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Autore: BlackCrimson    31/07/2015    4 recensioni
( Per Favore immaginate la storia come se fosse un Anime o Manga )
In un tempo lontano, l'oscurità era riuscita a dare vita ai peggiori incubi dell'umanità, creando degli esseri immondi denominati creature della notte. Non tutte queste creature però costituivano una minaccia ma altre, non esitavano a bramare con sempre maggiore foga la vita degli altri.
Per questo motivo, venne istituito un ordine per combattere e limitare tali disgrazie. Coloro che ne facevano parte erano chiamati Hunter.
Elizabeth, una giovane cacciatrice, che però teme fortemente i vampiri, si troverà a sua insaputa a combattere al fianco di uno di questi. Riuscirà ad affrontare la sua paura e realizzare il suo sogno?
Genere: Azione, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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L’ultima Alba

 

 

 

 

Tre tocchi leggeri delle nocche di una mano, schioccarono contro il legno della porta di una delle varie stanze della villa Hunter. 

Silenzio. 

Aspettò qualche secondo e poi decise di riprovare. 

Solo allora ricevette una flebile risposta. 

« Avanti… »

Abbassò la maniglia lentamente ed entrò cercando di fare meno rumore possibile. Si fermò appena sulla soglia, osservando la ragazza seduta sul letto con le ginocchia raccolte al petto. 

« Posso? » chiese ancora, per essere sicuro di poter entrare e anche per attirare l’attenzione di lei. 

Elizabeth annuì piano, continuando a guardare fuori dalla grande finestra. 

Blaze allora richiuse la porta alla sue spalle e si avvicinò alla ragazza. 

« Tutto bene? » 

« Si sto bene… Grazie » Gli rispose lei gentilmente. 

Blaze notò subito il tremolio della sua voce e il viso arrossato. Aveva pianto ancora. 

Sospirò piano e si sedette sul bordo del letto, poco avanti a lei. 

Seguì il suo sguardo all’esterno, senza soffermarsi su un punto preciso. 

Sapeva bene quanto gli avvenimenti della scorsa notte l’avessero sconvolta e rattristata, e quanto lei cercasse di non darlo troppo a vedere. E sapeva anche che la solitudine non era la compagna migliore per affrontare le giornate dopo un’esperienza del genere. 

Per questo aveva deciso di recarsi da lei appena possibile. 

 

« … Tu come stai invece? » Chiese ad un tratto Elizabeth, interrompendo di nuovo il silenzio della stanza. Si soffermò a guardare il braccio sinistro del licantropo, sorretto da un pezzo di stoffa legato al collo.  

« Ah! Questo? » Lo alzò lievemente per mostrarlo meglio « Puoi stare tranquilla! Tra pochissimo sarà già come nuovo! » le sorrise ampiamente irrigidendo il muscolo per mostrare la sua forza. 

« Noi lupi guariamo velocemente! » 

« Mi fa piacere! » Ricambiò il suo ampio sorriso, ma poi abbassò lo sguardo tristemente. Tutti i suoi pensieri tornarono a concentrarsi su quella notte e le conseguenze che aveva portato con sé. Sopratutto quella terribile proposta, che non aveva mai smesso di tormentarla da quando erano tornarti. 

Blaze sospirò pesantemente facendosi di nuovo serio nel notare lo sguardo perso di lei. 

« Ascolta… Non sono bravo in queste cose e forse non sono la persona più indicata per dirtelo… » 

Fece una pausa appoggiando una mano sulla spalla di lei, costringendola a guardarlo. 

« So che sei preoccupata e qualcosa ti turba profondamente… E non mi riferisco solo agli avvenimenti di ieri notte… Ma a quello che potrebbe succedere in futuro…» 

Elizabeth tremò impercettibilmente a quelle ultime parole. 

« … Hai un disperato bisogno di parlare con qualcuno di quello che è successo… » Si fermò, aspettando qualche piccola reazione da parte della ragazza, che sfortunatamente non arrivò. 

« …Non ti sto dicendo che devi farlo qui ed ora e proprio con me, ma tenerti dentro un tale peso non ti fa di certo bene… Fidati, lo so per esperienza… » Si interruppe vagando un’attimo con lo sguardo nei suoi ricordi passati e sulla figura della ragazza davanti a lui. 

« … Ricordati che non sei sola e qui ci sono molte persone che ti vogliono bene e di cui ti puoi fidare » 

Finalmente Elizabeth sorrise leggermente con le labbra non potendo che dare ragione a quello che aveva appena detto. 

« Lo so… »  

« Bene » Blaze le tolse la mano dalla spalla e si alzò in piedi cambiando immediatamente espressione. 

« … E adesso che ne dici di venire a mangiare qualcosa? Non so te ma io ho una fame tremenda! » 

Disse con tono raggiante. 

« No, grazie. Non ho fame. Casomai più tardi… » Gli sorrise ampiamente per non farlo preoccupare ulteriormente.

« Hmm… Sicura? Non sai cosa ti perdi! » Sbuffò lui. 

Si avviò alla porta, fermandosi vicino ad essa. « Se vuoi ti posso portare qualcosa! » 

« Non serve ti ringrazio… Tra poco verrò anche io » 

Blaze le lanciò occhiata poco convinta, ma non aggiunse altro. 

