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Autore: Novelist Nemesi    26/01/2009    1 recensioni
Non è il sequel del sequel del sequel eccetera. Volevo che non sentiste troppo la mancanza di hayley! Questa è una storia abbastanza triste, all'inizio, e voglio tenervi ancora più sulle spine! La protagonista ha una particolarità, ovvero i capelli bianchi. Cosa succederà a questa americana indecifranile che incontra Light Yagami? Spero di deliziarvi e incuriosirvi col primo chappy! Nemesi is back!
Genere: Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: L, Light/Raito, Matt, Mello, Misa Amane
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Cassidy si svegliò di malavoglia quella mattina. Non era decisamente giornata. Da quando aveva incontrato Ligt Yagami non era mai giornata. Uscì, dopo essersi preparata, e vide subito che davanti al cancelletto di casa Yagami c’era Light che leggeva il giornale.

-Non dirmi che mi hai aspettata- disse Cassidy, senza dare nemmeno il buongiorno.

-Non è stata una mia idea- rispose Light continuando a sfogliare il giornale –E’ che mia madre vuole che ti accolga come si deve-

-Quindi, fosse per te, non avresti proprio a che fare con me…-

-Non proprio. Mi sa che sei tu quella che vuole evitarmi ad ogni costo-

Aveva fatto centro, porca miseria. Lo sopportava sempre meno.

Si incamminarono insieme er la scuola, Light sempre a leggere il giornale. Finchè non decise di rompere il silenzio.

-Hai mai pensato a una tinta?-

-Come, prego?- chiese lei.

-Se vedi che ti prendono tutti in giro tingiti i capelli-

-Credi che non l’abbia già fatto?-

-E allora perché ti sei tinta così?- chiese Light, sempre più pungente. Non era cattiveria, ma era come se quella ragazza se le andasse a cercare.

Cassidy non sapeva bene se dirgli o meno qualcosa. Ma tanto ormai era una cosa risaputa, quindi…

-Questo è il mio colore naturale dei capelli. Io sono albina-

Light era un po’ sorpreso, ma restò comunque ad ascoltarla.

-Ho avuto una malattia, da quando sono nata. Avevo già problemi di circolazione. Fino a qualche mese fa stavo all’ospedale, a lottare con diversi tumori in organi più o meno vitali. Per questo mi chiamano “vecchia”. È come se fossi precocemente invecchiata-

Light stava per parlare, ma Cassidy lo interruppe –Inoltre il mio sangue è inferiore alla media-

-Nel senso che non ne hai abbastanza?-

-Esatto-

-E allora come…?-

-Tranquillo, mica sono un vampiro. Semplicemente non devo stancarmi troppo e devo fare periodicamente delle trasfusioni-

Light guardò dritto davanti a se e disse –Se sanno che hai una specie di malattia, allora sono ancora più idioti-

Cassidy non sapeva dire se quelle parole erano sincere o di circostanza. D’altra parte, lui non sembrava affatto voler instaurare anche solo una semplice conoscenza con lei. Era un ragazzo decisamente strano che si integrava perfettamente nella società.

Si separarono ai cancelli della scuola. Almeno le classi erano diverse. Cassidy era sollevata. Si sentiva troppo in soggezione con lui accanto.

-Ci vediamo, Marris-

-Ah ah- rispose di rimando Cassidy a Light, senza salutarlo con la mano e senza neanche degnarlo di uno sguardo.

Era una bella mattina e Cassidy si godeva il sole, quel calore leggero. Il suo banco dava proprio alla finestra, in fondo alla classe. Tanto nessuno la considerava.

Le veniva da pensare a tante cose. Al suo trasloco, alla sua camera, per qualche strana ragione. A Light Yagami, dannazione! Ma che faceva quello alle persone? Era assurdo!

Chissà lui in che classe stava e se veniva accettato dai compagni. Dal modo in cui si comportava sembrava totalmente indifferente da tutto il resto del mondo. Perché? Cos’era che non gli andava?

All’uscita Light non c’era. Bè, tanto meglio, una rottura di scatole in meno.

All’inizio non ci trovava ulla di strano, ma… Col passare dei giorni Cassidy notò che Light si faceva vedere giusto quando usciva di casa e quando usciva da scuola. Sembrava sempre frettoloso e impegnato. Era strano, soprattutto perché sembrava che sua madre nno sapesse nulla di questi suoi ritmi veloci. Aveva sentito Sachiko parlarne con sua madre.

