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Autore: Lila May    07/08/2015    5 recensioni
Due squadre, Unicorno e Tripla C.
Mark Kruger e Esther Greenland. Una coppia alquanto strana, tuttavia efficace.
5 maschi e 5 femmine completamente opposti, se non quasi. E quindi guerra totale.
Tantissimi punti di vista diversi.
Molti, troppi problemi.
Poi condite il tutto con un po' di amori, cotte, risate, segreti, gelosie e verità scottanti.
Semplicemente un disastro.
---
Storia terminata.
Genere: Comico, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Altri, Dylan Keith, Eric/Kazuya, Mark Kruger, Suzette/Rika
Note: OOC | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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TI AMO
 
- Cosa leggi di interessante? -
Dell sollevò lo sguardo da una rivista di moda, sorpresa, poi lo posò su un Michael vestito di tutto punto, che la stava fissando con i suoi seducenti occhi nocciola chissà da quanti minuti.
Arrossì e riprese a sfogliare il giornale, fingendosi per niente presa da lui, dalla sua presenza così vicina a lei, dal suo profumo inebriante. - Moda. -
- Oh, moda - sbottò il ragazzo, lasciandosi cadere sul divano accanto a lei.
La blu ritirò i piedi, infastidita. Accidenti, Micha quella sera era proprio bello.
Non pensava che le camicie gli potessero donare così tanto, anzi, gli stavano proprio a pennello. L'indumento perfetto per il ragazzo perfetto, candido bianco che risalta su un chiaro cioccolato. Lo osservò con attenzione, nei minimi particolari, quindi, soddisfatta dell'analisi, ritornò a concentrarsi sui vestiti esposti nel magazine.
Eh, sì. Michael era proprio bello.
E lei era proprio fortunata ad averlo lì, a cinque centimetri di distanza dai piedi, tutto bello e profumato. - Come mai conciato per un matrimonio? - gli domandò, interessandosi particolarmente a una notizia su una modella di ventiquattro anni.
- Non vado a un matrimonio, vado a un ricevimento - le fece eco lui, accendendo la TV.
- Gli altri? - ribattè subito lei, sfogliando ancora pagina.
- Non ne ho idea. Hellen sta aiutando Silvia con le valigie, però. E poi mi sembra di aver visto un Dylan piuttosto disorientato passare per il corridoio. Ma non ne sono sicuro, è che lui sa teletrasportarsi ovunque. Sai, ha i poteri. -
- No, io... - Dell chiuse il giornale, spalancando la bocca in un gigantesco sorriso - Ahahah! -
Michael si stupì nel sentirla ridere. Quella ragazza era una seria, una dura. Vederla così svogliata e divertita scatenò in lui una tempesta di meravigliose sensazioni. Si grattò fra i boccoli, confuso. - Scusami...? -
- Intendevo dire, gli altri... gli altri lo sanno che vai a questo ricevimento? -
- Ah, cavoli, dimmelo prima no? Gli altri. Cosa capisco io così, su due piedi! Gli altri. Mah. -
Dell continuò a ridere, gli occhi che le brillavano come rubini tirati a lucido. Micha era assurdo. Forse per quello le piaceva così tanto. - Quanto sei stupido, santo cielo... -
- Non sono stupido, siete voi donne che ci lasciate confusi e ci fate fare la figura dei coglioni. Non si sa mai cosa volete, sempre indecise. -
- Rispondi alla mia domanda, per favore? -
- Ah, sì... - Michael arrossì. Dell lo distraeva, dannazione, doveva concentrarsi su quello che diceva. Non le sembrava una da andare in giro con gli stupidi, no. Quella era Suzette. - certo, l'ho detto a Mark, Mac e Bobby. -
- E ti hanno detto di sì? -
- Certo, o non sarei... "conciato per un matrimonio". -
Dell ridacchiò ancora, gettando la rivista a terra. Le andava di chiaccherare. Adesso. Con lui. Di sentire la sua voce, di conoscerlo meglio. Purtroppo in allenamento non si era mai sentita troppo a suo agio, per quello lo evitava sempre. Ma adesso, immersi in un morbido divano, con gli altri via dai piedi... insomma, era l'atmosfera giusta, ecco. - E che... genere, di ricevimento. -
- Ballo - Michael fece un gesto con un braccio, smuovendolo come acqua in balia delle onde. Era molto snodato, non solo bello. Dell se lo annotò subito nella testa.
- Dance. Presente? -
- Sì, ho capito, vuoi dirmelo anche in svedese già che ci sei? -
- Uuuuu, tu lo sai? -
- No, certo che no, ma forse Esther sì. -
- E' svedese? - domandò Michael, mettendosi in piedi e provando un po' di passi.
