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Autore: Ornyl    02/08/2015    1 recensioni
Anno 2040: le poche risorse energetiche rimaste sono in mano ai potenti delle varie Regioni, i cosiddetti Migliori. Nella Regione Thebe il regime pare vacillare alla morte improvvisa dei governanti Oedipus e Giocasta, che hanno lasciato orfani i quattro Principi Ereditari: due maschi, Eteocle e Polinice, e due femmine, Antigone e Ismene. La loro morte pare l'occasione giusta per i ribelli per instaurare la Prima Repubblica, ma si insedia al trono Kreon, fratello della defunta regina, e per i sovversivi parono complicarsi le cose. In loro soccorso però giunge, inaspettatamente, il principe Polinice, animato da ideali di libertà e giustizia per la popolazione, ma si contrappone a lui il fratello reazionario. I due muoiono durante uno scontro e Kreon concede onori funebri solo al nipote Eteocle e ordina di abbandonare all'oblio il cadavere del traditore, pena la morte. Ma una delle due Principesse, Antigone, dopo aver letto di nascosto le riflessioni del fratello e animata dall'intenzione di garantirgli giusta sepoltura, si allea ai ribelli del gruppo di lotta clandestino "Sfinge Rossa" e decide di combattere un regime che anche lei considera opprimente. Anche il suo animo però è in lotta, diviso tra famiglia e nuovi ideali di libertà.
Genere: Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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19


Era stato come vivere un piccolo flashback. La piccola infermeria era un ambiente pulito e curato, ben mantenuto, con le pareti azzurre e un pavimento di linoleum bianco e gli armadietti in tinta. Big McKeane aveva lavato le mani e aveva indossato dei guanti di lattice bianco, aveva disinfettato la siringa e l'aveva fatta sedere su uno dei lettini.
Le prese dolcemente il polso nella sua grande mano. Si sedette su uno sgabello e si mise ad esaminare la piccola cauterizzazione.
-E' bruttina, cosetta. Stiamo intervenendo con grande anticipo per fortuna, già si intravede un po' di pus-
-E' un brutto segno?-
-Assolutamente no, una sciocchezza come tante. Ma meglio prima togliere questa schifezza e poi mettersi a lavoro per bene-
Premette con i due pollici sul brufolo, poi bagnò del cotone idrofilo con l'acqua ossigenata e lo passò sul piccolo punto. Antigone si morse il labbro inferiore.
-Ottimo segno se brucia in un po'. Dobbiamo sistemare questa cauterizzazione e renderla meno visibile possibile, poi inseriamo il chip-
Prese un piccolo bisturi e iniziò ad aprire lentamente la ferita, poi la disinfettò ancora e prese un piccolo cauterio molto più sottile di quello che lei aveva utilizzato in precedenza. Asciugò la ferita e poi iniziò a chiuderla pian piano, tracciando una rosea linea sottile che la fece gemere per un po'. Il piccolo taglio si aprì in due estremità rosate e sanguinanti: Big McKeane le strofinò per bene con del cotone idrofilo imbevuto di acqua ossigenata, le asciugò e iniziò a chiuderle lentamente con il piccolo cauterio. Dopo qualche minuto, apparve sul polso un piccolo taglio leggermente rosato, quasi impercettibile.
-Ecco qui, adesso va certamente meglio. Ora è il momento di inserire il chip-
Big McKeane impugnò una grossa siringa bianca, disinfettò l'ago per bene e poi la zona interessata. Appoggiò lentamente l'arnese sulla pelle e completò il suo lavoro: Antigone sentì l'ago penetrarle lentamente la carne e si morse con violenza il labbro inferiore. Infine l'ago scattò via dalla carne, lasciandole un piccolo foro che Big McKeane sigillò subito con un cerotto già disinfettato. Il polso si illuminò di un bagliore bluastro: l'operazione era stata conclusa con successo.
