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Autore: ArcticIce    30/07/2015    0 recensioni
''Una mia amica scriveva poesie e prima che io partissi ne compose una per me, si intitolava : Danimarca. Ma questa era solamente la firma messa ad una fine per un nuovo inizio.''
Genere: Generale, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
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La ragazza al mio fianco rimase interdetta. Dalla faccia che fece sembrava proprio che non si aspettasse una cosa del genere.
''Sei sicura che parliamo della stessa persona?'' mi chiese confusa.
''Si!''
Le diedi una risposta secca, poco esaustiva, ma quello era il massimo che riuscivo a dare in quel momento.
Stavo cercando di capire il perchè, e stavo facendo un sacco di ipotesi per giustificare una simile bugia. 'Forse questa tipa ha capito male. Forse non le ha presentato il fratello ma suo cugino o un amico.'
''Ti ha presentato quel ragazzo come suo fratello o sei tu che lo pensi?''
Lei si girò di scatto verso di me:
''So quello che dico. Penelope mi ha detto che quello era suo fratello e mi hanno detto che se avevo bisogno LORO abitavano nella villetta vicino la mia, e con la stessa sicurezza posso dirti che stamattina ho incontrato Gabriel mentre usciva di casa. Ah, e non è di certo un ragazzo!''
Dopo averla sentita parlare con tanta decisione non potei non credere a quello che mi aveva detto.
Il tutto mi sembrò surreale.
Adesso dovevo anche credere che la mi ragazza mi tradisse con un uomo adulto?
Chiusi gli occhi, fui travolta dalla verità. Si, era possibile, possibilissimo.
''Il circolo'' esclamai.
Mi lasciai andare sul sedile pensando di me come una grande stupida.
''Cosa?''
Liz Taylor non aveva capito. E a proposito di soprannomi mi resi conto che ci eravamo dette tutto tranne l'essenziale, i nostri nomi.
''Scusa, ma fino ad ora abbiamo parlato senza neanche presentarci, io sono Greta''.
''Piacere Greta io sono Viola.''
Mi scappò una risata, pensai che la vita non finiva mai di stupirti, mancava solo che il suo colore preferito era viola e che la sua città preferita fosse Lille in Francia. Lille faceva pensare al lilla ma la tonalità rimaneva la stessa.
Per un attimo, stranamente, ero riuscita a distrarmi dall'angoscia che mi aveva assalita.
''Stai scherzando?'' le chiesi senza poter fare a meno di usare un tono tra l'ironico e il sorpreso.
Viola mi guardò con quei due piccoli miracoli che la natura un giorno aveva deciso di fare e mi sorrise:
''Lo so lo so, Viola come i miei occhi. Non sei la prima che lo pensa.''
Era più che normale non essere la prima nell'osservare una coincidenza tanto palese, che poi se si rifletteva non era poi una così grande coincidenza, i genitori dovevano averla chiamata così apposta.
Io chissà perchè mi chiamavo Greta, non trovavo una connessione storica o una mia bisnonna con il mio nome, invece, magari, Penelope si chiamava così perchè la madre aveva letto l'Odissea.
Ritornai sulla conversazione e mi rivolsi a Viola, decisi di spiegarle alcune cose e di fregarmene che fosse un estranea, alla fine era la stessa cosa se si considerava che la mia ragazza, una persona a me vicina, mi ingannava come avrebbe potuto fare una Viola qualunque incontrata per caso.
''Ho detto 'circolo', mi riferivo al Circolo Letterario per Arti Poetiche, il più importante in città e in generale in tutto il paese. Penelope lavora li come segretaria e deve aver conosciuto uno dei membri. Evidentemente ti ha mentito perchè sarebbe uno scandalo se si venisse a sapere che un grande letterato va a letto con la sua segretaria.''
Lei annuiva guardando la strada che aveva di fronte.
''So del Circolo, volevo sapere se era proprio quel circolo e lo è. Devi sapere che io ne faccio parte'' fece una pausa e mi dedicò un voloce sguardo ''domani sarà il primo giorno in cui ci metterò piede, anche se sono qui da più tempo. La regola vuole che ogni membro può accedere all'edificio solamente dal galà in suo onore in poi. Per questo non so dirti se Gabriel sia un membro, se vuoi però..''
La precedetti prima che potesse finire di parlare. Fui presa nella morsa della curiosità ed ero contenta di aver avuto finalmente la possibilità di smascherare Penelope una volta per tutte.
''Però se voglio potrai dirmelo domani. Giusto?''
Viola fece una risatina, forse era contenta di aver visto ,,per la prima volta da quando ci eravamo incontrate, un lampo di luce nel mio sorriso.
''Esatto'' disse '' e se prometti di ascoltare attentamente ciò che sto per proporti, saprai molto di più.''
Quella ragazza era una benedizione. Sperai che non fosse solamente l'apparenza, ma pensai che era una nella quale potevo riporre la mia fiducia, e se così fosse stato saremmo diventate sicuramente grandi amiche.
''Ti ascolto''.
''Allora, io non so cosa sia questa Penelope per te, se un'amica, una cugina o non so, però mi pare che tu ci sia molto affezionata e che le sue bugie ti facciano male. Lei mi sembra una ragazza molto furba quindi è necessario che tu faccia come ti dico. Quando la vedrai, se la vedrai, fà finta di niente, io e te non ci siamo mai incontrate ne parlate. Perchè se dovesse capire che stai cercando di scoprire qualcosa farebbe sicuramente in modo che questo non avvenga. Perciò comportati come se non sapessi di questa sua ipotetica storia con un membro del Circolo, al resto ci penso io.''
