Anime & Manga > Lady Oscar
Segui la storia  |       
Autore: queenjane    04/08/2015    2 recensioni
Il punto di vista, intimo e privato, senza avventure, di Catherine Fuentes, una sorella di Oscar, già protagonista della long "The dragon and the rose", da leggere come storia a sé oppure spin off. Dedicata a, in ordine alfabetico, Amantea, per i suoi preziosi pareri, Tixit, per le svariate consulenze su varie idee, e Veronica Franco, che, con squisita gentilezza, suggerisce miti e quanto altro.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Oscar François de Jarjayes, Sorelle Jarjeyes, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Andiamo con ordine, già quella prima  sera avevamo scompigliato le carte.
Quando uscimmo dalle stalle,due ragazzi giovani che ridevano tra di loro, comparve una figura minuta, inconfondibile, vestita color lavanda, la cuffietta inamidata e un mestolo tra le mani, Monsieur a fianco, che mi scrutò, ci scrutò la bocca aperta come una O per la sorpresa, l’arnese che ricadde per terra con disinvolta prontezza.
Una volta in cui venne apprezzato il mio spirito e le mie trovate, il tono salì di quattro ottave, in un celebrativo “MADAME!MONSIEUR”.
Il bambino ci biondo scoccò un’occhiata in tralice, forse iniziava a capire di essere in un guaio. Con  Xavier ci intendemmo con un piccolo cenno, lasciamo stare, non poteva indovinare, noi non volevamo strepiti e fanfare.
- … Monsieur, salutate la vostra signora sorella e il signor marchese, suo marito-
Si inchinò, come di dovere, la vocina quieta
- Bienvenue, Madame, bienvenue Monsieur, lieto di conoscervi (eh sì, proprio!), il signor Generale è a Versailles, suggerirei di inviare un messaggio, per avvisare, si usa così no, gradite rinfrescarvi?-
Sgusciando dal suggerimento sottovoce di Marie di un bacio, di bene in meglio, sotto le frasi educate avevi colto il punto, eh, Oscar, apparivi il perfetto prototipo del gentiluomo arrogante, un soldatino in fieri.

Poi, ci arrivavo anche io a decifrare che allevato alla “vecchia maniera”, come aveva deciso il Generale, implicava durezza e rigore, al diavolo le smancerie. E diffidenza, eccola, ce l’avevi servita in una sola occhiata, che avevo decodificato, che DOPO l’avevo avuta io pure, le manifestazioni affetto erano solo una vuota pantomima. In ogni caso, in difetto eravamo noi, mancavano le presentazioni e avevi tratto i rilievi del caso. Pace.
A Marie venne, comunque, un mezzo colpo, quando vide i miei vestiti alla creole, senza busto,il corsetto non lo portavo se non nelle occasioni strettamente indispensabili, un mezzo scandalo.A   me venne il nervoso appurando che nel corridoio dove si affacciava la mia stanza vi era l’appartamentino di Monsieur, ben lontano dalla nursery, non fosse mai che avvenissero contaminazioni per la presenza troppo ravvicinata delle sorelle.
–MADAME.
- A mio marito va bene così, a me va bene così, è il nostro gusto, niente pompe o formalismi, intesi?
-Ma vostro padre … -Socchiusi le palpebre, invocando la pazienza.
-Non siamo a Corte e …-
poi buttò una frase a caso, che forse aspettavo un bambino e …l’avrei mangiata, tuttavia mi imposi la calma, fissandola in silenzio, aveva parlato senza pensare e … Cristina, otto sillabe che mi facevano ancora tremare i polsi.
Imbarazzo, da cui uscimmo chiedendo di dare un’occhiata ai miei vestiti da ragazza che, appunto, erano rimasti a palazzo.
- … che ti ha detto Oscar, quando è venutA a cercarti, in cortile..
-..Che erano arrivati due ragazzi, però ….-
Pausa.
