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Autore: alberodellefarfalle    31/07/2015    1 recensioni
Salve a tutti. Questa è una prova. Chi mi conosce sa che pubblico solo storie originali, quindi questa è la mia prima ff. Siate clementi. Ho voluto provare e dato che Robert Pattinson mi piace molto (ho avuto la mia fase da Twilight anche io), ho deciso di cimentarmi con lui. Ovviamente è tutto di fantasia. Vi avviso che non essendo un'amante del gossip non mi sono basata su un evento particolare, ho solo immaginato come potrebbe essere Robert Pattinson (e come spero che sia) se si ritrovasse a Roma per lavoro e lì conoscesse una comunissima ragazza italiana. Titolo omaggio al film "Vacanze Romane" con Audey Hepburn e alla canzone omonima dei Mattia Bazar. Non mi resta che augurarvi buona lettura.
NB In data 7/1 ho aggiunto una piccola frase finale che chiarisce l'epilogo.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Vacanze Romane


Incontro - Scontro

 
Il suo passetto arrivò il giorno dopo all’ora di pranzo. “NUMERO SCONOSCIUTO”  comparve sullo schermo e io mi bloccai nel bel mezzo di un parco con il cuore in subbuglio. “Pronto?” quasi faticai a sentirmi “Halo! Sono Robert. Ti disturbo, Héloïse?” scossi la testa come una scema, come se potesse vedermi “Sai, stavo ripensando al tuo invito e si da il caso che oggi pomeriggio sia libero. Ti va di vederci?” deglutii rumorosamente. Avevo la gola secca e mi mancava l’aria. Dove caspita era finita l’aria? “Certo.” Non seppi dire altro. Ripensai ai discorsi fatti con mio cugino di ritorno dalla festa. Mi aveva raccomandato di stare attenta, ma di godermi quello che sarebbe stato. Lui sosteneva che la super star Robert Pattinson mi “facesse il filo” mentre io negavo, poi però mi ero fermata a pensare al suo sorriso e ai suoi occhi e al mio invito e glielo dissi e Gianni mi rispose che anche io gli “facevo il filo”. Mi prese in giro per tutto il resto della notte, fino a quando non ci addormentammo. “Ci sei ancora?” sussultai “Si, scusa. Stavo pensando a cosa potremmo fare.” “Mm … niente di impegnativo, la serata di ieri mi ha distrutto. Vorrei un pomeriggio normale, ti spiace?” Come poteva dispiacermi “No. Pensavo a un giro in centro, senza troppo impegno, un gelato o una pizza e ci godiamo Roma, ti va? “ “Mi va.” “Robert? Devo chiederti un favore …” Quanto si sarebbe arrabbiato “Tranquilla, non mi farò riconoscere. Hai presente che ti ho chiesto un pomeriggio normale? La mia normalità non prevede fan e paparazzi e sapevo che non te la saresti presa se te lo avessi chiesto.” Mi misi a ridere. Quanto aveva capito di me in poche ore? “Vediamoci a piazza del Popolo alle quattro, va bene?” “Hai impegni per pranzo?” “Mm … no!” “Allora vediamoci tra trenta minuti stesso posto. È un problema?” “No, a tra poco.” E chiudemmo la telefonata. Io mi preoccupai di salvare il suo numero. Lo so che non lo volevo, ma oramai lui aveva chiamato e io ero una contraddizione vivente.
Sussultai quando uno sconosciuto mi si affiancò. “Scusa, non volevo spaventarti.” Aveva un cappellino da baseball e gli occhiali da sole. “Non ti si riconosce.” Mi sorrise e io mi bloccai a guardarlo “Era questo l’obiettivo. Ora andiamo a mangiare che muoio di fame.” Andammo in una panineria e ordinammo i nostri panini, che consumammo su una panchina. Faceva caldo, ma non un caldo insopportabile e l’ombra offertaci era perfetta per farci godere quel momento di pace “Magnifico! Adoro gli italiani!” mi misi a ridere “Sai cucinare?” ero tremendamente curiosa “Non molto, ma me la cavo e tu?” annuii, addentando il mio panino “Si, vivo sola. Non sono una chef ma me la cavo. Mi piace cucinare.” “Cosa cucineresti per me?” mi sorprese la domanda, ma non lo lasciai a vedere “Vediamo. Qualcosa di molto italiano e di molto semplice, anche perché rischierei di fare brutte figure. Una pasta pomodoro e melanzane, alla siciliana, oppure pomodorino fresco, zucchine, basilico, speck, si forse questa.” “Ho fame.” “Stiamo mangiando.” “Ma io voglio la tua pasta, anche se non so cosa sia lo speck.” “Prosciutto più o meno.” Annuì “Me la cucinerai?” e calò gli occhiali per mostrarmi i suoi occhi supplicanti, da cucciolo bastonato. Manipolatore, io l’avevo detto che lui era un abile manipolatore. “Vedremo.” Non potevo certo arrendermi così. Mi ritrovai a pensare a come sarebbe stato vivere con lui, a cucinare per lui e mi diedi mentalmente della scema, perché io e lui era impossibile da pensare insieme. Eppure eravamo lì, insieme e