Guardai Viola esterrefatta. Il suo piano era a dir poco diabolico, e non mi sarei mai aspettata che un'estranea mi potesse fare un favore del genere. Forse non mi sarei dovuta fidare di una persona in grado di farmi una proposta così, ma non seppi descrivere la fiducia che avevo in lei. Una fiducia innata che doveva pur avere un suo perchè.
''Perchè mi aiuti?'' mi venne spontaneo chiederle.
''Perchè ti capisco, perchè entrambe vogliamo fuggire. Greta, ciò che ci accomuna ci unisce.
Io ti aiuterò per questo.''



Entrai nella mia aula di Arte e Lettere con l'animo leggermente sollevato dalle parole di Viola, e in generale dal fatto di aver trovato una nuova amica con la quale avevo una buona intesa.
Dopo averla salutata avevo continuato a chiedermi da cosa stesse scappando, quelle sue affermazioni avevano incrementato la mia curiosità.
I miei pensieri furono interrotti da una leggera colpo che accusai sulla mia spalla sinistra.
''Greta buon giorno, si vada a sedere cosa fa qui ferma sulla soglia!''
Era il professor Barnondebeschi. Arrossii. Quello era uno dei pochi uomini in grado di risvegliare la mia parte etero.
Era un uomo sulla quarantina, abbastanza giovane per essere un professore universitario affermato, ma il suo successo era meritato.
Le sue lezioni erano le più seguite, le sue aule non avevano mai conosciuto carestia e puntualmente i posti a sedere erano occupati ancor prima che la lezione iniziasse.
Era un uomo di grande eloquenza e sapeva come catturare l'attenzione di chi lo ascoltava, e in questo il suo aspetto gli era di grande aiuto, soprattutto con le studentesse.
'Di certo non fuggirà da lui' pensai facendo riferimento a Viola.
Lei avrebbe sicuramente conosciuto il professor Barondebeschi se faceva parte del Circolo, e sicuramente avrebbe avuto l'opportunità di avvicinarsi a lui più delle altre allieve.
Una grande e giovane letterata dall'aspetto serafico e gli occhi viola non era una studentessa come tutte.
Mi ci volle del tempo per rendermi conto che ero ancora in piedi sulla soglia della porta.
Me ne accorsi solamente dopo che il mio sguardo fu distratto da un braccio sventolato tra le sedie-poltroncine dell'aula.
Mi si bloccò il cuore, era Penelope.
Stavo per farmi prendere dalla rabbia, e il mio orgoglio mi diceva di girare le spalle come faceva lei e andarmi a sedere altrove, ma ripensai a quello che ci eravamo dette con Viola.
Perciò, raccolsi tutte le mie forze e con il sorriso più finto che avessi mai fatto mi andai a sedere vicino a lei.
''Ciao'' esordì in evidente imbarazzo.
Vai Greta ce la puoi fare!
''Ciao''
Notai che l'auto incitamento era efficace, me ne rallegrai perchè l'avrei usato spesso quella mattina.
''Ti vedo spensierata oggi.''
Penelope abbassò la voce appena la lezione cominciò.
Nel giro di un misero secondo era riuscita a bisbigliare una grande str****ta.
Non seppi se credere che aveva detto una cosa tanto fuori luogo per via della tensione o se l'aveva detta per stupidità. Eliminai immediatamente la seconda possibilità, Penelope era fin troppo intelligente, e mi rallegrai constatando che forse non ero stata l'unica a passare una notte orribile, e che qualche volta anche lei riusciva a sentirsi in colpa.
''Si,''mentii spudoratamente '' si. E' una bella giornata oggi.''
Lei mi guardò delusa, quasi sperava che fosse andata male, come era accaduto realmente.
La sua reazione non fece altro che confermare i miei sospetti, in parte mi fece piacere, ma ero di buon cuore e nonostante tutto riuscii a dispiacermi per il suo dispiacere.
Maledetta empatia.
''Invece la mia giornata è stata tremenda. Greta questa notte è stata una delle più lunghe, non facevo altro che pensarti. Ero,sono, dispiaciuta per come mi sono comportata ieri sera. Tu non lo meriti, sei sempre dolce con me e'' strinse la mia mano fra le sue ''voglio che tu sappia che mi dispiace. Davvero.''
Ascoltai le parole con il cuore che mi stava impazzendo nel petto, non riuscivo a pensare ad altro che a quelle scusa apparentemente sincere. Era successo tante volte e tante volte le avevo creduto, anche quella volta avrei voluto farlo, il mio stesso cuore mi diceva di crederle e di accettare, di perdonare.
Ma avvolte non si può lasciare che delle spiacevoli evidenze siano trascurate brutalmente per via dell'affetto che si provava per una persona. Avvolte bisognava pensare prima a se stessi.
Guidata dalla mia razionalità non mi feci convincere da quei suoi due grandi occhi e mi convinsi che non potevo perdonarla. Però dovevo, dovevo o il piano sarebbe saltato.
''Ti ho già perdonata Penelope, tante volte'' le dissi lasciandola un po nel dubbio, con lei bisognava adottare le maniere forti, poi però le posai la mano che avevo libera sulle sue che stringevano la mia, e continuai '' e non mi costa niente farlo di nuovo.''
Penelope fece un sorriso enorme e dai suoi occhi arrossati scese una lacrima. Mi abbracciò stringendomi fortissimo:
''Ti amo Greta''
La strinsi anche io, mi sentii in colpa per averle mentito, per averle detto che l'avevo perdonata quando in realtà non era così e non lo sarebbe stato fino a quando non avrei scoperto tutta la verità.
''Anche io.''mentii.

  
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