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Autore: luna_storta    02/08/2015    1 recensioni
[Le nove vite di Chloe King]
Chloe King è una ragazza normale. Va a lezione (la maggior parte delle volte), litiga con sua madre, va addosso ad un ragazzo...o due. Ma attorno al suo sedicesimo compleanno, Chloe scopre che forse non è normale dopo tutto. Si intensifica la visione notturna, i riflessi super veloci-oh, e gli artigli. Così lei scopre chi è -e da dove viene- ed è chiaro che non sia sola. E qualcuno cerca di farla fuori. Chloe ha nove vite. Ma nove saranno abbastanza?
"Nemmeno la curiosità la ucciderà"
La storia non è mia, è solo una traduzione italiana della trilogia "The Nine Lives Of Chloe King" di cui questo libro è il primo. Il mio intento non è quello di plagiare (assolutamente) e non ho il permesso dell'autrice (Elizabeth Braswell). Questa traduzione ha il solo scopo di dare una possibilità anche agli italiani di leggere questo libro.
Genere: Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Non appena aprì gli occhi quella mattina, Chloe decise che sarebbe andata a Coit Tower, invece che alla Parker S. Shannon High, la solita meta del mercoledì. 
In meno di ventiquattro ore avrebbe compiuto sedici anni, ed era senza una vera e propria festa in programma: Paul avrebbe passato il mercoledì a casa suo padre a Ouknland, e molto peggio, sua mamma aveva parlato di “possibilità di andare in un ristorante carino”. Cos’era un ristorante “carino”, comunque? Un luogo in cui ci avrebbero servito pesce palla e foie gras? Dove la lista dei vini è più lunga del libro di civiltà americana? No, grazie. 
Se sua mamma avesse scoperto della missione a Coit Tower, sarebbe stata messa in punizione, eliminando completamente ogni possibilità di cenare fuori. Dopotutto Chloe aveva il diritto di sentirsi miserabile il giorno del suo sedicesimo compleanno, a casa, da sola, punita. L’idea era stranamente affascinante. 
Chiamò Amy.
“Ehy, vuoi andare alla torre oggi invece che fare fisica?”
“Assolutamente.” Non c’era nessuna esitazione, nessuna pausa di riflessione. Per quanto lo stile punk di Amy fosse passato, la migliore amica di Chloe era una persona mattiniera. Cosa faceva alzata alle due di mattina ad una lettura di poesie? “Ci vediamo lì alle 10. Porterò dei bagel se tu poterai il crack”. Per “crack” Amy intendeva le tipiche 20 once del Cafè Eland’s che era caffè preparato con acqua caffeinata.
“Ci sto.”
“Vuoi che chiami io Paul?”
Questo era strano. Amy non si rendeva mai volontaria per qualcosa, soprattutto aiutare con i piani del gruppo.
“Nah, lascia a me farlo sentire in colpa.”
“Sarà il tuo funerale. Ci vediamo dopo.”
Si trascinò fuori dal letto, spostando il piumino che la circondava. Come quasi ogni cosa nella stanza, veniva dall’Ikea. I gusti di sua mamma avevano portato all’arancione, al turchese, alle statuette astratte di kokopelli e a blocchi di arenaria –niente che si adattasse ad uno schifoso ranch borghese di San Francisco. E poiché il Patenaa Vintage Clothing pagava 5.50 dollari l’ora, il budget per l’arredamento di Chloe era limitato. Avrebbe dovuto montare blocchi e forniture scandinave con nomi impronunciabili. Niente batteva New Southwest.
Si trovava di fronte al guardaroba, indossando un corto paio di pantaloncini e una canottiera. Anche se lei non aveva ancora quel periodo, stava finalmente sviluppando un giro vita, un po’ come se il suo ventre fosse stato spremuto fino ai suoi seni e giù per il suo sedere. Sexy o meno, era come se niente di tutto ciò fosse importante: sua madre l’avrebbe messa in castigo se avesse sentito menzionare un altro ragazzo al di fuori di Paul. 
