~Hunting
[Second year]
~Caccia
Il
tempo era passato in fretta, pensava Akashi, mentre si asciugava il
sudore con un asciugamano e fissava distratto il campo da basket che
si stava man mano svuotando.
Gli
sembrava ieri la prima volta che aveva avvistato Kuroko e
l’aveva
fatto astutamente entrare nella prima squadra; ed era fiero del fatto
che si fosse scoperta una scelta giusta: Tetsuya si era rivelato un
abile esecutore di passaggi veloci e mirati, con la giusta potenza e
invisibilità che lo portava a non essere notato dagli
avversari.
In
poche parole, Akashi era soddisfatto del proprio lavoro.
Si
sedette in panchina, afferrando una bottiglietta d’acqua
posta
accanto a lui e sorseggiando il liquido rinfrescante.
Rimase
così per quelli che gli parvero pochi istanti, ma furono
invece più
di dieci minuti; in quest’arco di tempo il campo si
svuotò
lasciando solo un’assordante silenzio.
Akashi
si stupì nel constatare che ci fosse un’altra
persona, oltre a
lui, che non sembrava intenzionata ad andarsene: Kuroko Tetsuya, in
un bagno di sudore, era intento a collezionare fallimenti mentre
tentava di far entrare la palla nel canestro.
Akashi
ridacchiò appurando che, nonostante la sua straordinaria
abilità
nei passaggi, rimaneva sempre un totale incapace nei semplici
canestri, persino con un solo metro di distanza e senza avversari a
fargli da blocco.
Il
rosso rimase ancora seduto, facendo dondolare la bottiglietta
tenendola dal tappo e fissando con occhi imperscrutabili il ragazzino
che continuava a tentare senza sosta.
Si
morse un labbro, concentrato su Kuroko.
Non
aveva scordato la sua caccia. Continuava da un anno ormai
perché,
sebbene fosse riuscito nel proprio obbiettivo di farlo entrare nei
titolari della prima squadra, era consapevole che il gioco non fosse
ancora terminato.
Ma
il fatto era che non voleva farlo finire perché si divertiva
un
mondo.
Ridacchiò.
Come
se non si fosse accorto che Tetsuya provasse un po’ di timore
nei
suoi confronti!
Doveva
ammetterlo, ci aveva messo un po’ a notare questo particolare
–
quel moccioso era così indecifrabile, certe volte!
Ma
alla fine l’aveva notata – sì, quella
strana ombra che si faceva
strada negli occhi di Kuroko quando Akashi gli si avvicinava e gli
parlava.
E
quanto si divertiva, in quei momenti. Amava metterlo in soggezione
con un semplice sguardo dei suoi occhi differenti, con un semplice
ghigno divertito o una frase lanciata per caso.
Stava
giocando con la sua preda, ne era consapevole, ma era così
divertente!
Fece
un sorriso poco rassicurante, poggiando la bottiglietta e alzandosi.
Fissò ancora Kuroko tentare di centrare il canestro,
guardandolo
mentre teneva fra le mani la palla di cuoio, prendeva la mira e la
lanciava – ed essa ruotò nel canestro, per poi
cadere senza
entrarci e rimbalzando sul parquet lucido.
Appena
il tonfo riempì le orecchie di Akashi, decise
però che per quella
volta se ne sarebbe stato buono: quella sera era una piccola tregua,
ma la caccia era ancora in corso e le trappole in ogni angolo.
Avrebbe
aspettato il momento in cui Tetsuya fosse caduto in una di esse e in
quel caso lui sarebbe stato lì, pronto a raccogliere il
frutto dei
suoi sforzi.
[Attento,
Akashi-kun.
Accidentalmente,
potresti finire in una delle tue stesse tagliole.]
***
La
pausa pranzo era suonata da soli dieci minuti e Akashi si trovava in
quel momento in compagnia dei suoi compagni di basket –
Midorima,
Murasakibara, Aomine, Kuroko e Kise.
