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Autore: HeartRain    30/07/2015    1 recensioni
|IN REVISIONE|
«Ib, sai perché hai gli occhi scarlatti?»
Un incontro tra La Donna in Rosso e Ib, farà aprire gli occhi a quest'ultima su una verità che lei non conosceva di se stessa. Sarà, pur contro la sua volontà, costretta ad accettarla, ma non tutto è come sembra.
Questa é la mia prima Long-Fic, perciò spero tanto che possa piacervi!
Genere: Avventura, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Garry, Ib, Lady in Red, Mary
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 7 - Una scelta improvvisa

Ero seduta per terra di fronte al mio quadro, osservandolo senza tutta quella curiosità che, invece, era sempre presente le prime volte che passavo del tempo cercando di 'scoprirlo'.
Con le gambe strette al petto e le mie mani che le circondavano sostenendole, notai che a terra, proprio davanti a me, c'era il mio diario.
Lo sollevai; la sua copertina rossa con qualche sfumatura lo rendeva affascinante ai miei occhi, soprattutto per la sua semplicità: non aveva che il disegno di una rosa scarlatta, oltre ad una piccola etichetta con su scritto 'Il diario di Ib'.
Cominciai a sfogliarlo, realizzando che erano ancora molte le pagine vuote di quelle già piene di scritte e disegni di ogni tipo.
Era un bene, dopotutto, perché scrivere su quel diario per me significava 'aprirmi', 'trascrivere i miei sentimenti e i miei pensieri'... però da quando mi trovavo in quel posto nulla mi accadeva di allegro.
Quanto avrei voluto poter scrivere almeno una pagina di questo diario che contenga parole di gioia, che racconti un episodio felice, pensavo spesso.
L'ultimo argomento trattato lì riguardava la mamma, ma non erano buone notizie su di lei.
Stava perdendo potere, la Donna in Blu stava 'combattendo' duramente per annullare tutti i diritti di mia madre per prenderne possesso. Questo la stava facendo letteralmente impazzire: passava tutto il suo tempo lontano, faceva sempre avanti e indietro nella sua camera, tutti sentivano lei e la sua rivale litigare ad alta voce e in più, quando cercavo di parlarle, si arrabbiava subito e mi mandava via. Era già possessiva verso i suoi poteri e la sua carica di capo, ma lo era diventato ancora di più con quella situazione.

 
Quindi a me non rimaneva nessuno.
 
Nessuno con cui chiacchierare, nessuno con cui socializzare, nessuno con cui passare il tempo,  nessuno che sia in grado di farmi sorridere o farmi sentire meglio.
Chissà quante volte l'avrò ripetuto e quante altre volte continuerò a farlo.
Credevo di sapere a cosa andassi incontro, ma invece no, non potevo capirlo.
Avrei dovuto ascoltare Mary, ma ho preferito agire secondo i piani della mamma, restando qui e facendo tornare nel mondo reale i miei due amici e la mia finta 'mamma'.
Quando provavo a spiegare a mia madre ciò che provavo la risposta era sempre e solo una: “Accetta la realtà Ib, tu sei un quadro; dovresti andarne fiera, perché ogni quadro è perfetto nella sua originalità”.
Ma non è vero: i quadri saranno pur perfetti d'aspetto, ma poi s'impara a vederne certi difetti che non sono solamente errori di colorazione.