- No, ma è mezza polacca, magari la lingua si avvicina. Sai, lassù ne sai una e le azzecchi tutte. -
- Osta. -
- Già. -
- Ma cosa ti fanno fare in questo ricevimento, per la precisione...? - chiese Dell, osservandolo accennare a quella che doveva essere una coreografia provata e riprovata davanti allo specchio della camera. Era davvero bravo, elegante nei gesti, raffinato e unico. Il nuovo Michael Jackson, il nuovo Re del pop. Un ballerino del genere, di faville ne avrebbe fatte.
- Mi fanno ballare. -
- Vuoi entrare in un corpo di ballo? E mollare il calcio? -
- No no, ehi, nessuno ha parlato di mollare niente, ahah! - Michael si risedette, facendosi di nuovo spazio fra i cuscini, poi ne abbracciò uno, mettendosi bello comodo. Dell si fece ancora più in là, nervosa.
- Voglio fare entrambi! Il prossimo anno pensavo di praticare un po' di hip hop, mi sento portato. -
- Sì, lo vedo! Sei in gamba, lasciatelo dire! -
- Ehi, perché ti sei scansata? - Michael allungò le gambe fino a toccarle le braccia con i piedi, voglioso di provocarla un po'. Andiamo, Dell infuriata era uno spettacolo, la versione di lei che più gli piaceva. Sapeva che come minimo ne avrebbe ricavato un calcio nel didietro, Dio volendo, ma amava da impazzire darle fastidio. - mica mordo. -
- Oh, ti prego, Michael... - borbottò lei, facendosi ancora più da parte.
- Cosa c'è, sono tanto disgustoso...? -
- Sì, troppo. -
- Oppure sono decisamente irresistibile...? -
- Direi la prima! Allotana immediatamente i tuoi piedi da me! -
- Che vuoi, hanno pure i calzini! -
La ragazza gli afferrò una caviglia, sperando di mettere fine a quell'insopportabile tocca tocca, quando per sbaglio si sporse un po' troppo all'indietro, e senza volerlo precipitò dal divano, crollando a terra. Michael si alzò di scatto e fu subito accanto a lei, preoccupato. - Ehi! Tutto okay, vero? - le chiese, aiutandola ad alzarsi.
- Stupido! -
- Ahahah, dai, sei tu che ti sei voluta uccidere all'improvviso, sciocca! -
- Non è vero, mi hai... spinta, scellerato incompetente! -
- ...eh...? Scellerato? - il castano esplose in una delle sue risate cretine, obbligandola ad arricciare il naso infastidita. - ma ti senti quando parli? -
- Ehi, non vi uccidete, nessuno vuole morti - intervenne Bobby, venendo in soccorso di entrambi con un bicchiere di limonata fra le mani. - Micha, il ricevimento...? - gli fece notare poi, sollevando le sopracciglia.
- Sì, bene, e allora? -
- Sono quasi le nove di ser...! -
- Oh, damn! - esclamò Michael, precipitandosi alla porta e quasi staccando la maniglia. Accidenti, come al solito Dell lo aveva distratto ancora. E che non ci poteva fare niente di niente. Lei lo prendeva, punto e basta. Fino alle ossa. Ed era più intrigante del ballo, più bella della sensazione di ballare, più intensa della musica che ti culla il corpo con la sua magia. E poi, oggi era riuscito a farla ridere, insomma... tutto sommato, un buon modo per avvicinarsi a lei. Fingersi stuipido, praticamente! - Grazie di esistere, Bobby! - concluse, per poi sbattersi la porta alle spalle con un tonfo sonoro.
- Prego, Micha! - ridacchiò Bobby, sparendo di nuovo in cucina per preparare una limonata anche per Erik, Dylan e Daisy.
Dell sprofondò fra i cuscini, sospirando.
Michael. Un giorno le sarebbe piaciuto vederlo ballare.
Anche sono un esibizione così, una di quelle robette da circo che non valgono nulla.
Anche solo per lei.
Un'acrobazia, una qualsiasi cosa. Di tutto, pur di passare ancora del tempo con lui.
 
- Ecco qua la tua limonata, Dylan. -
- Thank you very much, brother - rispose il ragazzo, annegando subito la gola accaldata nell'aspra ma rigenerante bevanda che tanto adorava. Bobby rise, sbalordito, poi si fece restituire il bicchiere, che andò a lavare.
Il ragazzo con gli occhiali lo osservò stralunato, adattando meglio la montatura blu al naso. - Scusami...? - fece poi, accigliato.
