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Autore: Jasmine_dreamer    08/08/2015    2 recensioni
Mi ricordo il profumo di Oliver, le sue mani incrociate alle mie, i suoi occhi verdi.
L'amore, l'alcol, le sigarette e l'erba, si respirava tutto.
La spiaggia era buia, tutti erano tornati a casa, e Oliver mi aveva appena vista piangere.
Un amore clandestino, un amore durato una sola estate e da lì a breve sapevamo che i nostri sguardi non si sarebbero più incrociati.
Oliver si muoveva dentro di me, rendendomi sua per sempre.
"Nicole.." gemette: "Ti amo."
Genere: Malinconico, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Chiamai Oliver.
“Pronto?” neanche la sua voce riusciva a farmi tornare il buon umore.
“Ciao Olly.”
“Ei piccola.. Va tutto bene? Che succede?”
“Mio padre ha il cancro.” Scoppiai in lacrime.
“Oh, ehm.. ne sei sicura? Cioè,voglio dire, come lo hai saputo? E dove?”
“Cervello, me lo ha detto lui.” Mi calmai un po’, ma la mia voce rimase roca.
“Mi dispiace piccola, ma sai quanto tempo gli rimane?”
“No Oliver, non ne ho la più pallida idea.” Risposi con voce spezzata.
Oliver mi parlava, ma io non potevo fare a meno di pensare a papà e a tutto quello che stava accadendo.
“Scusami Olly, ma io stacco, sto veramente molto male. Ci vediamo domani, ti amo.”
“D’accordo piccola a domani.”
Riattaccai.
Christian guardava i cartoni sul letto ed io ero consapevole di non poter piangere di fronte a lui.
Quando mi sdraiai accanto a lui, mi balzò addosso.
Si strinse a me, avvinghiandomi i fianchi con le sue piccole braccia.
“La mamma ti ama tanto, piccolino.” Sussurrai.
Lui sollevò la testa, dandomi un dolce bacino sulle labbra.
“Mamma, posso io giocare Laika?” mi domandò.
“Certo, andiamo giù.”
Karen sorseggiava una tazza di caffè sul divano.
“Come stai?” mi chiese quando mi sedetti affianco a lei.
“Tu lo sapevi?” chiesi.
“Da pochi giorni. Tuo padre mi ha chiesto di non dirti nulla perché era compito suo.”
“Capisco.” Bisbigliai: “Mi ha colto di sorpresa, non credevo avesse in cancro.”
“Posso capire, sono rimasta sconvolta anche io quando l’ho saputo.”
“Speravo almeno fosse curabile. Tutto questo non è giusto, Karen. Io ho solo 19 anni, un figlio, mia madre è morta e son cresciuta per una decina anni senza papà. E ora che tutto tra noi si stava risolvendo, ecco che ne va di nuovo.. ma questa volta non è colpa sua, non posso dare la colpa a nessuno, se non a Dio.”
“Mi dispiace tesoro.”
Mi voltai in lacrime: “Perché si è accanito così tanto su di me, Karen?”
“Non lo so, forse perché sei così forte da poter reggere.”
“Tutti pensano che io abbia una vita felice perché ho una casa e molti soldi, ma.. non è affatto così.”
“Vieni qui dai.” Disse Karen abbracciandomi: “Ti voglio bene, lo sai.”
Annuii: “Te ne voglio anche io, Karen.”
Il campanello suonò.
“Finisci pure il tuo caffè, credo sia papà.”
Quando aprii la porta però, non era papà, era Oliver.
Atterrì, ma prima che potessi uscire, lui entrò in casa.
Chris era in cucina con Laika, pregai affinché restasse lì.
“Non potevo lasciarti così, so che stavi male e..” spostò gli occhi dietro di me, mi girai e vidi Christian.
“Chi è quel bambino?” domandò Oliver.
Io non risposi.
“È un tuo parente? È di Karen?”
Chris si avvicinò a me, nascondendosi dietro la mia gamba e sussurrò: “Mamma, cos’è?”
Oliver balbettò: “Mamma? Oh mio dio..”
“Oliver, mi dispiace, io volevo dirtelo, ma..”
“Di chi è?” sbottò.
Lo guardai con gli occhi pieni di lacrime e sussurrai debolmente un: “Mi dispiace..”
“È mio Nicole?! Questo bambino è mio figlio?” urlò furioso.
Annuii e lui uscì sbattendo la porta.
Lo seguii urlando: “Oliver, fermati! Ti prego!”
“È per questo che sei sparita, Nicole? Perché eri incinta?”
“Sì..” bisbigliai: “Scusami..”
“Le tue cazzo di scuse non bastano questa volta! Come hai potuto tenermelo nascosto?!” non lo avevo mai visto così infuriato.
Scoppiai in lacrime attaccandomi al suo braccio: “Ti supplico Oliver, non andartene!”
“Tu come puoi anche solo pensare che io possa stare qui? Mi hai tenuto nascosto mio figlio, Nicole! Sei solo una stronza!” urlò.
“Tu non eri pronto.” Dissi io, staccandomi da lui e mettendomi a braccia conserte.
“E tu che cazzo ne sai?”
“Nessuno è pronto per questo alla nostra età!” urlai.
“Perché tu eri pronta?!”
“Io dovevo esserlo, sono sua madre..” dissi in lacrime.
“E io sono suo padre!” sbottò infuriato: “Possibile che questo non valga nulla? Sono il suo fottuto padre, e io sarei stato pronto a prendermene cura! Sarei venuto da te! Tu sei cresciuta senza un padre, con quale coraggio lo neghi a tuo figlio?”
Prese un po’ d’aria e poi bisbigliò: “Questo è assurdo. Tu sei.. sei.. non lo so, sei una persona orribile, e io.. io ti odio.”
Se ne andò.
Le mie urla supplicanti furono inutile, non si guardò indietro neanche una volta.
Caddi a terra piangendo.
 
Oliver:

Ero infuriato, come aveva potuto nascondermi una cosa del genere? Che razza di madre era?
Un figlio, cazzo.
Ora tutto il quadro stava diventando sensato, tutto era più chiaro adesso.
Ecco perché era sparita così, senza dire nulla.
Assurdo, non avevo parole per descriverla, provavo solo tanta rabbia.
Entrai in casa e tirai un pugno al muro, lo crepai ed osservai sanguinare la mia mano.
Poi senza medicarla, andai in balcone a fumare.
Tutto questo non aveva un cazzo di senso, quale madre negherebbe un padre al figlio?
Sapeva che genere di persona fossi, sapeva che non l’avrei mai lasciata sola.
Che grandissima stronza.
“È davvero assurdo..” sussurrai facendo un altro tiro alla sigaretta.
Ed intanto la mia mano continuava a sanguinare, io ero un padre e tutto intorno a me stava crollando.
   
 
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