Si gettò davanti al computer con un ampio sbadiglio spostando il mouse. A meno che Paul non fosse morto o non stesse dormendo, sarebbe stato carino se fosse stato collegato al computer. Bingo –il suo nome comparve in cima alla lista dei suoi compagni.
Chloe: Ame e io vorremmo andare a Coit Tower oggi. Vuoi venire?
Paul: [lunga pausa]
Chloe: ?
Paul: non mi stai invitando per darmi la colpa perché io sono via per il tuo compleanno, giusto?
Chloe: :)
Paul: *groan* ok dirò ai Wiggint che sto andando alla National Honor Society in gita o qualcosa del genere.
Chloe: TI AMO, PAUL!!!
Paul: Sisi. Sono il più figo
Chloe ghignò. Forse il suo compleanno non era così male, dopo tutto.
Guardò fuori falla finestra-yup, nebbia. 
Amy la amava perché era tutto spettrale e misterioso e questo le ricordava l'Inghilterra (sebbene non ci fosse mai stata). Ma Chloe era depressa dalle umide e tristi mattine, sere, pomeriggi e amava fuggire in alto –come su Coit Tower- in ogni occasione.
Decise di andare sul sicuro e vestirsi come per andare a scuola, con i jeans, una maglietta e una giacca jeans di Pateena che era autentica degli anni Ottanta che aveva sempre avuto un verso degli Styx scritto accuratamente attorno ad una delle maniche. Svuotò lo zaino dai suoi libri di testo e li nascose sotto il letto. Dopo scese di sotto, provando ad emulare una sua stanca-scontrosa Chloe di routine.
“Sei scesa presto”, disse sua madre con sospetto. Desiderando non litigare quella mattina, ingoiò un sospiro. Ogni cosa che lei faceva fuori dall’ordinario da quando aveva compiuto dodici anni veniva visto con sospetto. La prima volta in cui si fece un taglio di capelli corto –pagato con i suoi soldi, grazie tante- sua madre le chiese se fosse lesbica.
“Per prima cosa sto ansando ad incontrare Ame alla Beanery.” rispose il più educatamente possibile, prendendo un’arancia dal frigo.
“Non voglio suonare antiquata ma-“
“Stai cercando di bloccarmi la crescita?”                           
“È l’ingresso per la droga.” La signora King mise le mani sulle sue labbra. Con un capris nero di Donna Karan, un girocollo di lana e seta e il suo taglio di capelli da folletto, la mamma di Chloe non assomigliava ad una mamma. Assomigliava a qualcuno uscito da un annuncio di Chardonnary.
“Devi starmi prendendo in giro.” disse Chloe non riuscendo a trattenersi.
“C’è un articolo nel Week.”  Sua madre socchiuse gli occhi e increspò le labbra prima sapientemente allineate. “Il caffè conduce alle sigarette che conducono alla cocaina e a metanfetamine di cristallo.”
Cristalli di metamfetamina, mamma. È cristalli di metamfetamina.”  Baciò sua madre sulla guancia e poi andò fino alla porta.
“Ti sto dicendo di non fumare, proprio come dicono gli annunci!”
“Messaggio ricevuto!” Rispose senza tornare indietro.
Camminò lungo Irving Street, poi continuò dal lato nord al sud del Golden Gate Park, fermandosi al Cafè Eland per i due caffè promessi. Dal momento che Paul non ne voleva uno, gli prese una Coca dietetica. Amy era già alla fermata del bus, giochicchiando con un sacchetto di bagel, il suo zaino militare e il telefono.
“Tu lo sai, i veri punk non-“ Chloe portò una mano al suo orecchio e la scosse, imitando un telefono.
“Vai a quel paese” Amy mise già il suo zaino e gettò il suo telefono dentro, cercando di ignorarlo. Indossava un paio di kiltlike corto, un dolcevita nero, autoreggenti, occhiali a forma di occhio di gatto e l’effetto complessivo era un mix tra bibliotecaria ribelle e una punk imbranata.
Erano comodamente in silenzio sul bus, bevendo solo caffè e contente di avere un posto a sedere. Amy forse era una persona mattiniera, ma Chloe aveva bisogno almeno di qualche altra ora prima di poter essere davvero socievole. La sua migliore amica aveva imparato ciò anni prima e la sosteneva educatamente.
