò Hunter, indicando freneticamente in direzione dello specchio. La lava era colata velocemente dalle fiancate ripide del vulcano e ora stava per ricoprirne la superficie. Avevamo pochi minuti per attraversarlo oppure non sapevo neanche cosa sarebbe successo. Mi voltai dall'altra parte e iniziai a ripiegare,  aprendomi una  strada per avvicinarmi ad  Hunter. Così facendo diedi le spalle ad un Velociraptor che mi gettò per terra.
L'ultima cosa che avvertii fu un forte strappo al braccio, poi vidi tutto nero.

***

Quando mi risvegliai fu a causa delle urla di Hunter che mi chiamava. Ero distesa a terra e provavo ovunque un pulsante e persistente dolore.  La luce mi accecava gli occhi e mi ci volle qualche secondo per ricordarmi di essere distesa su un campo di battaglia di cui mi giungevano alle orecchie solo alcuni suoni ovattati. Quando provai ad alzarmi,  un'intensa fitta di dolore si diramò dal braccio sinistro, o quel che un tempo era il mio braccio sinistro.  Dal gomito pendevano brandelli di carne e il sangue che ne sgorgava mi aveva inzuppato i vestiti. Non faceva male, era come se l'intero braccio si fosse addormentato, infatti mi risultava difficile muoverlo. La parte martoriata pulsava come se possedesse un'altro cuore di cui ne sentivo l'eco fin dentro le orecchie. Tutto ciò rendeva la situazione irreale, come se la guardassi accadere a qualcun'altro. Fissavo l'arto amputato senza sapere come avrei dovuto reagire quindi ci pensò Hunter a reagire per me.  Si precipitò sul posto cadendo in ginocchio e si  strappò di dosso la camicia già a brandelli. Pressò sulla ferita e fu allora che cominciò il dolore. Partiva dal gomito e si propagava ovunque, come delle minuscole schegge di vetro che perforavano la pelle e viaggiavano nelle vene a velocità spaventosa.  Mi bastò appena il tempo per urlare che lui aveva già concluso l'operazione. In quel momento ero talmente stordita, frastornata e dolorante che quello che successe dopo fu addirittura troppo perché il mio cervello potesse recepirlo.  

   
 
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