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Autore: Neera Everdeen    06/08/2015    1 recensioni
Luce non è una ragazza come tante: pochi amici, una vita passata tra lo studio e il mondo degli artisti, appassionata di arte, letteratura e di tiro con l'arco, la sua vita cambia radicalmente quando perde i genitori in un terribile incidente stradale. Una lettera spedita da un'anziana signora, sua nuova tutrice, la porterà alla scoperta di un mondo diverso, un mondo che sente suo.
Genere: Avventura, Azione, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro Personaggio, Aslan, Susan Pevensie
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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~~Mi sveglio nel cuore della notte, quando sento una finestra sbattere. Mi appoggio su un gomito.  Il rumore continua. Sono passati due giorni da quando sono entrata nella stanza dell’armadio. E da quel giorno la tempesta infuria, violentissima. C’è stato pure un blackout, quindi andiamo avanti a furia di candele e fiammiferi. Cerco di riaddormentarmi, ma il fracasso non mi fa chiudere occhio per le due ore successive. Spazientita, afferro un fiammifero sul comodino e accendo la candela che ho messo in un vaso di marmellata vuoto, fissandola con la cera della medesima. La luce della fiammella è rassicurante, mi faccio coraggio ed esco fuori dalla mia stanza. È tutto così inquietante.. Anche Aslan, ormai stabile in camera mia, precisamente sul mio letto, si è svegliato, e mi segue curiosando in giro. Scendo al piano inferiore, e mi ritrovo in una stanza che funge da “armeria”. In questi giorni ho utilizzato anche l’arco di Susan , che mi ha regalato. Anche a NY praticavo questo sport, sia all’aperto che dentro un’apposita struttura con tanto di bersagli mobili. Mi sono sentita a mio agio, l’arco è perfetto, le frecce scivolano silenziose nell’aria. Prendo l’arco in mano. Mi dà sicurezza. La finestra aperta non sembra in questo piano. Mettendo il vaso nella tasca della maglia del pigiama, metto faretra in spalla e l’arco incoccato. Ho una paura tremenda dei ladri. E questa casa di notte è tremendamente inquietante. Ad un certo punto, sento un miagolio sommesso. Il gatto è a pochi metri da me, e sta miagolando contro una porta al piano superiore, quello delle stanze da letto. Miagola insistentemente verso una porta in fondo al corridoio, vicino ad una grossa finestra.  La neve turbina in enormi mulinelli, e fiocchi grossi come la mia mano, una manina piccola, sbattono contro al vetro. Sento anche un altro rumore. Una finestra che sbatte insistentemente nella stanza. Faccio una carezza sulla testa del gatto.
- Bravo Aslan. Ora chiudiamo quella benedetta finestra e torniamo a dormire ok?-
Quando mi avvicino alla maniglia, riconosco quel bel pomello ricamato della stanza misteriosa. Sospiro e mi faccio coraggio. Apro lentamente la porta. Ed eccola lì, la finestra aperta. La chiudo lentamente per non fare rumore. A quel punto mi rendo conto di tremare di freddo. Decido di prendere un paio di pantofole che avevo visto nell’armadio la prima volta che sono entrata. Apro le ante ed entro con cautela. Comincio a cercarle, ed eccole là, nel fondo dell'armadio, delle babbucce a scarpina di lana bianca e rossa, piene di laniccia che protegge dal freddo. Solo che la mia mente registra anche qualcos’altro. Neve. Piccoli, candidi fiocchi di neve sembrano brillare nel buio. Poi. La luce invernale che intravedo tra le centinaia di cappotti. Mi faccio nuovamente coraggio ,questa volta sento chiaramente uno strappo allo stomaco,e vado avanti. Fa incredibilmente freddo. Afferro un cappotto bianco che mi arriva fino alle ginocchia, troppo grande per me, ma non me ne preoccupo. Superata l’ultima fila di giacche , le pantofole che avevo recuperato affondano nella neve. Pini ovunque , tutti ammantati di un freddo mantello fatto di neve e con enormi ghiaccioli che pendono dai rami. È tutto così.. meraviglioso. La neve è estremamente candida e i fiocchi cadono leggiadri sul terreno. Un palo della luce riesce ad illuminare lo spiazzo in cui sono. Ad un certo punto, poco dopo che mi sono avvicinata al palo ghiacciato per avere un punto di riferimento, sento una voce femminile, piuttosto brusca