Non c’era molto da guardare dal finestrino, solo un'altra bianca-e-bianca-e-grigia mattina a San Francisco, piena di facce scontrose che vanno al lavoro e barboni che stavano agli angoli delle strade. Il riflesso di Chloe nel finestrino polveroso era quasi monocromatico eccetto per gli occhi nocciola chiaro. Brillavano quasi di arancione alla luce quando il bus si infilò in Kearny Street e il sole scomparve.
Chloe sentì il suo umore migliorare: questa era la San Francisco delle cartoline e dei sogni, una città con l’oceano, il sole e il sole. Era magnifico.
Paul era già lì, seduto su una panchina davanti alla torre, leggendo un libro comico.
“Buon pre-compleanno, Chlo,” disse, alzandosi e baciandola leggermente sulle guance, sorprendentemente maturo, e intimo. Tese un sacchetto marrone.
Chloe sorrise curiosa e lo aprì –vi era immersa una bottiglia in plastica di vodka Popov.
“Hey, ho pensato che se stiamo andando a marinare, perché non andare fino in fondo?” Sorrise, i suoi occhi si compressero in fessure con zip le sue ciglia chiuse.
“Grazie Paul” Si rivolse verso l’alta “dovremmo?”
“Se tu avessi da scegliere tra queste visuali da guardare per il resto della tua vita” disse Chloe “quale sceglieresti?”
Amy e Paul si guardarono, quasi incuriositi. I tre passarono l’ora seguente stando seduti, senza fare granché, con i migliori amici di Chloe che di tanto in tanto si lanciavano occhiate allegre. Il tempo passò molto velocemente.   
La metà delle finestre di Coit Tower mostravano una San Francisco soleggiata, mentre nove delle venti mostravano un abisso informe, grigio-bianco.
“Vorrei aspettare fino a quando il sole tramonterà per fare la mia scelta.” disse Amy, pragmatica come sempre. Roteò la sua tazza di caffè per dare enfasi, mescolando il contenuto. Chloe sospirò; si sarebbe dovuta aspettare quella risposta.
Paul camminò da finestra a finestra, giocando.
“Bene, il ponte è bello, con tutta la nebbia e le nuvole e il tramonto e l’alba-“
“No-io-so,” lo interruppe Amy.
“La Piramide di Transamerica è troppo forte e misteriosa-“
“E fallica.”
“Credo di aver scelto il porto.” si decise Paul. Guardando oltre la sua spalla, Chloe vedeva delle piccole barche a vela colorate che si muovevano assieme al vento, sognante, isole sfumate in lontananza. Sorrise. Era una vera scelta da Paul.
“Sicuramente non Russian Hill.” aggiunse Amy, tentando di riprendere il controllo della conversazione.
“Fugliandia con capitale Fug.”
“Fai la tua decisione in tempo, Paul…”
Mentre si guardavano, nuvole basse provenivano dalle colline, sostituendo ciascuna delle nove finestre, che racchiudono il punto di vista in un bianco, il buio totale. Quella che sarebbe dovuta essere una bella giornata blu con nuvole bianche paffute, adesso che erano fuori di Inner Sunset, aveva rapidamente lasciato posto allo stesso vecchio e stupido tempo.
Questo non era esattamente quello che Chloe si aspettava per il giorno del suo sedicesimo compleanno, saltando scuola.
Per essere onesti, lei si aspettava più della vita rispetto a quello che le dava: in questo caso, uno stand pieno di sole dorato da Ferris Bueller in stile questi-sono-i-migliori-giorni-della-nostra-vita.
“Allora tizia,” disse Amy, cambiando argomento. “Cosa c’è tra te e Ilychovich?" Chloe sospirò e si lasciò cadere contro il muro, prendendo un ultimo sorso dalla sua tazza. Come a quello di Amy, era stato invitato al compleanno di Paul per esserle presentato. Paul aveva già finito la sua Coca dietetica e stava sorseggiando direttamente dal recipiente di plastica una vodka incredibilmente scadente.
