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Autore: StellaDelMattino    07/08/2015    3 recensioni
Ognuno possiede un po' di oscurità in sé. Semplicemente perché è nella nostra natura: ogni persona, anche la più buona, ha nell'anima una macchia scura che contamina ciò che avrebbe potuto essere perfetto.
Madison Huddle è solo una ragazza dal passato turbolento e con uno sguardo ironico sul mondo, quando arriva nella Città, ma da quando incontra Red, tipo eccentrico e misterioso, capisce che non è e non sarà mai normale.
Eppure, il vero problema non è questo, bensì il fatto che nella Città nessuno è normale.
Basti pensare a Gianduiotto, mutante che ama prendere la forma di un macaco e braccio destro di Red, o a Zwinky e Twinky, bariste del "De Vil", o ancora a Maude Maggots, strega della congrega della Mezzaluna, brillante e combattiva.
Per non parlare di Alexander Morales, l'uomo (se si può definire così) forse più potente e spietato, il capo della Famiglia, l'affascinante giovane che Madison non riuscirà mai a capire.
Dal primo capitolo:
"Che ne dici, tesoro" disse una voce sconosciuta attirando la sua attenzione e facendola fermare "se ti do qualche spiegazione sul perché ti sei svegliata in mezzo a una marea di matti?"
Genere: Dark, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 1

Welcome to the City

 

Madison aprì gli occhi, finalmente sveglia.
Si guardò intorno, meravigliata ma anche preoccupata, perché non riconosceva minimamente dove fosse. Di fronte a lei si stagliava una città sconosciuta, con alti edifici grigi e cupi, che stavano su di lei guardandola minacciosi.
Perfetto, pensò, ora mi sento guardata anche dai palazzi.
Cercando di far mente locale, si chiese come fosse potuta finire lì e si ricordò subito del campo di girasoli e del paesino. Che fosse diventata sonnambula? Le sembrava impossibile, ma fra tutte le alternative sentiva che quella fosse la meno strana.
Ci avrebbe pensato dopo, in ogni caso, la cosa importante in quel momento era trovare un modo per tornare a casa, ovunque lei fosse. Non aveva soldi, né un cellulare o comunque persone da chiamare, ma un modo l'avrebbe trovato.
Si alzò in piedi, imbarazzata di dover camminare per le strade di una città nel suo pigiama a pois verdi, ma tutte le persone passavano freneticamente e nessuno sembrava badare a lei, se non con qualche sguardo vagamente minaccioso.
Madison fece un respiro profondo e attraversò la strada, entrando in un locale. Era una specie di bar, ma sembrava più adatto alle ore notturne: era illuminato in ogni angolo di una luce soffusa e una lieve nebbia circondava ogni persona e riempiva l'intera stanza. A destra c'era un lungo bancone, dietro il quale stavano una giovane ragazza e un uomo.
La ragazza aveva un'aria quasi infantile ed era tanto pallida da sembrare vetro. I suoi occhi chiarissimi erano contornati da un trucco nero troppo calcato e i suoi abiti erano di quello stesso colore, attillati e scollati. Mentre stava servendo a un cliente un liquore rosso scuro, la sua attenzione fu attirata da Madison, che si sentì ancora più a disagio per il proprio abbigliamento, ma comunque si avvicinò.
La barista la guardò con un accenno di panico e scosse la testa, come a dirle che doveva andarsene.
“Scusami, potresti dirmi esattamente dove siamo? Sono di Hampton e mi sono ritrovata qui...” iniziò comunque Madison, sperando in qualche aiuto.
“Senti, so che sei nuova e tutto, ma tu non puoi stare qui, assolutamente” rispose quella con urgenza.
“Ho solo bisogno di sapere dove sono, poi toglierò il disturbo, lo assicuro” rincarò imperterrita. Aveva assolutamente bisogno di risposte.
La barista esitò un secondo, poi parlò.
