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Autore: fers94    04/08/2015    1 recensioni
Raccolta OS Haleb, ambientate in diversi momenti della serie.
"E poi facciamo a gara a chi strappa per primo un sorriso all'altro. Tu accenni a un sorriso alzando di poco le labbra, e ti spuntano le fossette, e mi guardi come se fossi la persona migliore del mondo, anche se io non mi ci sento affatto. Ed io provo a fare la stessa cosa, e a dirla tutta le fossette spuntano anche a me, ma di solito non faccio in tempo a sorridere perché prima che possa farlo mi trovo già nel mezzo di un tuo bacio, e credo che sia meglio che sorridere." [Cap.1; Caleb pov.]
"Tu sei parte di me, anzi... Sei molto di più. Sei almeno la metà di me. Intendo dire che se tu non ci fossi, sarei come mezza Hanna." [Cap.2; Hanna pov.]
"Sei arrivata come arriva una giornata di sole nel bel mezzo dell'inverno più rigido, come arriva il ripieno morbido dopo aver schiacciato tra i denti la caramella più dura: inaspettata ma piacevole." [Cap.6; Caleb pov.]
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caleb Rivers, Hanna Marin
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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6x01; Le emozioni di Hanna quando finalmente riabbraccia Caleb dopo essere stata rinchiusa nel bunker per settimane.






"Don't ever let me go" 



Finalmente uno spiraglio di luce. È fioca, probabilmente lì fuori è sera, ma quel piccolo insignificante fascio di luce è più luminoso che mai agli occhi di Hanna. Occhi ormai abituati al buio, alla sofferenza, alla paura, alla tristezza. Quello spiraglio di luce è però più di un semplice spiraglio di luce: è possibilità, è forza, è speranza. Speranza di riuscire a mettere la parola fine ad una sofferenza che dura ormai da settimane, probabilmente, perché Hanna non sa neppure quanto tempo sia davvero passato da quando è stata rinchiusa in quel posto da incubo con le sue amiche.
 
Vuole tornare a casa, disperatamente. Non avrebbe mai immaginato che sarebbe potuta mancarle così tanto. L'arresto, il carcere, e poi, come se non bastasse, tutto questo. Ha bisogno di tornare a casa, ma soprattutto di riabbracciare sua madre e Caleb. Non ha mai smesso di pensare a loro, neanche per un istante. E forse è stata proprio la speranza di poterli riabbracciare a farla andare avanti per tutti quei giorni. Quella stessa speranza che ora vede dietro quella porta chiusa, da quel piccolo spiraglio di luce che trapela dalla fessura.
 
È lei la prima a farsi avanti. Va per prima davanti alla porta, con le ragazze alle sue spalle, e spinge con tutte le sue forte contro il freddo metallo, guidata sempre dalla speranza che dall'altro lato ci sia qualcuno che possa sentirla e che possa tirarla fuori di lì.
 
Non può smettere di crederci, non può smettere di sperare. Non adesso che sente di essere ad un passo dall'uscire di lì, non adesso che sente di essere anche solo un po' più vicina alle persone che sono lì fuori ad aspettarla.
 
E crede di essere impazzita quando le sembra di sentire la voce di Caleb gridare il suo nome a gran voce.
 
Caleb è lì dietro, proprio dietro quella maledetta porta. O forse no? È allora che anche lei inizia a gridare il suo nome, e sente di nuovo la voce di Caleb. È troppo reale per essere immaginaria. E quando finalmente distingue anche la voce di Ezra urlare disperatamente il nome di Aria, capisce che la speranza che l'ha guidata fino a quel momento non è stata vana.
 
Allora spinge più forte, dà pugni più potenti contro la porta, e improvvisamente la porta si apre. Ed Hanna corre, anche se non sa dove sta andando esattamente, perché c'è talmente tanto fumo che non riesce a distinguere i contorni dell'ambiente che la circonda. Ma ancora una volta, segue la speranza, segue il suo cuore. Corre, corre per non sa quanto tempo, finché la prima cosa che riesce a distinguere in mezzo a quella nuvola di fumo è l'inconfondibile sagoma di Caleb.
 
Lui è lì, è venuto a salvarla, è venuto a prenderla. E dopo qualche istante, Caleb non è più solo una confusa sagoma nel fumo, ma è proprio lui, in carne ed ossa. Ed Hanna può smettere di correre, perché è già tra le sue braccia. Finalmente.
 
Si aggrappa a lui con tutta la forza che ha nel corpo, anche se in realtà non ne ha affatto. Si aggrappa a lui come se non volesse staccarsi mai più, il che è probabilmente vero. Pian piano percepisce il familiare profumo della sua pelle, la morbidezza delle sue mani e, ancora una volta, questa volta più chiara, la sua voce che bisbiglia ripetutamente il nome "Hanna" come se fosse l'unica cosa che riesce a dire al momento.
 
Hanna non sa per quanto tempo rimane così, al sicuro tra le braccia del suo angelo custode, ma sa che trova la forza di staccarsi dal suo corpo quanto basta per guardarlo negli occhi, perché ne avverte il bisogno. E Caleb ha un aspetto stremato tanto quanto il suo: gli occhi lucidi, arrossati e gonfi, delle occhiaie piuttosto evidenti, le labbra secche, le guance scavate, la barba incolta, il viso pallido... Probabilmente come lei non dorme da giorni e giorni, e sembra aver anche perso qualche chilo. Hanna gli tocca il viso e vorrebbe chiedergli se sta bene, da quanto non dorme, da quanto non mangia, vorrebbe chiedergli di sua madre e di un sacco di altre cose, ma non ci riesce. E sa che anche lui vorrebbe chiederle mille cose, ma che neanche lui ci riesce. Ed il motivo è lo stesso per entrambi: ora sono di nuovo insieme, ed è questo tutto quello che conta.
 
- Non lasciarmi andare. -è l'unica frase che Hanna riesce a formulare, l'unica cosa che le sue labbra riescono a balbettare, e non c'è cosa più vera: non vuole separarsi mai più da lui.
 
- Mai. -risponde lui, scuotendo la testa per sottolineare quanto voglia mantenere la sua promessa, e non c'è cosa più vera neanche per lui: non vuole separarsi mai più da lei.
 
E quell'abbraccio che dura tutta la notte non può che essere la conferma di quanto la loro promessa sia seria.
   
 
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