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Autore: ChiaraDanger    04/08/2015    1 recensioni
So che può sembrare la solita storia scontata ma spero possiate cambiare idea leggendola.
Questo è un piccolo estratto:
Precedentemente avevo pensato che finalmente stavo provando cosa significasse sentirsi liberi, sentirsi vivi, ma solo in quel momento, solo con lui vicino a me, solo con la sua bocca avvinghiata desiderosamente alla mia stavo veramente provando cosa potesse realmente intendersi col dire sentirsi vivi, sentirsi il sangue scorrere nelle vene e la linfa vitale crescere al proprio interno.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Danielle Jonas, Joe Jonas, Kevin Jonas, Nick Jonas, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Ciao lettriciii! Sono tornata in questo caldo martedì di Agosto per lasciarvi un nuovo capitolo!! è il più lungo scritto finora per questa FF ma spero che non vi annoierà ahahah 
Prima di lasciarvi però vorrei dedicare questo capitolo a Lidia.. e lei scoprirà il perché :P ahahah
Ok la smetto di tediarvi e vi auguro buona lettura!! Baci, la vostra finta autrice Chiara.


Si dice che il bacio sia il modo più sicuro di tacere dicendo in realtà tutto.
Con un bacio non servono parole, esse sono meri artefatti umani, che impallidiscono e perdono senso dinanzi ad un elemento di gran lunga più significativo.
 
“Devo andare” sussurrai a corto di fiato, staccandomi dalle sue labbra di quel tanto che mi permettesse di parlare. Sentivo il suo respiro altrettanto affannato contro la mia bocca e nonostante la mia affermazione nessuno dei due accennava a spostarsi di un ulteriore centimetro.
“Nick” dissi prima che il mio respiro e le mie labbra fossero di nuovo catturate dalle sue in un bacio che sapeva di rimpianto, di tristezza, ma anche di rabbia.
Non avevo decantata esperienza con i ragazzi, ne tantomeno con i significati che un bacio potesse trasmettere, però da quello che ero riuscita ad apprendere oggi su Nick, sul suo passato, e da quanto avevo sentito dalle altre ragazze con cui era stato, sapevo che quel gesto stava comunicando molto di più di quanto le sue parole non avrebbero mai potuto fare.
 
“Questo significa qualcosa” dissi staccandomi di nuovo da lui, vedendo un sorriso farsi largo sulle sue labbra “ma non quello che tu credi” aggiunsi aumentando la distanza tra noi e guardandolo finalmente negli occhi.
Aveva un’aria spaesata, come se non sapesse a cosa mi stessi riferendo.
“Questo bacio non mi farà cambiare idea su Joe, né tantomeno mi farà innamorare di te come invece pare che succeda a tutte le altre” spiegai ma la sua espressione si fece sempre più confusa e il suo sorriso sparì.
“Questo bacio ha significato qualcosa per te, più di quanto non lo abbia fatto per me” chiarii.
Aveva un’espressione esterrefatta. Mi guardava come se al posto dei capelli mi fossero spuntati dei serpenti o chi sa quale altra cosa.
“Tu non sai di cosa stai parlando” disse facendosi freddo e mettendosi sulla difensiva.
“Nick io ho sentito qualcosa nei tuoi movimenti, nel tuo corpo, e anche se non ho molta esperienza co..”
“Appunto non ce l’hai!” mi interruppe facendosi aggressivo “Forse questo è il secondo bacio che hai ricevuto in tutta la tua vita, quindi taci perché non sai un cazzo né di me né di niente” disse alzando la voce.
“Prima del mio compleanno avevi solo sognato come fosse ricevere un bacio vero, quindi l’unica cosa che questo bacio ha significato è che anche tu sei una troietta proprio come tutte le altre, che dice di amare un uomo e poi ne bacia un altro” gridò spaventandomi “ L’unico particolare che ti differenzia da quelle altre è che almeno loro non si nascondono dietro la maschera della verginella sfigata.”
 