“Sei nella Città e non puoi tornare a casa. Oggi è l'11 giugno. Ti sarà spiegato tutto, fra circa una settimana, ma ora devi andartene, Angelique non vuole che qui stiano altri se non per affari. Se vuoi un consiglio, sii prudente. Non attirare l'attenzione e aspetta che ti trovino, poi ti sarà spiegato tutto, te lo assicuro. Ora vai!”
Madison la guardò in modo interrogativo, confusa da quelle parole, ma lo sguardo della barista e le occhiate minacciose e quasi fameliche degli altri clienti la persuasero ad andarsene.
Uscita da quel locale, era molto più confusa di prima. Cosa voleva dire che non poteva tornare a casa? Poi, era impossibile che fosse l'11 giugno, solo il giorno prima era il 2. Cosa e da chi le sarebbe stato spiegato dopo una settimana? Chi era Angelique?
Iniziò a camminare, essendo tanto agitata da non riuscire a stare ferma, mentre una marea di domande le affioravano nella mente e l'unica spiegazione che riusciva a dare era che quella barista si era presa gioco di lei, che aveva messo in atto uno strano scherzo da punk davvero poco divertente.
“Che ne dici, tesoro” disse una voce sconosciuta attirando la sua attenzione e facendola fermare “se ti do qualche spiegazione sul perché ti sei svegliata in mezzo a una marea di matti?”
Si parò davanti a Madison lo sconosciuto, proprietario della voce, un giovane dall'aspetto terribilmente eccentrico.
Se ne stava tranquillo davanti a lei, con le mani nelle tasche dei pantaloni viola acceso. Aveva una maglia verde acido, sotto la camicia dello stesso viola dei pantaloni, e una cravatta rossa. Sopra i corti capelli ramati, poi, era appollaiato un grande cilindro rosso.
La guardava con aria quasi derisoria, con un lampo di interesse negli occhi scuri.
“Sarebbe fantastico, stavo iniziando a chiedermi se non fossi morta e finita in una specie di inferno personale” rispose Madison.
Lui ridacchiò squadrandola.
“All'inferno ci siamo, se poi tu sia morta o meno devi dirmelo tu.”
La ragazza sospirò, seccata da quella risposta.
“Sinceramente non ho voglia di sentire spiegazione apocalittiche sul perché io sia qui, quindi evita di prendermi in giro. Non sono né stupida né una credulona e voglio solamente tornartene a casa” disse acidamente. Iniziava ad averne basta di quella situazione assurda.
Lo sconosciuto la guardò inclinando un po' la testa e sorridendo, ma non disse nulla.
In quel momento arrivò verso i due un corvo nero come la pece, che gracchiando attirò la loro attenzione. L'animale sembrava avere intenzione di appoggiarsi sulla spalla del ragazzo, come su un trespolo, ma nel momento in cui posava le zampe, queste si trasformarono in zampe da scimmia ed insieme ad esse anche tutto il corpo.
Madison strabuzzò gli occhi, doveva essere completamente impazzita.
Intanto l'animale parlava animatamente all'altro e ogni tanto lanciava uno sguardo alla ragazza, che lo fissava a bocca spalancata.
“Interessante... e Brownie?” diceva l'eccentrico sconosciuto, rivolto alla scimmia. “Ci aspetta lì?”
Quella gli rispose in una lingua dalla dubbia comprensione.
“Perché lei ti fissa?” chiese il ragazzo indicando Madison, probabilmente riportando le parole dell'animale. “Beh, ma è ovvio! Non vedi? Il suo dubbio gusto in fatto di vestiti dovrebbe suggerirti che è nuova.”
La scimmia rispose con altri versi confusi.
“Sì, lo so che ho anche io un completo uguale che non è un pigiama, ma sai com'è la gioventù d'oggi: non ha gusto per il colorato.”
“Perché parli con una cornacchia che è diventata un macaco?!” intervenne finalmente Madison, al massimo dell'incredulità. Quasi urlava.
Lo sconosciuto le rivolse uno sguardo divertito e ridacchiò, mentre l'animale la guardava offeso.
