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Autore: Giuls_breath    03/08/2015    1 recensioni
Era trascorso circa un anno dagli ultimi terribili eventi che avevano devastato Mystic Falls, era tutto normale…. o almeno così mi piaceva pensare.
Stavo male, era un dato di fatto, non una fantasia o una suggestione.
Stavo male per tante cose, mi sentivo come una bomba ad orologeria e non sapevo che cosa avrebbe potuto disinnescarla, chi mi avrebbe aiutata.
Genere: Fantasy, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bonnie Bennett, Damon Salvatore, Kai, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Il mio mondo - prigione
 
Settimo Capitolo

 
Tornò lentamente in camera, Bonnie ormai doveva essere sveglia.
Quando salì le scale e aprì la porta, vide - di contro a quello che aveva pensato - Bonnie ancora stesa: il respiro era regolare. Sospirò, si guardò allo specchio e scoprì la t-shirt sporca di sangue; guardò ancora un momento verso Bonnie, controllando che non si svegliasse; una volta accertatosi che la situazione era calma, si spogliò. Indosso una t-shirt grigia con su delle scritte arancioni, gli piaceva quella maglia, non era nulla di eccezionale, ma almeno era comoda.
Aveva fame…. ed era quel tipo di fame, Kai oltre ad essere uno stregone, era anche un vampiro. Era stato trasformato da Lily Salvatore, la madre di Damon e Stefan, aveva stretto un patto con la vampira: in cambio della trasformazione e del suo ritorno al presente, avrebbe fatto tornare la sua famiglia di vampiri. Aprì la finestra, si appoggiò sul davanzale e scrutando attentamente l’ambiente a lui circostante, si dondolò sui talloni per poi spiccare il volo verso il terreno. Toccò con forza la terra sotto i suoi piedi e i palmi delle mani, poi rimessosi in piedi e guardatosi di nuovo intorno, corse velocemente: sentiva le orecchie fischiarli e lo stomaco contrarsi in una morsa leggermente fastidiosa. Ormai lontano dal Whitmore e lontano anche da Mystic Falls, si fermò e chiuse gli occhi annusando l’aria a lui circostante, avvertì l’aria frizzante attorno a lui, gli insetti notturni cominciavano a ronzare, sentì anche un gufo lontano svegliarsi e prendere il volo, poi… il rombo di una macchina, aprì gli occhi e scattò.
Si ritrovò sulla strada, vide una macchina scura – Kai non se ne intendeva affatto di automobili –  correre, correva dritta verso di lui, poi sentì i freni, il conducente non avrebbe frenato in tempo, avrebbe investito Kai; questi aperto il palmo della mano dinanzi a lui, fece fermare di colpo la macchina facendo scattare l’air bag. Il conducente era nel panico, Kai lo sentì: il cuore del conducente accelerò, il sudore gli scorreva lungo le tempie e lungo la schiena, mentre Kai intatto si avvicinava a lui con aria minacciosa e trionfante, per un istante l’uomo osservò il giovane di fianco a lui, poi vide il suo volto trasformarsi e deturparsi in una maschera demoniaca con tanto di denti affilati, poi fu afferrato e morso. 

                                                                               