il mio cuore era un totale scompiglio. “Allora, che si fa?” chiesi per stemperare la tensione che mi si era accumulata in petto. “Un giro.” E si alzò, prendendomi per mano. Lui aveva già finito, invece io mi prodigavo a finire il mio panino mentre passeggiavo con lui per via del Corso. Sbirciammo le vetrine, commentando alcuni vestiti; ci intrufolammo in qualche via per vedere qualche negozietto tipico; ci sedemmo a bordo della fontana di piazza di Spagna e poi sulle scalinate. “Com’è fare il modello?” Non avevo fatto minimo accenno alla sua carriera per quasi due ore. Ci eravamo limitati a chiacchierare di sciocchezze. Lui mi aveva chiesto della mia terra e della mia città e io mi ero divertita a raccontargli molte cose della mia adorata Sicilia. Avevamo scherzato su viaggi fatti da lui e posti visti. Gli avevo strappato la promessa che sarebbe venuto in Sicilia a visitare una terra così ricca, a come l’avevo decritta. Niente lavoro. Non volevo che si offendesse o annoiasse, non volevo che pensasse che fossi come tutte le altre, interessata solo a Mr Pattinson, la star. Ma eravamo a Piazza di Spagna e il mondo della moda mi affascinava, come potevo non chiedergli nulla? “Mi chiedevo quando mi avresti chiesto qualcosa del mio lavoro.” “Scusami, non volevo. Se non ti va non parliamone. Possiamo continuare a parlare d’altro, a me va benissimo. Sai, quando sono stata a Roma, ormai tanti anni fa, ha diluviato per tutto il tempo e io e la mia famiglia …” Mi bloccò poggiando una mano sul ginocchio e mi sorrise “Non volevo offenderti. Mi hai solo sorpreso, Héloïse. Da ieri sera mi hai trattato come un ragazzo normale e mi piace, ma non mi offendo se mi chiedi del mio lavoro. È parte di me e sono felice di quello che sono, di quello che faccio e che ho fatto e sarei felice di parlarne con te, perché è una parte di me molto importante. Ma mi piace che tu mi tratti come uno normale, non sai quanto. A dire il vero non ci sono più abituato, ma forse ti sembro solo presuntuoso, magari tu nemmeno hai visto i miei film e io sto straparlando e …” stavolta lo bloccai io “Qualche film l’ho visto e so alcune cose di te, lette qui e lì, anche se non sono una che si interessa molto di attori o gossip, ma alcune cose di te le so e non chiedermi troppe spiegazioni in merito.” Si mise a ridere “Fare il modello è stato un trampolino di lancio. Mi divertivo, ma fare l’attore è tutto per me, l’ho sempre sognato e ora che ci sono arrivato a volte mi chiedo se sia tutto vero … E quindi, sono curioso, cara la mia fan, che sa qualcosa di me ma si vergogna, che film hai visto?” mi mordicchiai il labbro. Come spiegargli che non ero esattamente una fan convenzionale “Harry Potter e  la saga di Twilight prima che tu mi dica altro, non sono esattamente una fan convenzionale, con nessuno, semplicemente perché non amo fissarmi con qualcuno e mettermi a vedere tutti i film o cercare notizie su notizie o piazzarmi sotto casa e chiedere autografi. Non sono nemmeno una cinefila. Amo i film, il cinema, ma non ho molto tempo per seguire e vedere tutto.” “Lo studio prima di tutto!” “Già.” Dissi quasi imbarazzata. Ma cosa avevo da essere imbarazzata? Quella ero, prendere o lasciare. “Ma di me hai letto qualche cosa?” mi stuzzicò lui. Brutto bastardo, se ne stava approfittando e mi voleva mettere in imbarazzo. Lo picchiai su una spalla e lui scoppiò a ridere “E va bene, si, ho letto qualcosa e allora? A volte lo faccio se vedo un film che mi piace, o un attore che mi colpisce o un cantante che mi emoziona. Ho cercato qualcosa su di te, ma anche su Chris Hemsworth o Sandra Bullock o altri.” Dissi tutto d’un fiato. Almeno tutto quello mi stava tornando utile per migliorare il mio inglese. Avevo scoperto che ero diventata piuttosto brava, anche a sputare tutto velocemente. “E quindi ti piaccio.” Sbuffai esasperata e mi alzai, cominciando a scendere. Robert mi affiancò subito dopo “Scusa, volevo solo prenderti un poco in giro.” “L’ho notato!” dissi esasperata. Scendemmo in silenzio. Forse mi ero sbagliata su di lui, forse non aveva bisogno di pause dalla sua vita da super star, forse gli dava pure fastidio che io non lo trattassi come tale, forse era solo curioso di sapere quanto ancora avrei retto a non buttarmi al suo collo per farmi “mordere” da lui o cose simili, forse, forse avevo sbagliato tutto. Fu il suo cellulare a salvarci dal silenzio e lui dovette rispondere. Mi disse che doveva andare, impegno imprevisto e mi lasciò sola. Era evidente che avessi sbagliato tutto.
 
