Anime & Manga > Kenshin
Segui la storia  |       
Autore: Miriel_93    09/08/2015    1 recensioni
Per poter andare avanti, bisogna riuscire prima a far pace con il proprio passato.
Solo allora il futuro si snoderà davanti ai nostri piedi.
Nota (su consiglio di Solandia -> thank you very very very much): la mia ff si basa principalmente su quanto accade nell'anime dato che, purtroppo, ancora non sono riuscita a leggere tutto il manga per mancanza di tempo.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

capitolo ventidue

Kenshin

«Accidenti, non credevo di trovarti qui», bisbiglio, non sapendo se le altre fossero ancora in casa o meno. «Yahiko si è sentito male e…beh, il suo yukata ha fatto una brutta fine così, siccome quelli del dottor Gensai sono troppo grandi e tutti gli altri ne hanno portato solo uno, sono venuto a prendergliene uno pulito», mi giustifico, avvicinandomi a Kaoru con aria colpevole. «Ti prego non dire alle altre che ti ho vista», supplico, temendo di incappare nelle ire di Megumi e di Misao, le più ferventi sostenitrici delle tradizioni.
«Tranquillo, Misao era talmente ubriaca che l’hanno dovuta portare a letto. Tae ha riaccompagnato Ayame e Suzume a casa e Megumi se n’è appena andata», mi rassicura e, nonostante il buio, riesco a vedere il suo sorriso.
«Meno male», noto, sospirando di sollievo, anche se questo significa che Tae potrebbe far scattare l’allarme sulla mia assenza. «Tu che cosa ci fai qui fuori al freddo? Ti beccherai un raffreddore», noto, sedendomi accanto a lei sul legno del portico.
«Non riuscivo a prendere sonno», confessa, abbassando lo sguardo sul terreno gelato del giardino, come se si vergognasse. Mi sfugge un sorriso intenerito.
«Lo immaginavo», commento, prima di restare in silenzio per qualche istante, assaporando il senso di familiarità che la sua presenza mi trasmette. Sto per dirle che, forse, è meglio che mi affretti a recuperare lo yukata per Yahiko, ma Kaoru parla prima che possa farlo.
«So che non sarò mai all’altezza di Tomoe…ma spero di renderti ugualmente felice», mormora, come se avesse paura di parlare ad alta voce. La vedo farsi piccola piccola, come se volesse sparire.
«Kaoru…», inizio, ma lei mi interrompe.
«No, ascoltami, Kenshin. Per favore», chiede, sollevando lo sguardo verso di me. Mi limito a guardarla negli occhi, senza dire nulla, e lei, dopo qualche istante, riprende a parlare. «Non pretendo di sostituirla, non mi permetterei mai. E non voglio nemmeno che tu mi racconti una bugia rassicurante per tenermi buona», mi ammonisce, lanciandomi un’occhiataccia. «Voglio solo dirti che…che ce la metterò tutta, per renderti felice», conclude poi, stringendosi leggermente nelle spalle, prima di abbassare di nuovo lo sguardo. Non è da lei fare un discorso del genere. Sì, è sempre stata una ragazza un po’ insicura, ma non c’è mai stato bisogno che mi dicesse questo tipo di cose. Non ho mai dubitato della purezza dei suoi sentimenti, né l’ho mai considerata incapace di rendermi felice. Anzi. Era proprio perché sapevo che ci sarebbe riuscita che l’avevo evitata tanto a lungo. E, forse, le parole che sono appena uscite dalle sue labbra avrei dovuto pronunciarle io. Sono io quello che ha problemi con la felicità, che non la conosce abbastanza a fondo per poterla donare agli altri.
Resto in silenzio qualche secondo, lasciando che le sue parole si adagino nella mia mente, cogliendone tutte le sfumature e i significati nascosti.
«Non credo dovrai faticare molto. Ho fatto tutta questa fatica ad avvicinarmi a te proprio perché sapevo che eri in grado di rendermi felice come non meritavo di essere», le faccio notare, con un sorriso. «Però, Kaoru, tu e Tomoe non siete nemmeno lontanamente paragonabili», aggiungo, iniziando, forse con il piede sbagliato, un nuovo discorso. La vedo irrigidirsi appena. «Ho amato Tomoe con tutto me stesso, ma il mio rapporto con lei era…era totalmente diverso da quello che ho con te. Io…non so come spiegarmi…», sospiro, alzando gli occhi verso il cielo, incredibilmente limpido nonostante l’inverno. «Nel periodo in cui sei sparita ho riflettuto a lungo e ho capito una cosa importante. Mi sono innamorato di Tomoe per errore. Quello che era partito come una copertura ha finito col diventare reale e anche se questo non intacca la purezza del sentimento che ci univa non posso fare a meno di pensare che, forse, se non mi fossi ritrovato costretto a fingere di essere suo marito non mi sarei mai innamorato di lei. E Tomoe lo stesso. Anzi, forse a maggior ragione. In fin dei conti, io stesso ho assassinato il suo promesso sposo. Il suo amore per me è stato così forte da spingerla a sacrificarsi per salvarmi, ma in quale mondo una donna può innamorarsi dell’assassino del suo futuro marito, se non in un mondo stravolto dalla paura, dall’incertezza e dalla morte come quello in cui vivevamo?» Spiego, tornando a puntare i miei occhi in quelli di Kaoru, che mi guarda con aria incredula. «Ma tu…io mi sono innamorato di te per scelta, per quanto sia stato un percorso infinitamente lungo e tortuoso che ha fatto soffrire entrambi, te soprattutto. E per questo, non smetterò mai di scusarmi», aggiungo. «Mi sono innamorato di te perché…perché sei stata in grado di mostrarmi un lato di me che non credevo esistesse, che fino ad ora avevo reputato un’illusione, nonostante i sei mesi che ho trascorso ad Otsu con Tomoe. Mi hai dimostrato che anche per un peccatore come me può esserci una speranza di redenzione», concludo, mentre vedo Kaoru mordersi il labbro inferiore nel tentativo di trattenere le lacrime. Le sorrido, ma non ho il coraggio di sfiorarla o di dire altro.
