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Autore: Pinker    29/07/2015    2 recensioni
Dopo 10 anni dall'ultima missione di Blaze a Mobius, la gatta lilla ritorna per svelare un caso già iniziato dall'amica Amy, la quale a un certo punto scompare misteriosamente.
Anche Shadow e Rouge saranno coinvolti in questa avventura dal finale incerto.
Tra bugie e passato, sorprese più o meno piacevoli e lotte tra ragione e istinto, nascerà una storia d'amore...
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Blaze the Cat, Rouge the Bat, Shadow the Hedgehog
Note: OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
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“Qui dovremmo essere sicure di non venir trovate!”

Mina si guardò intorno, come se stesse cercando qualcosa, o come se volesse udire un particolare suono.

Coral la guardò perplessa.

“Mina, che stai facendo?” le chiese.

La giovane cantante compose le mani a binocolo, poi se le mise sugli occhi e iniziò a guardarsi intorno a 180°.

“Sto trovando una via per tornare nella civiltà!” rispose, continuando concentrata in quello che stava facendo.

Coral esasperò arresa. Non era un'esperta, ma se NMBC era ancora lontana, fare così non sarebbe servito a niente, nemmeno con la buona fede di tutte e tre.

Blaze non le ascoltava, era totalmente su un altro piano: lei stava ancora pensando alla fuga dal treno che avevano appena fatto. Lo sapeva che non aveva avuto molta scelta, ma non poteva pensare se non a Shadow; probabilmente l'avrebbe difesa, in qualche modo.

Non aveva pensato, quando era ancora sul treno, alla reazione che il riccio avrebbe fatto quando non se la sarebbe più trovata lì.

Per non parlare di come correvano le voci; le due guardie probabilmente avrebbero fatto così tanti passaparola che, a quest'ora, sarebbero arrivate all'orecchio e sulla bocca di tutti. Shadow incluso.

Sospirò tristemente. Non avrebbe dovuto lasciarlo così.

Blaze sapeva che lui si fidava di lei, e una fuga così improvvisa l'avrebbe fatto dubitare di lei per molto tempo, forse per sempre, conoscendo il carattere di Shadow.

Le era giunta in testa più e più volte l'idea di ritornare indietro per controllare o per avvertire il riccio, per ritornare da lui, ma era sfumata grazie alla sua parte logica: tornare indietro non sarebbe stata una mossa intelligente.

Quindi, alla fine, aveva deciso di tentare di mettere la questione Shadow the Hedgehog da parte per un po', e di riprenderla almeno dopo aver trovato Amy e messo fine a tutta quella storia.

Cavolo, detta così suonava così male...

Non poteva dire quelle cose a Shadow, gli avrebbe spezzato il cuore, oltre ad offenderlo.

Blaze voleva quel ragazzo con tutto il suo animo, ma il riccio avrebbe solo capito che lei non avrebbe voluto sapere nulla di lui finché i suoi problemi principali non fossero sistemati.

A pensarci bene, Shadow non avrebbe avuto tutti i torti di arrabbiarsi: di certo non è bello essere messi in secondo piano dalla proprio amata, soprattutto se si ha un orgoglio come quello del riccio.

Mi dispiace, Shadow.

Mentre lei era completamente persa nei suoi pensieri, le altre due ragazze continuavano a discutere.

“Smettila Mina, finiremo per perderci!” le diceva scocciata la creatura marina, agitando le braccia per aria.

“Fidati di me, ho un istinto da paura!” disse in tutta risposta la giovane cantante, tutta fiduciosa del suo senso dell'orientamento.

Coral, come era prevedibile, roteò gli occhi sospirando pesantemente, cercando di riacquistare un po' di pazienza.

“A me il tuo istinto fa paura.” rimarcò la pesciolina, portandosi i pugni sui fianchi.

“Beh” disse alla fine la mangusta gialla “Dovremmo muoverci comunque, non è stando ferme qui che risolveremo i nostri problemi.” disse, tornando seria.

