Capitolo 37 – Scoperti
Il tempo sembrava non passare
mai, nessuno parlava poiché erano tutti immersi nel propri pensieri.
Probabilmente alcuni si erano già pentiti di non essersi aggregato al piccolo
gruppo che si era diretto alle grotte sotterranee
della scuola, per assicurasi che almeno i bambini stessero bene. Gli unici che
provavano a tenersi impegnati erano i ragazzi. Shirley e Vaniglia stavano
usando le Rune, grazie ad una pergamena trovata nel sacchetto avevano letto la
formula magica e avevano anche posto alcune domande generiche per assicurarsi
che funzionassero.
Grisam
e Chris stavano esaminando la spada. Stranamente, quando il mago luminoso
provava ad impugnarla essa si ribellava mandando scariche che, a detta del
mago, gli intorpidivano il braccio; al contrario Grisam sembrava non sentisse
niente, anzi era come se quella spada gi fosse sempre appartenuta per la
brandiva con naturalezza. Flox invece era seduta per terra in un angolo a
studiare la mappa disegnata da Grisam e, grazie anche alla presenza di Shirley,
riuscì a disegnare con le dita dei punti colorati per segnare dove avessero
lasciato i nastri. Anche i tre saggi erano intenti nell’osservare con
attenzione il pugnale avvolto dall’edera: la pianta aveva le sue radici proprio
nell’impugnatura e se si osservava bene le venature si poteva notare una
leggera luce che le attraversava a intervalli regolari, con un po’ di
immaginazione sarebbe potuto sembrare un cuore che pompa il sangue in vene e
arterie, l’incantesimo faceva sì che il pugnale producesse la linfa vitale che
alimentava la pianta.
Nel frattempo due ragazze
erano appena entrate in una particolare stanza di pietra, molto diversa dalle
altre della città: le pareti erano tappezzate di freddo muschio, il pavimento
era coperto da almeno due dita di acqua gelata e dal soffitto sbucavano delle
grosse radici.
«Sei sicura di sapere quello
che fai Scarlet?» chiese Pervinca seguendo l’amica bionda all’interno della
stanza.
«Certo. Adesso dovremmo
trovarci sotto Bosco-che-Canta, non
molto lontano dal fiume a giudicare dall’acqua sul pavimento» rispose l’altra
dirigendosi verso quella che un tempo doveva essere una scrivania, adesso
completamente incorniciato da radici e piante rampicanti.
«Credi che gli altri siano
riusciti a trovare la cripta?» chiese sovrappensiero aprendo un nuovo cassetto.
Vì, che stava controllando i ripiani di una vecchia libreria, si voltò a
guardarla.
«Probabilmente sì, ma non ci
metterei la mano sul fuoco» rispose con nonchalance continuando a osservare la
libreria.
«Dovremmo nasconderlo qui,
sai… potrebbe mimetizzarsi meglio» continuò osservando i numerosi volumi che
nonostante l’umidità erano totalmente intatti. Scarlet estrasse un vecchio
libro da una tasca interna del suo mantello per poi passarlo a Pervinca che lo
ripose a sua volta su uno scaffale intermedio.
«Torniamo alla Rocca, non
vorrei che Ast e Der si caccino nei guai prima del tempo» continuò Pervinca
mentre applicava un incantesimo di mimesi sul libro.
«Perché?
Non siamo già nei guai» esordì la bionda con voce lieve. Pervinca non rispose
ma si incamminò verso la porta, seguita poco dopo dall’amica. Una volta fuori sigillarono
l’ingresso con una pianta velenosa dalle spine lunghe all’incirca cinque centimetri.
«Violet, io non capisco. Se vogliono
imporre un’oscurità perenne, perché bloccare l’accesso a quella statuetta?»
chiese confusa zia Tomelilla.
«Forse perché non vogliono il potere assoluto del
buio? O almeno a quel tempo non lo volevano» rispose pacata la strega mora.
«Sul serio è questo ciò su
cui ti sei impuntata Lillà? E non su come abbiano fatto due ragazzine di 10
anni a fare un incantesimo così complesso? » chiese Ortensia.
«Quella non è una cosa impossibile. Avranno usato il
libro degli antichi incantesimi»
esordì Mentafiorita.
«Io invece mi chiedo come abbiano fatto a modificare l’incantesimo
in modo che non si potesse ostacolare o annullare neanche a distanza di anni. È
una cosa da livello molto avanzato»
Duffus si aggiunse alla conversazione con stampata in faccia un’espressione di
pura ammirazione verso Pervinca e Scarlet.
«Non ci aiuti così amico» disse Antar. per tutta risposta Duffus lo ignorò
continuò a leggere un libro di contro fatture.
«Cos’è questo libro di
antichi incantesimi?» chiese Grisam. Scarlet-Violet spiegò che si trattava di
un libro di incantesimi risalenti a periodi non precisati della storia. Questo libro
era scritto in una strana lingua che era comprensibile solo ai magici del buio
ma non a tutti: a chiunque lo aprisse il libro mostrava strani simboli e
disegni ma nelle mani di altri i simboli cambiano forma diventando parole.