« Ok allora ci vediamo dopo! » 

« Aspetta Blaze! » Elizabeth lo chiamò bloccando il suo tentativo di afferrare la maniglia della porta. 

Lui non si voltò, ma girò leggermente il capo per ascoltarla. 

« Grazie… » 

Blaze accennò un lieve sorriso e chinò la testa in avanti in segno di assenso. Poi uscì dalla stanza, lasciandola nuovamente sola. 

 

 

Camminò silenzioso per i lunghi e desolati corridoi della villa. Il suo passo era lento ma deciso e il  suo sguardo non faceva altro che soffermarsi sulle targhette dorate di ogni porta che incontrava. 

Si fermò non appena lesse il numero 24. 

Entrò senza preoccuparsi di bussare e si soffermò a guardare il suo più caro amico disteso nel letto, privo ancora di conoscenza. Le coperte lo coprivano fino al bacino e un’ampia fasciatura gli avvolgeva interamente una spalla e il petto. Il suo sguardo vacillò leggermente nel notare le piccole macchie rossastre sulle bende bianche, all’altezza delle ferite più gravi. Segno più che evidente che faticavano a rimarginarsi e continuavano a sanguinare, anche se lievemente. Il che era strano per un vampiro dal sangue puro come lui, poiché lesioni del genere, per quanto pericolose, avrebbero dovuto rimarginarsi quasi del tutto in brevissimo tempo. Cosa che invece non era avvenuta. 

« Dobbiamo parlare! » Affermò serio, rivolgendosi al secondo individuo che occupava quella stanza. 

Raphael finì di ordinare i vari strumenti medici sulla scrivania ma non rispose. 

« Adesso » Ribadì con un tono di voce che non ammetteva come risposta una negativa. 

« Avete già fatto rapporto di quello che è successo, quindi di che altro argomento vorreste trattare con me questa volta? » Gli rispose Raphael, mantenendo una calma snervante.

« Non fate il finto tonto con me signor Keige! Ho bisogno di risposte e sono sicuro che voi possiate darmele » 

« Allora ditemi, cosa volete sapere? » 

Lo sguardo di Blaze si spostò per un breve istante su Keyn.

« Andiamo da un'altra parte prima… » 

Raphael acconsentì ed insieme abbandonarono la camera per dirigersi in un’altra poco più avanti e completamente vuota. 

Blaze entrò per ultimo e si preoccupò di chiudere bene la porta alle sue spalle. 

« Ebbene? » Chiese Raphael inarcando un sopracciglio. 

Senza nessun preavviso, si sentì afferrare per il bavero della camicia per poi essere sbattuto con discreta forza contro la parete al suo fianco. 

« Per prima cosa… Vorrei sapere perché diavolo non avete mosso un misero dito nonostante eravate a conoscenza della gravità della situazione in cui ci trovavamo!!! » Ruggì Blaze stringendo con forza la stretta sugli abiti dell’uomo. 

« Come vi avevo già spiegato, non potevo allontanarmi dalla villa » Rispose Raphael senza mostrare alcun turbamento nell’essere stato aggredito dall’Hunter. 

« E che motivo c’era di così urgente da impedirvelo? Vi siete rammollito durante questi ultimi anni e non siete più all’altezza di certe situazioni?! » 

Keige non rispose, il che fece infuriare ancora di più il licantropo che lo spinse con più forza contro il muro. 

« Per poco non ci abbiamo rimesso tutti la pelle! E con tutti intendo anche quella ragazza della quale sembrate preoccuparvi così tanto … Ma che invece non fate altro che mettere in pericolo! » 

« Me ne rendo conto… » Sospirò abbassando leggermente lo sguardo « … Ma avevo fiducia nelle vostre capacità e sapevo che ne sareste usciti da soli e con successo … » 

« Con successo?! E’ stato pagato un prezzo! E lo sapete! Quindi, come potete rimanere ancora così calmo pur sapendo che probabilmente è stata proprio Elizabeth a pagarlo?! » 

« Agitarsi non servirebbe a niente… Renderebbe tutti quanti più nervosi e soprattutto ci farebbe perdere lucidità … » disse indicando con gli occhi la mano del licantropo ancora stretta attorno ai suoi abiti. Dopo un attimo di esitazione, Blaze mollò la presa e arretrò lasciando il tempo a Keige di ricomporsi.

« … Inoltre, vorrei precisare che se avessi potuto, sarei accorso immediatamente ad aiutarvi. Ma come responsabile del concilio Hunter di questa città, non potevo permettermi azioni avventate in quanto è mia responsabilità proteggere gli abitanti dagli attacchi delle creature della notte. Per quanto ne sappiamo, l’attacco di Vincent poteva essere benissimo soltanto un diversivo… » 

Blaze digrignò i denti difronte a una simile risposta, ma dovette dargli ragione. 

Respirò piano per calmare la rabbia e riprese a parlare con un tono più tranquillo e controllato.

« Però avreste potuto almeno mandarci qualche rinforzo… » 

« E’ un’opzione che avevo preso in considerazione… Purtroppo nessun Hunter rimasto possedeva i requisiti necessari per affrontare un avversario di tale livello senza uscirne… in cattivo stato. Non avrei fatto altro che peggiorare la situazione… » 

« Che seccatura, sapevo che eravate a corto di personale ma non immaginavo così tanto… » 

Raphael sogghignò leggermente e si aggiustò gli occhiali sul naso con l’indice di una mano. 

