Nel
buio della sua camera, distesa nel suo letto, Lena Schneider non poteva
fare a
meno di ripensare alla sua vita e ai suoi copiosi e recenti fallimenti.
Ne
avrebbe fatto volentieri a meno, ma non pensarci, quella notte, era
impossibile. Solo poche ore prima si era dovuta
intrufolare di nascosto in casa
sua. Tutto questo era successo perché da diversi
mesi vagava senza meta (e
senza cibo) dopo aver deciso di lasciare il corso di Ingegneria
Meccanica
all’Università, perdendo così il suo
diritto all’affitto e alla mensa.
Decisione
di cui ovviamente si era ben
guardata
di informare Doris.
Ammettere
di aver fallito nella sua vita lavorativa era stata una cocente sconfitta, di cui non si sentiva ancora
pronta di rendere partecipe sua madre.
Doris
era così orgogliosa di quella scelta…Questo
rendeva molto difficile dirle
tutto, nonostante lei
stessa non facesse
altro che dire di essere “una genitrice moderna”,
senza giudizi o risentimenti
di sorta verso i figli.
Lena
si arrovellava il cervello, le sembrava davvero di impazzire per
quell’assurda
situazione!
Non
aveva
spesso dovuto lottare, anche da bambina, contro le sue stramberie?
Perché ora
sua madre non avrebbe dovuto accettare un suo piccolo e minuscolo
errore? Era
lei la più giovane tra le due, no?! I ragazzi non hanno
diritto di sbagliare?!
Subito
la sua mente corse alle mille e una trovate strambe di Doris.
Impossibile
dimenticare la più grande…vivere con i turchi.
Da
quel momento erano passati tre anni e la sua vita era stata stravolta
completamente.
Ancora
ricordava il momento in cui le era stata presentata quella bizzarra
famiglia.
Quella
sera sua madre aveva promesso a lei e a suo fratello di portarli a
mangiar
cinese, ma arrivati lì, zac…la sorpresa. Tre
posti in più.
Ed
eccoli, davanti a lei: l’uomo peloso, la suorina islamica e
lui…il beduino. E subito
dopo si parlava di
vivere insieme, sotto lo stesso tetto. Ancor prima che arrivassero i
primi
piatti.
Lei
però era Lena Schneider e non avrebbe mai accettato la
sconfitta senza batter
ciglio.
Era
stata guerra, da subito. Colpi bassi per tutti: questo territorio
è mio, qui
non dovete starci. Come un grosso gatto rosso Lena marcava il suo
territorio.
Il
ragazzo le dava le soddisfazioni maggiori. Con quella sua prepotenza e
arroganza da maschilista ritardato rimasto all’età
della pietra era un
bersaglio facile.
Aveva
scoperto che le
porzioni di pelle
scoperta delle ragazze della sua famiglia acquisita lo infastidivano,
in
qualità di capobranco beduino che deve preservare la
dignità delle sue donne;
ovviamente Lena aveva usato questa sua avversione come arma e non si
era
risparmiata di girare in casa in mutande.
Per
irritarlo ancora di più aveva deciso di prendere il sole in
costume in
giardino, proprio mentre lui lavava il suo scooter.
Quando
lui aveva cominciato ad urlare di tornare in casa a coprirsi lei gli
aveva
attaccato una filippica sulla libertà individuale. Lui
l’aveva guardata
stranito: “Ma tu parli sempre così
tanto?” le aveva chiesto con quel suo
tedesco incerto.
“Effetto
collaterale dell’intelligenza” aveva risposto lei,
saccente, spiazzandolo
completamente.
Vittoria.
Il
ragazzo però gliel’avrebbe fatta pagare, oh
sì…in un modo che lei non si
sarebbe mai aspettata.
Tutto
era cominciato mentre lei era fidanzata con Axel.
Il
beduino aveva cominciato a mostrare dei segni di insofferenza
decisamente
imperdonabili verso il biondino.
Lena
si chiedeva spesso cosa prendesse al turco, ma la risposta era arrivata
dallo
stesso Axel, un pomeriggio dopo che Cem lo aveva insultato ed aggredito.