Quest’ultimo
era il nuovo acquisto di quell’anno: giocava da poco, eppure
sembrava già straordinariamente portato per il basket: alto
e
veloce, imparava subito quello che gli veniva mostrato e questo
l’aveva portato a essere ammesso ben presto in prima squadra,
dove
per il momento avrebbe fatto da riserva.
Ma
Kise l’aveva distratto solo momentaneamente dalla sua preda e
non
gli aveva fatto scordare che la caccia era ancora aperta. E tutto
poteva ancora succedere.
Fissava
Kuroko chiacchierare e ridere con Aomine, mentre sorseggiava il suo
solito milk-shake alla vaniglia; il suo preferito, aveva capito
Akashi da ormai tanto tempo.
Ma
non gli importava di certo la bevanda preferita del ragazzino: in
quel momento stava covando rabbia al suo interno, mascherata con
pacata indolenza; il suo obbiettivo era schiacciare sotto la sua
scarpa quell’idiota di Aomine Daiki che altro non era che un
ostacolo.
Ostacolo
particolarmente ostico,
pensò Akashi, con un piccolo gioco di parole involontario.
Aveva
notato – niente sfuggiva ai suoi occhi – la
preferenza che
Tetsuya provava per il giovane Aomine, la stella della squadra. E
questo non aveva fatto altro che irritarlo e fargli triplicare la
sessione di allenamenti di quei giorni. Una sorta di ripicca
– già,
si stava comportando come un bambino, notò.
Diede
un morso al suo snack – non propriamente salutare, ma non gli
importò – mentre fissava con aria pericolosa
Aomine.
All’ennesima
risata di Kuroko, fece la cosa più infantile e per cui, in
seguito,
si sarebbe dato del coglione da solo.
«Aomine,
va’ a prendermi una bottiglietta d’acqua»
la sua voce risuonò
con una nota di fastidio.
Non
era tipo da dare ordini continuamente ma voleva vederlo sparire per
un po’, almeno il tempo di calmarsi ed evitare di ucciderlo
con una
limetta – Midorima ne aveva giusto una, in quel momento: era
il
portafortuna del giorno.
Gli
unici che lo sentirono furono proprio Aomine e Kuroko, in quanto gli
altri tre erano spostati un po’ più al lato
parlando di tattiche
di basket – perlomeno Midorima e Kise, dato che Murasakibara
era
troppo concentrato sui propri dolci.
«Eh?!»
esclamò seccato Aomine, guardandolo con “non ho la
minima
intenzione di alzarti, vai e prenditela da solo l’acqua,
idiota”
stampato in faccia.
Ma
la replica ebbe vita breve, poiché lo sguardo di Akashi
– lo
sguardo di un folle, avrebbe pensato qualcuno – fece morire
la
frase sul nascere. Aomine si alzò annoiato, sbuffando e,
senza dire
niente, andò a prendere l’acqua come gli era stato
chiesto –
ordinato.
Senza
Aomine, Kuroko sembrò come spegnersi e non fece fiato,
dedicando la
sua attenzione al milk-shake e non rivolgendo un solo sguardo al
capitano.
Inconsciamente
Akashi strinse la barretta, la quale si spezzò fra le sue
dita, e
socchiuse gli occhi, irritato.
Perché?
Perché fa così?!,
pensava rabbioso.
«Tu
e Daiki siete molto amici» disse con tono secco, attirando
l’attenzione di Tetsuya.
«Già»
fu il laconico commento dell’altro.
Senza
preavviso, il rosso si alzò di scatto attirando anche
l’attenzione
degli altri compagni di squadra, i quali però, dopo la sua
occhiata
gelida, ritornarono alla propria conversazione.
Si
avvicinò a Kuroko, allungando una mano e prendendogli fra le
dite
delle ciocche di capelli.
«Tieniti
lontano da lui. È un ordine. E non ti conviene
contraddirmi» disse
con aria mortale, rivelando una parte delle proprie carte.
«Ti
pregherei di allontanarti, Akashi-kun» rispose Kuroko,
impassibile.
Il
rosso fece una smorfia, afferrando per i capelli il ragazzino e
chinandosi sul suo viso.
