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Autore: Maty66    02/08/2015    4 recensioni
Può un'amicizia sopravvivere a tutto il dolore che a volte la vita ci riserva? Al senso di colpa che ti attanaglia per aver lasciato il tuo migliore amico solo nel momento del bisogno? O al dolore di vedere la propria vita travolta da menomazioni fisiche che forse mineranno la tua indipendenza per sempre?
E cosa si nasconde nel luogo in cui Ben si è rifugiato per sfuggire a tutto? Possono le persone che incontrerà sul suo cammino aiutarlo a riprendere in mano la tua vita?
Sequel di "Il paradiso può attendere". E' consigliabile anche se non necessario, leggere la storia precedente.
Genere: Angst, Avventura, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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LA CLINICA DEGLI ORRORI di MATY66 e CHIARABJ

Capitolo 8
Redenzione

Semir era rimasto per tutto il tempo sul fondo della chiesa, cercando d’intercettare almeno con lo sguardo Ben che però non si era mai voltato.
Quasi dovette fermare a forza la sedia a rotelle per bloccare Ben all’uscita della chiesa.
“Ben aspetta, parliamo un attimo…”
“Di cosa Semir?”
“Ti prego… mi spiace se ti sto sempre addosso, mi spiace… non lo faccio apposta, sono solo preoccupato”
L’atteggiamento di Ben si addolcì e finalmente guardò l’amico con un sospiro.
Ma ci volle un minuto per cambiare lo scenario.
“Se  vieni via con me prometto che mi controllerò.   Possiamo trovare un aiuto e fra un po’ potresti stare a casa tua, oppure se vuoi andare da tuo padre…”
Lampi d’ira passarono nuovamente negl’occhi castani di Ben.
“Perché siete tutti convinti che io non sia capace di prendere le mie decisioni? Tu, mio padre, mia sorella… sono stanco di questo vostro atteggiamento, sono su una sedia a rotelle, ma questo non significa che il cervello non mi funziona più. Posso decidere da solo cosa voglio, senza che nessuno mi dica  cosa devo fare o non fare…”  urlò.
“Questo posto non mi piace, e su questo conviene anche il tuo nuovo amico Alex”
“Basta! Non ho più voglia di parlare con te. E’ come conversare con un muro. Qualsiasi cosa io dica o faccia non farà cambiare idea al grande Semir Gerkan, lui sa tutto, intuisce tutto…”
“Ben smettila, io voglio solo il tuo bene”
“Bene, allora rispetta le mie decisioni, tanto per iniziare”
Ben chiuse la conversazione girando bruscamente la sedia.
Semir stava per seguirlo,  ma poi vide Stein che s’avviava verso la clinica con un gruppetto di altri medici.
 
 
“Dottor Stein… Semir Gerkan della CID. Possiamo scambiare due parole?”
“Professor Stein” corresse il medico guardando Semir con aria scettica.
“Professore potrei parlarle un attimo? In veste ufficiale” il piccolo turco assunse un’aria seria e dura.
“Se proprio è indispensabile…”
“Sì lo è”
I due si sedettero sulla panchina di fronte la piccola cappella.
“Lei conosceva un certo Ettore Lazzari?” chiese subito l’ispettore.
“Lazzari… Lazzari…. Mi pare che una delle nostre pazienti si chiamasse Lazzari, Alessia Lazzari” ragionò Stein con calma, anche se a Semir sembrò di leggere un moto di inquietudine negl’occhi.
“Sì,ma aveva rapporti diretti anche con il padre?”
“Come con tutti i genitori dei miei piccoli pazienti” rispose Stein agitandosi leggermente.
“Strano perché la signora Lazzari ha detto che invece lei è stato di molto aiuto per la famiglia, che ha fatto inserire sia Alessia che il fratellino in un gruppo di sperimentazione”
“Il programma prevede comunque l’inserimento anche di persone indigenti… ma è successo qualcosa? Perché mi fa queste domande?”
“Ettore Lazzari è morto alcuni giorni fa in un incidente stradale.  Il suo camion si è schiantato contro un albero e si è incendiato” disse piano Semir cercando di scrutare le reazioni dell’uomo.
“Mi spiace, ma non vedo come la cosa mi riguardi”
“Vede stava trasportando farmaci di provenienza illegale probabilmente dalla Cina”
Stavolta Semir vide chiaramente  Stein impallidire, sia pure leggermente.
“Continuo a non vedere come questa tragica storia possa riguardarmi”
“Sto solo facendo indagini ad ampio raggio… professore. Probabilmente ne sapremo di più quando i nostri tecnici avranno stabilito il principio attivo dei farmaci ed il loro possibile utilizzo”
Stein rimase a guardalo senza dire nulla.
“Bene ispettore… Gerkan se è tutto… non credo di poterle essere d’aiuto”
Semir lo fissò.
“Certo professore, ma se ci sono novità mi farò risentire”
Mentre il medico s’allontanava Semir ne era ormai certo quella clinica e quell’uomo erano dentro la storia. Il che significava che Ben era nel bel mezzo della scena di un crimine e lui non sapeva come tirarlo via.
 