Coral dovette ammettere che aveva ragione.

“Certo che ho ragione! Come dico sempre; il culo non si salva da solo, bellezza!” esclamò Mina.

La pesciolina sospirò arresa. Inoltre era leggermente disturbata nel sapere che la sua amica 'diceva sempre' una volgare frase del genere.

“E quindi dove andiamo?” chiese alla fine Coral.

La mangusta ci pensò su un attimo.

“Da quella parte!” esclamò dopo un'attenta riflessione, con un sorriso splendente, indicando verso Nord-Ovest. Coral guardò perplessa l'indicazione dell'amica.

“Scusa, ma come fai ad essere così sicura che quella sia la direzione giusta?” chiese perplessa la ragazza acquatica. Semplicemente, non sapeva come la sua amica fosse così sicura di sé stessa e di quello che faceva, nonostante fosse in una situazione totalmente nuova.

Mina sorrise. Aveva sì un buon istinto, ma anche un ottimo intuito.

Inoltre aveva la sua serie di ragionamenti: lei pensava che, se si continuassero a percorrere le rotaie, si sarebbero trovate presto in una località, se non a NMBC. Per questo, nonostante la fretta generale di darsela a gambe, aveva tenuto a mente la posizione del treno man mano che correvano via.

In pratica, si era creata una mappa tutta sua basata sulla presenza delle rotaie. Dovevano solo seguire la loro stessa strada, cercando di non avvicinarsi troppo, né di allontanarsi ulteriormente; semplicemente procedere in parallelo.

“Fidati.” rimarcò la mangusta all'incredula amica.

“Ok.” rispose al posto suo Blaze, lasciando Coral con la bocca aperta pronta a dire qualcosa.

“Seguiremo la tua strada, e nel caso sbagliassi non sarà un problema, troveremo una soluzione. Facciamo più danni a stare ferme qui. Dopotutto, non credo che ci lasceranno andare così facilmente, anzi; magari qualcuno sarà già sulle nostre tracce.” spiegò sbrigativa, ma concisa.

Sperava solo che un certo riccio nero e la sua gag non le avesse già localizzate.

Le altre due annuirono in accordo.

“Forza, seguitemi!” esclamò eccitata Mina, la quale finalmente aveva il comando della missione.

“E sarebbe meglio se non urlaste.” aggiunse la gatta “Attirerete troppo l'attenzione.”

Mina non le rispose, ma continuò a trotterellare facendo strada alle altre due.

Tuttavia, come la sua amica Coral, aveva pienamente recepito il messaggio della micia, e condusse le due ragazze in silenzio.



Si sentivano forti e decisi passi mentre i piedi incontravano il suolo con un tonfo secco.

Un batter d'ali fu udito lì vicino, mentre la creatura atterrava leggera.

“E' inutile scovarli dall'alto.” disse Rouge the bat “Gli alberi sono un ottimo scudo. Non le troveremo con un approccio aereo.” spiegò la ragazza al suo freddo compagno.

Il riccio nero si era fermato e, pensieroso, scrutava la foresta con sguardo concentrato.

La ragazza poteva sentire la tensione che si era formata sin da quando Shadow era uscito dall'ufficio, ed era sconfortante.

Non sapeva cosa il riccio avesse potuto fare alla gatta se l'avesse rivista di nuovo. Aveva paura che fosse ritornato nello stesso stato di quando il Comandante e la G.U.N. hanno iniziato a fottergli il cervello, nove anni prima.

Inconsciamente, a causa della tensione, la ragazza bianca concentrava il proprio peso corporeo su un piede e poi sull'altro, sfregandosi nervosamente un braccio steso lungo il fianco.

Per quanto cercasse, trovava difficile trovare parole adatte in quella situazione.

Chissà cosa lui stesse pensando...

Magari stava solo cercando un modo per localizzarle. La pipistralla sospirò tra sé e sé.