«Non
permetto che altre persone tocchino la mia preda, hai
capito?» lo
spostò poi con malagrazia all’indietro,
sollevandosi anche lui.
Poi
se ne andò in silenzio, ignorando le occhiate incuriosite di
Midorima, Murasakibara e Kise, ma desiderando quelle di Kuroko, il
quale aveva abbassato lo sguardo con aria vuota.
Dimentico
dell’acqua, dello snack e delle chiacchiere futili degli
altri tre,
si diresse in palestra, porto sicuro e di sfogo.
[Avanti
Akashi-kun.
È
come chiedere a un coniglio di stare lontano dalla sua tana.
Mi
deludi, se pensi che lo farà.]
***
Il
display al limite del campo segnava con caratteri luminosi che
mancavano unicamente tre minuti alla fine dell'ultimo quarto, che
avrebbe così determinato la fine della partita. Affianco al
tempo vi
erano i punteggi delle due squadre, completamente agli antipodi e che
non facevano sorgere il minimo dubbio su chi sarebbe stato il
vincitore.
Sotto
il nome “Teikou” i caratteri allegri del numero 124
spiccavano a
decreto dell’indiscussa vittoria della squadra di quella
scuola,
mentre il numero 43, sotto il nome “Waseda”, pareva
invece quasi
triste e meno brillante dell'altro.
Akashi
si muoveva facilmente tra gli avversari, giungendo davanti al
canestro e prendendo la palla passatagli da Murasakibara, saltando e
aggiungendo così altri due punti al loro già alto
punteggio.
Riprese
fiato, non però particolarmente stanco o sudato, ma non
aspettò più
di qualche secondo e riprese a correre per il campo, tenendo
d’occhio
la palla che era stata presa dalla squadra avversaria.
Il
ragazzo che l’aveva però si ritrovò
improvvisamente a palleggiare
il nulla, poiché la palla gli era sparita da sotto il naso;
quando
comprese chi fosse stato, era già tardi.
Kuroko,
rapido e invisibile come al solito, aveva rubato la palla per poi
passarla ad Aomine, che, senza tanti preamboli, aveva superato gli
avversari e aveva fatto altri due punti.
Il
display segnò gli ultimi sessanta secondi della partita
mentre la
palla veniva data a Midorima che terminava il gioco con un tiro da
tre punti sulla sirena.
Il
pubblico esplose in applausi mentre la squadra del Teikou esultava
soddisfatta; Akashi sorrise compiaciuto, avvicinandosi al centro
campo per il saluto finale.
Le
parole “grazie per la bella partita” risuonavano
tristi nelle
bocche degli avversari, mentre l’altra squadra rideva per la
vittoria.
Senza
dire una parola, Murasakibara e Midorima si diressero verso gli
spogliatoi, sorbendosi l’insoddisfazione di Kise che avrebbe
voluto
giocare anche l’ultimo quarto al posto di Kuroko; vennero
seguiti
da Aomine e Tetsuya che, sotto lo sguardo gelido di Akashi, si
scambiavano un pugno amichevole – loro gesto fraterno che era
diventato quasi un rito.
Il
rosso, fino a poco prima soddisfatto per la vittoria, si
smontò in
pochi attimi, raggiungendo lo spogliatoio dietro ai due e limitandosi
a sedere sulla panchina per riposarsi invece che correre a farsi una
doccia.
Vide
i compagni dirigersi verso i box, compreso Kuroko, ma Akashi lo
trattenne.
«Tetsuya,
aspetta un attimo»
Gli
altri lo guardarono incuriositi, ma senza porsi troppe domande
andarono nelle docce per levarsi il sudore di dosso; non si accorsero
di aver appena lasciato un agnellino nella tana del lupo.
«Sì,
Akashi-kun?» domandò Kuroko cortese, con la solita
espressione
indifferente che impediva agli altri di comprendere cosa stesse
pensando.
«Hai
giocato bene oggi. Bravo» disse Akashi a bassa voce. Kuroko
sembrò
rimanere per un attimo interdetto, ma si riprese subito.