Il difensore smise di sciaquare, voltandosi a guardarlo divertito. Dylan Keith confuso diventava stranamente buffo. La sua versione preferita. Solo la faccia gli fece venir voglia di esplodere a ridere. Per questo, forse, lui e Mark erano destinati ad essere grandi amici: il suo Capitano aveva bisogno di ridere. Dylan era una fonte inesauribile di comicità, con lui i momenti tristi sparivano come nuvole sospinte dal vento... un vero amicone. - Potevi dirlo che ti piaceva fissare le persone darsi da fare... a differenza tua. -
- Io mi do da fare. Dormo per tutti voi. Intensamente. Con amore e dedizione. -
- Se se. -
- Ma ci sono le donne qui, perché non fai lavar...! -
Non l'avesse mai detto, accidenti. Uno spintone potente mille tornado lo fece quasi rovinare a terra, accidenti. Si riscosse, infastidito. Solo una, fra tutte quelle pazze ragazze strillanti, sapeva tirare fuori un'energia simile. La Greenland.
Si voltò per infamarla, ma lei era già scomparsa verso Dell, accomodandosi vicino a lei per parlare un po'. "femmine..." pensò, scuotendo il capo. Un universo fatto di vestiti e smalto che mai avrebbe capito fino in fondo. - Beh, Bobby... - continuò, sistemandosi ancora gli occhiali. - allora ti lascio lavorare solo come uno schiavo gobbo e sordo. Io me la filo. Voglio riposare, la cena oggi è stata molto pesante. -
- E direi, ti sei mangiato tutto tu. -
- Ah, davvero...? -
- Dylan, sparisci, va là. -
Dylan rise e fece per imboccare la lunga e noiosa gradinata che presto lo avrebbe portato verso la camera dei suoi sogni, quando un Mark tutto allegro e pimpante lo bloccò, sbarrandogli la strada con le sue lunghe braccia da nuotatore iper allenato.
Borbottò, sollevando il capo in aria, e il biondo piegò le labbra in un sorrisino furbo.
- Oh, Mark, dai. Sono stanco. Fammi passare, il letto mi chiama. -
- Oh, no no, fratello. I need to tell you... a fact. So... -
- No, ti prego! Non lo senti...? - Keith si portò una mano dietro l'orecchio, mettendosi in punta di piedi. - Non senti la vocina del mio letto? "Dyyylaaaan... vieni.... ti sto aspettando..." -
- Suona molto erotico. -
- Già. Ci rinuncio. -
Kruger ridacchiò, poi gli fece cenno di seguirlo fuori dalla sede, e una volta lontani dal viavai di persone si accomodarono sulle scale grigie del pianerottolo, inspirando a pieni polmoni l'aria fresca della notte.
- Oggi è proprio una bella serata, eh...? - osservò Dylan, perso nell'ammirare i lontani grattacieli del centro di Los Angeles, splendenti in tutta la loro disarmante altezza di cinquanta metri e passa. Si rese conto di quanto fosse meravigliosa quella città, e di quanto fosse orgoglioso di abitarci.
- Sì, lo è... - mormorò Mark, passandosi una mano fra i capelli con fare nervoso. Aveva deciso che prima di parlarne con Esther ne avrebbe discusso con Dylan, come giusto che fosse.
Di cosa?
Del suo fidanzamento con Suzette, ovvio. Era troppo felice, doveva farlo sapere almeno a loro due, dannazione. Non stava più nella pelle. - sai, pure che questa mattina sono uscito con Suzette, no? -
- Per coprire quel terrorista di Eagle e la sua gnocca Silvia? Naturally. E...? Cosa hai combinato? -
- Niente di che. Solo... -
Dylan cominciò a turbarsi. C'era qualcosa nell'aria che aveva cominciato a stonare, forse la voce di Mark, forse il suo respiro affannoso, o come si massaggiava le ginocchia, simbolo di malcelato imbarazzo. Un ipotesi di ciò che sarebbe arrivato a spifferare quel dannato se la fece subito, ma la scacciò via anche solo prima di vederla al completo, sperando non fosse davvero così.
Ma c'entrava Suzette. Se lo sentiva dentro.
E quando lui sentiva le cose, in un modo o nell'altro si rivelavano essere sempre, SEMPRE esattissime.
Tranne nelle interrogazioni, ovvio, ma quelli erano casi particolari, fallimenti inevitabili.
Lì l'unico coi poteri diventava magicamente Mark, che le azzeccava tutte anche senza studiare, e ritornava al banco con un vittorioso 10 stampato sul diario.