-Il forellino guarirà in poco, vedrai. Se lo tieni al sicuro e cambi il cerotto con frequenza, disinfettandolo accuratamente, in un giorno e mezzo si formerà la crosta e salterà via-
Iphigenia accese un palmare poggiato su uno dei piccoli scaffali e sulla sua schermata bianca si illuminò di un tratto una scritta blu: INSERIMENTO DEL CHIP N°44 EFFETTUATO CON SUCCESSO. Poi le lanciò un sorriso e le mise una mano sulla spalla.
-Non offenderti se seguiamo questa procedura. Sarà per poco tempo, giusto quello che serve al commando per .. abituarsi alla tua presenza-
La comprendeva bene. Le lanciò uno sguardo di intesa che venne colto anche da Big McKeane che le poggiò una mano sulla testa e le scombinò affettuosamente i capelli.
-Una principessa viziata avrebbe tremato davanti a quella siringa! Si vede lontano un miglio che Antigone è una ribelle, o almeno una principessa ribelle!-
I suoi grandi occhi verdi brillavano come non mai.
-Compagna Minos, le facciamo vedere una cosa?-
-Cosa, compagno McKeane?-
Big McKeane avvicinò le labbra all'orecchio di Iphigenia, bisbigliando qualcosa. Iphigenia sorrise e poi annuì.
-Antigone, vuoi fare una gita al commando?-
Antigone annuì come una bambina a cui i genitori promettono di andare al lago la domenica mattina.
McKeane le fece uscire dall'infermeria, spense la luce e si chiuse la porta alle spalle. Procedettero lungo il corridoio illuminato debolmente dalla luce giallastra che proveniva da fuori. Da lontano riusciva a sentire delle voci di uomini e donne che man mano si facevano sempre più forti e vicine. Dopo circa dieci metri furono davanti ad una grande finestra dalla cornice arrugginita che dava su un cortile interno dall'erba bassa e giallastra, bruciata dal sole, su cui uomini, donne e ragazzini sembravano allenarsi con percorsi ad ostacoli, pareti d'arrampicata e macchinari da palestra, tutti controllati da un severo Amphiaraus che li accompagnava negli esercizi.
-Palestra all'aperto per le giornate di bel tempo .. - esordì McKeane.
-.. Qualora il nostro possa essere chiamato bel tempo- concluse Iphigenia con un tono amaro - Ogni mattina, dopo colazione, almeno due ore di addestramento per gli adulti, un'ora sola per i ragazzini. Sembra strano che bambinetti di undici, dodici anni debbano esser sottoposti a questo allenamento, ma è per tutelarci e tutelare anche loro. E poi quelle bestiole sono dei sabotatori eccezionali-
Antigone ammirava quella piccola schiera con grande meraviglia, come una bambina curiosa. Osservava ogni loro singolo movimento, ascoltava ogni loro singolo sussulto e sospiro e il battere dei passi sulla terra arsa, il rumoreggiare dei macchinari, la voce severa di Amphiaraus che faceva cessare le loro lamentele. Poi, di colpo, pensò di nuovo alla sua casa: zio Kreon lasciava che tutti loro si allenassero e soprattutto, quando erano ancora vivi, voleva che Polinice ed Eteocle guardassero gli allenamenti dei cadetti e li seguissero con costanza. Quanto a lei e sua sorella, voleva che si tenessero in forma per apparire costantemente belle, ma ormai pareva essersi abituato alla morbidezza di Ismene e alla sua piacevole pigrizia, da tipica principessa.
Amphiaraus lanciò uno sguardo su e lanciò un occhiolino proprio mentre era vicino a Jeanne, che si accorse del gesto e seguì i suoi movimenti. Gli occhi di Antigone e di Jeanne si incrociarono per qualche secondo: il suo sguardo, da duro e scontroso, si addolcì e Jeanne arrivò a lanciare un sorrisetto.
-Ti piace?- chiese Iphigenia.