La sua chiamata la stessa sera mi stupì. Pensavo che si fosse stancato di me, che si fosse offeso o cose simili. “Ti decidi a rispondere?” mi incitò mio cugino. Eravamo seduti ad un tavolo con alcuni suoi amici, in attesa delle nostre ordinazioni per l’aperitivo. Avevo passato il resto del pomeriggio in giro, senza troppa voglia di fare qualcosa, poi ero tornata a casa. Mio cugino era già lì. “Pronto?” mi ostinai a rispondere in italiano, nonostante sapessi bene chi c’era all’altro capo del telefono “Héloïse, sono Robert e prima che mi chiuda il telefono in faccia ti chiedo scusa per la mia stupidaggine e per averti lasciata sola oggi pomeriggio.” Silenzio. Forse avevo esagerato un pochetto pure io, ma ero suscettibile a volte, soprattutto se di mezzo c’era una persona che forse, e dico forse, un pochetto mi interessava. Questa era il massimo dell’ammissione che avevo fatto a mio cugino poche ore prima, quando gli avevo raccontato tutto. Inutile dire quanto mi aveva rimbrottato lui. “Héloïse, ci sei?” sospirai “Ci sono.” Già detto che ero suscettibile e non avrei accettato le sue scuse tanto facilmente, non potevo dargliela vinta così presto. “Per fortuna. Volevo proporti un incontro di pace, se ti va. Domani mattina hai da fare?” Certo che avevo da fare, mica avevo l’agenda libera solo per lui? “Sarei voluta andare ai Musei Vaticani.” Mio cugino mi fulminò “Ah!” unica risposta “Beh, se ti va, posso venire con te.” E adesso? “Nove e mezza di fronte l’ingresso. Sai che c’è una fila pazzesca, quindi non tardare.” Aspettai il suo “OK a domani.” e chiusi la telefonata.

*La storia è totalmente inventata e con questa non voglio recare offesa a nessuno


AUTRICE: Ecco il nuovo capitolo, spero che vi piaccia ... fatemi sapere. Ringrazio chi ha recensito il precedente, chi ha aggiunto la storia tra le seguite e chi ha semplicemente letto. Per i film con Robert vi consiglio di vedere "Come acqua per gli elefanti". Baci e alla prossima.
  
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