"Eh, ma basta stare attenti in classe...", gli diceva sempre, scuotendo le spalle con il suo solito fare menefreghista.
Sì, sì. Certo. Attenti in classe. Quando a condividere il banco con lui quell'anno c'era stata la ragazza più sexy della scuola. Stare attenti in classe. Come no. Sempre, Mark, sempre. - Solo che...? - disse, riscuotendosi dai suoi pensieri.
- Ecco... -
- Dimmelo, c'mon! Non farmi andare a letto con questo peso. -
- Okay, brother - Mark estese le mani, facendo brillare gli occhi di un intenso turchese, ma divenne serio in volto, assumendo l'aspetto di un maledetto poliziotto sul punto di freddare un criminale con un bazuka da film di guerre interstellari. - mi sono messo con Suzette. -
- Ti sei... aspé, cos, what? -
- Mi sono messo con Suzette. Io. Con lei. Stiamo insieme. Ci... siamo baciati... e... - il biondo arrossì, sorridendo malizioso. - più di una volta, oserei dire. Eheh... già. -
La reazione di Dylan fu...
fu...
indecifrabile.
Prima rimase impassibile, e anche per un bel po' di minuti. Poi spalancò quella sua larga bocca da squalo che si ritrovava, arrancando all'aria frasi senza nessi fra loro. Infine, come ciliegina sulla torta, si alzò, ergendosi in tutta la sua mole da dinosauro.
- Whaaaaaaaat?! - strillò, gonfiando il petto.
Se avesse avuto in mano una pesante mazza da baseball, l'avrebbe rotta sulla testa di Mark, davvero. A forza di botte.
Perché sì, quel ragazzo tutto capelli era il suo migliore amico e, beh, sì, gli voleva un bene dell'anima.
Su quello, nessuna ombra di dubbio.
Ma quando voleva, sapeva essere veramente un coglione.
Si era messo... con Suzette. Suzette. Che, lo aveva capito fin da subito, con quel visino meraviglioso e quei grandi occhioni grigi era capace di cambiare ragazzo in una settimana, come voleva, e usarlo a suo piacimento per estinguere l'intera società.
- Mark, come... - sorrise comunque, cercando di non agitarlo. - come ha... wow! Come! -
- Non lo so, c'era Erik nel nostro stesso posto, e... - il numero 9 si strinse nelle larghe spalle, rimuginando un po'. - e poi boh, lei stava per voltarsi e allora io per distarla l'ho baciata. E'... stato... cool. Nice! -
- Wow! - gridò Dylan, quasi saltando sul posto. Provò ad immaginarsi Mark baciare Suzette, e si accorse di non apprezzare per niente. E fu tentato di dirglielo. Anzi, glielo disse proprio, perché era un amico sincero, non uno di quegli stupidi mille facce. - Mark, ti ci vedo con lei, per carità, but... -
- But...? -
- But... well, I thing... ehm... she is... Mark... è... inadatta a te. -
- Why? - cominciò a scaldarsi Mark, stringendo i pugni.
- Ehi, non alterarti. Voglio vivere. -
- No, sentiamo. -
- Non so... ti vedo troppo maturo... lei mi sembra ancora un po' sbandata... -
- Cazzate. -
- Dai, non ti offendere, please... e che tu prendi le cose molto seriamente, Mark. -
Il biondo squadrò l'amico, nervoso. Su quello, nulla da discutere. Lo sapeva anche lui di essere un gran bel permaloso. Si era rimproverato spesso di migliorarsi, ma mai senza trovare la voglia di farlo.
Ci avrebbe pensato in futuro.
- Non voglio che ti affezioni troppo a lei, sai... se vi doveste lasciare... - continuò Dylan, posandogli una mano sulla spalla. Lo conosceva bene, Mark. Sapeva che quando si legava a una persona e questa lo feriva, stava male.
Molto male, troppo male. Era fatto così, e quando soffriva, lui pure, inevitabilmente, e ci finivano dentro entrambi, senza riuscire a venirne fuori.