-E' così .. ordinata. Sembra un addestramento militare-
-Lo è. Facciamo quattro ore di allenamento in tutto, due la mattina e due sul tardo pomeriggio, prima di cenare, dopo una breve siesta. A volte i ragazzini fanno i capricci, quindi Amphiaraus trasforma l'allenamento in un gioco a premi- poi indicò un ragazzino magro, con folti capelli castano chiaro - Lo vedi quel monellaccio lì? Ecco, è l'unico che pare allenarsi seriamente. Ha perso il padre in uno degli scontri-
-Compagno Hector!- sospirò grave McKeane- Era uno dei migliori, quell'uomo. Ed era molto attaccato a tuo fratello!-
-Come si chiama il ragazzino?-
-Astyanax. Ha visto sua madre con in braccio il cadavere di Hector. E' rimasto muto per una settimana, lo abbiamo costretto a mangiare. Adesso cerca di imitare suo padre-
Lo osservò per qualche istante. Il ragazzino si muoveva velocemente tra uno pneumatico e l'altro, poi saltava la fossa del percorso ad ostacoli e saliva sulla parete, muovendosi circospetto come un gatto. Poi alzò la testa in direzione della finestra, rimase per qualche secondo in quella posizione e poi riprese la salita.
-E' incredibile come un ragazzino possa avere una determinazione tale!-
-E  non è tutto- Iphigenia fece loro cenno di proseguire per il corridoio -Quel ragazzino è una scheggia vagante. Odia qualsiasi riferimento all'Acropoli da quando è morto suo padre. Stagli alla larga almeno i primi tempi, se vorrai entrare a far parte del commando-
Entrare a far parte del commando.
Lo voleva davvero?
Proseguirono per altri cinque metri, poi si fermarono davanti ad una grande porta arancione a due ante, serrata da un lucchetto. Iphigenia tirò fuori una sottile chiave arrugginita dalla sua canottiera, la infilò nella piccola toppa e fece scattare la serratura. McKeane si posizionò davanti ad una delle ante e iniziò a spingerla lentamente, poi la aprì e le fece accomodare.
-Benvenuta all'arsenale!- esclamò Iphigenia premendo un interruttore.
Una forte luce al neon illuminò una grande sala dalle pareti bianche e linde, piena di armi di qualsiasi tipo ordinate con cura. L'arsenale contava circa cinque scaffali e pareti colme di armi di ogni genere, ordinate per dimensione e forma, più un piccolo angolo con dei giubbotti antiproiettile e degli elmetti. Era uno spettacolo a lei familiare, simile alla piccola sala d'armi che zio Kreon aveva allestito in uno dei saloni, forse addirittura più grande, uno spettacolo che l'affascinava anche se non aveva mai tenuto in mano una pistola o una bomba a mano.
-Niente male, eh?- ridacchiò Iphigenia.
-Lo considererei grandioso se conoscessi ogni singolo nome delle robe che tenete qui dentro ..-
Iphigenia lanciò un'occhiata complice a McKeane.
-Io mi occupo delle armi da fuoco e tu delle armi bianche, okay?-
-Ci sto!- grugnì ridacchiando, e si andò a posizionare vicino ad un'immensa parete piena di lame taglienti.
-Piccola gita all'arsenale del commando Rubra Sphinx! Una giornata da ricordare, insomma! Seguimi, cosetta!-
Si mise a seguirla come un cagnolino, con le orecchie ben aperte a qualsiasi parola che avesse detto. La prima tappa fu una grande parete ricoperta da fucili di vario tipo, con sotto dei cassetti di legno.
-Tu sei abituata a chiamarli tutti fucili o pistole, immagino. Piccola lezione prima di entrare al commando: ovviamente non tutte le armi da fuoco sono uguali. Questa che vedi qui- prese una piccola pistola argentata col manico nero - Si chiama Colt. Colt M1911 di preciso. Qui al commando è la nostra pistola di base, quella con cui facciamo allenare i ragazzini e andiamo in giro a perlustrare. Vuoi provare a tenerla in mano?-
Gliela lasciò con sicurezza. Toccò per la prima volta il manico in ferro e pelle e lasciò che il suo peso gravasse sui polsi. Iphigenia sorrise.