Kai non aveva mai provato niente del genere, la voglia di bere in quel momento fu persino maggiore rispetto alla prima volta, bevve con ingordigia, assaporando quello strano e gustoso nettare, l’uomo cercò inizialmente di combattere e di allontanare le zanne dal collo, poi a mano a mano che il vampiro beveva, le forze diminuivano. Lo avrebbe dissanguato… ci stava andando vicino, se in quel momento non avesse sentito una voce chiamarlo “Kai”. Il vampiro si fermò, le labbra schiuse e ancora sporche di sangue, si guardò intorno confuso, tra le mani stringeva ancora l’uomo ormai svenuto e bianco in volto, “Kai” di nuovo e questa volta riconobbe la sua voce, la voce di Bonnie. Il vampiro si ridestò dalla frenesia provocata dal bere il sangue, guarì l’uomo e grazie ai suoi poteri di Eretico, riuscì a fargli dimenticare l’accaduto - nonostante fosse svenuto - e modificò la scena che lo aveva visto come vittima di un vampiro per trasformarla in un piccolo incidente dovuto alla stanchezza.
Poi così com’era venuto di corsa, così tornò al Whitmore.
Rientrò in stanza e vide che la t-shirt era impregnata di sangue “Accidenti di questo passo dovrò rifarmi il guardaroba da capo!” sbottò tra sé e sé.
Si cambiò di nuovo controllando che Bonnie non lo guardasse, proprio mentre stava per indossare una nuova maglia, lo sentì di nuovo “Kai..” questa volta lo sentì chiaramente e sentirsi chiamare durante il sonno o dormiveglia gli provocò uno sconosciuto tuffo al cuore, nessuno lo aveva mai fatto. Nessuno lo aveva mai chiamato nel sonno né chiamato da sveglio così, in quel modo, in un sussurro. Si avvicinò a lei e si sedette sul bordo del letto – dimenticandosi del tutto della sua seminudità – stando attento a non far rumore né a far cigolare il letto sotto il suo peso e in quel momento ricordò di nuovo…
 
“Quella a destra è la mia stanza Bonnie!”
“Ehi, scusa tanto!” abbaiò la ragazza uscendo dalla stanza e andando dall’altra parte del corridoio verso la sinistra, la intravide – dal luogo in cui si trovava – camminare a passo svelto e chiudere sonoramente la porta alle sue spalle.
Accidenti chissà cos’altro aveva fatto… Damon?... era già la decima volta che li sentiva.
Restò accovacciato vicino ad un cespuglio nelle vicinanze della casa dove si trovavano i due per un’ora circa, poi entrò.
Rischiò, ma voleva vedere quella casa, da fuori sembrava enorme e lui voleva esserne sicuro. Era terribilmente curioso. Si guardò attorno, si trattenne appena in tempo dal fischiare in segno di approvazione, era davvero immensa!
Poi vide abbandonato sul tavolo della cucina, vicino al camino, un cruciverba: la ragazza – a giudicare dalla scrittura – lo aveva quasi finito tranne l’ultimo lungo spazio orizzontale rimasto vuoto “Uno scioglilingua che Eddie Vedder ha portato nella top 40”, sorrise, era semplice “Yellow Ledbetter”.
 