Il problema era che dopo un po' lui sapeva riprendersi, perché in fondo non erano faccende propriamente sue; Mark, ahimé, no. Ed era sempre stato difficile rasserenarlo. - ci potresti rimanere di merda. -
- Lo so, ma non credo che accadrà - annunciò Mark, sbocciando in un meraviglioso sorriso innamorato. - Mi sembra... pazza di me. E poi... insomma, sì... siamo agli inizi... -
- Certo, certo! - esclamò Dylan, ridacchiando. - Ma non potevi innamorarti di Esther, eh, anche tu... sei un baka. -
- Come, scusa. -   
- Che sei un baka. -
- No, no, prima. -
- Niente! Farfugliavo fra me e me. -
 Mark lasciò correre, fingendo di non aver sentito, poi si alzò dai gradini, provando ad immaginarsi a braccetto di Esther. No, assurdo. Lei era troppo strana e incomprensibile per lui, fatta di un carattere forte e focoso che non sapeva ancora domare del tutto. E poi, sì, era carina e quant'altro, ma non aveva quella particolare bellezza che piaceva a lui, quella bellezza elegante, raffinata, sensuale.
No, Esther era di una bellezza dolce, impacciata e maledettamente velenosa, se alterata.
Non il suo genere. Forse poteva abbinarsi bene a Dylan, ma neanche.  
- Pensi di dirglielo...? -
- A chi? - chiese, riemergendo dai suoi pensieri.
- A Esther, stupid Marky. -
- Smetti, dai. -
- Allora? -
- Beh... sì... -
Il ragazzo dalla montatura color dell'oceano esplose in una tremenda risata. - Potresti sconvolgerla! -
- Why you say that? -
- Non so, le amiche del cuore sono sempre un po' gelose, chi le capisce mai... poi lei la vedo molto protettiva nei tuoi confronti, dai... meglio se aspetti un pochino. Magari evita di scambiarti certe effusioni con Suzette davanti a lei, vacci piano... -
- Okay, don't worry... - mormorò Mark, gettando una rapida occhiata alla luna. - Rientriamo? Ho voglia di... -
- Eheh... Suzette... -
- Oh, Dylan, c'mon! -
- Ahah, sto solo scherzando, stupid Marky, ahah! -
- Non so, pensavo di guardarci un film... un po' di pop corn, coca, patatine... sprite... -
- Vodka già che ci sei... - Dylan si alzò e andò ad aprire la porta della sede, divertito. Sapeva che ben presto lo avrebbe perso. Mark con le donne si dimenticava degli altri. Adesso no, ma più in là sarebbe stato disponibile solo per Suzette. Meglio se si godeva ancora questi bei momenti di relax con lui. - Che film ci guardiamo? Ghost mov...! -
- Giammai - borbottò Mark, arrivando in salotto.
Esther e Dell si voltarono a fissarlo, smettendo di parlare fra di loro, e gli occhi della prima, alla sola vista di lui, si illuminarono di un nero intenso, arrivando a sfidare persino la lucentezza delle stelle. - Mark, sciocchino! -
- Ciao, Esth'! -
- Ciao, bellissima e tutto quanto, senti... - s'intromise Dylan, spintonando via Mark dai cavoli. - sgombra quel tuo grosso culo da lì, tesora... -
- Ripetilo sei hai coraggio, testa di caz...! -
- ci serve il divano. -
Esther allargò le narici fino a dilatarle al massimo, contrariata, ma si alzò comunque, affiancando subito quello spregiudicato di Keith. Se c'era una cosa che odiava, era venire insultata dai maschi. Specie da lui, lo stupido del team. Non lo avrebbe mai compreso troppo bene, dannazione. Con lei prima era gentile, poi cattivo, poi un mischio fra entrambi, con quel pizzico di malizia che mai guastava. Non riusciva mai del tutto a capire come doveva comportarsi nei suoi confronti, ma preferì la sua versione da mera bastarda, che di solito con quei casi disperati tutto muscoli e niente cervello funzionava sempre. - Sei uno stupido incapace perdente! Non ho il... didietro grasso... -
- Ho detto grosso... -
- E' uguale! -
- Dai, scherzavo! Era solo per farti arrabbiare! Sei sexy infuriata! Arg. -
- Ma smettila con queste cretinate, Keith! - gemette la mora, arrossendo tutta.
Mark rise, d'accordo con Dylan, e subito la fissò con gentilezza, cercando di calmarle quel tornado che l'aveva invasa tutto d'un tratto, alterandola. E che furiosa era bellissima davvero. Minimo minimo doveva saperlo pure lei, dai.
- Andiamo via, non ci ricaverai nulla parlando con questo idiota... - sospirò Dell, trascinandola lontano dai due.
Quando Esther strusciò la spalla contro quella di Mark si guardarono per un istante, ma lei distolse subito lo sguardo, mantenendo il controllo di se stessa.
Il suo profumo. Le sue iridi azzurre, così limpide e cristalline. Le sue labbra, la sua altezza, il suo collo.