-Non temere, la prima volta è così. Ma è solo l'inizio, se non hai mai tenuto in mano un'arma da fuoco. Vuoi maneggiarla ancora un po'?-
L'alzò davanti agli occhi, tenendo le braccia tese e cercando di vincerne il peso. Dopo qualche minuto si abituò e iniziò a muoversi più scioltamente.
-Brava recluta, la colt m1911 ha avuto il piacere di conoscerti- la riprese tra le mani e la rimise al suo posto - Passiamo avanti con qualcosa di simile-
Passarono di fronte ad un'altra parete piena di pistole più piccole e tozze, anche se lontanamente simili a quelle precedenti. Iphigenia ne prese una in mano e gliela mostrò accuratamente.
-Questa si chiama Beretta. Più precisamente, Beretta M9. Maneggia anche questa!-
Si accorse che il modello era più leggero e mostrò una certa abilità nel maneggiarla. Si sentiva quasi di casa, ormai, e Iphigenia sorrideva nel guardarla.
- Ti piace?-
Osservò con cura la superficie lucida e nerastra della pistola. Era bella, in effetti, e tenerla tra le mani la faceva sentire un'altra persona. Forse la Principessa Ereditaria era morta per davvero.
-Sì. Non è male-
-Chissà, magari un regalo di benvenuto- Iphigenia le lanciò un occhiolino- Ma nel frattempo proseguiamo!-
Proseguirono davanti ad una parete più ampia, colma di pistole decisamente più grandi, slanciate e sicuramente mortali. Iphigenia lanciò alla parete una rapida occhiata, poi si voltò verso di lei.
-Queste sono le armi che utilizziamo più spesso. Sono diversi modelli, sono tanti, non ha senso che te li illustri nel dettaglio uno dopo l'altro. Quella che utilizziamo di più è questa qui- si spinse sulle punte e ne staccò una dalla parete, di metallo e legno rossastro, guardandola con soddisfazione - Questo qui è un kalashnikov. Più precisamente, questo è il mio modello preferito, quello che utilizzo durante le esercitazioni e i possibili assalti!-
Le braccia sinuose e muscolose di Iphigenia stringevano quell'arma mortale con la stessa fierezza di un uomo e con la stessa eleganza di una modella. Non aveva mai visto tanta fierezza e tanta abilità nel maneggiare un arma, nemmeno durante il cambio della guardia o durante le parate militari. Iphigenia pareva avere la forza di cento soldati e l'abilità di cento strateghi.
-Più in là puoi vedere alcune piccole mitragliatrici e bombe a mano, mentre in ogni cassetto ci sono le munizioni. Se vorrai, potrai vedere oltre nei vari garage. McKeane, te la cedo-
La seconda parte fu più breve e veloce. McKeane le mostrò dei tirapugni, delle mazze e dei coltelli a serramanico, poi si allontanò verso un piccolo armadietto di legno che non aveva notato in precedenza. Vi era inciso un nome sopra: Polinice L. . A McKeane bastò un piccolo colpo per aprirlo.
-Questo era il tesoro di tuo fratello. Ci sono poche e semplici cose, ma le teniamo come se da esse dipendesse la nostra vita-
Vi era una Beretta M9, una Colt M1911, un coltellino svizzero e una bomba a mano. Qualche proiettile, impolverato e ormai arrugginito, giaceva intorno ad ogni singola arma e brillava di riflessi giallastri. Ne prese uno tra le dita e lo guardò per bene, sfiorando la sue superficie rugosa. Le sembrò di sentire le sue urla, i suoi passi sulla terra arsa, gli spari lanciati dalle sue armi. Voleva vivere quei momenti anche lei.
