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Autore: GoldenMoon    04/08/2015    0 recensioni
C'è chi dice che l'amore arriva quando meno ce lo aspettiamo, chi pensa che dobbiamo essere noi ad andarlo a cercare e chi, semplicemente, diffida da tutto e tutti. Ma quando cupido è all'opera si può davvero resistere? Un po' d'amore e un po' di imprevisti, una ragazza fuori dagli schemi e...qualche ragazzo. Vi presento Giorgia.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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"E fa male quando dici che stai male e non sto con te"

 
Pain
 

Andrea's POV

 
Ma dov'è finita? Giorgia si è chiusa in bagno dieci minuti fa, quindi o è affogata nella vasca, o ha esagerato con i burrito che si ostina a prendere al bar quando esce da scuola, o mi sta evitando. 
 
Mentre mi alzo dal divano sento distintamente il cuore che accelera il suo battito.
 
Possibile che Emma le abbia raccontato quello che è successo?
 
Un brivido mi fa venire quasi la pelle d'oca. Se lo ha fatto, posso anche evitare di inventarmi una scusa. Giorgia sarà così arrabbiata con me che mi tirerà addosso una padella.
 
Busso piano alla porta, un po' incerto. -Gio? Tutto bene?-
 
Sento un'esclamazione poco gentile attraverso la porta -Si, si! Adesso arrivo!- c'è qualcosa però nella sua voce, nel suo tono che non mi convince. 
-Sicura?-
Nessuna risposta, solo un singhiozzo soffocato. Aspetta...singhiozzo?
Poggio la mano sulla maniglia fredda e apro la porta, piano. 
Aggrappata al lavandino con entrambe le mani, con le nocche praticamente bianche ed i muscoli delle braccia tesi per lo sforzo, con i capelli raccolti da un lato, su una spalla, il viso stravolto da un'espressione sofferente che mai le avevo visto, e delle lacrime salate che le bagnano le guance, c'è lei.
 
Sussulta spaventata, poi si asciuga in fretta il viso e tira su col naso, riavviandosi i capelli dietro le orecchie. Tiene lo sguardo basso, gli occhi sfuggenti, e si tormenta con le unghie le maniche del maglioncino nero che indossa.
 
Inclino la testa e la guardo, cercando di incrociare il suo sguardo, ma quando finalmente alza gli occhi incastrandoli nei miei mi si stringe il cuore. 
I suoi occhi così belli sono velati già da nuove lacrime, in cui posso leggere un'infinità tristezza e un amaro senso di colpa per qualcosa che non conosco.
Fa male, tremendamente male vederla così. 
-Oh, Gio...- la raggiungo e la stringo tra le braccia, cercando di farle capire che sono qui, per lei, che di me si può fidare e che voglio aiutarla, qualunque cosa sia successa.
 
All'inizio sembra titubante, ma poi ricambia l'abbraccio, aggrappandosi alla mia maglietta, stropicciandola e inzuppandola di lacrime salate.
 
L'unica cosa a cui riesco a pensare, ora, è che se a farla stare così è stato un ragazzo, non gliela farò passare liscia. Perché non si può ferire una persona tanto fragile, nessuno potrebbe avere il coraggio di farle del male. E per questo doveva sapere che per lei ci sarei sempre stato, per difenderla e per proteggerla. E per custodire quel sentimento a cui ancora non sapevo ne volevo dare un nome.
Giorgia's POV


Un suo abbraccio è l'unica cosa di cui ho bisogno. Sentire delle braccia forti e calde stringermi fino a togliermi il respiro, percepire le carezze appena accennate della sua mano sui miei capelli sciolti, sapere che è qui per me, soltanto perché sa che in questo momento ne ho bisogno.
 
Sono stata stupida a non parlarne subito con lui. Avrei dovuto farlo, perché mi capiva. Mi capiva sempre.
Cerco di calmarmi e di fermare il fiume di lacrime, e quando ci riesco fatico a guardarlo negli occhi. 
Ho paura di scorgere di nuovo la preoccupazione che si fa strada in tutto quell'azzurro come quando è entrato nel bagno e mi ha vista piangere, e non ho ancora la forza di spiegare quello che è successo. 
In più, mi sento uno schifo.
 