Dopo tutto, il bosco era enorme, e cercarle a piedi sarebbe stato un bel problema. Potevano essere dovunque, a pensarci bene.

A un certo punto, quando Rouge era ancora immersa nei suoi preoccupatissimi pensieri, il riccio iniziò a marciare dritto nel bosco.

La partner lo guardò dubbiosa, chiedendosi dove lui volesse andare, per poi seguirlo titubante.

Gli stette dietro senza fiatare per alcuni minuti, prima di iniziare a chiedersi se Shadow sapesse cosa stesse facendo.

L'analitica ragazza osservò le sue mosse: il riccio non seguiva né un sentiero né una direzione precisa, sembrava andare dove lo portava il vento.

Stava andando a caso? La pipistrella se l'era di certo chiesto.

Tuttavia non aveva avuto il coraggio di proferire parola.

Era passato un buon quarto d'ora, e finalmente la giovane donna si decise di chiedere.

“Shadow, sai dove stiamo andando?” chiese fermamente, ma comunque con cautela.

Che mi prende?! Pensava Rouge Perché mi comporto così?? Non esiste che io abbia paura di Shadow, lo conosco da una vita! Non ha senso!

Aveva forse paura? Il suo linguaggio del corpo era molto simile a quello di qualcuno che era spaventato, ma tuttavia non era così. Lei aveva paura per lui, per Blaze, per un sacco di altre persone, ma non per sé stessa. Era solo... preoccupata di vederlo esplodere.

Scacciò quei pensieri, mentre attendeva una risposta da Shadow.

“Non precisamente.” rispose secco il compare.

“E allora perché continui ad andare avanti senza sapere dove vai?!”

“Perché non abbiamo molta scelta.” rispose leggermente scocciato il riccio nero.

E poi Rouge non poté più trattenersi: dovevano parlare.

“Shadow, perché fai così? E' perché Blaze se n'è andata, non è vero?” lo bombardò lei, mentre lui continuava la sua camminata indifferente (o almeno in apparenza).

Lui non rispondeva, ma Rouge probabilmente conosceva il detto che chi tace acconsente, perché subito dopo continuò la sua parlantina:

“Sono sicura che non ti voleva abbandonare, ma aveva qualcosa in mente! Che so, cosa da fare, posti dove andare...” disse lei, quasi supplicandolo di ascoltarla e di ragionare.

Non è detto che se ne sia andata a causa tua!” esclamò, arrivando al dunque.

“Qualsiasi cosa potrebbe averla spinta a scappare! Non devi sempre pensare male delle persone!”

Il riccio rimaneva silente, mentre continuava a camminare, eppure la sua marcia era rallentata.

Avevi ragione, Rouge.” disse dopo un po', e alla ragazza sembrò di aver sentito una nota di tristezza. La partner rimase confusa.

“Avevi ragione quando dicevi che non dovevo farmi coinvolgere sentimentalmente, o non ne sarei uscito fuori.”

Rouge si ricordò delle sue esatte parole che gli aveva detto nelle prime sere del loro nuovo incarico, e le sue orecchie si abbassarono fiacche fiacche mentre sgranava gli occhi.

Non pensava che avrebbe mai detto quelle parole che persino lei si era dimenticata.

“E questo da dove viene fuori?? Non dirmi che ti stai pentendo di quello che tu e Blaze avete costruito?!” esclamò la giovane donna, terrorizzata che la risposta fosse un “sì”.

Finalmente Shadow si fermò e la guardò con la coda dell'occhio, iridi rosse la analizzarono.

“Non ho mai detto questo, e non è quello che intendevo. Non mi pento di niente.” le spiegò.

Rouge si calmò.

“E quindi?...Cosa farai quando la troverai?” chiese Rouge con un sospiro, ritornando calma, e rimanendo sulle spine in attesa di una risposta. Quella era la domanda che le era premuta più di tutte sin da subito, dato che il suo compare era furioso.