-Madame, vostro padre ha dato ordini precisi, di usare sempre il maschile e …-
 - Capisco-
Già, i suoi esperimenti ed il “bambino”era altero e distante, alla veneranda età di quattro anni e mezzo e poco oltre come un ragazzino di dieci… Tranne che non sono affari tuoi.
Riadattai un modello, pochi tocchi, niente corsetto e paniers e belletto eccessivo, ero coerente, per ragioni mie, con  il giuramento di non portare più il busto, se non per ragioni improrogabili. Se mi vestivo da uomo, nessuna questione, ma ad Ahumada la marchesa non poteva girare in stivali e pantaloni, sempre, così san Juan Fuentes, mio suocero, buttò l’idea de la mise a Creole, proprio delle donne della Martinica (ero solo in anticipo di vent’anni sulla moda successiva).
Comunque, avevo preso gusto all’essenzialità, via gli orpelli inutili, ma non volevo che diventasse una questione di stato, che tanto … Ero snella, tutto sommato magra sarei rimasta anche dopo, nonostante i tributi delle successive gravidanze,  i seni più pesanti e i fianchi più larghi, sia per costituzione fisica che l’abitudine di mangiare poco ed essere sempre in movimento.
Xavier diceva che ero un quadro, una ninfa, fortunato a sposare la ragazza più bella della sua generazione e delle successive, le sue lodi sperticate mi mettevano sempre di buon umore.
Seta azzurra vaporosa, diamanti a polsi e orecchie, i capelli intrecciati e fermati da forcine in argento con piccole perle di fiume, avevo messo giusto un po’ di cipria di riso per smorzare l’effetto del rossore sulle guance, per l’esposizione al sole.
A cena, quella prima sera, il servizio
servizio di Sevres più bello, appoggiato su piatti di massiccio argento,i cibi più prelibati, tenera cacciagione, il vino scelto che vibrava in fini bicchieri di cristallo, argute conversazioni.
 Informato sul busto e sulla tenuta informale,il Generale aveva  liquidato la questione con un gesto,ho altro di cui occuparmi,  se non interessa al marito, io non ho nulla in contrario, è la maniera spagnola, anche Juan Fuentes, mio suocero, aveva l’abitudine della sobrietà.
Tranne che non siamo a Corte, quindi nessuno scandalo …
Non era la maniera spagnola, era la mia maniera, tranne che andava bene in quel modo.
Luoise irrigidisce e contrae il polso sinistro, bloccandosi un momento con la posata, quando si parla di suo figliO Oscar, il solo cenno di nervosismo che dimostra, è sempre molto bella, dolce e quieta..Ah..immergo i pensieri in piccoli sorsi di vino, apprendendo che è un portento, precoce nel leggere e scrivere, la scherma e l’equitazione …. Giusto, una mente precoce va stimolata, la mia signora madre si vantava della precocità (reale) dei suoi figli… Va bene, raccoglieremo anche questa …


Dopo la cena, finita presto, verso le sette e tre quarti, Xavier andò in biblioteca con il generale, io con Luoise a salutare le bambine, ritirandomi poi dopo i convenevoli di rito. Mi guardavano come se fossi un’apparizione, mah …
-Entrez- a un discreto bussare.
Si affacciò un momento la bionda testa di “Monsieur”- Scusatemi per oggi, io non lo sapevo e non me lo immaginavo-
Si inchinò e sparì, io rimasi basita.
Il generale aveva raccontato della sua precocità, Marie dei guai che riusciva a inventare, era oltre la stessa soglia della definizione di vivacità, ecco, sfrondando e limando dalle varie esagerazioni, però aveva anche questo lato intrepido, coraggioso, va bene, mi piaceva.
Come  mi era piaciuta da bambina, tranne che di avere un altro figlio ancora non me la sentivo, avevo un timore folle e superstizioso che andasse di nuovo tutto storto.