“Non devi essere razzista” incominciò il ragazzo, avvicinandosi di qualche passo, lentamente. “Io parlo con tutti, cornacchie e macachi compresi. Con chiunque possa essere un potenziale alleato.”
“Non riesco a capire se tutto questo sia uno scherzo, un incubo o se io sia solamente diventata matta” rispose quasi rassegnata e più che altro a se stessa, mentre nella sua mente cercava qualche spiegazione razionale e una nuova soluzione su come tornare a casa.
“Facciamo un giro, ti va?” le chiese lui, con una punta di comprensione e gentilezza nella voce.
“Perché dovrei fidarmi di te?”
“Prima regola per sopravvivere alla Città: non fidarti mai di nessuno. Per nessun motivo” rispose con decisione e imperiosità, agitando in aria l'indice. “Però io posso dar le risposte ai tuoi dubbi. Risposte a cui non crederai finché non vedrai tutto con i tuoi occhi. In questa città c'è tutto ciò che non ci dovrebbe essere, vive tutto ciò che non dovrebbe neanche esistere e, che tu lo voglia o meno, ormai ne fai parte anche tu.”
Madison rimase in silenzio per qualche attimo, chiedendosi cosa avrebbe dovuto fare. Seguire quello sconosciuto eccentrico e probabilmente pazzo le sembrava una follia, ma qualcosa, nelle sue parole, le faceva credere che stesse dicendo la verità. Lei non aveva mai messo da parte l'eventualità che nel mondo ci fossero strani esseri, ma era tutt'altra cosa averci a che fare. Farne parte, poi, era impensabile.
Forse fu la curiosità o forse fu la mancanza di alternative, ma Madison decise di andare con lui.
“Ti seguirò” affermò decisa. “Ma almeno dimmi il tuo nome.” Poi, vedendo che la scimmia prendeva un cipiglio offeso aggiunse: “I vostri nomi.”
Il ragazzo sorrise soddisfatto e scambiò uno sguardo veloce con l'animale.
“Puoi chiamarmi Red” disse facendo un inchino teatrale e togliendo il cappello, per poi rimetterselo. “E questo” continuò indicando la scimmia “è Gianduiotto, ma puoi chiamarlo Whisky.” Anche il macaco fece un inchino.
“Io sono Madison” disse quasi sussurrando.
Red la guardò qualche secondo, questa volta con un'espressione seria, poi sorrise lievemente e rimise le mani in tasca. Quindi incominciò a camminare, non curandosi se lei li seguisse o meno.
Madison stava dietro ai due, sperando che nel viaggio iniziasse qualche spiegazione, cosa che non successe. Attraversarono varie viette piuttosto putride e non incontrarono mai nessuno: probabilmente non volevano attirare l'attenzione percorrendo le strade secondarie.
Red e Gianduiotto -o Whisky, Madison non sapeva ancora come chiamarlo- la precedevano e ogni tanto si scambiavano parole che non capiva. A volte il ragazzo rideva e il macaco si girava a guardarla sospettoso. Ma, a Madison, nessuno rivolse mai la parola.
Quando la ragazza ormai stava iniziando a pensare che l'avesse presa in giro e stessero vagando a vuoto, Red si fermò davanti ad un edificio all'apparenza abbandonato. Si girò verso di lei e le fece cenno di entrare.
In quel momento Whisky si trasformò in una cornacchia e volò via gracchiando, lasciandola interdetta ancora una volta.
I due entrarono e, sebbene in fondo alla stanza ci fosse un ascensore, la cui luce sfarfallava in modo inquietante, loro salirono per una scala lì vicino, sempre in silenzio, fino ad arrivare al terzo piano. Allora Red aprì la porta di un appartamento semplicemente spingendola: ogni stanza era vuota o conteneva semplicemente scatoloni. Le ragnatele abbondavano.