Voleva ferirmi e ci era riuscito. Come previsto aveva usato le mie debolezze e le conoscenze che aveva appreso dal mio quaderno contro di me. Mi sentivo umiliata, usata e arrabbiata.
Già arrabbiata, ma non per quello che mi aveva detto, ma per essermi fatta prendere in giro così da lui.
“Sei tu a non sapere niente di me” gridai anche io “e mi dispiace per quello che ti hanno fatto ma questo non giustifica il tuo essere uno stronzo totale” aggiunsi prendendo coraggio.
“E qui lo sfigato sei tu che ha rinunciato alla cosa più bella della vita per una maledetta delusione” incalzai sempre più determinata “Tu hai dei seri problemi ed è meglio che li risolvi al più presto perché potresti essere molto di più per qualcuno, e non solo una buona scopata, se solo ti dessi una chance Nicholas. Di una cosa però puoi starne certo” continuai prendendo la mia roba “non ti permetterò mai più di rovinare la mia vita con i tuoi fottuti problemi mentali” conclusi uscendo dalla sua stanza sbattendomi la porta alle spalle.
 
Mi appoggiai al muro accanto alla porta per riprendere fiato e calmarmi e per qualche strano motivo non riuscivo a togliermi la sua espressione dalla mente.
Mentre parlavo sembrava ferito, come se avessi toccato il suo punto più debole e nascosto. Come se essere entrata a conoscenza della sua paura di provare di nuovo un sentimento lo avesse reso vulnerabile e pronto a sgretolarsi in mille pezzi.
Ok forse la rabbia aveva preso il sopravvento anche su di me e mi aveva spinto ad essere un po’ più rude del dovuto con lui, ma cosa avrei dovuto fare? Accusare il colpo e non reagire?
Lo avevo fatto fin troppe volte, ultimamente soprattutto con lui, quindi non potevo più permettergli di umiliarmi a suo piacimento restandomene zitta a guardare.
Mi girai per un istante a guardare la porta e per un secondo mi sfiorò l’idea di tornare dentro a chiedergli scusa per il mio comportamento, ma immediatamente scacciai quel pensiero e finalmente mi staccai dalla parete.
Iniziai a camminare per il corridoio a passo veloce e spedito, intenzionata ad andarmene quanto più in fretta possibile, ma il rumore di una porta che si apriva mi bloccò.
Mi girai e vidi che mi stava fissando. Uno sguardo che non prometteva nulla di buono.
Decisi di ignorarlo e ripresi a camminare nella direzione opposta alla sua scomparendo del tutto dalla sua visuale una volta che ebbi imboccato le scale per dirigermi al piano inferiore.
 
“Valerie?” sentii qualcuno alle mie spalle pronunciare il mio nome. Danielle.
“Si?” mi girai sorridendole nel modo più naturale possibile in quel momento.
Come era successo con Nick qualche minuto prima, anche lei mi guardava con aria sorpresa mentre sicuramente si stava chiedendo cosa ci facessi io a casa Jonas.
“Nick mi ha chiesto di venire” anticipai la sua domanda con la mia risposta.
“Nick?” disse con aria ancora più esterrefatta. “Che voleva Nick da una come te?”
“Una come chi?” domandò qualcun altro affiancandosi a Danielle.
Lei mi indicò semplicemente con un gesto della testa e in un secondo sentii i suoi occhi posarsi su di me.
“Tu?” disse con lo stesso tono usato da Danielle. “Che cazzo ci fai tu qui?” enfatizzò quel tu facendomi capire che ero l’ultima persona che desiderava vedere.
“Io..” tentai di dire ma le parole mi morirono in gola di fronte al suo sguardo.
Mi ipnotizzava e mi rendeva totalmente incapace di reagire, rapita da quegli occhi fissi su di me, anche se non per la ragione che io desideravo.
“Hai perso la lingua?” domandò Danielle ridendo “Joe ti ha fatto una domanda”
“Era venuta per te bro” si aggiunse un’altra voce al coro e stavolta era quella di Nick. “Voleva chiederti di replicare quanto accaduto al mio compleanno e magari stavolta concludere la serata in maniera diversa”
“No!” esclamai in fretta per cercare di difendermi dalle sue menzogne. “Non credergli. Non è affatto così” lo supplicai “è stato Nick a chiedermi di venire”
“Lo credi possibile?” ribatté quest’ultimo rivolto verso in fratello “è venuta per te, per farlo con te” aggiunse ridendo quasi glaciale “però non ti ha trovato e allora ha ripiegato su di me” concluse guardandomi, come a sfidarmi a contraddirlo di nuovo.
 