« Ammetto che non siamo messi molto bene… E le cose non possono fare altro che andare di male in peggio… » 

« Allora cosa suggerite di fare? » 

« Per il momento, dobbiamo solo tenere gli occhi aperti e cercare di capire quali siano le future intenzioni di quel purosangue… Oggi stesso manderò un messaggio al concilio del vecchio continente per chiedere supporto… » 

« E’ un ottima idea… Meglio tardi che mai… » concordò Blaze mettendosi la mano libera nella tasca dei pantaloni. 

« Bene… Se non avete altro da dirmi, ho altre faccende a cui pensare in questo momento… » 

Affermò Raphael facendo per uscire dalla stanza. 

« In verità vorrei chiederle un’altra cosa… » 

Keige si girò mostrandogli nuovamente la sua attenzione. 

« Riguarda Keyn … » Notando l’altro guardarlo con attenzione continuò « … I suoi poteri sono diminuiti parecchio dall’ultima volta che l’ho visto affrontare avversari potenti… E come se non bastasse, le sue ferite non si rimarginano come dovrebbero… Sapete il perché? » 

« Ovviamente si… » Rispose l’altro osservando per un breve istante il volto dell’Hunter impaziente di ricevere risposte più approfondite « … Ma non sta a me dirvelo. Se ci tenete a saperlo, vi consiglio di chiedere direttamente a Keyn » Uscì dalla stanza velocemente e senza dare ulteriori spiegazioni.

« Keige!! »

Blaze si precipitò in corridoio per bloccarlo, ma quando vi arrivò, di Raphael non vi era più traccia. 

“ Maledetto maggiordomo! ”

 

 

 

Non era passata neanche un’ora da quando Blaze aveva lasciato la sua stanza e subito sentì dei passi veloci avvicinarsi nella sua direzione. Il rumore di tacchi e la rapidità con cui avanzavano le fecero intuire subito di chi si trattasse. Non poteva fare altro che improvvisare un piccolo conto alla rovescia.

3…2…1

Ed ecco che la sua porta venne spalancata con forza, lasciando il posto alla figura di una giovane donna con un ampio vestito ricamato color pesca. 

« Buon giorno Elizabeth!! » 

Camilla proruppe nella stanza sfoderando tutta la sua energia. 

« Buon giorno anche a te! » Le rispose l’altra, trattenendo una flebile risata. 

« Indovina un po’ perché sono qui? » le disse avvicinandosi a lei e chinando leggermente il busto. 

« Beh… Non saprei… » Mentì alzando gli occhi al cielo. 

« Ma per mostrarti il vestito ovviamente! » Fece una piroetta su se stessa, sventolando la gonna con fare elegante. « Te lo ricordi? » 

Elizabeth la osservò meglio. Ora che ci pensava, era l’abito che aveva comprato l’ultima volta che erano uscite in città per fare compere. 

« Ora ricordo! Ti sta di incanto! » le disse mostrandole un ampio sorriso. 

« Lo so! L’ho scelto io! » Rise l’altra trionfante. « Ma ora tocca a te! » 

« A me? » Ripeté confusa Elizabeth. 

« Certamente! Non pensare di cavartela con qualche bella camicia e pantaloni! Andiamo subito fuori! »

Il suo, più che una proposta, aveva tutta l’aria di essere un ordine preciso e che non ammetteva repliche, ma per questa volta avrebbe fatto un’eccezione. 

« Scusami, ma oggi non sono dell’umore giusto per uscire… » Le disse abbassando lo sguardo tristemente. 

Camilla parve bloccarsi difronte al suo rifiuto e smise improvvisamente di sorridere. La guardò con preoccupazione per poi avvicinarsi e abbracciarla delicatamente, consapevole di quello che aveva dovuto passare.

« Va bene… Niente Shopping » Sciolse quel piccolo contatto e appoggiò una mano su quella della ragazza. « … Ma che ne dici di accompagnarmi in una brave passeggiata? Fuori c’è una bellissima e fresca brezza e si sta veramente bene! » 

Elizabeth fece per risponderli, ma un rumore proveniente dall’esterno della stanza attirò la loro attenzione. 

Camilla scambiò una veloce occhiata interrogativa con la ragazza per poi andare a vedere cosa fosse successo. Uscì in corridoio ma si accorse che era completamente desolato. Abbassò istintivamente lo sguardo e sul pavimento vi trovò una vassoio con sopra una tazza di Thé e delle brioches calde. 

Lo raccolse e si diede un’ultima occhiata in giro per capire chi lo avesse portato. 

« Ehm… Cara, qualcuno deve aver lasciato questo per te… » Le disse mostrandoglielo.

Elizabeth guardò pensierosa il vassoio e scoppiò subito a ridere. 

« … Uh? E adesso che ti è preso? » Le chiese Camilla alquanto confusa. 

« No… Niente… » Continuò l’altra asciugandosi le piccole lacrime che avevano iniziato a scenderle dagli occhi. « … Ho solo capito chi è il responsabile! »

« Davvero? E chi? » Camilla ora le aveva riservato tutta la sua attenzione e curiosità. 