Scossi la testa interrompendo i miei pensieri; quel diario mi aveva fatto venire in mente troppe cose.
Mi alzai e con sorpresa trovai dietro di me una testa di manichino. Quelle non mi trasmettevano alcuna emozione oltre alla paura. I loro occhi cavi e scuri e il loro naso costituito semplicemente da segni rossi, la loro bocca... esattamente come quella di uno scheletro, incutevano solo terrore.
«Co-cosa ci fai tu qui?!» domandai -era nella mia camera senza il mio permesso, insomma!-.
Ben presto comparve una scritta proprio sul pavimento: il modo di comunicare di certe opere era proprio quello. “La Donna in Rosso vuole vederti”, recitava la scritta.
«Lei non potrebbe venire qui, semplicemente?»
Sanno tutti com'è. Vai tu da lei
«E dov'è...?»
...Seguimi, faremo prima!” disse -o meglio, scrisse- prima di cominciare a rotolare fuori dalla stanza. Non riuscii a trattenere una risata per quel suo buffo modo di spostarsi; una volta arrivati dalla mamma, scoprii di trovarmi sotterranei del luogo.
Bussai alla doppia e imponente porta verniciata di marrone che avevo davanti. Bussai nuovamente, ma nessuno arrivò.
Nel frattempo quella testa di manichino se n'era andata; dopo aver bussato un altro paio di volte, finalmente qualcuno aprì. Un manichino senza testa, ovviamente: sembravano i servi di mia madre, erano sempre sull'attenti, pronti a ricevere e ad eseguire ogni suo ordine.
Entrai, mentre quel manichino era girato nella mia direzione e sembrava mi stesse insistentemente fissando -nonostante fosse sprovvisto di una testa-, causando la mia ansia.
Uno sgabello apparentemente di legno ospitava la Donna in Rosso. Quest'ultima aveva uno sguardo impercettibile, anche se non si sarebbe mai detto che stesse passando un periodaccio, dato che i suoi capelli erano sempre brillanti, i suoi occhi avevano conservato quel solito aspetto vispo e furbo, i suoi abiti erano lisci e puliti, senza neanche una perla fuoriposto.
«Mi hai fatto chiamare... perché?» chiesi con voce flebile, perché in quel momento tutto quello che NON volevo accadesse fosse di trovarmi al centro di una camera immersa nel silenzio con gli occhi di tutti i presenti -in quel caso solo la mamma e il manichino- addosso, aspettando che qualcuno, oltre a me, parlasse.
«Con tutto ciò che sta succedendo, con ciò quello che MI sta succedendo, nonostante avessi continuato a dirmi di trovarti bene qui... tu sei andata nei sotterranei più bui, davanti al quadro del Mondo Fabbricato, senza il mio permesso, per cercare un collegamento con il mondo esterno!» mi rinfacciò.
O-oh. Mi sa che l'è venuto a sapere... 
Si alzò, puntandomi un dito contro: «Ma tu... tu sapevi del mio piano! Sapevi che quella che si era finta tua madre sarebbe dovuta uscire impedendo a te di farlo. Sono stata io a decidere di farti restare invece di lasciarti fuggire con quei tuoi 'amici', e tu lo sapevi. Sei stata al mio gioco per tutto il tempo, ma poi hai cercato di scappare all'improvviso! E non so neanche cosa dirti. Sapevi e sai che cosa sta succedendo con la Donna in Blu, che vuole soffiarmi la carica, ma ciò nonostante tu desideravi andartene lasciando me qui senza spiegazioni! Rimango senza parole solamente a pensarci». Non aveva preso fiato, e anche io mi accorsi di averlo trattenuto per tutto il tempo.
In quel momento non trovavo le parole giuste per risponderle, perché non mi aspettavo di essere stata chiamata per quello, per quel discorso tanto lungo quanto angosciante.
«Io... mamma, io... ho ceduto. È vero, è tutto vero. Ho sempre saputo di tutto... ho sognato, da quando sono qui, di tornare nell'altro mondo, quello vero; tentare di uscire in quel momento, davanti al quadro del Mondo Fabbricato, non era mia intenzione» confessai.
«Io non sono una buona madre, è mia la colpa. Se hai sempre avuto tanta voglia di uscire, avresti potuto farlo anche quel giorno. Ormai è inutile che resti qui: sto perdendo la mia carica, non ho tempo per te, qui non vuoi fare amicizia con nessuno, per te questo posto è troppo stretto. Io voglio che tu sia felice e che stia con me, però se restassi saresti infelice».
«Cosa vuoi dire, mamma?»
«Dico che, se decidessi di andartene, non te lo impedirei».
Un sorriso si dipinse sul mio viso, quindi abbracciai mia madre: «So che non è facile...».

Ero appena uscita da quella stanza. Mi appoggiai alla parete, sospirando. Avevo perso il fiato, dopo tutto ciò che era appena successo con la mamma.
Potevo uscire? Volevo gridare tutta la mia felicità, nulla avrebbe potuto fermarmi.
Tranne... il pensiero di lasciare mia madre sola, di nuovo; ma visto che lei mi aveva incoraggiato, non sarebbe stata tanto male.
Ero io che stavo lì farmi tanti problemi, mentre forse La Donna in Rosso già l'aveva deciso da tanto tempo ed era pronta a lasciarmi andare.