-Mia figlia non sa come ringraziare Light per averla aiutata ad ambientarsi così bene!-

-Ah, anche mio figlio me ne stava parlando! Ha detto che Cassidy è davvero gentile!-

Povera Sachiko. Suo figlio gli raccontava un sacco di balle.

Bè, a dire il vero, anche Cassidy raccontava un sacco di balle a sua madre, ma a fin di bene. Non voleva farla preoccupare.

Ma lui? Che motivo aveva di dire quelle cose?

Cassidy non riusciva a capire bene perché ma voleva sapere cosa passasse per la testa al primo del Giappone.

Da quel momento iniziò una strettissima sorveglianza. A scuola, per strada, al bar, con gli amici, ovunque potesse tenerlo d’occhio. Fosse stata un uomo, anche il bagno.

Eppure Light non presentava niente di anormale. Era fin troppo perfetto quel ragazzo. Impossibile.

Non poteva fare domande troppo dirette, eppure voleva sapere. Che doveva fare, accidenti?

Cassidy ebbe solo un giorno di tregua: a casa venne a fare visita un amico di famiglia. Un imprenditore americano di cui non ricordava nemmeno il nome. Aveva portato anche suo figlio, della stessa età di Cassidy. Un ragazzo dai pantaloni neri, sembravano rovinati, con degli enormi anfibi. Sembrava appena tornato dal fronte. E i capelli erano tutti spettinati, fatti apposta col gel, ed erano coperti da un capello.

Ricordava fin troppo bene quel ragazzo.

-Ti ricordi di Frank, Cassidy? Andavate all’asilo insieme-

Lo ricordava fin troppo bene.

Sua madre li spedì in camera di Cassidy, perché loro dovevano fare discorsi “non adatti a loro”.

-Allora, Frank… Come va?-

-Bene- rispose soltanto lui, guardandosi intorno trasognato –Tu come te la passi qui?-

-Non c’è male, come al solito. E a New York?-

-Non c’è male, come al solito-

Lui sì che era portato per portare avanti un discorso…

-Davvero ti prendono tutti in giro per i capelli?-

-Chi te l’ha detto?- chiese Cassidy leggermente infastidita.

-I tuoi genitori ne parlavano con mio padre-

-Bè, ogni tanto…-

-E proprio tutti?-

-A te cosa cambia? Tu te ne stai a fare la bella vita nella tua bella New York…-

-Nella NOSTRA New York. È ancora casa tua-

-Non cambi proprio mai, Frank!- disse lei dandogli una cuscinata.

-Ormai ti conosco come le mie tasche, Cassidy! A proposito, vuoi vedere cosa ho racimolato mentre eri via?-

-Altri tappi?-

-Guarda, questo è del 1835! Una rarità!-

A Cassidy sembrava solo un tappo di bottiglia, ma sapeva che per Frank era molto importante.

-E tu?- chiese Frank, che cominciava ad ambientarsi –Che hai racimolato?-

Cassidy ci pensò su e poi cinvinta disse –Un mistero-

-Poteeeeeeeenteeeee… E cos’è?-

-Si chiama Light Yagami e non me la racconta affatto giusta-

-Light Yagami? Che nome strano…-

-E’ strano davvero, Frank. Dovrebbe aiutarmi ad ambientarmi, ma sta facendo l’esatto opposto. E poi è il primo del Giappone…-

-Aaaaaah, ora ho capito- disse Frank con aria risoluta –Ti rode e stai cercando un suo punto debole-

-Non è vero-

-Sì che è vero-

-Non è vero!- Cassidy incrociò le braccia e cominciò a tenere il muso.

-Dai, non fare così. Ti aiuto io a trovare il suo punto debole!-

-In che senso?-

-Papà deve concludere un affare, quindi resteremo qui per un po’. Avrò tutto il tempo per organizzarmi- sembrava un ladrò che doveva prepararsi per un colpo.

-Frank, non dobbiamo fare un colpo di stato…- disse infatti Cassidy

-Mai sottovalutare il pericolo, Cassidy. E ricordati: lui potrebbe osservarci…-

L’unico amico che Cassidy aveva mai avuto in tutta la sua vita era quello strano ragazzo ossessionato dai tappi di bottiglia. Ma dopotutto gli dava tanti sorrisi. Poteva perdonarlo per questo.

E poi forse il suo aiuto serviva davvero.

  
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