«Io non l’ho mai letto ma per quanto ricordi credo che
solo due persone di mia conoscenza siano mai riusciti ad utilizzarlo prima di
Scarlet e Pervinca: mio fratello Roseto e Duffus – spiegò – ma quest’ultimo
non ne vuole parlare» si affrettò ad aggiungere dopo un’occhiata gelida da
parte del suo compagno.
«E perché non ne vuoi
parlare? Potrebbe aiutarci a capire cosa passa per la mente di quelle due»
sbottò Ortensia con rabbia. Tutti i
presenti spostavano lo sguardo dall’anziana strega al ragazzo dai capelli scuri
che sembrava non averla neanche sentita mentre continuava la sua lettura seduto
sull’ultimo gradino della sua cripta.
«Quella contenuta nel libro è una
potentissima magia tanto distruttiva quanto antica. Nelle mani sbagliate
potrebbe portare solo dolore ma chi sa interpretarlo nel modo giusto potrà
trarne solo bene. Quando io l’ho aperto… non ero propriamente io, bensì ero
sotto l’effetto di un potente incantesimo di legamento e lealtà postomi da
maghi oscuri: io vedevo ciò che Lui voleva che vedessi. Pervinca e Scarlet non
vedranno mai il dolore che avevo visto io, loro faranno la cosa giusta. In loro
difesa posso solo dire che il fine giustifica i mezzi, e io ho totale fiducia
in loro». Durante l’intero discorso
il suo sguardo era fisso davanti a sé, perso in ricordi lontani ma una volta
finito la sua attenzione tornò sul suo libro e da quel momento non aggiunse
altro.
Le due streghe dopo aver
attraversato il passaggio segreto e assicuratesi che fosse ben nascosto,
salirono le scale che le portarono in una delle sale principali. Prima che
potessero rendersene conto vennero colpite alle spalle da una dozzina di
incantesimi che fecero perdere loro i sensi.
Man mano che recuperava le
forze, Scarlet, anche ad occhi chiusi, capì di essere sdraiata su un freddo
pavimento di pietra non levigata e leggermente corrosa e avvertiva una leggera
brezza che le spostava alcuni capelli dal viso. Ricordando cose era accaduto
aprì gli occhi e tentò di alzarsi. Grave errore. La testa le girava
pericolosamente e quando tentò di poggiare la mano sinistra sulla tempia, da
dove aveva l’impressione fosse ferita, si accorse di non poter muovere il
braccio. Aprendo nuovamente gli occhi, questa volta lentamente e muovendo il
minimo la testa, scorse una sagoma, che riconobbe essere Derek, alla sua
sinistra. Era privo di sensi e i suoi polsi avevano delle catene lunghe all’incirca
un metro l’una che lo bloccavano alla parete alle sue spalle. La gamba destra
presentava un profondo squarcio e aveva numerosi tagli sulle braccia.
Ma ciò che
fece mozzare il respiro di Scarlet fu il simbolo marchiato a fuoco sul palmo
della mano destra di Derek: era il Meiton. Un marchio che permette di prendere
o, molto più probabile in questo contesto, rilasciare l’oscurità. Con studiata
lentezza si mise seduta poggiando la schiena alla parete alle sue spalle. Anche
questo fu un grave errore. La schiena le bruciava furiosamente e poté giurare
di sentire odore di sangue. Strinse con forza gli occhi e si morse il labbro
inferiore per non urlare dal dolore. Aprì nuovamente gli occhi pieni di lacrime
e solo adesso notò che fossero sulla cima della torre, il caldo sole estivo le sfiorava
il viso in una leggera carezza. Di fronte a lei si trovava Pervinca: era
sdraiata su un fianco e temeva la testa poggiata sul braccio, aveva i capelli
incrostati di sangue e un labbro spaccato, l’altro braccio era posto in una
posizione innaturale e Scarlet fu certa che fosse rotto. Alla sua destra invece
c’era Aster, o meglio ciò che ne rimaneva. Era quasi totalmente ricoperto di
sangue, tre profondi graffi gli attraversavano l’occhio e lo zigomo destro e
stavano ancora sanguinando, sul petto insanguinato si poteva notare un altro
taglio obliquo ma estremamente preciso che andava dalla spalla sinistra al
fianco destro. Avevano tutti il marchio sulla mano, che era a sua volta posta
con il palmo rivolto verso il cielo. Chiudendo nuovamente gli occhi e ignorando
gli aloni luminosi che le si formarono sulle palpebre sigillate provocate dall’aver
fissato il sole, si costrinse a ricordare ciò che era successo nelle ultime
ore, poco dopo essere tornata alla Rocca insieme a Pervinca.
Inizio flashback
Una volta aperti gli occhi ci vollero pochi secondi
per potersi abituare all’oscurità della stanza ma ci volle anche di meno per
riconoscerla, erano già stati in quella stanza. Guardandosi attorno Scarlet
vide i suoi amici appesi per le braccia al soffitto e non toccavano il
pavimento per una ventina di centimetri. La guardavano tutti in silenzio,
probabilmente p stata l’ultima a svegliarsi.