« Blaze! » Disse semplicemente Elizabeth, portando le gambe giù dal letto. 

« COSA?! » La maga per poco non fece cadere il vassoio a terra con tutto il suo contenuto « … Quel figo di Lupo era qui e non me ne sono accorta?! » 

Esclamò appoggiando quello che aveva in mano sul comodino di fianco al letto per poi tornare in corridoio nell’inutile speranza di trovarlo ancora nei paraggi. 

Elizabeth ricadde con la schiena sul letto per le risate incontrollabili dovute alla scena e all’esclamazione dell’amica. 

Osservandola meglio, Camilla rise di gioia a sua volta. Almeno per il momento, le era tornato il sorriso e la cosa non poteva che farla stare meglio. 

« … Si, si, ridi pure tu… » Continuò la giovane donna, portandosi le mani ai fianchi per la disapprovazione « … Io intanto ho perso l’occasione di vederlo! » 

« Avrai altre opportunità! » affermò Elizabeth rialzandosi a sedere. 

« Oh non ne dubito! Però poteva anche entrare! Non vedo perché fuggire in quel modo! » 

Elizabeth trattenne ancora qualche risata prima di risponderle. 

« Avrà avuto altre cose più urgenti da fare… Non devi prendertela! » Le disse evitando volontariamente di rivelarle che in realtà era scappato perché probabilmente aveva percepito la sua presenza. 

« Sarà… Ma sta di fatto che sono pazza di lui!… » Afferrò un cuscino ed iniziò a danzare per tutta la stanza chiudendo gli occhi per dare sfogo a tutta la sua immaginazione « … Pensa a noi due, uniti in un ballo di Valzer durante la festa del nuovo anno… La coppia migliore e più elegante di tutta la serata! » Si appoggiò una mano su una guancia arrossata per l’imbarazzo « … Potremmo danzare tutta la notte e parlare e poi… » Sospirò piano. « … E’ un sogno che si avvera! »

« Eheh … Credo che tu stia esagerando Camilla » affermò Elizabeth sfiorandosi leggermente una tempia con un dito e trattenendo un sorriso sforzato. 

« Suvvia! Non è vietato fantasticare un po’! » 

« No hai ragione… » Rise ancora lievemente, poi il suo sguardo andò involontariamente a posarsi sulle brioches ancora fumanti. Le venne l’acquolina in bocca sentendo il loro dolce profumo che ormai, aveva invaso tutta la stanza. 

« Perché non le mangi? Dopotutto sono per te! » La voce di Camilla la ridestò dal suo stato ipnotico. 

« Ah! G… Giusto! » Si affrettò a dire afferrandone immediatamente una. Improvvisamente le era tornata la fame, e si promise di ringraziare Blaze per questo. 

« E dopo che hai finito andiamo subito fuori! » L’avvertì Camilla e Elizabeth dovette arrendersi ed accettare la proposta. In fin dei conti, forse le avrebbe fatto bene. 

 

Come preannunciato, dopo aver finito di gustarsi quella meravigliosa colazione, uscirono all’aria aperta. Elizabeth si fermò un attimo sulla soglia del grande portone della villa per assaporare le meravigliose sensazioni che quella mattina le stava offrendo.

Le nuvole chiare viaggiavano lente nel cielo, riparando la terra dai raggi troppo intensi del sole d’estate. Il vento soffiava dal mare e dava una piacevole sensazione di freschezza a contatto diretto con la pelle. Non era forte, ma solo una lieve brezza capace di trasportare il buon odore di salsedine per ogni angolo di quella piccola città. 

Come sempre, dovette dare ragione a Camilla e ringraziarla per averla costretta ad uscire. 

Camminarono lungo i piccoli viali, osservando alcuni abitanti intenti a ripulire le strade dalle foglie e  dai rametti sparsi un po’ ovunque per via della tempesta della sera precedente.

La loro attenzione venne però attirata da un gruppo di persone che si erano radunate in modo semi circolare intono all’entrata di un’abitazione. 

« E ora che succede? » Chiese Camilla curiosa, facendo cenno ad Elizabeth di avvicinarsi per dare un’occhiata. 

« Vi prego signori, non c’è nulla da vedere. Per favore restate indietro! » 

Elizabeth riuscì a scorgere una figura familiare che cercava disperatamente di allontanare i curiosi dall’entrata del locale, accompagnata da una enorme lupo grigio. Ma questi non ne volevano sapere di andarsene.

« Quella è Misae! » Esclamò correndole incontro. 

Dovette spintonare un paio di persone prima di riuscire ad oltrepassare la barriera che la separava dalla sulla amica e farsi notare. 

« Misae! » La chiamò, attirando subito la sua attenzione. 

« Elizabeth! Che cosa ci fai qui? » 

« Ero venuta a fare una passeggiata insieme a Camilla … » Rispose indicando la donna che si stava facendo largo tra la folla con calma. 

« … Piuttosto, cosa è successo? » Continuò Elizabeth guardando in direzione della porta di ingresso. 