“Kai?” Bonnie era sveglia.
Aveva gli occhi leggermente aperti, lo guardava con un’espressione leggermente confusa dipinta sul volto.
“Sei sveglia!” lei non rispose, si limitò a guardarlo “Come ti senti?”
“Come se qualcuno mi avesse picchiato e spezzato in mille parti.” rispose la ragazza lentamente.
“Non ti preoccupare, è finita!” disse Kai in tono rassicurante, ma per nulla convinto che fosse finita davvero.
“A te cosa è successo?” chiese vedendolo a torso nudo e notando il sangue secco rimasto sul torace e sul collo.
Kai si guardò e per la prima volta si sentì in imbarazzo, si era completamente dimenticato di non essersi vestito del tutto, cercò di far finta di niente dicendo: “Niente, un piccolo incidente.”
Si alzò e si vestì, andava meglio. Si sentiva più a suo agio, non era mai stato semi svestito in presenza di una ragazza quindi la cosa lo metteva profondamente a disagio.
“Ho fatto qualcosa di terribile, vero?” chiese Bonnie.
La guardò scuotendo la testa e cercando di essere il più rassicurante possibile le rispose “Fortunatamente niente di irreparabile. Nessuno si è fatto male.”
Lei voltò la testa dall’altra parte, l’aria afflitta e in un soffio disse: “Per ora.” lo guardò “Ma la prossima volta? Chi ferirò, chi ucciderò?”
“Perché dovresti farlo? Tu non sei una persona cattiva, Bonnie.” disse avvicinandosi in fretta e improvvisamente a lei, poi si fermò come se avesse cambiato idea e avesse deciso che non era una buona idea.
“Ma sto facendo cose terribili e non mi spiego tutto questo, tutta la rabbia, la frustrazione che provo… non capisco perché voglio far del male agli altri.”  si mise seduta e scosse la testa “La rabbia la provavo quando ero rimasta completamente sola laggiù….”
Kai annuì dicendo “Quando si resta soli per tanto, tanto tempo, ti trovi costretto a pensare e pensare e continuare a pensare per tutto il tempo.” Bonnie alzò gli occhi su di lui “Finché questo pensare non ti uccide, ti dilania e ti distrugge.”
Kai si sedette sulla sedia, di nuovo a distanza di sicurezza, e le disse: “So anche che un 80% di te, Bonnie, crederà che io non sia cambiato, che sia il solito stronzo bastardo pronto a tutto pur di vincere.” disse con lo sguardo perso nel vuoto “Non nascondo che amo vincere. L’ho sempre amato e credo che amerò quella sensazione fino… beh, per sempre.” disse ripesando le parole dal momento che sarebbe vissuto per sempre, non potendo morire “Prendere quello che voglio. Ma ora è diverso, ora voglio solo aiutarti, voglio aiutarti a liberarti dalla rabbia, frustrazione che dici di sentire, dalle tue paure.”
Bonnie lo guardò e con una piccola smorfia di dolore si mise a sedere meglio sul letto “Posso concederti il beneficio del dubbio sul tuo essere cambiato e apprezzo che tu sia stato sincero.” fece una piccola pausa “O almeno credo tu lo sia. Solo che… proprio non riesco a capire perché tu voglia aiutarmi, dici che vuoi aiutarmi, ma non capisco perché voglia farlo tu e come.”
Kai si guardò intorno, cosa doveva risponderle: lo faccio perché sono preoccupato… per te? O, le doveva mentire e dire che le interessava il potenziale della magia? O ancora doveva essere evasivo?
“L’ho fatto perché ho sentito questa energia così forte, così vibrante provenire da questo posto che mi sono insospettito, sono andato a Mystic Falls e da quel momento… ho – ho cominciato a, come dire, sognarti.”
Sul volto di Bonnie apparve un’espressione tra lo stupore e il divertito “Ti ho sognato anch’io.” ammise. Kai la guardò aspettandosi che dicesse qualcos’altro, ma lei non aggiunse altro.
“Sono stato io a indurti a sognarmi.” ammise in tono colpevole il giovane che non osò guardarla mentre ammetteva questo, quando alzò lo sguardo incontro gli occhi e lo sguardo furente di Bonnie “Hai manipolato i miei sogni?” chiese quasi fra i denti.
“Questo no, ma ho fatto in modo di essere presente nei tuoi sogni.”
Apparve un’espressione simile allo sconcerto sul volto di Bonnie “Ma che vuoi da me, vuoi farmi impazzire?” abbaiò furente la ragazza.
Kai fu colto alla sprovvista, non pensava ad una reazione simile. Si aspettava certamente delle domande, ma non pensava che si sentisse.. violata.
“Mi dispiace.” tentò di scusarsi il ragazzo abbassando la testa.
Bonnie non disse niente, guardò seccata verso la finestra scrutando l’oscurità avanzare, la sera cedere il posto alla notte. Nella stanza si sentirono solo dei respiri pesanti turbare il gelido silenzio propagotosi nella stanza. Bonnie non scese a comprarsi nulla, non aveva fame. Si sentiva come se avesse fatto infinite volte le montagne russe, aveva lo stomaco sotto sopra. Kai non osò chiederle nulla, anzi capì che meno parlava in quel momento e meglio era.