“Cosa vuoi che faccia? Non potrei farle del male.” rispose più dolcemente il riccio, che aveva intuito la preoccupazione dell'amica.

“La riporterò indietro e le parlerò.” disse alla fine alla ragazza, la quale sospirò pesantemente.

“Non essere troppo rude, Shadow. Avrà un buon motivo e, quando lo sentirai, ti darai del coglione per esserti arrabbiato per nulla. Blaze non è quel tipo di ragazza bastarda, Shadow. Non se ne sarà andata per farti soffrire.” parlò l'amica, lentamente, cercando di ficcare per bene il consiglio nella testolina del riccio.

Shadow alzò un sopracciglio. Davvero non capiva che sapeva tutte quelle cose?

Shadow sapeva che Blaze non era assolutamente una bastarda; poteva essere fredda, schietta, magari anche rude, ma non era cattiva. La conosceva abbastanza per dire che era leale.

Inoltre, ora che stava ricominciando a tornargli la calma, si era reso conto che la gatta era ormai una donna matura e seria, calma, intelligente e concentrata, deve aver avuto una buona ragione.

Shadow sapeva già di essere un coglione. Era solo la rabbia del momento, un broncio che aveva tenuto su solo perché non sapeva spiegare la notizia che gli si era bombardata addosso.

“Ora muoviamoci a trovarle, chissà dove sono!” esclamò il riccio, ritornando in sé.

“Fortuna che ho trovato le tracce del loro passaggio!”

Rouge lo guardò stupita e sorpresa.

“Scusa, hai trovato le loro tracce? Perché quando ti ho chiesto se sapevi dove stessimo andando hai risposto di no?” chiese confusa la pipistrella.

Shadow stese un sorriso.

“Perché in effetti sto solo seguendo le loro impronte, ma non so dove conducano.”

La giovane ex-spia roteò gli occhi.

“Conducici allora!” ordinò solennemente, e con un pizzico di divertimento.

Shadow sorrise ancora di più e si mise a correre molto velocemente, sapendo che l'amica sarebbe riuscita a raggiungerlo in volo.

Se Blaze avesse un problema anche più grande di lui, non gli sarebbe importato; l'avrebbe riportata indietro ad ogni costo, l'avrebbe aiutata con i suoi problemi e protetta da tutte le malelingue e gli insulti delle guardie.

Non avrebbe permesso a nessuno di toccarla, avrebbe ucciso pur di tenerla sana e salva nel suo abbraccio. Tutto quello che voleva era di perdersi nel suo sguardo dorato mentre si parlavano con un sorriso sulle labbra.

Era nuovo al sentimento dell'amore, e forse si era fatto prendere un po' dal panico per le cose che Bunch gli aveva detto la sera in cui gli aveva parlato della protezione.

Blaze era la sua donna, non l'avrebbe mai lasciata. Non più.



Avevano camminato per ore, e si stava scurendo il cielo, pronto a far arrivare la sera.

In fila indiana, tre ragazze continuavano a camminare; in testa, sempre in forma smagliante, Mina si faceva strada tra i cespugli un po' troppo alti, piuttosto scocciata che quei vegetali la stessero rallentando e dando fastidio.

Pochi metri dietro di lei, Coral sbuffava, visibilmente stanca, e iniziava a rallentare notevolmente il passo, chiedendosi quando sarebbero arrivate o almeno quando avrebbero fatto una pausa.

Subito dietro alla giovane musicista, Blaze chiudeva la fila e si preoccupava di non essere

-eventualmente- inseguita da qualcuno. Allo stesso tempo, la gatta teneva d'occhio le altre due ragazze e, di tanto in tanto, spingeva delicatamente la pesciolina, spronandola ed aiutandola ad andare avanti. Vedeva che era stanca, ma non sapeva quanto poteva essere sicuro fermarsi.

Tuttavia, il cielo cominciava a scurirsi, e poi sarebbe arrivata la notte. Un posto dove stare dovevano trovarlo.