« Ieri sera alcune travi del soffitto hanno ceduto e purtroppo una persona ha perso la vita… » Le disse a bassa voce, per evitare di far propagare ulteriori pettegolezzi « … Aaron è dentro per investigare sull’accaduto… »

« … Se volete possiamo darvi una mano … » Propose Camilla portandosi al loro fianco « … Dopotutto non è la prima volta che collaboriamo » 

« Vero! Il vostro aiuto è sempre ben accetto Lady Stalton! » le sorrise Misae. 

« Suvvia, dopo tutto il tempo che ci conosciamo puoi anche chiamarmi per nome! » 

« Giusto… Perdonami Camilla » le disse leggermente in imbarazzo. 

« Già meglio! » Esclamò lei « … Ed ora, per prima cosa, pensiamo ad allontanare un po’ di gente! » 

Detto questo si voltò in direzione della folla e fece comparire nella mano destra un medaglione raffigurante una spada circondata da due ali, con al centro la lettera H. Lo alzò in alto per farlo vedere meglio. 

« Da ora in avanti, questa zona viene presa sotto custodia dall’ordine degli Hunter… » Disse a gran voce, e con una mano, tracciò una linea immaginaria davanti a se. Magicamente, una piccola barriera rosata e semi trasparente si frappose tra lei e i curiosi. « … Vi prego di abbandonare gentilmente l’area finché non sarà tutto sistemato e di non superare questa barriera per la vostra sicurezza… » 

Un gran vociare di disapprovazione si elevò dagli abitanti che incominciarono a guardarsi intorno per decidere il da farsi. 

« … Ci scusiamo per questo inconveniente… Vi auguro una buona giornata! » 

Elizabeth e Misae guardarono perplesse la persone allontanarsi per poi concentrarsi sulla figura della donna rivolta verso di loro con un gran sorriso trionfante stampato in volto. 

« Ecco, ora non potranno più disturbarvi! » 

« Ti ringrazio davvero tanto! » Affermò Misae sorridendo. 

« Non c’è di che! Ma adesso andiamo dentro a vedere se possiamo essere di aiuto in qualche modo… » 

« Va bene, seguitemi! » 

Anche il lupo fece per entrare ma Misae lo bloccò « … Scusami Dakota, ma Aaron non vuole che entri… » Disse con dispiacere « … Torneremo fuori presto! Tu resta buono qui ok? »

Il lupo guaì leggermente, quasi come se non gli piacesse l’idea, ma si distese ubbidiente accanto alla porta.
« Bravissimo! »

Misae condusse Elizabeth e Camilla all’interno dell’abitazione. L’atrio di ingresso si rivelò buio e stretto. L’unica luce che riusciva ad entrare era quella della piccola finestra posta vicino alla porta di ingresso. I muri in legno erano rovinati e l’arredamento antiquato era tutto polveroso e mal tenuto. 

« … Non mi stupisco che questa casa cada in pezzi… » Borbottò Elizabeth dando una rapida occhiata intorno. 

Proseguirono salendo delle scale poste infondo al piccolo soggiorno del piano terra e si ritrovarono davanti ad una porta socchiusa. 

Misae entrò per prima, aprendola piano. 

« Aaron? » Chiese a bassa voce e subito andò a cercare con lo sguardo l’uomo in questione. 

Lo trovò inginocchiato accanto ad una sagoma umana ricoperta da un lenzuolo bianco, intento ad osservare con attenzione la trave di legno adagiata al suo fianco. 

« Ci sono problemi? » Chiese lui, senza degnarla di attenzione e agitando il solito bastoncino di legno fra i denti.  

« Nessun problema, volevo avvisarti che qui con me ci sono la signorina Stalton e White… » 

Annunciò lei, spostandosi leggermente dall’ingresso per far entrare le altre due. 

Aaron sollevò leggermente lo sguardo nella loro direzione e si alzò in piedi. 

« Mi stavo giusto domandando tra quanto tempo vi sareste fatti vivi voi Hunter… » Disse con un leggero ghigno e con tono sarcastico . 

« … Quando succede qualcosa in questa città, non perdete tempo per farvi avanti… » 

« Buon giorno anche a te Aaron » lo salutò Camilla, ignorando volutamente le sue parole. 

Il suo sguardo poi andò a concentrarsi sul tetto in legno, che ormai era quasi completamente crollato. 

« … E’ stato un incidente? » Chiese poi rivolgendosi di nuovo all’uomo. 

« … Sembrerebbe di si… Il legno delle assi era marcio e non ha retto alla forza dell’acqua. Era inevitabile che cedesse e questo vecchietto ha avuto la sfortuna di trovarsi proprio al di sotto di esso… Ma non è l’unica cosa che lo ha ucciso… » 

Le tre donne presenti lo guardarono con uno sguardo interrogativo, non capendo a cosa si riferisse. In loro risposta, Aaron andò a raccogliere un oggetto che precedentemente aveva adagiato vicino al cadavere e glielo mostrò. 

« Ho trovato questo coltello sporco di sangue sul pavimento, poco lontano dall’uomo » Si avviò accanto al cadavere e sollevò il lenzuolo all’altezza dell’addome, rivelando una chiazza di sangue secco sporcargli i vestiti « … Prima che le travi gli crollassero addosso, qualcuno lo ha pugnalato superficialmente… Inoltre… » Si voltò verso un comò al lato del letto vicino al muro. I cassetti erano completamente vuoti e tutti aperti. Uno di questi era persino caduto per terra. 