Se i loro sguardi si incrociavano, Bonnie non mancava di lanciargli occhiate che avrebbero fatto paura a chiunque, anche alla persona più spavalda. Così Kai appena vedeva che stava per volgere lo sguardo verso la sua direzione prontamente guardava altrove o fingeva di allacciarsi le scarpe.
Quella notte Kai decise di non dormire, non aveva il bisogno di farlo né voleva farlo. Si sedette sulla poltrona, in fondo alla stanza e in un angolo vicino alla finestra: sentiva il vento leggero accarezzargli la pelle, era una sensazione piacevole ed estremamente rilassante. Fu tentato dal chiudere gli occhi e lasciarsi andare, ma..
“C’è una cosa che voglio chiederti.” disse Bonnie rompendo il silenzio, silenzio che durava da circa tre ore e mezzo.
“Dimmi.” la invitò a parlare pacatamente il ragazzo.
“Verso la fine dell’estate, ho… fatto un sogno. Ero con Damon proprio in questa stanza e lo guardavo, poi sei sbucato tu così.. all’improvviso. Ti ho visto lì, proprio dove sei seduto. Eri tu? Eri già tu che… interferivi?”
Kai pesò le parole che stava per utilizzare “Che importanza vuoi che abbia? Mi hai di nuovo prontamente condannato!” poteva dire, o poteva rispondere con un semplice no. Ma questo avrebbe fatto la differenza? Avrebbe calmato l’ira di Bonnie?
Probabilmente no.
“Bon, ho… interferito – come dici tu – solo da quando sono tornato a Mystic Falls, quindi da circa… due mesi e mezzo, ma io quel sogno non l’ho mai visto perciò mai.. manipolato.”
Gli occhi color nocciola della ragazza indugiarono un momento sul color pesca delle lenzuola del suo letto poi sul ragazzo che si ostinava a mantenere le distanze, come se nascondesse un segreto. Un segreto così grande da vergognarsene quasi. Un segreto che voleva proteggere ad ogni costo.
Un segreto che magari riguardava proprio lei.
“Dovrei crederti?” ecco si aspettava una domanda del genere e si aspettava anche di non trovare una risposta adeguata, una risposta che non lo tradisse, una risposta che potesse ancora tenerlo al sicuro, una risposta che potesse proteggerlo.
“Ascolta” la guardò “questi tuoi… problemi quando sono iniziati di preciso?”
Bonnie abbassò lo sguardo pensandoci su un momento “Da quando sono tornata da quel mondo prigione, io… non sono più la stessa. Ho paura di tutto, mi sento soffocare e frastornata quando sono in mezzo agli altri.” strinse le labbra “E’ normale. Così leggevo da qualche parte. Desideravo tornare, ma da quando sono tornata… sono tornata diversa. Sono… irascibile, sempre di cattivo umore, non va niente bene.”
Kai si avvicinò abbandonando la sua postazione vicino alla finestra, si sedette vicino a Bonnie.
Era la prima volta che i due erano così vicini e né l’uno né l’altra aveva un coltello tra le mani con cui ferirsi, fu strano per entrambi. Sia per Bonnie la quale ebbe un sussulto nel trovarselo così vicino, temette che avesse un pugnale o usasse le mani per strangolarla o ferirla, ma non fece nulla. Sia per Kai che ora poteva guardare la ragazza negli occhi, doveva parlarle e voleva aiutarla, farla stare meglio e sperava davvero di poter fare qualcosa per lei. Ce l’avrebbe messa tutta.
“Da quando sei tornata, cioè da marzo/aprile?”
“Sì, solo che… prima potevo giustificare quella mia irritazione con il fatto che ero tornata al mondo, ero rinata per.. non mi ricordo neanche se è la decima volta nella mia vita, sono morta e rinata talmente tante volte che… ormai questi miei stati non dovrebbero neanche sorprendermi, sì insomma dovrebbero essere assolutamente normali, no?”
Kai la guardava solo, era affascinato dal suo sguardo concentrato nel cercare di esternare i suoi pensieri e le sue sensazioni, dai suoi occhi e dall’espressione che assumevano: quando era arrabbiata era come guardare un vulcano pronto ad eruttare, quando pensava era come se si guardasse allo spazio cosmico visto nei tanti film di fantascienza; amava la fierezza che sprigionava, gli dava una strana forza. La guardava e pensava che in quel momento più che mai avesse bisogno di lui. Del suo aiuto s’intende.
“Non dici niente? Ti faccio pena?”
Kai scosse lentamente la testa e rispose in tono pacato “No, non mi fai pena. Penso solo che.. tu abbia vissuto tante esperienze traumatiche che ti hanno segnata nel profondo e per quanto tu sia di tuo una ragazza buona e altruista, hai anche tu un tuo limite. Una soglia che se superata può farti.. diciamo.. cadere in uno strano baratro. Baratro che” disse schiarendosi leggermente la voce “ho contribuito ad estendere, ho contribuito nel far estendere. Ti ho pugnalata non solo fisicamente e, credimi, mi dispiace.” tacque per circa un minuto come se stesse ripensando agli errori commessi poi riprese “Ora sono qui.. perché voglio aiutarti e perché ho.. bisogno” disse accentuando la parola ‘bisogno’ perché lo era, era qualcosa di cui ormai non riusciva a fare a meno, era, e per lui paradossale, il motivo del suo ritorno in quel posto “del tuo perdono.” deglutì “Quando mi hai pugnalato ripagandomi