Troppo vicina a lui per non gridare di gioia! Rabbrividì, lasciandosi praticamente "trainare" da Dell e la sua potenza da eroina ellenica. Possibile che anche un contatto così cretino fosse stato in grado di farla tremare tutta come una... una gelatina?
Mark doveva diventare brutto, dannato lui, o quella cottaccia sarebbe andata avanti ancora per un bel po'.
 
- Cos'è questo aggeggio...? -
- Ehm... - Silvia arrossì, congiungendo le mani poco più giù del bassoventre, poi squadrò Erik con i suoi languidi occhi verde bosco. - Ehm, Erik... -
- Dimmi. -
- Ehm, quello è... -
- Quello è un assorbente, Erik, un... dannatissimo, assorbente - venne in soccorso dei due Hellen, togliendo il salva slip dalle mani del ragazzo con fare più che brusco, ricordando tanto a se stessa i modi sbruffoni di Dell. Dopo cena, si era messa d'accordo con Silvia per aiutarla a mettere a posto i bagagli. Ma purtroppo Erik si era messo in mezzo, voglioso di dare una mano, e, ahimé, non c'era stato modo di scacciarlo per una conversazione intima fra donne, come piaceva a lei.
Anche perchè, al rientro in sede, l'aveva vista un po' stordita, triste, e forse, senza lui tra i piedi, avrebbe potuto fare qualcosa per vederla ritornare a sorridere, giustamente.
Ma no. I maschi sempre tra i cavoli, altrimenti non sono maschi.
- Ah... okay, no problem. E che... aveva una forma stran...! -
- Sì, Erik, sì! - trillò, cacciando l'assorbente in valigia con un moto di stizza. Silvia, rossa in viso, guardò l'amico ormai più che amico con ancora più intensità di prima, imbarazzata.
Non che gli dispiacesse la sua compagnia, al contrario. Si erano baciati più volte, ormai fra loro c'era una specie di attrazione speciale. Ma i vestiti erano già stati messi in valigia, e mancavano solo reggiseni e mutande.
E la cosa la stava agitando molto, ecco. Non le andava che Erik... vedesse.
Ma non sapeva come mandarlo via. Aveva paura di farlo stare male. Chiese aiuto a Hellen, che ci pensò subito, già fin troppo scocciata.
- Senti, tesoro, facciamo una cosa? -
- Cosa? -
- Perché non te ne vai a... - cercò di moderarsi. Lei era la dolce Hellen Heart, quella sempre assonnata e cucciola, quella che solo a vederla veniva a tutti voglia di stritolarla in un abbraccio. Mica la distruttrice Esther, o la mostruosa Dell. Che figura ci faceva a comportarsi in quel modo? - perché non vai a dedicarti un po' a te stesso...? Non so, guardati un film, leggi... preparati per gli allenamenti di domani, studiati una tattica... stai mettendo... - pensò un po' a quali parole usare, giusto per mantenersi sul vago. - un po' a disagio. Ecco. La tua presenza. Vai via. -
- Oh... - Erik si soffermò più del dovuto sulle mutande, poi capì. Gran bella figura del cavolo. Si voltò verso Silvia e rise, grattandosi fra i capelli, poi sparì dalla sua visuale, super in imbarazzo anche solo per chiedere "scusa".
Dannazione, non ci aveva pensato. Stava andando di testa, forse l'effetto del meraviglioso bacio che si erano scambiati sulla passerella della spiaggia cominciava a farsi sentire.
Hellen, d'altro canto, scoccò un'occhiatina divertita  a Silvia, che aveva ripreso a piegare accuratamente le sue cose. - Eh, c'è un po' di imbarazzo fra voi, ho notato... -
- Sì, ehm... solo che... non lo vedevo da tempo e... mi crea un certo nervoso stargli così vicino... -
- Certo, capisco. Siete dolci insieme! -
- Ahah, già! Ma mai quanto tu e Bobby! -
Bobby. Hellen arrossì come un peperone, sentendosi ridicola, e per smascherare il fuoco che le aveva invaso il viso prese a piegare le mutande con più velocità, come una macchina. Oggi non si erano parlati tanto, ma era evidente che ormai fra loro due ci fosse qualcosa di più che semplice amicizia.
Eppure, se prima si sentiva tanto sicura di sé, ora cominciava a voler fare qualche passo indietro. Aveva... paura, forse.
Paura di arrivare a una qualche affrettata conclusione.