- Chi va là?-
Mi giro verso la voce per chiedere dove sono , quando vedo una donna a cavallo arrivare in mezzo alla tempesta di neve. Quando la guardo meglio, capisco che non è una donna a cavallo.
Quasi faccio un salto indietro dalla paura.
Quella è una centaura.
Si avvicina, lentamente, e mi accorgo solo ora di avere l’arco in posizione di tiro. La osservo meglio.
È alta, il corpo da cavalla con la faccia e il busto umano. Ha una spada sguainata, pronta a difendersi. I capelli marroni, con delle piume intrecciate, le cadono liberi sulle spalle, e indossa quello che si direbbe un’armatura - reggipoppe,  in metallo e cuoio. Indietreggio, pronta a scattare verso la direzione presa per arrivare qui.
- Da dove arrivi?- mi chiede ,avvicinandosi. La voce è secca e di chi è abituato a comandare. Probabilmente sono arrivata a Centaurolandia, dove mi ammazzeranno nei modi più impensati.
- Dove sono?- domando io, mirando meglio al collo di lei. A quel punto arriva un centauro, questa volta un maschio, biondo con la barba lunga e ordinata.
- E lei chi è?-
- Non ne ho idea. Rispondi ,da dove arrivi?-
- Dalla terra. Sono arrivata qui da un armadio,e non chiedetemi come, io cercavo solo queste pantofole.- rispondo, con più sicurezza della voce di quanto vorrei.
- L’armadio? Tu hai l’armadio?- mi urla contro la donna , scalciando con gli zoccoli.
- Calmati Evelin.- le dice l’altro, cercando di calmarla.
Comincio a balbettare, e addio la facciata della guerriera coraggiosa
- Non è mio, è della mia tutrice. Sono entrata per caso.-
- Portiamola dai sovrani. Loro sapranno cosa fare.- mi disarma in un secondo, e spalanca gli occhi davanti all’arco.
- Ma questo è..-  dice Evelin, sconvolta
- Questo è l’arco della dolce!- conclude il centauro biondo.
La donna mi lega le mani con una lunga corda, mentre tiene l'altra estremità stretta in mano, quella libera dalla spada.
Con uno strattone della corda, mi incita a muovermi.
Camminiamo per un’eternità, e io non ce la faccio più, cominciando a tremare come una foglia.
- Evelin.-
- Cosa c’è Sectem?-
- La ragazza. Sta male.-
La donna mi squadra.
- Posso portarla in groppa io. Non sembra pesante.-continua lui.  In effetti sembro gracile per la mia età, dimostro un anno in meno ,minimo.
- Va bene. Ma se scappa mi troverò un altro braccio destro.- l’uomo ride, forse sapendo che lei non lo farebbe mai, o perché è impossibile sfuggire ad un centauro.
Mi carica in groppa e mi sento meglio. Comincio a ragionare. Devo avere la febbre, non esistono i centauri. Probabilmente mi sveglierò e mi ritroverò in camera mia, con Aslan in fondo al letto e.. Aslan! È ancora là! Ma non posso occuparmene ora. Lo riprenderò appena  potrò scappare. Ma ora non ho le forze necessarie per farlo, nemmeno in un sogno.  Ma sembra tutto così reale..
Dopo due ore arriviamo ad un sentiero in salita, incontrando un nuovo centauro. Evelin lo prende da parte e gli spiega la situazione, incitandolo a fare presto. Quello comincia a galoppare con una velocità impressionante. Sarà impossibile scappare. Noi gli stiamo dietro, con calma. Mi stringo nella pelliccia , cercando calore.

 

Angolo infreddolito dell’autrice:
piccolo consiglio, mentre leggete il capitolo ascoltate “the hunger games theme song”. Si sposa da Dio con il brano, o almeno, per me. Vi lascerò tutte le volta un brano da ascoltare mentre leggete :)
per il capito “ L’armadio” :nulla, va assaporato in silenzio
nel capitolo 1:” You Found Me” dei “the Fray”
nel capitolo 2:
nel capitolo 3:
nel capitolo “i Re a la Regina” : “the hunger games soundtrack” –FAN MADE-
LO SO, ci sono delle canzoni di Hunger Games ma sono solo delle basi, quindi lasciate perdere i dettagli e godetevi la lettura va.

 

   
 
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