"La
prima visione dell'Eden"
– poi nero,
ancora. Impalpabile, inesistente, irresistibile.
Ti accompagnerò.
L'ho promesso.
Ma non azzardarti ad aver paura; la paura è per i
mediocri. Terrorizzata scorgeresti il purgatorio; ma tu non vuoi
vedere il nono cielo? Non vuoi superare gli altri?
Non vuoi volare
più in alto? Non vuoi vivere per aver qualcosa
di cui vantarti, come ti hanno sempre sfidato a fare, come ti hanno
sempre impedito? –
"Non ho mai vissuto così intensamente, madre.." mormorasti, pallida come un ricordo, ma ancora respiravi. E avresti giurato il falso pur di correre nuovamente sulla sabbia, verso l'oceano, dentro all'oceano, nell'acqua fresca e dolce che avevi imparato ad amare ciecamente. Gli altri non capivano, tu credevi volessero tenerti a terra.
“Non ho mai vissuto così intensamente, madre.”
– Questo è ciò che voglio sentire. Fidati delle mie braccia forti, ti porteranno lontano. Fidati dei miei occhi dorati. Fidati della bocca che ti bacerà fino a divorarti, mentre ti sporgi come una bambina alla luce degli abissi, senza sapere del rischio - il rischio che loro si sono inventati per farti stare buona, anestetizzata. Io lascerò che tu prenda il potere. Ti ho mai delusa? –
“No
madre, mai.” mentisti
spudoratamente.
Ti eri pentita d'aver tradito chi credeva in te.
Ti eri pentita, certo, ma Lei era tornata più forte e
inebriante;
non saresti potuta resistere a tanta potenza lasciva, coi polsi
fragili che avevi. Decidesti che l'ultima volta prima della
lucidità
doveva soddisfarti.
Aspettavi il sole.
– Ma ora, non senti la primavera avvicinarsi? Forza, piccola mia, forza. Corri. Nessuno ti vieta di farlo.
Il mondo è tuo.
Non cambierai, per una volta di troppo.
E anzi, vivrai, vivrai ancora, vivrai nel sole scarlatto che tanto desideri poter guardare senza ferirti le pupille. Te lo lascerò fare.
Il mondo è tuo! –
La seguisti, ingenua come tutte, innocente come poche. Sapevi. Ma è più comodo così.
E
cominciasti a provare, scavalcasti l'ultimo limite.
Partisti;
la sensazione dolcissima dell'abbandono;
mani che tornano a stringerti, sono ossute;
il sorriso dei tuoi veri genitori;
il ritmo che aumenta;
l'abbandono;
tre occhi;
paure;
sorrisi;
ritmo;
mani;
silenzi;
terrore;
il sole.
Finalmente, il sole.
Finalmente, il sole.
Quando ti ritrovarono lo zucchero scorreva al posto del tuo sangue, come testimone solo un foro sul braccio. Aveva smesso di sanguinare, restava solo una coroncina rossa essiccata sulla pelle che avresti potuto sfogliare tra le unghie.
Peccato.
Avrei aspettato a lungo perché tu venissi da me.
Avrei aspettato, poiché tu potessi ascoltare la mia canzone.
Peccato.
Sarà per la prossima volta.