con la stessa moneta che io ti avevo dato in passato, qualcosa dentro di me si era spezzata. Le due parti di me stesso non combaciavano più…. poi ti ho di nuovo messa in pericolo di vita e…” Bonnie lo vide stringere i denti “…e volevo ucciderti sì, ma quando ho visto Damon lasciarti – o meglio far finta di lasciarti – ho capito che avevo sbagliato e che per qualche paradossale scherzo del destino, io che ti avevo ferito, io dovevo curarti, avvicinarmi a te e aiutarti. Non l’ho fatto. Mi sono limitato a fuggire e a far perdere le mie tracce, sono tornato però e… te lo giuro, finché non finisce questa storia non me ne vado. Non ti lascio da sola.” concluse prendendole le mani e stringendole, Bonnie sobbalzò quasi; Kai che le prendeva le mani e le faceva il giuramento di non abbandonarla, le suonava nuovo e strano, soprattutto Kai che le giurava di non abbandonarla, un essere che mentiva sempre, che era disposto a tutto pur di ottenere ciò che voleva.
Eppure le sembrava sincero. Gli occhi gli brillavano nella semi oscurità della stanza, sul suo volto non c’era la solita espressione divertita o l’espressione di chi stava architettando qualcosa.
Poteva fidarsi realmente di lui e di quello che diceva?  
O era l’ennesimo piano architettato contro di lei?
Bonnie era piena di dubbi. Si trattenne dal rispondere ed esprimersi circa le sue perplessità, fece indugiare lo sguardo per qualche momento sulle mani di lui che tenevano ancora le sue, protette quasi come in una sfera per poi guardarlo di nuovo in volto. Voleva dirgli qualcosa tipo ‘dammi tempo’ o ‘forse con il tempo mi abituerò a questa nuova versione di te’, ma si limitò ad annuire.
Tra i due scese il silenzio, ancora.
Un silenzio imbarazzato. Kai rimase lì in quella posizione per tanto tempo, stringendole le mani e guardandola nonostante lei non ricambiasse spesso lo sguardo, era in imbarazzo. Per dirla tutta, entrambi lo erano. Bonnie aveva un po’ di timore verso quel ragazzo che si dimostrava gentile e protettivo nei suoi confronti, Kai… era imbarazzato, ma visto che sembrava essersi rotto il ghiaccio tra i due, volle restarle vicino e creare un contatto visivo oltre che fisico.
“Io sono stanca.” disse finalmente Bonnie dopo che si era creato quel silenzio imbarazzato “Che ne dici se… dormiamo?” fece una brevissima pausa “Promettimi, di non manipolare i miei sogni.”
“Bonnie” disse saldando la presa sulle sue piccole mani “io non ho mai manipolato i tuoi sogni, se mi sono presentato nei tuoi sogni era perché volevo capire cosa ti stava succedendo. In fase onirica, leggevo in biblioteca, si manifestano in modo lampante e innocuo i demoni, gli orrori che dilaniano l’animo e.. volevo vedere se si manifestava qualcosa.”
“E tu hai visto qualcosa?” chiese curiosa.
“Non ne sono sicuro, ma ho visto già in due tuoi sogni un tipo… strano.”
“Sebastian?” chiese Bonnie.
Kai la guardò e confermò annuendo.
“Cos’avrebbe di male?” chiese guardinga.
“Non lo so, ma… lo hai mai visto dal vivo? Cioè sì insomma, esiste?”
Ci pensò un attimo su “Beh, io non è che sia stata molto in giro in questi giorni. Troppo preoccupata da quello che mi stava succedendo.”
“Quindi potrebbe non esistere!”
“Non essere sciocco..”
“Ti prego, Bonnie, rifletti! Potrebbe essere lui a provocarti questi stati…”
“Kai, solo perché ora stiamo iniziando ad avere un.. dialogo, non vuol dire che tu debba già cominciare a dirmi chi sia giusto, chi sia a provocarmi tutto quello che ho! Anche perché a quanto ne so potresti essere benissimo tu che… cerchi di avere ancora più potere da questo mio stato di confusione!”
Kai lasciò di colpo le mani di Bonnie, la fronte si corrugò in un’espressione offesa, le labbra divennero una linea dura, “Questo non avresti dovuto dirlo! Ti sbagli, e lo sai!” si alzò, andò verso la poltrona vicino alla finestra, sperava in un alito di vento fresco che lo calmasse da quella rabbia e delusione cocente che provava. Chiuse gli occhi e respirò affannosamente tante volte, strinse gli occhi – la rabbia sembrava scalciare nel suo animo e sembrava premesse per uscire, per esplodere – altrettante tante volte finché non sentì Bonnie stendersi sul letto e girarsi dall’altra parte.
Solo allora aprì gli occhi.
Ferito.
Ci stava veramente provando ad essere un Kai buono, diverso, disponibile, e ad avere tutte le qualità che una persona dovrebbe avere per essere perdonata ed accettata da chi ha ferito, aveva perso solo tempo leggendo questo tipo di libri? Se veramente fosse ancora il vecchio Kai, l’avrebbe lasciata, abbandonata quando l’aveva vista con quello sguardo assente, con quel pugnale, era assolutamente terrificante, eppure non l’aveva guardata con orrore, non era scappato.
Era rimasto ancora lì, con lei… per lei.
Possibile che non notasse nulla del suo cambiamento, che dopo settimane credeva ancora che fingesse?
 