Lo attraversarono completamente, fino ad arrivare ad una terrazza piuttosto ampia, dove ritrovarono Whisky. Vicino a questi c'era un uomo, dell'altezza di un nano, che tranquillamente fumava una pipa.
“Ci avete messo un'eternità” disse quest'ultimo acidamente a Red.
“Non fare sempre lo scorbutico, Brownie” lo rimproverò il ragazzo, poi fece un cenno verso Madison “Abbiamo ospiti.”
“E chissenefrega” borbottò imbronciato.
La ragazza sorrise senza nemmeno rendersene conto: c'era qualcosa di tremendamente buffo in quel nano.
Red alzò gli occhi al cielo, poi si avvicinò alla ringhiera e rivolse uno sguardo a Madison. Indicò qualcosa, nella strada a cui dava la terrazza.
Lei si avvicinò e si accorse di un gruppo di persone: due ragazzi tenevano ferma una ragazza che si divincolava e sembrava soffiare come un gatto. Un uomo, poi, stava a braccia incrociate, con un'espressione di puro astio e guardava un'altra ragazza vestita completamente di bianco, che aveva un aspetto etereo e sembrava quasi un fantasma. Quest'ultima si mise davanti alla prigioniera e la guardò per qualche secondo. Poi si voltò verso l'uomo e annuì. Questi fischiò e in qualche secondo, correndo, arrivò un numeroso gruppo di persone, che li accerchiarono.
“Gatto dei Nekomusume, che non sei neanche degna di far sapere il tuo nome” disse l'uomo alla prigioniera “Sei colpevole del brutale assassinio del nostro Lucien War, grande amico e stimato guerriero, e per questo io, Connor Wallace, ti condanno a morte.”
Madison strabuzzò gli occhi, girandosi verso Red per una qualche spiegazione. Questi guardava la scena in silenzio, così come anche gli altri due. Lei allora riportò lo sguardo alla macabra scena.
La ragazza in bianco aveva iniziato a piangere e urlare, mentre la prigioniera si divincolava con anche più forza di prima, il suo corpo che lentamente veniva ricoperto da una peluria nera e il suo volto che lentamente prendeva fattezze feline.
Connor ululò verso il cielo e il suo corpo iniziò a mutare: il viso si allungava, la cassa toracica si ingigantiva e gli arti si irrobustivano. Quando l'ululato terminò, i suoi occhi erano gialli e, Madison lo avrebbe potuto giurare, quello era un lupo mannaro.
La creatura non esitò un secondo: si lanciò sulla prigioniera, affondando i denti nella sua giugulare e il sangue schizzò sporcando tutti quelli che stavano intorno. La sbranò, devastando il corpo che ormai aveva perso ogni traccia di vita, mentre tutti gli altri ululavano, ancora con le fattezze umane ma con gli occhi gialli intrisi di gloria.
La ragazza vestita di bianco urlava ancora, ma le sue grida erano di trionfo, anziché di dolore.
Connor tornò umano repentinamente, coperto solo dai brandelli dei vestiti che aveva prima, il volto ancora insanguinato e un'espressione di felicità vittoriosa, l'aspetto di una bestia feroce.
Madison era congelata nell'orrore, incapace di distogliere lo sguardo e allo stesso tempo col desiderio di andare via e di dimenticare la scena che aveva appena visto.
“Benvenuta nella Città” le sussurrò Red.



*Angolo dell'autrice*
Ciao a tutti!
Ecco qua il primo capitolo!
Beh, avete incontrato alcuni dei nuovi personaggi! Alcuni un po' strani, alcuni un po' macabri, ma, credetemi, ancora non avete visto nulla ;)
Per quanto questo capitolo possa farvi nascere nuove domande, nel prossimo Red spiegherà a Madison alcune cose e le insegnerà preziose lezioni. Quali, lo scoprirete solo leggendo ;)
Un ringraziamento a chi ha letto, recensito, inserito la storia nelle seguite/ricordate/preferite!
Un ringraziamento speciale va a  IlaMyPerson per la magnifica immagine!

   
 
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