Lei non era una tipa che si stancava facilmente, e Mina sembrava essere fresca come una rosa, ma al contrario Coral non ce la faceva più, aveva bisogno di riposare.

Stava per suggerire di cercare un posto dove riprendere le forze, quando l'eccitata e felicissima voce della mangusta urlò:

“Ragazze! Ci siamo! Vedo una città!”

Incredule e sorprese, le altre due ragazze corsero verso di lei e guardarono dove il dito della cantante indicava: una città.

Un'enorme città, a dire il vero.

Il cemento delle strade perfettamente asfaltate e dei grattacieli contrastava con la natura del bosco intorno, la quale iniziava e finiva inavvertitamente, formando due confini ben delineati.

Era un città pulita, con poco smog e non una persona in vista.

Le tre ragazze si inoltrarono nella città guardandosi attorno curiose.

Coral sembrava aver perso la sua stanchezza, ora che era arrivata. Forse aveva riacquisto un po' di forza nel vedere che erano arrivati alla loro destinazione. Ma lo erano veramente?

“Finalmente siamo arrivati.” bisbigliò incredula Mina, guardandosi intorno con occhi spalancati.

“Non sappiamo ancora se è NMBC.” le disse Blaze, guardandosi in giro per trovare qualcuno.

“Possiamo sempre chiedere a qualcuno.” propose Coral.

“Se ci fosse qualcuno.” rispose la gatta. Per una città del genere, non c'era un'anima viva.

“Cribbio!” esclamò Mina “Non ditemi che è davvero una città fantasma!” disse tutta preoccupata.

Coral smise di guardare in giro e si mise ad osservare un punto. Si calmò, e disse:

“Ma no, sciocca! Guarda là.” e indicò sorridente il punto che stava osservando “C'è un signore.”

Le ragazze guardarono dove indicava l'amica: a una cinquantina di metri, seduto su una panchina di legno vicina ad un solitario e sottile alberello, riposava tranquillamente un signore anziano, con un bastone da passeggio di alta qualità in mano. Guardava i grattacieli e la strada con un sorriso sereno.

“Potremmo andare a chiedere a lui.” propose Coral.

“Non vedo altra scelta.” sospirò in risposta la gatta.

Le tre si incamminarono verso l'anziano abitante.

“Ok ragazze.” parlò Mina, poco prima di raggiungere l'uomo “Lasciate parlare me.” disse seriamente rivolta alle altre, e avvicinandosi all'anziano.

Blaze e Coral volettero fidarsi di lei, e la seguirono in silenzio.

Mina arrivò davanti al signore, con le sue due amiche dietro di lei, e si schiarì la voce, gesto che prese l'attenzione dell'anziano.

Lui le guardava attendendo pazientemente che parlassero, senza mai cambiare l'espressione da beato che aveva in faccia. Beh, si vede che la vita in quella città era molto tranquilla, ed era strano.

Una città coinvolta con il commercio di schiavi, si immaginava Mina, avrebbe dovuto essere oscura, sporca, con vicoli bui e persone sospette ad ogni angolo. Eppure non c'erano boss mafiosi che si fumavano un sigaro, né ricconi al volante di auto di lusso.

Era una città piacevolmente integrata tra la natura, serena, tranquilla, con pochi abitanti.

Ottenuta l'attenzione dell'anziano, Mina mise su un bel sorriso e iniziò a parlargli gentilmente:

“Buongiorno signore! Io e le mie amiche” disse, accennando con la mano le altre due “Ci siamo perse perché il ton-ton ha smesso di funzionare. Mi saprebbe dire dove siamo, per piacere?”

L'anziano, con il suo solito sorriso, rispose:

“Siamo a New Mobius Big City, signorine.” disse con cortesia, ricambiando il tono gentile della ragazza.

Tutte e tre sgranarono gli occhi, ma Mina lo diede poco a vedere, e annuì con la testa all'anziano.