Lo raccontai, di quelle scuse,  poi a mio marito, approdato intorno a mezzanotte, stanco, disse malizioso, ma non così tanto, anche lui era stato zitto, diciamo che l’incidente diplomatico si poteva reputare chiuso …
La mattina dopo uscii prestissimo, verso le scuderie, per cavalcare Tintagel, il potente destriero, incrocio tra un purosangue inglese ed un cavallo arabo, portentosa macchina da combattimento, agile, scattante, in origine era di Xavier, poi mio, che glielo avevo vinto a carte, nulla, sopra di lui ti sentivi un guerriero, un re arabo alla conquista ….E
sopra di lui ho cavalcato il vento, sul serio e per davvero.
Già quella  mattina, mi sentivo osservata, tranne che feci quello che dovevo senza movimenti bruschi od altro, portandolo fuori per le redini.
-Ciao, lo vuoi accarezzare?
-Mi piacerebbe salirci sopra. Come fate?è molto alto.
Passando in rassegna i miei stivali, le gambe snelle fasciate da un paio di pantaloni, il mio busto magro  e i capelli raccolti in una treccia. Glissai che era mancato un buongiorno od altro.
  • Un metro e settanta al garrese, così riesco a cavalcarlo- Pressappoco la mia altezza, il Generale viaggiava sull’uno e novanta, Xavier due o tre centimetri meno, apparivo minuta e femminile accanto a loro.
  • Ah.
  • Buono, Tintagel, aspetta.- Protendendo una mano.
Facesti un piccolo passo involontario,all’indietro, come pretendevi di salirci sopra se non ti aiutavo? O mi permettevo troppe confidenze? Ancora, temevi uno schiaffo, quei gesti… li ho visti fare a chi è abituato a prenderne tante, e non ti veniva lesinato nulla.
  • Io…
Complimenti, avevo combinato un pasticcio senza volere. Volevi salirci ma non volevi essere toccata. Né potevi ammettere un legittimo, credo, timore a salire su di lui.
  • Lo riporto dentro e provi dal montatoio, lo lego.
  • Cavalcate a uomo.
  • Per controllarlo, altrimenti non sarei in grado.
Avevo imparato una vita prima, di nascosto, come tante altre cose, appurando poi le mie presunte stranezze, testardaggini e stramberie (così era per la maggior parte delle persone) costituivano motivo di attrazione per Xavier.
( Lui mi leggeva dentro, e viceversa- avevo un tesoro e poi ci siamo persi, mia come sua la colpa, tranne che preferisco non pensarci).
  • Viens, prova.- Legato e tenuto calmo da me, a parole, riuscimmo nell’impresa, facesti fatica a salire, intuivo che non volevi aiuti, avevi un orgoglio immenso, intuii al volo. Per un breve momento ti scappò un sorriso di trionfo, salvo poi tornare seria ed imperturbabile.
  • È altissimo.
  • Appunto. Ora vuoi scendere?
Avevi una bella postura, sciolta e rilassata, il buonsenso imponeva la discesa, a meno di non voler andare insieme, dartelo sarebbe stato da idioti, senza la supervisione di un adulto.
Un momento di silenzio, non avresti mai ammesso di avere bisogno di aiuto. Né potevamo stare una giornata in quel modo.
Mi venne un’idea.- O preferisci farci un piccolo giro al passo, usando poi il muro del cortile…- Le cose semplici con te, mai, mi venne da sorridere, tuttavia rimasi seria.
  • Sì grazie.- Raccogliendo le mani sul pomolo, la schiena dritta. Il profilo insondabile.
  • Tieni,allora, tanto vale …- passandoti le redini e tenendo Tintagel per la cavezza, pregando che non battessi i talloni o non succedessero incidenti.
Gli occhi immensi e dilatati per lo stupore, appuntati per tutto il tempo sulla schiena, non ti lasciasti scappare l’occasione. Magari mi ero guadagnata uno scherzo di meno,avevi molta inventiva, mi aveva raccontato Marie, un classico le rane dentro le lenzuola fino a trovate più raffinate ed estemporanee.
  • Grazie, Madame.
  • Mi puoi chiamare Catherine.
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Lady Oscar / Vai alla pagina dell'autore: queenjane