 
Si riunirono a pranzo all'una esatta. Orest proponeva zuppa di patate e crostini di pane. Amphiaraus accese la radio, la sintonizzò su una frequenza e si sedette a rollare una sigaretta. Antigone invece si era seduta accanto ad Iphigenia e aspettava che il pentolone della zuppa venisse portato fuori, godendosi nel frattempo il buon odore che usciva dalla cucina e le penetrava le narici.
-Oggi l'Acropoli ha tremato alle sue fondamenta- la voce dolciastra e biascicante della giornalista del radiogiornale annunciava la notizia principale - la Quarta Principessa Ereditaria, Antigone Spartes Labdakou, è misteriosamente scomparsa-
Un'ola di risate e fischi si alzò dai banconi e Big McKeane le passò affettuosamente una mano tra i capelli.
-Ce l'abbiamo noi, damerini!- urlò, sollevando il proprio bicchiere di birra e portandosele alle labbra baffute.
-Sssh, sentiamo- sussurrò una voce.
-L'allarme è stato dato alle dieci e trenta minuti di questa mattina dalla sorella, la Terza Principessa Ereditaria, Ismene. Dopo aver trovato un fantoccio al posto della ragazza- e Iphigenia diede il via ad un coro di risa e di applausi rivolti a lei - Ha subito avvertito Sua Eccellenza, che a sua volta ha disposto alla Guardia Reale di iniziare le ricerche. In mattinata, è stata perlustrata la parte superiore della reggia. Noi di Voce di Thebe terremo aggiornati voi ascoltatori sulle indagini. Nel frattempo, la pista più accreditata è l'allontanamento volontario, spiegato dal fantoccio. Che sia stata una semplice sbandata giovanile?-
Jeanne accese una sigaretta e si mosse verso il loro tavolo, poi si sedette accanto a lei e la fissò negli occhi sorridendole.
-Hmm, beh, certo che per una principessa è una mossa audace-
Aveva il solito tono irritante, ma la sua espressione era pacata e serena, quasi volesse farle i complimenti.
-Ottima mossa, cosetta- sbuffò una vampata di fumo lontana dal suo viso - Per quanto penserai di stare lontana dai tuoi damerini?-
Non ci aveva mai riflettuto bene, in effetti. Era mancata appena da un giorno e già la città si era mobilitata per trovarla. Pensò alla grandezza di casa, poi alla grandezza dell'Acropoli: a quanto aveva detto la radiogiornalista, la reggia era stata già setacciata per metà e sicuramente le squadre erano ancora a lavoro, senza sosta. Per setacciare i sotterranei, i giardini e le stalle era necessaria almeno mezza giornata con le squadre di cadetti. E per setacciare l'Acropoli? Almeno tre giorni, tre giorni abbondanti. E dopo si sarebbero rivolti alle Periferie. E sarebbero stati in guai seri.
Non poteva mettere in pericolo il commando, pensò. Le avevano salvato la pellaccia e già si erano abituati a lei. E non poteva nemmeno mettere in pericolo quei disgraziati delle Periferie, quei barboni ubriache, quelle massaie con i capelli unti e i grembiuli lerci, quei bambini che scorrazzavano in piena notte, quegli uomini dai visi grigi, quelle ragazze violentate da Snakes e Achilleus, da quegli stessi stesso Snakes e Achilleus che tanto detestavano la sporcizia e il fetore delle Periferie ma che adoravano comprare quei corpi imbottiti di droga per sfogare i propri appetiti.
Proteggere le periferie sarebbe stata la sua missione. Era decisa.
- Non molto. Voglio tornare stanotte-
Il gruppo le lanciò un'occhiata stupita.