“Cosa fai? Giochi a ‘vegeto’?” chiese Alex entrando nella stanza e vedendo Ben immobile sulla sedia intento a guardare fisso fuori dalla finestra.
Ben si riscosse dal suo torpore e sorrise.
“Pensavo” rispose con un fil di voce.
“Hai di nuovo litigato con il tuo amico?”
“Non è più una novità”
“Sai per quanto detesti ammetterlo e per quanto possa effettivamente sembrare assillante e snervante credo che il tuo amico sia solo preoccupato”
 Alex si sedette con fatica nella poltrona accanto a Ben.
“Questo lo so, ma è come se lui, o meglio tutti quelli che conosco credano che io non sia più in grado di prendere una decisione. Fai questo, fai quello…”
Alex sospirò.
“Forse fanno così perché tu ti dimostri debole ed incapace di reagire”
“Che vuoi dire?”
“Avanti ragazzo, te ne stai lì seduto tutto il tempo, in depressione. Non fai il minimo sforzo per alzarti da quella sedia”
Ben non rispose all’inizio.
“Tanto non mi alzerò mai” concluse.
“Se la pensi così perché sei qui?”
Anche stavolta Ben rimase in silenzio.
“Quando mi hanno detto della mia malattia ero in carcere. E mi sentivo esattamente come te. La mia vita era inutile, avevo perso tutto…” la voce di Alex divenne roca.
“Così la malattia per me è stata l’annuncio della liberazione. E quando mi hanno detto della possibilità di venire qui e contribuire alla ricerca per me è stato… l’inizio di una nuova vita. Non ero più inutile, un inutile pregiudicato morente. Potevo avere uno scopo anche nel breve periodo di vita che mi restava”
Ben lo guardò ad occhi spalancati.
“Non sapevo che stessi…”
“Per morire? La morte è solo un evento della vita, prima o poi arriva e per me è già troppo tardi” rise amaro Alex.
Entrambi  abbassarono lo sguardo, pensando a Leon.
“Ma tu ragazzo… tu sei vivo. E’ vero per ora stai su questa sedia e tutto ti sembra nero e senza speranza.  Ma le cose possono cambiare se davvero t’ impegni. Devi solo crearti uno scopo e raggiungerlo”
“E se non potessi avere quello che voglio? Se non potessi più camminare, correre, fare di nuovo il poliziotto?”
“Ci riuscirai. E se anche non dovesse succedere devi crearti un nuovo scopo, una nuova indipendenza”
Ben lo guardò, ma stavolta gli rivolse un mezzo sorriso.
“E poi… sei un bel ragazzo. E io ho visto come ti guarda Chiara, anche se lei lo nasconde…” fece Alex stringendo il ginocchio di Ben.
“Così conciato non credo di poter piacere ad una donna”
“Chiara non è una donna come le altre. E non conosci la sua storia” sorrise Alex prima di alzarsi e uscire dalla stanza.
 
 
“George è molto contento di te”
Chiara raggiunse Ben che stava sotto l’albero nel grande giardino aspettando la visita di Semir.
Erano passati dieci giorni dal funerale di Leon ed effettivamente Ben si stava impegnando nella fisioterapia.
Ormai passava quasi tutto il suo tempo libero con Alex, anche se aveva ripreso i contatti telefonici con la sua famiglia e soprattutto con Semir.
Le conversazioni con Alex  avevano chiarito tante cose nella testa del giovane poliziotto ed ora iniziava a vedere la vita in modo diverso.
“Faccio del mio meglio” rispose Ben sorridendo.
“Infatti gli esami elettromiografici vanno bene. Siamo sulla buona strada”
Ben sorrise di nuovo e Chiara pensò che quando lo faceva  quel ragazzo aveva un’aura speciale.
“Stai aspettando il tuo amico?” chiese ancora  la fisioterapista.
Ben annuì.
“Meglio che vada allora. Penso di non stargli simpatica”
“Semir è solo un po’… turco” rise Ben.
“Che vuoi dire?”
“Impulsivo e possessivo. Ma è la persona che mi conosce meglio al mondo e la cosa più vicina ad un fratello che abbia mai avuto”  
“Gli amici e la famiglia sono importanti nella vita”
“E tu? La tua famiglia?” chiese d’impulso Ben.
Gli occhi di Chiara s’ intristirono.
“Scusa, se non ne vuoi parlare… sono stato invadente”
“No figurati… sono vedova, mio marito è morto tre anni fa”
“Mi spiace davvero…”
“Ho imparato a gestire il dolore. Con il lavoro…”
Chiara vide  la piccola figura di Semir avvicinarsi a spasso svelto.
“E’ arrivato il tuo amico. Ci vediamo dopo” disse alzandosi ed allontanandosi prima.
“Ciao socio” fece Semir appena s’avvicinò.
Si vedeva che era emozionato.
“Ciao socio. Siediti, dobbiamo parlare” rispose  Ben.
 