Mi costringo ad alzare la testa e sbirciare i suoi occhi, che mi stanno fissando insistentemente con un'espressione dura che mi fa paura. Sussulto di nuovo.
-Chi è stato?- chiede, e posso percepire lo sforzo che sta facendo per non urlare, mentre cerca di calmare la sua stessa voce.
-Cosa?- rispondo con un filo di voce
-Ti conosco quanto conosco me stesso, Gio, e tu non piangi quasi mai. Se succede è sempre colpa della tua famiglia, o della scuola...- scuote piano la testa - ma me ne parli sempre. Quindi se ho ragione, e credo di si, stai male perché qualcuno ti ha fatto qualcosa. Giusto?-
Rimango letteralmente spiazzata. Insomma, non l'ho mai reputato un ragazzo rozzo e insensibile, come quasi tutti quelli della mia età, ma non credevo che sapesse leggermi dentro così bene. 
-Io...- comincio, tremante, sentendo gli occhi inumidirsi di nuovo.
-Ehi- mi prende il mento tra indice e pollice, costringendomi ad alzare ulteriormente lo sguardo. -dimmelo, ti prego. Fa male vederti così-
Deglutisco a vuoto, cercando di riordinare i pensieri. Raccolgo quel poco di coraggio che ho e sospiro, esausta.
-Ti devo parlare di una cosa...-
 
***
 
Il mattino cercava di filtrare attraverso la tenda azzurra che copriva la finestra, mentre un tiepido sole splendeva nel cielo.
 
Giorgia aprì piani gli occhi, guardandosi intorno confusa quando si accorse che non era nella sua stanza, a casa sua.
Un sussurro appena pronunciato la fece voltare di scatto, quando vide che Andrea dormiva accanto a lei e si tranquillizzò, mentre i ricordi della sera precedente le tornavano alla mente.
 
Dopo la crisi di pianto nel bagno, arano tornati nel salotto e gli aveva raccontato tutto, dalla festa all'appuntamento, dai messaggi ai suoi pensieri. 
Lui si era limitato ad ascoltarla, o meglio, ci aveva provato. 
Più di una volta, e soprattutto durante il resoconto neanche troppo dettagliato della sua uscita con il ventenne, Andrea si era lasciato andare con commenti poco carini o minacce neanche tanto velate nei confronti del ragazzo, al che Giorgia si era fatta promettere che non avrebbe fatto nulla senza il suo consenso, tipo "rompere il naso a quel deficiente" o "tenerlo alla larga da lei".
Era stato fantastico parlarne finalmente a qualcuno, e Andrea sapeva perfettamente come trattarla quando aveva bisogno di sfogarsi o di qualche consiglio. 
Alla fine doveva essersi addormentata, perché non ricordava di essere andata in camera da letto. Doveva averla sollevata di peso per portarla fin li. Sospirò, guardando la sveglia poggiata sul comodino accanto a lei.
-Andre...- cominciò, scuotendolo appena per una spalla. Lui mugugnò qualcosa nel sonno, prima di strofinarsi gli occhi con le mani e aprirli lentamente.
-Ehi- rispose, con la voce lievemente arrochita dal sonno. -Dormito bene?- le chiese.
Gli sorrise di rimando, intenerita dallo sguardo che le aveva involontariamente rivolto. Aveva gli occhi lucidi e le labbra leggermente secche, e mentre si perdeva a fissarle parve accorgersene anche lui. Lo osservò mentre ci passava sopra la lingua per inumidirle, e di colpo qualcosa nella sua mente e nel suo stomaco parve scattare. Si sentiva strana, di colpo quel letto era troppo piccolo e faceva troppo caldo, così come erano troppo vicine quelle labbra...
Si ritrasse di scatto, involontariamente, come se avesse preso la scossa. Lui sembrò ferito, o forse fu solo una sua impressione. 
-Benissimo...- disse, anche se ormai era un po' tardi per rispondere alla domanda.
 
 
 
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Hey! Vi sono mancata? Ho appena finito di scrivere questo capitolo e sono tipo le cinque di mattina, quindi abbiate pietà di me, vi prego, haha. È più lungo degli altri, forse un po' più noioso ma abbiate pazienza, dal prossimo inizieranno a movimentarsi un po' le cose e.e
Me la lasciate una recensione piccolina? Voglio sapere che ne pensate! Baci A
  
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