« … Costui ha anche approfittato della situazione per rubare al vecchietto tutti i suoi averi… Non che ce ne fossero molti, sia chiaro… » 

« Come si può essere così meschini? » Intervenne Elizabeth osservando con dispiacere il povero malcapitato. 

« Non c'è una risposta precisa alla tua domanda » le disse Aaron avvicinandosi alla finestra che si affacciava sulla strada principale. 

« L’importante per il momento è capire chi sia stato… » 

« … Ma ora è quasi del tutto impossibile … » Misae avanzò portandosi al fianco dello sceriffo « … Potrebbe essere stato chiunque … Non troveremo mai il colpevole… »

« Questo se non osservi con attenzione … » 

Misae lo guardò per qualche istante con curiosità, per poi seguire il suo sguardo all’esterno. 

« … Chiunque sia stato, si trovava vicino a questo poveretto e molto probabilmente, anche lui è stato sorpreso dal crollo… Le probabilità che ne sia uscito completamente illeso sono veramente basse … » 

« … Non è da quassù che lo troveremo però… Dovremo andare a chiedere ai medici in città se hanno recentemente aiutato qualcuno... » 

« Forse non ce ne sarà bisogno… » Sorrise Aaron, mentre il suo sguardo sembrò illuminarsi per qualche istante. « … La curiosità di sapere se la si ha fatta franca è troppo forte, quindi la maggior parte di coloro che commettono questo genere di crimine, soprattutto i dilettanti, tornano spesso sulla scena per colmare quel senso di inquietudine che li perseguita… Quindi con un po’ di fortuna,  il nostro colpevole si trova proprio fra quelle persone ammassate vicino alla barriera che probabilmente Camilla ha eretto… » Finì lanciandole una breve occhiata e quest’ultima gli sorrise in sua risposta. 

« … In poche parole, costui sarà una persona che mostrerà un comportamento nervoso e poco composto per via delle ferite? » Chiese Misae iniziando a passare il suo sguardo su ogni singolo individuo presente in strada.

« Esattamente » Concordò Aaron. 

« Aspettate, e se vi sbagliaste? » Si intromise nuovamente Elizabeth « … Cioè voglio dire… Se per caso individuaste questa persona, chi dice che sia proprio lui il colpevole e non qualcuno con altre… Incapacità? » 

Aaron sospirò appena « … Dovete sapere, che solitamente i criminali fanno sempre una cosa quando vengono identificati… » Iniziò a dire mentre il suo sguardo venne attirato da una figura avvolta da un lungo mantello nero, che non faceva altro che guardarsi intorno con circospezione. 

« … Cioè? » 

Nello stesso momento, l'uomo incappucciato alzò istintivamente lo sguardo andando ad incrociare gli occhi chiari e freddi dello sceriffo. Sobbalzò appena, conscio del fatto che quel ghigno di soddisfazione stampato sul volto dell'altro era dovuto alla sua presenza, e che quindi, il cacciatore aveva individuato la sua preda. In un istante, il terrore si impossessò del suo volto.
Arretrò di qualche passo incerto, incapace di distogliere l'attenzione da quei due occhi magnetici. Urtò un passante alle sue spalle, ma sembrò non accorgersene. Tutti i suoi sensi erano impazziti e il suo cervello non faceva altro che suggerirgli un'unica via di uscita da quell'orribile situazione...
Così si voltò di scatto ed incominciò a correre zoppicante nella direzione opposta e il più velocemente possibile.

« Ops… Mi ha visto… » Ironizzò lo sceriffo, per nulla dispiaciuto. 

« Eccolo! Sta scappando! » Esclamò Misae precipitandosi immediatamente giù per le scale per inseguire l’uomo. 

« … Che babbei… Lo fanno sempre… » rise appena Aaron « ... Almeno questo qui mi ha tolto il disturbo di cercarlo… » Continuò sfilandosi lentamente il fucile dalle spalle. 

« Che cosa vuoi fare? » Gli domandò subito Elizabeth, osservando lo sceriffo aprire la finestra e appoggiare un piede sul davanzale. 

« … Ora inizia la parte divertente… » Sorrise beffardo e nel mentre, appoggiò la mano sinistra sul ginocchio alzato e ci posizionò sopra la canna del fucile. 

« Aspetta! Non vorrai mica sparargli da questa distanza! » Esclamò Elizabeth osservando il malvivente allontanarsi frettolosamente, seguito da Misae e Dakota a qualche metro più indietro. 

« … E’ troppo lontano! E poi non puoi ucciderlo! » 

Aaron non rispose e chiuse l’occhio sinistro inclinando di lato la testa in modo tale da allineare i due mirini del fucile con il suo occhio destro e il malvivente. 

Elizabeth fece per dire qualcosa ma vi rinunciò non appena vide Camilla appoggiarle una mano su una spalla e sussurrarle di stare a guardare. 

Il criminale continuò ad allungare la distanza dallo sceriffo, che però non sembrò minimamente turbato della cosa. Rimase completamente immobile, trattenendo addirittura il respiro. Preparò l’indice sul grilletto, pronto a far fuoco. 
Nella stanza calò un silenzio colmo di tensione e nessuno osò muovere un muscolo per non deconcentrarlo dal suo bersaglio.
Alzò leggermente la mira, seguendo la sagoma della sua preda man mano che si spostava. Assottigliò lo sguardo, ascoltando con attenzione il ritmo lento e regolare del suo cuore per decidere il momento propizio...