“Capisco. Sa dov'è una cabina telefonica, così avvertiamo i nostri genitori, per favore? Sa, non ci sentono da quando siamo partite e non vogliamo farli preoccupare...” spiegò la cantante con quel suo visino adorabile. Anche l'anziano annuì.

“Sì, signorina. Là, in fondo alla strada, vicino all'ospedale.” disse, alzando il bastone ed indicando la via, che le tre ragazze guardarono. Mina estese il suo sorriso, poi si rivolse nuovamente all'anziano abitante:

“Grazie mille, signore!” cinguettò felice, salutando con la mano e iniziando ad incamminarsi.

Anche Coral e Blaze ringraziarono di cuore, e lo salutarono.

“E' stato un piacere.” salutò felice il vecchio gentile.


Le tre ragazze avevano raggiunto la cabina telefonica.

Mina, abituata alla città, si stupì di quanto sembrasse nuova, tanto che sembrava essere stata installata solo l'altro giorno. Per non parlare di come era pulita e senza cattivi e spiacevoli odori.

Prese in mano la cornetta rossa e se la pose all'orecchio.

“Wow.” esclamò felice la cantante “Non richiede monete. Fantastico!” disse, sorpresa ed entusiasta dal fatto che non dovevano usare monete o gettono per far funzionare l'aggeggio telefonico.

Forse, finalmente, la fortuna stava incominciando a giocare dalla loro parte.

Tuttavia, Mina non voleva esultare per il momento; non erano ancora al sicuro del tutto, purtroppo.

Compose in fretta il numero di Ash e attese in linea, mentre le altre due ragazze aspettavano fuori dalla cabina e si guardavano attorno, ammirando gli intorni della città.

Rispondi...! supplicò nella sua testa la mangusta, mentre secondi e secondi passavano lenti.

Dai, sei sempre attaccato al telefono!...

Pronto?” chiese una voce maschile, che Mina riconobbe subito: Ash.

Presa dalla gioia, la ragazza quasi urlò.

“ASH!” gridò contenta la mangusta, con le lacrime agli occhi, felice di sentire finalmente una voce amica.

MINA?!” gridò lui a sua volta, sorpreso.

“Sì! Quanto mi sei mancato... mi siete mancati tutti! Come stai?! E Tails?!” disse lei tutta d'un fiato, e avrebbe continuato se Ash non l'avesse bloccata.

Mina! Dove sei stata tutto questo tempo?! Dove sei?!” chiese preoccupato.

La ragazza, che si era ricordata che erano in una situazione delicata, e si era accorta che stava solo sprecando tempo in chiacchiere, gli spiegò la situazione.

“Sono stata rapita qualche settimana fa da dei trafficanti di schiavi! Io e altre due mie amiche siamo riuscite a scappare! Per favore, vieni a prenderci!” supplico la cantante.

Sì, subito! Dove siete?!” chiese Ash, sempre con tono preoccupato.

“A NMBC, New Mobius Big City.”

Un attimo.” disse Ash, e poi Mina sentì il rumore delle dita che digitavano su qualcosa.

...emh, Mina?” chiese dall'altra parte la voce del manager, e dal tono con cui lo diceva, Mina sentiva che stavano arrivando dei problemi.

Il navigatore dice che non esiste una città chiamata New Mobius Big City.” spiegò perplesso.

Mina si spaventò, nonostante l'avesse previsto. Quella era una città fantasma, sconosciuta a tutti, persino al navigatore satellitare.

Come avrebbe fatto a trovarle, adesso?

Maledizione!” esclamò la mangusta dopo alcuni secondi di silenzio morto.

“Giuro che esiste! Come facciamo??” gridò nel microfono, iniziando ad alterarsi.

Ma siccome il suo manager non è un tipo nato ieri, aveva già trovato un metodo che, sperando in bene, avrebbe funzionato.

Ho un'idea!” disse dall'altra parte della cornetta, mentre si sentivano le dita digitare su qualcosa.