-Ma come?- sbottò Iphigenia - Dopo aver percorso tutta da sola le Periferie vuoi tornare subito?-
-Abbiamo sentito tutti la radio, no? Non posso stare a lungo. Devo dar per forza l'impressione di essermi buttata in un'avventura fuori dal palazzo, ma nessuno deve cercarmi qui-
Iphigenia la guardava ancora dubbiosamente.
-Devo proteggervi. Devo proteggere le Periferie. Vi incriminerebbero di avermi rapita con l'inganno e paghereste voi le conseguenze della mia decisione.. E per colpa di una svista del genere Polinice morirebbe. Morirebbe davvero. Tutto andrebbe in fumo-
Era calato il silenzio e qualcuno aveva spento la radio. Tutti avevano ascoltato le sue parole e ora la guardavano a bocca aperta, ma con gli occhi lucidi di lacrime. Anche Jeanne aveva assunto la stessa espressione. Orest fece capolino da uno sportello e urlò che la zuppa era pronta, poi si accorse del silenzio e sbiancò. Tutti ritornarono ai loro posti, lanciandole occhiate di viva comprensione.
-Va bene- annuì Iphigenia - Ritornerai stasera, subito dopo cena-
 
Aveva dormito per qualche ora durante il pomeriggio, giusto per recuperare le forze, e a cena si era riempita per bene lo stomaco. La notte era scesa lentamente anche sulle Periferie, piena di smog come al solito e di bagliori violacei, mentre dalla terrazza l'Acropoli brillava come un piccolo blocco d'argento, con dei fari luminosi proiettati verso il cielo e riflessi sulla superficie della cupola. Ammirava quello spettacolo in silenzio insieme a Iphigenia, tra un tiro di sigaretta e un altro.
-E' bella, da lontano- sussurrò Iphigenia - Scintilla come un cristallo-
Fece un tiro e gliela restituì.
-Tanto bella quanto marcia. Vedere Snakes alle Periferie è stato un colpo, anche se non mi è mai piaciuto .. Ho paura possa influenzare zio Kreon. Un uomo così non lo merita-
-Com'è il vecc .. ehm, tuo zio?-
Le lanciò un sorriso.
-Zio Kreon è buono, in realtà, e generoso. Dalla sua scorza di vecchio odioso nemico delle periferie si intravede qualcosa, ogni tanto- e ridacchiarono.
- Che ora è?-
-Mezzanotte, Antigone-
Si alzò, stringendo il suo borsone. Non dimenticava nulla, tranne l'orologio e il diario. Sarebbero stati più al sicuro lì. Aveva messo la felpa nera e il fazzoletto in borsa, quella notte era troppo calda.
- Non pensi sia ancora presto?-
Ritornò nella sua posizione precedente e Iphigenia guardò ogni singolo gesto. Si scambiarono un sorriso.
-Posso chiederti qualcosa sul commando?-
-Certo, fai pure-
-Com'è nato tutto questo? Come sei entrata a far parte del commando?-
Iphigenia sospirò e si rannicchiò sulle ginocchia.
-Forse nessuno te lo ha mai raccontato .. -
-Cosa?-
- Il Tumulto delle Polveri. E' stato circa .. diciotto anni fa. Addirittura prima della Grande Dittatura e addirittura prima che nascessi tu. C'è stata una rivolta in questa zona della città, che prima non era divisa in due come è adesso, ma si potevano delineare sempre due aree, una più ricca e una più povera. Ovviamente noi eravamo la zona povera, e da qui è partito appunto il tumulto. Tentarono di sbloccare e di garantire alla zona quel poco di risorse che restava, ma fu invano. La polizia del tempo ha freddato tutti coloro che si erano uniti al movimento ed io .. beh, io avevo dodici anni e vidi i miei genitori morire sotto i proiettili. Molti membri del commando sono rimasti orfani o soli, quei giorno, come Jeanne che ha trovato i genitori freddati in casa e a cui hanno rapito il fratellino di pochi giorni, di cui non si è saputo più nulla; Big McKeane e Amphiaraus erano i più facoltosi del quartiere, ma sempre impegnati nella difesa dei più deboli. La loro scuola venne incendiata quel giorno dalle forze dell'ordine e le loro famiglie sterminate. Si salvarono soltanto fingendosi morti, dato che erano gravemente feriti-
-E' stato l'evento che ha fatto nascere Rubra Sphinx?-
-Se non lo ha fatto nascere, ha posto le basi. Amphiaraus e Big McKeane hanno radunato i sopravvissuti alle stragi, alle carestie e alla Grande Dittatura. Il commando ha tentato di riunirsi alla rivoluzione intellettuale ma non ci è riuscito, e a partire da Oedipus .. Beh, Thebe è rimasta divisa in due. Non ci hanno nemmeno considerati, anche se ci siamo fatti in quattro anche noi per rovesciare la Grande Dittatura. Ed ora eccoci qui, a combattere i nostri vecchi colleghi-
Sospirò. Iphigenia le cinse le spalle con un braccio.