Bonnie si addormentò quasi subito arrabbiata con Kai e per aver messo in dubbio l’esistenza del suo unico amico, si trovò di nuovo in giardino e lui – Sebastian – come ogni notte, l’aspettava lì, sotto un grande albero, poteva quasi definirlo il loro punto di incontro, il loro posto.
La salutò con un dolce sorrise che gli increspò le labbra, “Tutto bene?” le chiese cordiale.
“Insomma.” rispose confidandosi Bonnie.
“Perché?” le chiese invitandola con un gesto della mano a sedersi.
“Non lo sopporto proprio!”
“Chi.. ehm, Kai? Non mi hai mai detto chi è.”
“Perché non è importante.”
“Lo è.” disse invece deciso Sebastian con un lampo negli occhi chiari.
Bonnie lo guardò quasi contrariata.
“E’ solo per capire meglio che tipo è.” disse con una voce molto più dolce.
“E’ uno stregone. Faceva… fa, non ne ho idea, parte della Congrega Gemini.” il volto di Sebastian sembrò impallidire ancora più del normale “Ora è un vampiro, credo. Veramente non lo so, la sola sua presenza mi irrita e poi non potrò mai fidarmi di lui, anche se mi implora di essere gentile!”
“Scommetto che ti ha chiesto di dargli una seconda possibilità, ti avrà detto cose tipo che.. se fosse stato il vecchio lui ti avrebbe abbandonata…” disse a mò di cantilena.
“Esatto.” ammise Bonnie sorpresa.
Sebastian fece un piccolo sbuffo divertito “E’ tipico di chi ha combinato qualche magagna, ma è anche tipico di chi non può né vuole cambiare.”
Bonnie lo guardò “Sì, lo credo anch’io. Per me… vuole qualcosa.”
“Hai mai pensato che potrebbe avere un tipo di interesse diverso per te?”
Bonnie lo guardò stupita “Interesse di che tipo?”
“Andiamo Bonnie, sei una bella ragazza, forte, intelligente. Sicuramente sono qualità che avranno colpito anche lui!”
Bonnie arrossì, lui la trovava bella, forte e intelligente, sorrise e lo guardò dicendo “Ti ringrazio, sei davvero carino a dirlo.. ma lui vorrà qualcosa da me che coinvolga il mio sangue magico per chissà quale diavoleria!”
Sebastian posò la mano, era ghiacciata, e un brivido la scosse. La scosse oltre il semplice contatto fisico, la scosse nel profondo. Sembrava come se venisse attraversata da parte a parte da una lama gelida, le spezzò il respiro. Si irrigidì…
 