Forse il giorno dell'Indipendenza l'aveva un po' stravolta. Bobby era stato molto affettuoso. Troppo. In un altro momento si sarebbe presa del tempo per pensare a ciò che stava sentendo adesso, ma non le sembrava proprio il caso: prima Silvia. - Ti ho... notata... - passò dalle mutande ai reggiseni, sempre con una cura immane nei gesti. - un po' infelice, oggi. Il motivo è... riservato o... si può sapere? -
- Ehm... - Silvia si badò bene dal mantere il segreto di Erik, quindi sviò a ciò che comunque era vero, e che in parte le pesava un po' sul cuore. - è che... mi mancherete - disse, in assoluta franchezza.
Dannazione, certo che avrebbe avuto nostalgia di loro, tutti loro. Esatto, anche Suzette. Si era divertita a passare del tempo in compagnia di quei pazzi scatenati, era stato... sorrise appena. Era stato meraviglioso. Specialmente rivedere i visi di Erik e Bobby. Dopo tutto quel tempo... chissà se li avrebbe incontrati ancora.
- Ow, quanto sei dolce, Silvia... pure tu ci mancherai... chi più di tutti nella Unicorno? -
- Penso proprio Erik e Bobby. Ci conosciamo dall'infanzia. -
- Sì, Bobby mi aveva raccontato qualcosina in tuo proposito, ahah! -
- Davvero? -
- Certo! E della Tripla C?
- Te, Hellen! -
La rosa parve stupita da quell'affermazione, e non riuscì a trattenere un dolce sorriso commosso.
- Sei stata la mia compagna di stanza, voglio dire... -
- Possiamo mantenere i contatti, se vuoi! - propose, desiderosa di non far sparire quella buffa amicizia sbocciata fra lei e una ragazza che mai avrebbe pensato di conoscere.
- Oh, certo, certo! -
Le due ragazze si scambiarono un momento i numeri di cellulare, divertite, poi ripresero ad affacendarsi anche con le ultime cose.
- Tutto fatto, direi! - notò Hellen, finalmente sgranchendosi le ossa in un bello stiracchio. - Sono molto stanca... - bofonchiò poi, lanciando una rapida occhiata al suo letto morbido morbido, il suo amore eterno, colui sempre pronto a sorreggerla nei suoi frequenti momenti di stanchezza. Sorrise, pensando quanto fosse bello dormire.
- Sì, pure io... grazie dell'aiuto, comunque. -
- Prego! Ma scherzi...? Era un bella valigia grossa, comunque. -
- Vado a lavarmi i denti! Arrivo subito. -
Hellen annuì, lasciandosi cadere sul materasso, poi sospirò di piacere, allargando braccia e gambe. - Certo, vai! Se incroci una delle mie amiche dille che io mi corico, e che non contino più su di me tranne per incendi nel bel mezzo della notte o tsunami o morte di qualcuno. -
Silvia rise, annuendo, poi abbandonò la camera e zampettò silenziosa fino al bagno, assicurandosi di non fare troppo rumore, quando, a metà corridoio, si scontrò con quel meraviglioso ragazzo che era Erik Eagle. Le cadde il dentifricio dalle mani, come una stupida, e si chinò a raccoglierlo.
- Ehi... - fece lui, con voce arrochita.
- Ehi! -
- Ehi. -
- Ehi... ehm... ahah! - ridacchiò la manager della Inazuma, stringendosi nelle spalle. - Cosa... -
- Shhh... - sussurrò lui, posandole un dito sulle labbra.
Silvia lo lasciò fare, incapace di allontanarlo, e pregò con tutto il cuore che finissero per unirsi in un altro bacio, esitante.
- Scusa per prima. -
- Oh, non... non ti devi preoccupare. -
- Sicura? Non ci ho pensato, scusa. Comunque... non mi sono fatto nessuno strano pensiero! Non... sono Dylan. -
- Ahah, no, e per fortuna! -
Erik liberò una breve risatina dalla gola, divertito, poi le passò una mano fra i capelli, sistemandole una ciocca verdolina dietro l'orecchio con fare dolce e gentile. Le sarebbe mancata, dannazione. Tanto. I suoi occhi scuri, la sua pelle candida, la sua voce... la sua bocca. Lei. Lei in tutto e per tutto, difetti e virtù. Specie ora, ora che era riuscito a dichiararle ciò che provava nei suoi confronti. - Posso darti un altro bacio? - le chiese, avvicinandosi di più.
- Certo, io... - non riuscì a terminare la ragazza che lui aveva già allacciato la sua bocca a quella mezza schiusa di lei, simile a un piccolo bocciolo di rosa. Cominciò a respirare affannosamente, lasciando che facesse tutto lui, e rimase ferma immobile a godere di quel bacio che, ne era sicura, con ogni probabilità mai più avrebbe potuto assaporare.