-Non odiamo gli acropolini, però. Non odiamo almeno quelli che si comportano come Polinice o come te. Hector, quel valente compagno di cui abbiamo parlato oggi, veniva dall'Acropoli. Il suo vero nome era Priameus Ecubaios ed era figlio di un funzionario. Odiava l'Acropoli come non mai dopo aver visto suo padre sparare ad un mendicante, ed era scappato-
Annuì.
- Ora rispondimi tu ..-
-Dimmi-
-Com'è vedere nitidamente le stelle, la luna e il sole?-
Le lanciò uno sguardo triste.
-Non le hai mai viste? Nemmeno da piccola, quando non c'era ancora la cupola?-
-Ho un vago, infantile ricordo della loro luce e della loro poesia. Dopo i miei dodici anni ricordo solo il cielo colmo di nuvole e fumo, e le pareti illuminate dai deboli flash degli spari-
Le strinse la mano.
-E' impossibile descrivere la loro .. bellezza. Soprattutto se sei abituato a vedere quello spettacolo costantemente, talmente luminoso da odiarlo perchè riuscirebbe quasi ad accecarti e perchè sembra riservato solo a pochi. Ecco, alzare gli occhi e vedere il cielo terso è bellissimo, ma è triste. Triste perchè al mondo c'è chi non riesce a vederlo-
Rimasero in silenzio per qualche minuto, a sospirare.
- Che ora è adesso?-
-Mezzanotte e un quarto. Sembra prestino-
-Non preoccuparti, con gli abiti scuri non mi vedrà nessuno-
Iniziarono a incamminarsi verso l'uscita, in silenzio, fino a poggiare i piedi sull'erba arsa che circondava la vecchia fabbrica. Iphigenia urlò ad Amphiaraus di aprire il cancello e questo scattò di colpo.
- Appena superi la piazzuola, cerca un luogo nascosto e cambiati i vestiti. Se hai del sapone con te, cerca di coprire il fetore dello smog che potresti potenzialmente trascinarti. Butta i vestiti vecchi da qualche parte, okay? Non portarli a casa per nessuna ragione al mondo. Nessuno deve sapere, nemmeno grazie ai propri sensi, che sei stata qui-
- Lo prometto-
Si strinsero come se dovessero dirsi addio.
-Non è un addio, davvero- le sussurrò all'orecchio.
-Tornerai presto?-
-Farò del mio meglio-
-Ecco, per favore. Abbiamo bisogno di te qui al commando, lo sento-
Si staccarono lentamente e Antigone oltrepassò il cancello, che si chiuse di scatto. Iphigenia le lanciò uno sguardo triste e preoccupato.
-Abbi cura di te, cosetta in nero!-
Si lanciarono gli ultimi sguardi senza avere il coraggio di lasciarsi andare. Poi si allontanò dal cancello, si avvicinò ad un angolo buio e si mise a correre a perdifiato, rasente i muri per non farsi notare.

 
   
 
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