Sapevo che non avevo speranze di convincerlo che quelle di Nick erano tutte bugie. Era la parola di suo fratello contro la mia. La mia. Fossi stata qualcun altro forse una piccola possibilità l’avrei avuta, ma visto il modo in cui mi guardava da ormai cinque minuti, ero più che consapevole della mia impotenza.
“Mettiamo in chiaro una cosa” disse portando la sua attenzione su di me dopo aver ascoltato e riflettuto sulle parole del fratello “Una come te non avrà mai, mai, la possibilità di stare con me” aggiunse con voce severa che non ammetteva repliche e in quel momento sentii un primo pezzo del mio cuore rompersi.
Anche di questo, ahimè, ne ero consapevole, ma ancora una volta sentirlo dire ad alta voce e per di più dalla persona della quale ero innamorata, faceva male.
Scese un gradino in modo da essere più vicino, come se la vicinanza mi aiutasse meglio a comprendere cosa mi stesse dicendo.
“Tu non sei all’altezza di uno come me, quindi prendi le tue cazzate, il tuo mondo delle fate o quel che cazzo è e portalo via con te. Quello che tu dici di vedere non esiste. Tu nella mia vita non esisti e non esisterai mai” si assicurò quindi di sottolineare il concetto.
 
Quello fu il colpo finale. L’ultima lama che mi trafiggeva di una sfilza che aumentava man mano che lui andava avanti a parlare.
Ancora una volta avevo lasciato che Nick mi umiliasse, proprio come successo poco prima; che mi facesse del male tramite le mie debolezze.
Nonostante tutto però la colpa non era solo sua. Quelle parole che mi risuonavano forte nella testa e mi facevano sentire come se avessi un fuoco che da dentro mi stesse consumando, le aveva dette Joe, e per quanto potesse essere stato influenzato in quel momento, la realtà era che lui pensava questo di me.
Pensava che fossi qualche specie di deviata che viveva fuori dalla realtà, in un mondo di fiori e cuori.
Pensava che fossi una sfigata alla disperata ricerca di attenzioni da parte sua, che si sarebbe messa in ginocchio per andare a letto con lui, che per consolazione si rifugiava tra le braccia del fratello.
Pensava che non fossi abbastanza per lui; e questo tra tutto era ciò che faceva più male.
 
Senza aggiungere alcun’altra parola lo guardai per un’ultima volta e poi me ne andai.
Dovevo uscire da quella casa, da quella situazione ormai insostenibile. Dovevo uscire dalle loro vite e soprattutto dovevo far uscire lui per sempre dalla mia vita.
 
“Ragazzi andateci piano con quella roba” disse Danielle mentre vedeva due dei tre fratelli inalare un’altra striscia dal tavolino del privè.
“è tutto ok baby, non devi preoccuparti” la rassicurò il proprio ragazzo stringendole una mano in vita.
“Wow” esclamò il mezzano unendosi a loro sul divano con un bicchiere di Scotch tra le mani.
“Joseph dovresti darti una regolata” lo ammonì ancora la ragazza ma senza sortire alcun effetto su di lui.
“Avete iniziato la festa senza di me?” disse il minore raggiungendo i tre e portando con se tre ragazze “Loro sono Marta, Giulia e Lidia, in viaggio dall’Italia” aggiunse quindi introducendo le tre.
“C’è tanto spazio accanto a me bellezze” disse Joe ridendo e tirando una delle tre sulle sue gambe.
“Ok noi vi lasciamo soli” affermò Kevin, anche lui ridendo, prima di afferrare Danielle per la mano e uscire da quel piccolo spazio privato,lontano dalla folla in delirio, fatto di divani blu in pelle disposti in modo da formare una C intorno ad un tavolino in vetro, anch’esso richiamante il blu dei divani e delle pareti.
“Servitevi pure” offrì Nick indicando gli alcolici presenti sul tavolino, chiudendo dall’interno la porta del privè “stasera offriamo noi” aggiunse poi accomodandosi anche lui su uno dei divani.
Bastarono qualche drink e pochi minuti a ravvivare l’ambiente che nel giro di poco divenne un misto incandescente di alcol, lingue, corpi e voci.
“Benvenuta in America” sussurrò Nick alla ragazza il cui nome era Lidia, mordendole il lobo dell’orecchio prima di lasciare una scia di baci fino al seno “Benvenuta a Seattle” aggiunse poi facendo sentire la sua presenza all’interno di lei.
  
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