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Autore: Elrien    03/08/2015    1 recensioni
Jonathan Bay,23 anni, è un laureando di Harvard con un grande spirito dell'avventura, appassionato di Dante e della sua opera principale: la Divina Commedia. il suo viaggio nasce da una strampalata ipotesi: e se Dante avesse realmente vissuto con la carne l'esperienza che ha narrato? a completare il tutto si aggiungono due sette segrete con diversi fini.
spero di riuscire a stuzzicarvi, se potete commentate e criticate, come si dice: tutto fa brodo! grazie per il vostro tempo
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 2 Le Fiere

 

13 luglio 2014

I miei occhi cominciano ad abituarsi al buio e quello che avevo immaginato nei secondi precedenti si avvera: scorgo i contorni di un cane, elegante, snello e quanto mai temibile.

Il tanfo che proviene dal suo muso mi investe nuovamente e per quello che mi sembra un lasso di tempo interminabile rimango a un palmo di distanza dal suo corpo. Un rumore alle sue spalle distrae l'animale e io con sollievo colgo quell'occasione per cominciare a correre. Quella che inizialmente credevo fosse semplicemente una buca di cacciatori comincia a rivelare spazi molti più ampi. Davanti a me c'è un colle e dietro di me una foresta. Decido di andare in questa direzione per cercare riparo tra gli arbusti. Col cuore in gola raggiungo un albero dal fusto ampio e mi ci nascondo dietro sperando che quell'animale non possa avvertire l'odore della mia paura.

Contro ogni senso logico, mi faccio vincere dalla curiosità e sposto leggermente la testa quanto basta per osservare la bestia. In quel momento mi rendo conto.

Le forme che ho visto prima nel buio non appartengono a un cane. È di una lonza che ho visto i tratti. Adesso si aggira all'inizio della foresta che ho scelto come nascondiglio e riesco a avvertire il suo tentativo di fiutare l'aria. La luce alle sue spalle, proprio dietro il colle, mi permette di scorgerne meglio i tratti. Ha il manto screziato e a ogni suo movimento eseguito con eleganza diventano più evidenti i muscoli delle zampe. Non ci vorrà molto prima che scopra dove mi trovo. Di nuovo sento un rumore alle sue spalle ma stavolta non mi dà sollievo: la fonte del rumore esce allo scoperto, illuminata dai raggi di quel sole che si nasconde dietro le pendici del colle. Si tratta di una lupa e di un leone. La lupa, magra e rapida, come se avesse avvertito il mio terrore, digrigna i denti. Il leone, carico di una fame rabbiosa incolmabile, sta a una certa distanza.

********

1 gennaio 2014

La luce che proviene dal finestrino dell'aereo mi sveglia da un sonno profondo. Devo aver dormito a bocca aperta perché ho una gran sete e soprattutto la bambina che mi è seduta a un sedile di distanza non può smettere di guardarmi e ridacchiare.

“Scusi, mi sa dire tra quanto atterriamo?” chiedo alla signora che siede tra me e la bambina.

“Si avvisano i passeggeri che l'atterraggio è previsto per le ventitré, con un meteo favorevole e una temperatura che si aggira intorno ai 25 gradi” la voce del comandante risponde alla mia domanda. Il telefono segna le diciotto, quindi decido di prendere “Il viaggio di Dante: tra sogno e realtà?” di Binyamine Naar, il libro che ha ispirato questa mia crociata solitaria e che stavo per dimenticare in stanza. L'introduzione recita:

Per quanto il viaggio di Dante nei tre regni ultraterreni sia facilmente una delle più grandi allegorie che l'uomo abbia mai inventato, non c'è ragione di credere che non sia effettivamente accaduto. Le descrizioni di paesaggi, volti, situazioni risultano troppo minuziose per non supporre che siano ispirate a esperienze reali. Con questo non intendo dire che sotto Gerusalemme ci sia l'anima di Virgilio pronta ad aspettare il prossimo viaggiatore prescelto, ma le mie ricerche non escludono nemmeno l'ipotesi che esista un'entrata a un mondo sotterraneo. E a chi mi dice che sogno ad occhi aperti leggende del passato io rispondo così: la città di Troia sembrava un mito, fino a quando l'archeologo Heinrich Schliemann non ha dimostrato il contrario con la sua straordinaria scoperta. Non sopravvalutiamo le capacità intellettive umane (bisogna ricordare che la superbia è il leone che attacca Dante dopo la Selva), c'è molto che la Natura tiene nascosto all'uomo, perché troppo giovane per apprezzarlo.”

********

“Okay, calmati, respira, forse è solo un effetto della concussione. Una brutta botta, tutto qua”.

Comincio quasi a regolare il battito del cuore quando riapro gli occhi e vedo che le tre fiere si stanno avvicinando nella mia direzione. Si muovono singolarmente, è evidente che non formano un branco, eppure sono abituate a convivere nello stesso luogo. Decido che posso rinviare a più tardi il tentativo di svegliarmi e mi guardo intorno in cerca di qualcosa che possa distrarre quelle bestie. Trovo un sasso abbastanza grande e lo lancio con tutta la forza che il braccio mi permette, alla mia destra, lontano da me. Corro più velocemente che posso ma non passa molto prima che si accorgano della mia fuga. Ogni speranza abbandona il mio corpo, non c'è modo che riesca a sopravvivere a un loro assalto. In quel momento, come se la mia mente avesse involontariamente comunicato la mia resa al resto del corpo, le gambe cedono e mi accascio a terra. Sento con l'orecchio premuto sul terreno i loro rapidi passi e chiudo gli occhi in attesa della fine. Passa qualche secondo, o forse qualche minuto, ma non succede nulla. Piano piano decido di aprire un occhio alla volta e mi giro nella direzione da cui mi avrebbero dovuto attaccare. Contro ogni previsione, le tre fiere stanno lentamente indietreggiando e non guardano più me, ma qualcos'altro. Mi alzo lentamente in piedi e seguo la traiettoria dello sguardo degli animali. Davanti agli occhi si presenta una figura sul cui volto sono disegnati anni di dolore, ingiustizia e saggezza. Rimango a bocca aperta e l'unica cosa che riesco a dire è:

“Chi è lei?”

Nacqui sub Iulio, ancor che fosse tardi,
e vissi a Roma sotto ’l buono Augusto
al tempo de li dei falsi e bugiardi..”

“No, non è possibile” dico ad alta voce, ma veramente parlando con me stesso

...Poeta fui, e cantai di quel giusto
figliuol d’Anchise che venne di Troia...”
continua l'uomo, come se non mi avesse sentito

“...poi che il superbo Iliòn fu combusto.” termino io con voce tremante

“Ti stavo aspettando Jonathan Bay”.

 







NdA: grazie infinite a chi legge questa storia. non l'ho aggiornata letteralmente per mesi perchè non avevo idea di come affrontare i vari capitoli, ma due recensioni (grazie ancora!) mi hanno spinto a riprenderla. volevo solamente appuntare e chiedere il vostro parere riguardo a una sorta di "gioco di parole", non so come definirlo meglio, che ho tentato di mettere in atto: a un certo punto Jonathan dice: "si muovono singolarmente, è evidente che non formano un branco, e che eppure sono abituate a convivere nello stesso luogo". era il mio tentativo di indicare come la lussuria, la superbia e la cupidigia (ciò che rappresentano le tre fiere) siano disposizioni peccaminose distinte e ignare l'une dell'altra, ma che spesso convivono in uno stesso luogo, la mente umana. spero di non essere stata eccessivamente scontata, in caso contrario perdonatemi, l'ora della notte non aiuta, ma si sa: come si può resistere all'ispirazione? (spero) a presto,
Elrien
  
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