«Grazie,
Akashi-kun»
Seijuro
rimase ancora zitto, facendo intendere all’altro di poter
andare,
ma appena Kuroko voltò le spalle Akashi riprese la parola.
«Scappi?»
domandò con voce soffice. Tetsuya si immobilizzò,
in silenzio; poi
si girò, evitando lo sguardo del rosso, il quale
ghignò: Kuroko
fissava sempre le persone quando parlava e se non lo faceva era
perché si trovava in difficoltà.
«No,
Akashi-kun. Vorrei solo andare a farmi una doccia» rispose.
Seijuro
si cullò nel suono del proprio nome pronunciato
dall’altro:
trovava carino che Kuroko ripetesse di continuo il suo nome, quando
gli parlava.
«Perché
non mi fai un po’ di compagnia? Aspettiamo che gli altri
finiscano»
disse con tono casuale, facendo cenno di sedersi affianco a lui.
Senza proferire sillaba, Tetsuya fece come gli era stato ordinato.
Non
era un tipo che veniva sottomesso facilmente, ma con Akashi sembrava
diventare un pezzo di plastilina tra le sue mani.
Il
silenzio intercorse ancora tra i due, venendo rotto di tanto in tanto
solo dalle voci allegre dei compagni e dallo scrosciare
dell’acqua.
Era carico di tensione, almeno da parte di Kuroko che sedeva rigido
sulla panca di legno.
«Perché?»
Il
sussurro del sesto giocatore fu talmente basso che per un attimo
Akashi pensò di esserselo immaginato. Ma come si
girò e vide il
compagno che lo guardava di sbieco, quasi incerto, aprì la
bocca per
parlare. Per un attimo nessun suono uscì dalla sua bocca,
lasciando
lo stesso Akashi spiazzato, ma poi deglutì e
parlò.
«Perché
è divertente. E tu sei la preda perfetta»
Lo
disse con un tono secco, indifferente. Come se quello per lui fosse
proprio solo un gioco.
Tetsuya,
a quella risposta, sembrò spegnersi. Ma, allo stesso tempo,
in lui
si fece strada una sorta di luce nera, di rabbia e irritazione.
E
in quel momento Akashi capì che mai frase più
sbagliata uscì dalle
proprie labbra.
«Ora,
se non ti dispiace, vado a farmi la doccia»
Niente
Akashi-kun
a solleticare dolcemente le orecchi di Seijuro, che osservò
inerme
il compagno alzarsi e sparire dalla sua visuale.
[E
questa, Akashi-kun, cos’era?
Una
maldestra trappola o una maldestra esca?
In
ogni caso, hai fatto un passo falso. Il coniglietto sta per tirare
fuori degli inaspettati artigli da volpe.]
Angolo Autrice
E rieccomi qui!
Prima di tutto voglio scusarmi se ho postato con un giorno di ritardo,
ma purtroppo ieri non ho proprio avuto tempo di aggiungere il capitolo!
In ogni caso, spero che questo vi sia piaciuto!
Ormai siamo arrivati alla seconda fase, quella appunto della "caccia",
e si può notare come ad Akashi piace giocare con Kuroko.
Vorrei inoltre precisare una cosa, che mi è parso di capire
abbia suscitato un po' di confusione: le scritte laterali, quelle in
corsivo, appartengono a una voce fuori campo che possiamo identificare
come una sorta di "coscienza" di Akashi, che gli parla e fa le proprie
considerazioni riguardo alla situazione. Mi premeva specificare
perché alcune lettrici mi hanno appunto chiesto a chi
appartenessero, ed effettivamente la cosa è poco chiara!
Vorrei inoltre mi deste un parere sul carattere dei personaggi: li
trovate OOC? Se è così ditemelo perché
in caso metto l'avviso, anche se mi sono impegnata per renderli simili
agli originali più che potevo.
Beh, anche per questa volta vi lascio, al prossimo - e ultimo! -
capitolo.
Sapphire_