Quest’ultimo
non aveva avuto la meglio ed era tornato a casa con il naso sanguinante
e sebbene
Lena odiasse lui e i suoi modi da uomo delle caverne, non aveva potuto
fare a
meno di entrare in camera sua e assicurarsi che stesse un po’
meglio.
Si
era seduta vicino a lui, sul suo letto, con la cautela che userebbe un
naturalista vicino ad un animale rabbioso.
“Ehi…stai bene?” gli aveva chiesto,
poco prima avvicinare un fazzoletto sul suo naso sanguinante.
Quello
che aveva visto dopo l’aveva stupita e
molto.
Il
ragazzo non gli aveva risposto in nessun modo. Si era limitato a
girarsi verso
di lei, con uno sguardo terribilmente triste.
Lena
era riuscita a vedere i suoi occhi rossi…Le era sembrato
assurdo che Cem potesse
piangere. Non era contro il regolamento degli uomini primitivi
d’onore,
mostrare di avere dei sentimenti?
Non
le era mai successo di trovarsi così empaticamente vicina a
lui. Aveva
continuato a fissarla, triste, come se volesse comunicargli qualcosa.
Quella
volta era riuscita a fargli solo uno dei suoi sorrisetti imbarazzati a
mo’ di
incoraggiamento, e si era alzata in piedi per andarsene.
Non
riuscire a dire qualcosa ad un fratellastro sofferente, proprio lei,
figlia
della brillante psicologa Doris…una sconfitta.
“Tu…”
aveva cominciato a dire lui, facendola fermare sulla porta.
“Tu
sei veramente ok” aveva
concluso, e
per Lena la frase non aveva avuto nessun senso.
Axel
però la pensava diversamente.
“Ha
detto che sei ok?” le aveva chiesto, dopo che Lena era uscita
da quella camera.
“Ehi,
gli piaci!” aveva continuato il suo ex, seccato.
Sulle
prime Lena aveva pensato che fosse assurdo, ma un minuto dopo aveva
cominciato
a mettere insieme i pezzi e…Axel aveva ragione. Il beduino
si era innamorato di
lei.
La
situazione era delicata: come fare a farlo desistere? Vivevano insieme,
erano
costretti a vedersi ogni giorno… come rifiutarlo senza
ferirlo?
Contro
ogni previsione, il problema non si pose nemmeno: la shampista
(così l’aveva
soprannominata lui) si innamorò del beduino.
Nel
suo letto alle 4 di notte, la Lena più adulta ripercorreva i
passi del suo
amore: com’era successo? Come si era innamorata di Cem?
Sicuramente
aveva, per prima cosa, posto la giusta attenzione sul fisico del
ragazzo. Un
giorno era entrata furiosa in camera sua con l’urgenza di
urlargli contro
chissà cosa (non lo ricordava, e poi: era importante?Non
facevano che urlarsi
addosso da quando si erano conosciuti…) e lo aveva trovato
ad allenarsi con i
suoi manubri davanti allo specchio, solito hobby altamente
intellettuale di
Cem, del resto.
Ma
neanche quello che lei aveva pensato guardando quel corpo scolpito era
poi così
intellettuale, ma anzi molto fisico, e si era ritrovata a dover
ricordare per
mezzo secondo cosa avesse da dirgli.
Rimanere
senza parole davanti a Cem? Sconfitta.
Poi
aveva cominciato a pensare, non sapeva come né quando
né perché, che il
fratellastro fosse un tipo veramente ok.
Geniale
nella sua semplicità, era riuscito a far sorridere dei
bambini con il cancro
narrando una sua originalissima versione di Cappuccetto Rosso, durante
un
progetto della loro scuola. Una storia dove il lupo era innamorato
della
ragazzina.
Senza
neanche pensarci si era ritrovata ad interpretare la protagonista della
storia,
proprio nel momento in cui il Lupo (Cem) dichiarava il suo amore.