Fu un attimo, e un piccolo boato riecheggiò nello spazio, seguito da un lungo sibilo ed infine da grido in lontananza. 

Il malvivente crollò a terra, tenendosi con forza la coscia della gamba destra che aveva iniziato a sanguinare. Subito dopo, Misae gli fu addosso e per prima cosa si preoccupò di legargli le mani dietro la schiena con una corda. 

Aaron raddrizzò la sua postura e si portò di nuovo il fucile in spalla con un ghigno soddisfatto sul volto.  

« … La tua mira è impeccabile come al solito! » Gli disse Camilla, complimentandosi per l’ottima prestazione dimostrata. 

« Ti ringrazio… »

« Straordinario… » Mormorò tra se Elizabeth, continuando a tenere fisso lo sguardo sul criminale trattenuto da Misae. Solo un uomo veramente esperto poteva riuscire a colpire qualcuno da quella distanza e con tanta precisione. Un piccolo errore di calcolo avrebbe potuto trasformare quella vittoria in una tragedia, rischiando di ferire i passanti o persino la stessa Misae. 

« … Bene, ora sarà meglio scendere a dare una mano alla mia collega e sbattere al fresco quel farabutto… » disse Aaron avviandosi al pian terreno, ridestando Elizabeth dalla sua riflessione. Subito, le due Hunter lo seguirono. 

Appena fuori dall’abitazione, videro Misae avvicinarsi a loro, con al seguito l’uomo colpevole dello spregevole gesto. 

« Vi prego, non volevo uccidere nessuno! Dovete credermi! » L’uomo esile e sulla quarantina cercava invano di dare una spiegazione che volgesse a suo favore, ma Misae non dava segno di volerlo ascoltare. Appena giunsero davanti alla barriera, la oltrepassarono senza sforzo. 

« Ma non doveva essere impenetrabile? » Chiese Elizabeth rivolgendosi a Camilla. 

« Io questo non l’ho mai detto! » Le sorrise facendole l’occhiolino. « … Ma sai… Nessuno oserebbe tentare di oltrepassare una cosa che di fatto non si potrebbe… » 

« Eh eh, hai ragione… »

« … Tutti esclusa Misae ovviamente… » Aggiunse la donna trattenendo usa risata mentre l'altra si mordeva distrattamente la lingua. 

« Comunque sia, penso che ora non vi serva più il nostro aiuto. Quindi non ha senso per noi restare... » Continuò rivolgendosi agli altri due presenti « … E questa non è più di nessuna utilità! » Detto questo, le bastò alzare una mano in direzione della barriera per dissolverla nel nulla. 

« Grazie per il vostro tempo! » Rispose Misae, mentre Aaron sbuffò scuotendo lateralmente la testa. 

« Se vi servisse altro aiuto da parte nostra, non esitate a chiedercelo! » 

« Thz… Non ci contare… » Borbottò l’uomo afferrando con forza l’altro individuo per un braccio. 

« Scusatemi, ma adesso devo sbattere in cella questa canaglia! » Cambiò espressione facendosi di nuovo serioso. « Misae, per favore resta qui e aspetta che arrivino i supervisori per portare via il corpo… » 

« Va bene, ci penso io! » 

Aaron annuì e se ne andò trascinando quasi di peso il criminale, salutando appena le altre due con un cenno della mano. 

« Allora speriamo di vederci presto Misae! » Le disse Camilla sorridendole. 

« Lo spero anche io! Magari domani potreste venire a trovarmi a casa mia! » 

Elizabeth sobbalzò appena nel sentire quella parola riferita al futuro. Un senso di inquietudine la perverse al solo pensiero di quello che la aspettava. 

« Mi pare un’ottima idea! Tu che ne pensi Elizabeth? »

Camilla si voltò verso la giovane e dovette richiamarla nuovamente per attirare la sua attenzione. 

« Ehm… Si … Va bene! » Si affrettò a dire distrattamente. 

« Allora è deciso! A domani allora! » 

« A domani! » Sorrise l’altra. 

« Coraggio Elizabeth, proseguiamo la nostra passeggiata ti va? » 

La giovane annuì piano, salutando Misae prima di seguire nuovamente Camilla per le vie della città. 

 

La giornata trascorse piuttosto rapidamente e appena verso la sera rientrano alla villa. Per tutto il tempo, Elizabeth era riuscita a nascondere con abilità il suo turbamento all’amica, ma ora che si trovava di nuovo sola nella sua stanza, incominciò di nuovo a tremare. Il cuore le batteva così forte che sovrastò facilmente ogni altro rumore della stanza. Si portò una mano all’altezza dello stomaco, sentendosi salire un’improvviso senso di nausea. Decise di ignorarlo e si diresse verso il suo armadio di legno scuro. Appoggiò le mani sulle maniglie, ma non fece alcuno sforzo per aprirlo. Al contrario, appoggiò lievemente la testa su di esso, mentre alcune lacrime incominciarono a solcarle il viso. 