Grazie a questa chiamata, posso localizzarvi! Finché mi arrivano le coordinate, state lì e non andatevene, arriviamo subito!

Mina sorrise speranzosa: “Grazie Ash!”

Di niente cara. Chiamami fra un po', e ti dirò a che punto siamo!” le ordinò.

“Certo! Grazie ancora, Ash.” disse, e poi mise giù, soddisfatta. Finalmente quell'incubo sarebbe finito, sarebbero tutte e tre ritornate a casa, e forse, grazie alla nuova scoperta della città, la polizia e gli agenti avrebbero potuto mettere fine al traffico e liberare le altre prigioniere.

Se Ash e i rinforzi sarebbero riusciti a localizzarle, il resto sarebbe andato liscio come l'olio.

Sorrideva al pensiero di tornare a casa da facce amiche, che l'amavano, sorrideva nel pensare al suo futuro; concerti, divertimento, le nozze... e magari anche dei bambini.

Uscì dalla cabina con un sorriso smagliante, guardando le altre due.

“Ci vengono a prendere.” disse solamente.

Coral scoppiò dalla gioia, felice che quella brutta storia stava per finire.

Anche Blaze sorrise a sentire la bellissima notizia.

“Mi ha detto di richiamarlo fra un po'.” continuò la cantante. “Per vedere a che punto è, o se c'è qualche problema o...che so?”.

Coral annuì guardando la sua amica con adorazione.

Blaze aveva la schiena appoggiata alla cabina, con le braccia incrociate, e aveva iniziato a guardare altrove. L'ospedale.

Aveva seriamente pensato di entrare a vedere se riusciva a trovare una certa riccia rosa...

C'era qualcosa che la spingeva ad entrare: l'istinto.

Le diceva di entrare, chiedere alle infermiere, cercar stanza per stanza se necessario, ma andare e provare.

La mente, invece, le diceva di aspettare l'arrivo del manager di Mina, e la tratteneva dall'avventurarsi nel gigantesco ospedale dai muri bianchi.

Era enorme, muri candidi come appena verniciati, finestre cristalline che riflettevano la luce del sole e un'enorme croce rossa sulla facciata. Non una crepa, né un graffito.

“Blaze?” chiamò Mina, mettendosi accanto alla gatta.

Si stava preoccupando del suo sguardo assente.

Blaze non rispose subito, indecisa su cosa fare e cosa dire. Poi, fece la sua scelta: doveva entrare.

Si distolse dalla cabina e stette in piedi dritta e rigida, come se volesse sfidare l'enorme struttura di cemento.

Le braccia non erano più incrociate, ma erano stese dritte lungo i fianchi, con i pugni chiusi.

Coral e Mina la guardarono preoccupate, ma anche curiose. Cosa voleva fare?

Dopo alcuni secondi di completo silenzio tra le tre, la gatta inspirò a fondo e finalmente parlò:

“Entro nell'ospedale, se avete bisogno di me mi venite a cercare.” disse, dando alla sue amiche solo uno sguardo con la coda dell'occhio.

Entrambe annuirono. Mina avrebbe voluto dirle qualcosa, ma non le uscì niente dalla bocca.

Il tono della regina faceva intuire che non accettava proteste di nessun genere.

Mina, allora, lasciò fare la gatta, stando ferma immobile vicino a Coral mentre la loro amica fece la sua entrata nell'ospedale.

N.A: Salve ragazzi!

Spero che vi piaccia questo capitolo.

Molte mi hanno chiesto di mettere il link dei disegni dei personaggi invecchiati di dieci anni di questa ff, pobrabilmente li metterò nel prossimo dato che non li ho nemmeno iniziati. Solo per avvertirvi, eh.
Comunque, preparatevi per il prossimo capitolo che sarà il più triste e deprimente di tutta la storia. Giusto un'avvertenza.
Non vi spoilero niente, alla prossima! ;)
   
 
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