«Bene, bene, bene. Siete tutti svegli» James fece il
suo ingresso accompagnato da quattro grossi individui che di umano avevano ben
poco. I loro occhi scarlatti splendevano nell’oscurità ad una decina di centimetri
in più rispetto a quelli color ghiaccio di James.
«Così credevate di potermi imbrogliare, giusto?»
chiese con ironia. Nessuno dei quattro ragazzi rispose ma in compenso
mantennero il contatto visivo con l’uomo.
«Ma non sono arrabbiato sapete. Anzi, voglio darvi la
possibilità di rimediare al vostro errore e dirmi dove si trova la sfera» continuò.
Neanche questa volta risposero ma continuarono a guardarlo. I quattro “uomini”
si spostarono dal fianco del loro Signore e si posero alle spalle di ognuno dei
ragazzi.
«Mi deludete ragazzi. Volete forse che dia l’ordine di
punirvi» non ricevendo ancora nessuna risposta, fece un cenno con capo ai suoi
soldati che immediatamente iniziarono a colpire le schiene dei ragazzi con la
frusta.
Uno. Due. Tre… Era difficile trattenere i gemiti di
dolore ma nessuno di loro voleva dargliela vinta.
Diedi. Undici. Dodici… Ormai i gemiti e i sussurri
erano diventati vere e proprie urla di dolore, accompagnate dalle gocce del
loro sangue che cadevano sul pavimento.
Alla quindicesima frustata si fermarono. James si
avvicinò a Pervinca che, nonostante avesse gli occhi gonfi di lacrime, non ne
aveva versato neanche una. Aveva il labbro inferiore sanguinante per averlo
stretto tra i denti con troppa forza nel tentativo di non urlare.
«Non ci conosciamo da tanto tempo Pervinca, sari che
non mi piace dovervi fare del male ma voi non mi lasciate altra scelta. Dimmi dove
si trova la sfera e questo dolore cesserà» a causa delle catene che la
sollevavano da terra, il viso di Pervinca era alla stessa altezza di quello di
James, mentre in situazioni normali le arriverebbe sì e no alle spalle.
La ragazza chiuse gli occhi e trasse un profondo
respiro. Cogliendolo di sorpresa, invece dell’informazione che aspettava James
ricevette uno sputo che lo colpì dritto sulla guancia.
«Mai» aggiunse Pervinca con sguardo folle. James si asciugò
il sangue di Pervinca dalla sguancia, dopodiché la schiaffeggiò. Il viso della
ragazza era girato di lato e le sanguinava il naso ma nonostante ciò rialzò lo
sguardo. Non gli avrebbe dato la soddisfazione di vederla debole.
«Continuate» disse James ai soldati mentre usciva
dalla stanza, e da quel momento iniziò il vero dolore.
Fine flashback
Tutti i sopravvissuti erano
usciti dai sotterranei ed erano riuniti nella grande piazza principale. Nel pomeriggio
alcuni carri trainati da strane creature erano giunti al villaggio ed avevano
liberto i prigionieri per poi sparire nel nulla. Ma nel riabbracciare i loro
cari, tutti sapevano che in quel gesto non c’era nulla di compassionevole. Stava
per accadere qualcosa, qualcosa di grande ed oscuro a cui James Nox voleva che
assistessero.
Con un lampo bianco e oro
apparvero al fianco della grande Quercia i quattro maghi che avevano incontrato
nella cripta. Il sole stava ormai tramontando ma i quattro fondatori erano
impegnati a guardare qualcosa dal lato opposto.
«C’è qualcosa che non va» esordì Duffus tra gli sguardi confusi dei cittadini
che trasalirono nel vedere a cosa si riferisse il ragazzo.
Una gigantesca luna rossa
come il sangue sorgeva oltre le montagne e illuminava il cielo nero. Ed accompagnare
questo raro e spaventoso evento fu qualcosa di altrettanto spaventoso. Dalla Rocca
si espansero raggi di energia seguite da urla disumane di cui fu semplice indovinarne
i produttori.
SPAZIO AUTRICE
Questa volta non ho aspettato troppi mesi per aggiornare e
spero che questo capitolo meriti più recensioni e visualizzazioni del
precedente.
Per quanto riguarda il capitolo, l’ho scritto oggi di getto
perciò non ho idea di quanti errori ci siano (non ho avuto molto tempo di
rileggerlo) ma spero che non siano troppo gravi.
In questo capitolo Scarlet e Pervinca hanno nascosto quello
che sembra essere il libro antico degli incantesimi, tra non molto sapremo se potranno
mai andare a recuperalo.
A quanto sembra nessuno di loro ha veramente ceduto dopo il
trattamento e non hanno ceduto neanche questa volta, ma James troverà il modo
di impadronirsi della sfera?
In generale spero che il capitolo vi piaccia ed approfitto
per ringraziare le due che hanno recensito lo scorso capitolo a cui dedico
questo
A presto
♥ bacioni ♥