Alex aveva passato giorni infernali.
Le immagini di Leon continuavano a tornagli continuamente in mente e l’unica cosa che lo distraeva era parlare con il ragazzo.
Parlava con Ben in continuazione,  cercava di spronarlo e tenerlo su di morale. Ormai era diventato per lui l’unico vero scopo nella giornata, l’unica cosa che poteva fare per non pensare al piccolo Leon ed a come era morto.
Guardava con sospetto e preoccupazione i medici mentre somministravano le dosi della terapia a lui ed  agli altri pazienti della sperimentazione. Ormai ne era certo. Leon non era morto  naturalmente.
Stava attento ad ogni sussurro dei medici, cercava di leggere sulla labbra di Stein ogni parola e più volte li aveva seguiti sino all’ascensore,  sino a che sparivano nei sotterranei.
Si chiedeva più e più volte cosa poteva fare a chi confidare i suoi sospetti.
Non ne voleva né poteva parlare con Ben, il ragazzo sembrava in ripresa e non voleva turbarlo.
Poteva parlare con il poliziotto amico del ragazzo, ma  sentiva a pelle la sua ostilità e se  parlava dei suoi sospetti senza prove poteva fare solo peggio.
 
Quella notte  Alex era più inquieto che mai.
Ben dormiva pacifico nel suo letto, lamentandosi di tanto in tanto.
Da qualche giorno aveva dolori alle gambe e Chiara aveva detto che  questo era un gran buon segno, i nervi cominciavano a ricollegarsi al cervello.
Ma ad Alex spiaceva vederlo soffrire.
Ormai si era affezionato al ragazzo.
Aiutarlo lo faceva sentire collegato al fratellino, come se stesse facendo qualcosa per lui, quello che non aveva potuto fare quando era vivo.
Ma sentiva il pericolo incombere.
Nel corso della sua tormentata e non onesta vita aveva sviluppato un sesto senso per le situazioni pericolose, le annusava da lontano, come l’odore dei temporali estivi che s’avvicinano.
Dormicchiava quando sentì parlottare nel corridoio.
Riconobbe quasi subito le voci.
Stein ed il suo assistente.
Cosa ci facevano a quell’ora di notte?
Stein non veniva mai ai piani dei pazienti, figuriamoci la notte.
“La storia non mi piace. Quel poliziotto ormai è qui quasi ogni giorno.  L’avevo detto che la presenza di Jager qui avrebbe portato problemi”
“Smettila di agitarti. Non c’è nulla che possa collegarci a Lazzari, né ai farmaci. Terremo d’occhio la situazione e se continua a ficcare il naso farò in modo che quel poliziotto non venga più qui” rispose Stein.
“Come?”
“Beh se non c’è più il suo amico non c’è motivo che quel polizotto turco venga qui”
 
Alex aspettò che le voci si allontanassero e poi si alzò.
Non capiva bene il discorso che avevano fatto quei due,ma non gli piaceva per nulla e vi vedeva solo una conferma ai suoi sospetti.
Silenzioso prese le stampelle se s’avviò nel corridoio.
Poi prese l’ascensore e arrivò a piano terra.
Le voci dei due medici riecheggiavano nel  silenzio generale della hall.
Ora i due erano vicino al montacarichi che portava direttamente al sotterraneo.
Nessuno poteva arrivarci.
Alex  sapeva che la struttura aveva un intero piano sotterraneo, ma Chiara gli aveva detto che l’accesso era consentito solo a Stein e ai suoi assistenti.
Secondo tutti erano i laboratori della sperimentazione, al sicuro da eventuali contaminazioni, ma Alex trovava strano che neppure gli inservienti potevano  scendere a pulire.
 