“BONNIE!!!”
La chiamò Kai, Bonnie lo guardava, ma senza guardarlo realmente: un’espressione di terrore e stupore dipinta sul volto, gli occhi rovesciati, le labbra schiuse….



___________________

Salve a tutte!
Ultimo capitolo prima delle mie vacanze estive, ho pensato tanto per
non lasciarvi completamente a bocca asciutta di darvi qualche piccolo estratto del prossimo capitolo....

Nel capitolo successivo....


Kai abbandonato lo smarrimento iniziale, si precipitò verso Bonnie [...] Terrorizzata da quello che aveva fatto e ancora scossa da un terrore profondo lo abbracciò. Kai rimase sorpreso per poi ricambiare quell’abbraccio, la sentì abbracciarlo forte. [....]
“Ti prego, aiutami..” lo supplicò tra i singhiozzi.
“Lo farò, te l’avevo già promesso. Mantengo sempre le mie promesse.”
[...]
Ti prego, non ancora. Fa’ che riesca a salvarla. Si scoprì a supplicare. [...]

[...] "Ho troppa paura di non farcela e vederla sparire così da un giorno all’altro e sotto i miei occhi. Non me lo perdonerei.” [...]
“Tu tieni a lei non è vero?”

“Senti, Damon, ciò che è davvero importante in questo momento è che Bonnie viva!” esclamò “E che trovi la strega!” aggiunse poi.
“Va bene! Quindi? Qual è il piano?”
“Torno a Mystic Falls, magari potrei cominciare cercando qualcosa di più sulla famiglia di Bonnie. Magari ha qualche parente ancora in vita! Qualcuno che magari può aiutarla!”
“Ottimo piano! Vengo con te.” disse Damon strofinandosi le mani.
“Perché?”
“Andiamo, non penserai mica che ti faccia fare questa ricerca da solo! E poi semmai dovrai dire a Bonnie che sei stato tu a salvarla e a riportarle una zia o cugina di quinto grado, ci sarò io a confermarlo!”

“Non ho bisogno di testimoni, Damon! E non ho bisogno che Bonnie mi ringrazi! Te l’ho detto, mi interessa essere visto almeno come una persona e non come un mostro. Se succedesse già qualcosa così, mi riterrò soddisfatto, credimi!”
“E la tua brama di potere?”

Kai ci pensò un momento prima di rispondere “Quella l’ho messa da parte per ora.” [...]

“Sebastian è stato qui."



VI AUGURO BUONE VACANZE!!!



 
  
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