E forse sarebbe stato tutto più meraviglioso, se il dentifricio non le scivolò di nuovo dalle mani.
Erik si staccò dalle sue labbra, ridendo. - Ma...! -
- Sono una ragazza con le mani di pasta frolla, lo sai... -
- Però hai due labbruccie deliziose, lasciatelo dire. Meglio... di quelle di Suzette. -
- Ti amo - dichiarò Silvia, tutto d'un fiato.
Gli occhi di lui brillarono come stelle, lusingati da quelle parole. Le avvicinò la testa alle labbra, deliziato, poi le stampò un dolce bacetto sulla guancia, sorridendo appena. Quanto era bello poterle sfiorare la pelle delle gote con la bocca. Era una sensazione stupenda. - Pure io. Non dimenticarlo, per favore... -
- Figurati, come potrei... -
- Vado a vedere cosa combinano quei pazzi dei miei friends, ci vediamo domani mattina. Riposati. -
- Pure tu... ti amo, eh... - Silvia si carezzò la guancia con lo stampo del bacio del ragazzo, rossa in viso, poi lo osservò allontanarsi. Mai più si sarebbe lavata la faccia.
Non dopo tutto quel baciarsi.
Finalmente era sicura dei suoi sentimenti. Era Erik, non il folle e divertente Capitano della Inazuma.
Erik.
Lo era sempre stato. E se n'era accorta tardi, e nel peggiore dei modi.
Sarebbe stata con lui, anche se distante.
Fino alla fine.


 
   
Angolo Autrice 
ecciao, people (?). Come vedete... sono andata avanti, neh *^*.
Due in un colpo solo, AH.
*dance time*
Non mi sarei mai aspettata di arrivare a fare uno zoom generale su Dell, Michael and others. Sono felice, pensavo che non ci sarei mai riuscita, invece ecco qui ^^! Lallaaaaa, io felice, io beata *3*!
Comunque, adesso riassumiamo un po' il tutto, mi sembra lecito, no?
Esther è innamorata di Mark, che però è innamorato di Suzette, ricambiato. E ok.
Daisy (che in questo capitolo sembra scomparsa, lalla) ha una cotta per Dylan, a cui però non interessa niente. O meglio, lei gli va a genio, per carità, ma solo come amica. Vi annuncio che questa coppia verrà trattata meglio più in là. Poi vedrete. Vedreteeee... *sorride furbetta*
Dell e Michael, attratti un po' l'uno dell'altra, hanno tenuto la loro prima conversazione sensata dopo un mese di puro odio (?). Progress--
Hellen e Bobby sono zucchero e zollette da tutte le parti, ma lei comincia ad avere un po' di paura. Non parlo spesso di loro, ma dal momento che nel giorno dell'Indipendenza mi sono dilungata molto, lo riconosco, su Mark e Esther, degli altri non ho parlato, e quindi questo vi ha lasciato molta immaginazione. Beh, se considerate che questi due toppoli stanno sempre attaccati come cozze... eheh <3. Dolcezza esplosa del tutto, lol.
E io SO che un maschio quando arriva una certa ora diventa tutto miele e cannella.
Mamma mia. The boys... che mondo (?). E dicono a noi.
In quanto a Erik, lui con Silvia, ovviamente, ma sta anche male, e quindi diciamo che adesso che lei si scava dalle balllzzz (???), preferisco occuparmi più della sua salute. Io volere bene a quel paciocco, visto? Non è vero. No, scherzo, lo amo tanto. Che topino!
E nientO, insomma, io qui il mio bel lavoro di zoom sulle coppie l'ho finito. Spero che il cappy vi sia piaciuto, come vedete, ho trattato un po' di tutti (tranne Daisy e Dylan)! La prima parte con Micha e Dell fa ridere, dai (?).
A me diverte tanto. Lei è fantasticoserrima (?)! E lui, aww, tenero!
La mia seconda pair preferita di questa fic, dopo Markus e Estha, vovviavenve (???).
Shallallaaa, adesso vado, voglio sbizzarrirmi.
*accende stereo*
Tunz, tunz, tunz.
No, ok.
Sarebbe bello sperare in una qualche vostra bella recensionuccia, eh! Mi farebbe piacere sclerare un po' con voi, mi siete mancati tanto <3. E, ovviamente, anche di vedere, in caso di critiche, dove posso migliorare, chiaro, ma questo è sempre esplicito.
Now vado davvero.
Baci a tutti!
Lila chan
 
PS: chiedo ancora scusa del mio ritardo. Non so, mi dispiace davvero. Sono imperdonabile. *cuore spezzato*
   
 
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