Chloe guardò sognante le cupole a forma di cipolla bianche e rosse.
"Lui…è...così...bello."                 
“E decisamente fuori dalla portata-” sottolineò Amy.
“Alyec ha gli occhi d’acciaio e con la faccia da scalpello da giovane russo.” disse Paul con un forte accento da guerra fredda.
“Forse ha un contratto come modello. Fonti dicono che l’agente Keira Hendelson si stia avvicinando alla sua…smascheratura.”
“Scoparla.” Chloe gettò la tazza vuota contro il muro, immaginando di distruggere il piccolo e biondo presidente del consiglio studentesco.
“Potresti esserci imparentata, lo sai,” sottolineò Amy “questo potrebbe essere un problema. Potrebbe essere un cugino, un nipote o qualcosa dei tuoi genitori biologici.”
“La vecchia Unione Sovietica è un posto grande. Geneticamente siamo a posto, credo. È arrivare a lui che è il problema.”
“Dovresti solo, non lo so, andare da lui e parlargli o qualcosa del genere.” Suggerì Paul.
“È sempre circondato dalla Bionda Uno e dalla Banda dei Quattro.” gli ricordò Chloe.
“Niente di guadagnato, niente di perduto.”
Sì, giusto. Come se avesse mai chiesto a qualcuno di uscire.
Amy tracannò l’ultima parte del suo caffe e ruttò. “Merda, devo fare pipì.”
Paul arrossì. Era sempre stato irrequieto quando sia Amy che Chloe parlavano delle loro funzioni corporee davanti a lui, per cui di solito Chloe non parlava di quella roba quando lui era nei paraggi.
Ma oggi si sentiva…beh, strana, eccitata, impaziente. Per non parlare del suo essere lievemente seccata con Amy e Paul. Finora sprecato.
“Peccato che non la si possa fare da in piedi, come Paul,” disse lei, guardandolo arrossire con la coda dell’occhio “si potrebbe andare oltre il bordo.”
Ora, cosa le aveva fatto dire ciò?
Chloe si alzò in piedi. Appoggiandosi al muro di pietra, guardò giù.
Tutto quello che poteva vedere era vorticoso candore e, alla sua sinistra, dell’acqua sporca nel pilone rosso del Golden Gate Bridge.
Che cosa potrebbe succedere se lasciassi cadere un centesimo da quassù? Si chiese. Farebbe un tunnel nella nebbia? Sarebbe bello, un tunnel lungo duecento piedi con mezzo pollice di diametro.
Salì su una finestra e scavò nella tasca dei jeans, alla ricerca di spiccioli, senza preoccuparsi di mettere l'altra mano sul muro per tenersi in equilibrio.
La torre sembrò improvvisamente a inclinarsi in avanti.
"Cosa-," cominciò a dire.
Cercò di rimettersi in equilibrio appoggiandosi indietro al telaio della finestra, afferrando il muro, ma la nebbia lo aveva lasciato viscido e scivoloso. Lei cadde in avanti, con il piede sinistro che scivolava sotto di lei.
"Chloe!"
Gettò le braccia indietro, cercando disperatamente di riequilibrarsi. Per un breve secondo sentì le dita calde di Paul contro le sue. Lo guardò in faccia, un sorriso di sollievo fece breccia nel suo viso, che vedeva arrossato attraverso i suoi zigomi alti. Ma poi il momento finì: Amy urlava e Chloe non sentiva nulla che la catturasse mentre scivolava dalla presa di Paul.
Era in caduta fuori dalla finestra e giù dalla torre.
Questo non sta accadendo, pensò Chloe. Questo non è il modo in cui io morirò.
Sentì le urla già soffocate dei suoi amici sempre più deboli, sempre più lontane.
Qualcosa l'avrebbe salvata, giusto? La sua testa colpì per terra.
Il dolore era insopportabile, spaccaossa e nauseante, era come se i cocci aguzzi di un centinaio di aghi attraversassero il suo corpo compatto.
Tutto divenne nero, e Chloe aspettò di morire. 

 
  
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