«Kenshin…io…», tenta, forse pensando che il mio silenzio equivalesse alla richiesta di una risposta.
«Non c’è bisogno di dire nulla, Kaoru. Sei stata in grado di dimostrarmi i tuoi sentimenti per me ogni singolo giorno, anche quando mi chiudevo in me stesso per impedirti di entrarmi sotto pelle. Hai combattuto per e con me e non posso fare altro che ringraziarti. E prometterti che ce la metterò tutta anche io, per renderti felice», aggiungo. «E ora è meglio che porti lo yukata a Yahiko, prima di farti scoppiare in lacrime. A domani», la saluto, sorridendole.
Mi alzo senza aspettare una risposta e mi avvio verso la stanza di Yahiko per recuperare uno yukata pulito.
Non avrei mai pensato di dirlo, ma sono agitato anche io.
Quando, dopo aver recuperato quello che ero passato a prendere, torno sui miei passi, Kaoru è ancora seduta sotto il portico.
«Seriamente, finirai per ammalarti», le faccio notare, sorridendole con dolcezza, una dolcezza che non credevo sarei mai stato in grado di dimostrare.
La vedo stringersi nelle spalle, abbozzando un sorriso timido.
«Sono agitatissima, anche se rientrassi non riuscirei a prendere sonno», mi risponde, giocherellando con l’orlo dello scialle in cui è avvolta. Tra le righe mi sembra di capire che le mie parole l’hanno messa non poco sottosopra. Forse avrei fatto meglio a tenere per me quei pensieri.
«Ma almeno eviteresti un bel raffreddore», le faccio notare, restando ad osservarla per un lungo istante, accoccolata nella sua agitazione imbarazzata. Sospirando, poi, le tendo una mano. «Forza, ti riaccompagno in camera», propongo.
Kaoru alza lo sguardo su di me, puntandolo prima nei miei occhi e poi sulla mando che le sto porgendo. Esita un istante, poi allunga a sua volta la mano, posandola sul palmo della mia e serrando delicatamente le dita. Si alza senza fare troppa leva su di me, tenendo la testa bassa come se si vergognasse della sua fragilità. Tenendola per mano mi avvio lentamente verso la sua stanza, circondati dal silenzio di questa notte invernale.
Davanti al pannello di carta che cela l’interno della sua camera da letto mi fermo, voltandomi verso di lei con un sorriso sulle labbra.
«Forza, cerca di riposare. Mancano poche ore», le ricordo, anche se, forse, non è la scelta più saggia. Lei, però, si limita ad annuire, tenendo lo sguardo fisso sulle assi di legno levigato del portico.
Lascio andare la sua mano e mi avvicino, stringendola goffamente tra le braccia, accarezzandole i lunghi capelli neri con la mano con cui l’avevo accompagnata fino lì, reggendo lo yukata di Yahiko nell’altra.
«Promettimi che cercherai di dormire», le chiedo, tenendomela stretta addosso. Kaoru annuisce di nuovo, con il viso affondato nel mio gi, cingendomi delicatamente la vita con le braccia esili.
Restiamo così ancora un istante, poi sciolgo il nostro abbraccio, guardandola per un momento negli occhi, prima di posarle un bacio sulla fronte.
«Mi raccomando», insisto, sorridendo. «Buona notte», le auguro, prima di girarle intorno e avviarmi di nuovo verso la casa del dottor Gensai.
«Buona notte», mi risponde, e io sento il suo sguardo seguire la mia schiena mentre mi allontano. Dopo qualche istante, il pannello di carta scivola sulla guida di legno e la sensazione di avere i suoi occhi puntati sulla schiena svanisce, mentre lei entra nella sua stanza e io proseguo verso il cancelletto di legno che mi conduce fuori dal giardino del Dojo.


***L'angolo di Miriel_93***
Ciao a tutte! 
Ho rischiato di non riuscire a pubblicare il capitolo nuovo perché il computer aveva deciso di non collegarsi più al WiFi e di dirmi che l'indirizzo IP non era valido, ma l'ho convinto a collaborare (mah, questa tecnologia @_@).
Cos'è che volevo dirvi? 
Ah, sì!
Lo so che questo matrimonio ve lo sto facendo sudare un pochino, ma ci siamo quasi ^^ Mi sto anche documentando per benino per non scrivere castronate storico-culturali, quindi portate pazienza ^^
Nel frattempo spero che questo capitolo vi sia piaciuto, anche se non è particolarmente "vivo". 
Detto questo, filo a preparare il pranzo, fare due pulizie in casa e poi a lavoro ^^
Ciaaaaao <3
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Kenshin / Vai alla pagina dell'autore: Miriel_93