Caro diario,
oggi è stata una giornata pesante, davvero, davvero pesante. È inutile star qui a raccontare tutto virgola per virgola; allora, mia madre mi ha 'convocato' per parlare faccia a faccia... e ha scoperto di quando decisi di andare nei sotterranei per controllare il quadro del Mondo Fabbricato. S'è arrabbiata, oh, se s'è arrabbiata! Dopo un lungo discorso, si è detta di non essere una buona madre e... mi ha praticamente dato il permesso di uscire, di tornare nel mondo esterno!
Io quasi non ci credevo, era... era stato così improvviso, non me l'aspettavo, quindi l'eccitazione era doppia... tripla, se possibile!
Però non è così facile. Non voglio che lei sia triste, è pur sempre mia madre, e lo sarebbe se me ne andassi. Io voglio uscire, lo voglio, perché l'ho desiderato dall'inizio, però non vorrei lasciarmi dietro la mamma in quello stato.
Che devo fare, diario? Devo cogliere l'occasione prima che cambi idea, ma voglio anche che si sistemi tutto con la Donna in Rosso, ma forse non c'è un modo.
Devo decidere.
...Dopotutto non posso abbandonare il mio desiderio, mi farei solo del male.


Mi girai. Bussai, e fui accolta nuovamente dallo stesso manichino di poco prima.
«Mamma... io... vado di sotto», decisi. Lo stavo facendo con troppa fretta, ma sarebbe stato sciocco aspettare deprimendosi, avrei rischiato che la mamma cambiasse idea restando intrappolata di nuovo in quel mondo. Si deve, o no, cogliere un'occasione quando si presenta?
«Ti accompagno».
Mia madre mi prese dolcemente la mano, stringendola alla sua, che era, come al solito, fredda, «Non scordare che ti voglio bene, te ne ho sempre voluto... è stato difficile per me realizzarlo, ma questo non è davvero il posto per te».
Scendemmo delle scale, mentre il mio cuore aveva cominciato a fare capriole.
Ero talmente eccitata che realizzai tutto ciò che stava realmente succedendo solo quando mi ritrovai a un metro di distanza dal quadro del Mondo Fabbricato.
«Sei proprio sicura, mamma?» chiesi, voltandomi a guardarla.
Lei annuì: «Ho scelto ciò che è meglio per te». Cominciò a piangere, così mi avvicinai e, alzandomi in punta di piedi, l'abbracciai, per poi regalarle il mio fazzoletto.
«Mamma... addio».  Mi allontanai e, con chissà quanta velocità, saltai nel quadro ormai sprovvisto di cornice.
Il buio e un freddo glaciale mi avvolsero fin da subito e, quando riaprii gli occhi, attorno a me c'erano solo pareti bianche, con ampie finestre affacciate su un cielo grigio e coperto di nuvole, ma che pian piano si stavano allontanando per fare spazio ad un luminoso velo azzurro.
Non ricordo cosa stavo facendo...



Angolo autrice
TA-DAAA! Sono tornata! Questo è un messaggio nascosto.
Ok, facciamo con calma. Se lo stai leggendo, beh... boh.
Di sicuro -o forse no...?- vi starete chiedendo che fine abbia fatto. Ebbene, è stato un periodo incasinatissimo per me! Per di più ho aspettato per circa una settimana che arrivasse un tecnico ad attivare la mia linea, dopodiché ho dovuto aspettare circa due ore fino a poter godere di nuovo di internet. Vi va della pizza?
Se avessi potuto avrei pubblicato il capitolo poco più di una settimana fa, perché allora il capitolo era già pronto, ma non avevo nè il tempo, nè il modo di farlo; per questo vi chiedo scusa, non ho mai aggiornato così tardi! E vi va della Nutella?
Tornando alla storia... ci stiamo avvicinando all'ultimo capitolo! *^* Spero che fino ad ora la storia vi sia piaciuta! ♥
Come sempre, segnalatemi gli errori, provvederò a correggerli, quindi... alla prossima -che non è molto lontana...-! Nessuno può rifiutare! *Mangia pizza e Nutella*
Un abbraccione fortissimo! ♥ Sto dicendo cose senza senso nei messaggi nascosti? Direi di sì.

~HeartRain Ho caldo çwç



  
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