Memorizzò il codice che l’assistente di Stein batteva sulla tastiera e poi attese diversi minuti prima di seguire i due.
Il seminterrato era un posto umido e scuro.
Il corridoio sembrava essere rimasto praticamente identico alla costruzione, nessuno l’aveva ristrutturato e  dava l’idea di tutto tranne che di un moderno laboratorio.
Alex seguì le voci che provenivano dal fondo del corridoio.
Alla fine si appostò dietro la porta di quello che effettivamente sembrava un laboratorio.
Ai lati c’erano delle casse con in bella vista la provenienza ‘China’.
“Non stiamo facendo alcun progresso sugli anziani. Dobbiamo concentrarci sui giovani. Raddoppia le dosi per il bambino dei Lazzari” disse Stein all’assistente.
“E’ pericoloso. Ha visto le reazioni di Leon. Dobbiamo andarci cauti”
“Sappiamo tutti che il rischio è alto, ma la sperimentazione richiede sacrifici”
La voce di Stein era dura e completamente priva d’emozioni.
Alex cercò di trattenere il respiro, ma aveva il cuore in tumulto.
Stavano deliberatamente uccidendo dei bambini in nome di chissà quale ricerca.
Più silenzioso che poteva si girò per andarsene, per avvisare il poliziotto amico di Ben, ma le stampelle lo rendevano impacciato.
Inciampò in una delle casse e cadde rovinosamente a terra.
Neppure il tempo di girarsi e vide l’assistente di Stein che incombeva su di lui.
 
Alex si svegliò con la testa che pulsava e girava.
Lo avevano colpito duro e sentiva la nausea che gli saliva prepotente, ma non ci mise molto a capire che era sul tetto dell’edificio.
Stein s’accovacciò accanto a lui.
“Cosa facevi nei sotterranei?” chiese scandendo le parole.
“Cosa sai??? Con chi sei in contatto???” continuò duro, prendendogli i capelli e tirandogli la testa all’indietro.
“Faculo” sibilò Alex.
“Hai parlato con qualcuno? Con il poliziotto che è in stanza con te? Con la Beck???”
“No…” urlò Alex nel tentativo disperato di proteggerli.
Stein lo guardò come si guarda un topo da laboratorio.
“Tanto finirò per scoprirlo e se hai parlato risolverò il problema” disse rialzandosi ed aggiustandosi il camice.
“Fate quello che dovete fare” disse ai due infermieri che erano con lui.
Alex era incapace di reagire efficacemente senza l’uso effettivo delle gambe.
Qualcuno gli mise una mano sulla bocca, smorzando le urla che gli salivano.
Si sentì trascinare verso il bordo del tetto e sollevare.
Mentre precipitava l’ultimo suo pensiero fu per il fratellino.
 
 
Note delle autrici e Angolino musicale: sì lo ammettiamo siamo sempre più cattive e perfide, ma vi possiamo assicurare che ‘eliminare’ Alex è stato molto ‘doloroso’ anche per noi (vi siete rese conto che abbiamo ‘ucciso’ Magnum P.I.?). E adesso chi guarderà le spalle al povero Ben? Avrà il ‘tracollo’ definitivo oppure sarà la molla che lo farà reagire? E Semir come reagirà? Ci saranno altre vittime (magari vogliamo scrivere una specie di ‘dieci piccoli indiani’ stile Agatha Christie…). Pensate con calma e tranquillità…noi andiamo in vacanza per un po’…per tornare più perfide e agguerrite che mai.

BUONE VACANZE.
CHIARA & MATY.
 
 
Scorpions ‘Send me an angel’ (Mandami un angelo).
Per ascoltarla https://www.youtube.com/watch?v=PjlGtIr5vto
 
Il saggio disse: "percorri questa strada verso l'alba della luce Il vento soffierà sul tuo viso Mentre gli anni passano Ascolta questa voce che viene dal profondo E' il richiamo del tuo cuore Chiudi gli occhi e troverai il varco tra le tenebre "Sono qui Mi manderai un angelo? Sono qui Nella terra della Stella del mattino” Il saggio disse: "trova il tuo posto Nell'occhio della tempesta Cerca le rose lungo la strada Ma stai attento alle spine" Il saggio disse: "Alza la tua mano e stendila per afferrare l'incantesimo Trova la porta per la terra promessa Semplicemente credi in te Ascolta questa voce che sale dal profondo E' il richiamo del tuo cuore Chiudi gli occhi e troverai Il varco tra le tenebre"
 
  
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