 

“ Vi concedo un giorno… ”

 

Quelle parole le tornarono in mente come una pugnalata rovente. 

Si scostò dall’armadio, consapevole che ormai il suo contenuto non le sarebbe più stato utile. 

Afferrò una mantella di lana nera e se la mise sulle spalle, lasciando il cappuccio abbassato. Guardò l’orologio che aveva appeso alla parete. 

Segnava già le 23:35. 

Si asciugò le lacrime agli occhi, respirando ampiamente per colmare il panico che man mano si stava facendo strada dentro di lei. 

Uscì dalla stanza, dandole un ultimo sguardo malinconico. Le sarebbe mancata. 

Poi richiuse la porta e si avviò per i corridoi ormai deserti e bui. 

 

“… Se doveste rivelare qualcosa a qualcuno…”

 

Avanzò fino a trovarsi davanti ad una porta con inciso sopra il numero 24. 

Fece un ampio respiro per farsi coraggio ed entrò piano per non far rumore. 

 

“… Ucciderò chiunque ti stia a cuore…”

 

Con passi incerti e corti, si avvicinò al letto dove Keyn sembrava riposare tranquillamente. 

Ma in realtà sapeva che non era affatto così. 

Si soffermò a guardare il suo viso, contratto in una leggera smorfia sofferente, mentre dei piccoli gemiti gli fuoriuscivano dalle labbra ad ogni sospiro. 

Pianse ancora, ricordando quell’orribile momento in cui aveva creduto di perderlo.

Spostò lo sguardo, seguendo le bende bianche sul suo petto fino a soffermarsi sulla mano di lui, stesa lungo il fianco. 

Mosse lentamente la sua, con l’intento di sfiorarla per fargli capire che era li. 

Voleva stringerla e sussurrargli che sarebbe andato tutto bene. Voleva sentire il suo calore, pur sapendo che non lo avrebbe trovato, e soprattutto, voleva ringraziarlo per tutto quello che aveva fatto per lei. 

Ma non lo fece. 

Ritirò la mano a se, colta da un improvviso senso di timore nei suoi confronti. Aveva ancora paura, e si sentì terribilmente stupida a provare ancora un simile sentimento per lui. Poiché non aveva più motivo di averla. E si sentì ancora più in colpa nel pensare a come avrebbe reagito nel sapere a cosa stava per fare.

- Perdonami… - Sussurrò piano con voce tremante, trattenendo forzatamente qualche singhiozzo.
 

Si voltò portandosi una mano alla bocca per soffocare la sua voce e corse velocemente fuori dalla stanza senza voltarsi indietro. 

 

“… A mezza notte di domani…”

 

Continuò a correre silenziosa lungo i corridoi guardandosi intorno furtiva, per essere sicura di non essere vista. Raggiunse i giardini della villa e li oltrepassò fino ad arrivare al muro esterno che ne delimitava i contorni. Lo scavalcò con un abile balzo e si ritrovò in strada per poi continuare la sua fuga. 

Si avventurò nel bosco fuori dalla città, spinta dall’unico pensiero che lo stava facendo solo e unicamente per Loro. 

 

“… Recati nelle profondità di questa foresta…” ” 

 

Si asciugò di nuovo le lacrime con le maniche della sua camicia. Era tardi per tornare indietro, quindi doveva mostrarsi forte e alzare la testa con coraggio difronte a quello che la aspettava.

 

“ … E io ti troverò. ”

 

Arrestò la sua corsa in mezzo alla vegetazione, non sapendo più che direzione pendere. 

 

« Ben arrivata… » 

Una voce alle sue spalle la fece sobbalzare. Veloce si voltò e si ritrovò a fissare due splendenti occhi rossi. 

« Vincent… » Mormorò con voce flebile e deglutendo volutamente per non tremare. 

« Vogliamo andare? » Le disse lui con un leggero sorriso e porgendole una mano. 

Lei esitò per qualche secondo, ma poi allungò la sua verso di lui. 

Vincent la afferrò delicatamente e poi, insieme, scomparvero nella notte, avvolti da una leggera nube nerastra. 





Ecco a voi il volto di Keyn migliorato!







E anche Vincent Moore!






Ciao! Come state! Finalmente sono riuscito a pubblicare!!!
E con due immagini pure! Vi piacciono? :)
Cosa ne pensate di questo capitolo? :) Spero di non avervi annoiato e che vi sia piaciuto!
Cosa farà ora la povera Elizabeth? E chi andrà a salvarla?
Ogni vostro commento è sempre ben accetto! E mi renderebbe veramente felice! :))

Passiamo ora ai ringraziamentiii!! :))
PREFERITE:
1 - Akemi chan
2 - Cristina Maurich
3 - LoStregatto
4 - Shadow writer
5 - valey_

RICORDATE:
1 - Alexya_
2 - fairy94

SEGUITE:
1 - bibliofila_mascherata
2 - chiaretta8059
3 - dark_heroes_
4 - fairy94
5 - Sali_17
6 - Shadow writer
7 - valey_

Ed infine un grazie speciale a chi ha recensito l'ultimo capitolo!!!! :))
Cristina Maurich 55
chiaretta8059
Grazie di cuore!!!
Ovviamente un grazie a tutti coloro che leggono! A presto!! :)))

  
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