“Che
bocca grande hai”
“E
per dirti a gran voce che sono innamorato di te” aveva
recitato lui, con quella
sua parlata da buffo macho straniero, senza rompere il contatto visivo
con lei.
Un
tuffo al cuore che la fece sentire sconfitta
dalla chiarezza dei sentimenti di entrambi: Lena non amava Axel, non
voleva
allontanare Cem…lei lo ricambiava.
Da
quel preciso momento era stato tutto un nascondersi e un rincorrersi
costante.
Annusare le sue magliette di nascosto in un patetico tentativo di
negare
l’evidenza, dover poi restare zitta quando i fatti parlavano
chiaramente per
lei e per il suo sentimento, sconfitta,
inerme, cos’altro c’era da fare? Non poteva
scappare, era impossibile, le
sembrava che l’Universo stesso la spingesse con tutte le sue
forze verso le braccia
del fratellastro.
Il
primo bacio tra lei e Cem era stata un’esplosione di colori,
se avesse dovuto
dare un’immagine alla parola “passione" avrebbe
allegato
una foto di quel momento.
La
Lena più adulta che aveva cercato di intrufolarsi di
soppiatto in casa sua ora
pensava a quanto fosse stato difficile il suo amore, calpestato dai
vari
assurdi malintesi, sconfitto dai
suoi
stessi gesti avventati: prima l’assurda storia della prima
volta, poi la
relazione tra Cem e l’altra...quanto Lena avesse sofferto
dietro a quel
beduino, quel turco, non sapeva neanche dirlo.
Tutte
le mattine incontrarlo nel bagno, i primi tempi rabbioso e deluso, poi
seccato
e indifferente, la faceva morire, lei che era sempre così
innamorata, che non
poteva far altro che pensare a quanto fosse bello, anche quando la
insultava e
cercava di evitarla… Era diventata un fantasma, il fantasma
di sé stessa, si
era ridotta ad indossare le sue mutande, in un patetico e ridicolo
tentativo di
avere ancora qualcosa di lui addosso.
Avrebbe
dovuto odiarlo, odiare lui invece che sé stessa,
riconquistare un po’ di amor
proprio e dire finalmente “non me ne frega niente, Cem
è solo il mio
fratellastro, l’ho dimenticato, è storia vecchia,
una storia adolescenziale,
sai, sembrano tutte così importanti quando sei
giovane…”.
Purtroppo
per lei non era successo. Non si erano veramente parlati per mesi
durante il
suo ultimo anno di liceo, i loro dialoghi contemplavano solo il
“passami il
sale” “esci dal bagno, ho fretta!” e
qualche insulto, ma nonostante questo lei
non riusciva a smettere di fissarlo imbambolata quando lo incontrava
per caso
nel corridoio al piano di sopra, non riusciva proprio a cessare di
chiedersi
cosa stesse facendo, dove andava quando usciva, se a Costa parlasse mai
di lei,
se dicesse qualcosa, anche di brutto, che fosse almeno sintomo di
un’attenzione
verso Lena, anche minima…
Il
suo orgoglio valeva molto meno dell’amore per Cem e
così, prima di partire per
l’Università, gli aveva detto, nel corridoio della
scuola, durante la festa per
i diplomati: “Cem domani parto, questa è la tua
ultima occasione per lasciarmi
qualcosa di tuo”.
Lui
si era alzato in piedi, un po’ brillo, e le aveva donato il
suo ultimo bacio,
dicendole uno stanco “addio” prima di sparire dalla
sua vista.
La
mattina dopo era partita, verso un nuovo mondo, con
l’illusione che forse,
perché no, avrebbe potuto dimenticarlo. Cambiare aria aveva
aiutato parecchie
persone ferite, perché non lei?
Non
era successo. Dopo il suo inatteso e stravagante ritorno a casa, le era
bastato
rivederlo poche ore prima, mentre entrava ubriaco marcio dalla
finestra, per
capire che anche se erano passati mesi, e anche se Cem ora si mostrava
così, fallito e
indisciplinato, non erano
mutati i suoi sentimenti verso di lui.