Storie originali > Soprannaturale > Licantropi
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Autore: Piuma_di_cigno    09/08/2015    1 recensioni
Scarlett è una ragazza perfettamente normale, quando tanti piccoli cambiamenti stravolgono il suo mondo: attacchi di rabbia incomprensibili, una forza disumana che improvvisamente le scorre nelle vene, il fatto di non riuscire più a sentire il freddo ... Non capisce cosa le stia succedendo, finché un ragazzo, Will, pronuncia il nome della sua nuova condizione: licantropo.
Da allora, è una corsa senza fine, per cercare di capire quello che è diventata e quello che perderà della sua vita. E, soprattutto, tra queste perdite, ci sarà anche Daniel, il misterioso ragazzo che la salva nelle notti di luna piena? E se proprio lui, il suo salvatore, il suo scoglio nell'oceano, fosse il nemico peggiore?
Genere: Malinconico, Mistero, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 7 – Primi giorni

 

Will mi fece visitare parte della Casa e mi disse che potevo andare e venire quando e dove volevo, a patto che non andassi in luoghi troppo affollati in cui potevo perdere il controllo.

Come lavori in posti con più di tre persone.

Per almeno un anno, avrei dovuto stare alla larga da qualsiasi luogo con tanta gente … Dovevo assolutamente rimanere calma. Assolutamente.

In forma animale, spiegò, avevo controllo di me, ma non ero comunque umana e, se qualche collega o amica avesse anche solo provato a toccarmi, probabilmente sarebbe scattato l'istinto di difesa e avrei finito col farle del male.

La Casa era un intricato labirinto di corridoi di tutti i generi, sempre in pietra, costellata da numerose porte, finestre e licantropi, che gironzolavano tranquillamente. Notai che gran parte dei ragazzi era a torso nudo, probabilmente per praticità, e quasi tutte le ragazze indossavano solo semplici vestiti neri o pantaloncini e canottiera.

La maggior parte erano scalzi.

“Ah, poi c'è la questione del tatuaggio.” disse Will, come se nulla fosse. “E' più una formalità, ma devi farlo. Deve essere chiaro che sei una di noi.”

Solo in quel momento notai la grossa zampa di lupo tatuata sulla sua spalla destra. Logico.

“Anzi, vieni con me. Te lo faccio subito.”

Rabbrividii. Nella mia vita, avevo avuto anch'io il periodo della fissazione per i tatuaggi, più o meno intorno ai sedici anni, ma la mamma era stata talmente categorica nel suo no, che non avevo mai preso davvero in considerazione l'idea di farlo.

E ora, eccomi lì, pronta per essere infilzata da un ago.

“Non ti farà male.” mi rassicurò Will. Io gli lanciai un'occhiata scettica, e lui sogghignò.

“I licantropi hanno la pelle dura. Praticamente impossibile farci del male.”

“E se un umano cercasse di prendermi a pugni?”

“Sarebbe come scagliarsi contro un blocco di cemento. Se ci mette un po' di forza, probabilmente si sloga anche la spalla.”

“Quindi deduco che se io decidessi di dare un pugno a un umano ...”

“Non puntare alla testa.” finì Will con un sorrisetto.

Wow. Proprio wow. Ero invincibile. Ero forte.

Ero sempre stata io quella gracile, quella magrolina, quella più piccola degli altri bambini e poi delle altre ragazze … Ero sempre io quella che non riusciva ad aprire bottiglie e barattoli o a sollevare le cose pesanti.

E adesso, adesso avrei potuto far scoppiare una bottiglia con il solo utilizzo di pollice ed indice.

“Vieni.”

Will entrò in una stanza con uno scaffale pieno di libri, una scrivania in legno, un'enorme finestra e due poltroncine nere.

Si diresse alla scrivania, disseminata di innumerevoli fogli e con un unico telefono.

Aprì due cassetti e ci frugò dentro, borbottando tra sé. Al terzo, finalmente, trovò quello che cercava: la macchinetta per i tatuaggi.

Sentii la terra mancarmi sotto i piedi.

“Biscottino, non sbiancare in quel modo. Non c'è mica la luna piena, oggi.”

“Non sto sbiancando.”

“Sì, invece.” si avvicinò e attaccò la macchinetta a una presa della corrente che non avevo visto. “E adesso, seduta.” ordinò, indicando la poltroncina.

Mi accigliai.

“Non sono mica un cane!”

“Be', tecnicamente ...”

Mi sedetti.

“Ora, cerca di stare ferma, altrimenti farò un disastro come alla tua amica Alexa.”

Fui felice di non aver visto il tatuaggio di Alexa.

“E dimmi, quante sorelle hai?”

“Pensavo lo sapessi. Non hai detto di avermi pedinata?”

“Era solo per fare conversazione.”

“Oh.” con la coda dell'occhio, vidi Will sorridere. “Ho una sorella, Ellie.”

“E tuo padre? Non l'ho mai visto, da quando ho iniziato a seguirti. Via per lavoro?”

“No.” mi stupii di quanto la mia voce suonasse calma. “Ha lasciato mamma anni fa per un'altra donna.”

“Un classico.”

“Un classico orribile.” replicai.

“Vero.” Will aggrottò le sopracciglia. “E' un bene che tu non abbia dei gatti.”

“Perché?”

“Non saresti la prima novellina che ammazza il gatto di casa, nei giorni prima della trasformazione. Abby adorava il suo gatto, e l'ha quasi chiuso nel forno.”

“Quasi?”

“Sono intervenuto subito dopo.” spiegò Will, come nulla fosse. “Invece, Andrew l'ha chiuso in lavatrice. Ho dovuto stordire Andrew, per andare a salvare quella povera bestia.”

“Ti piacciono i gatti anche se sei un licantropo?”

Quella parola suonò strana nella mia bocca.

Will annuì.

“Si fanno gli affari loro.” rispose, come se questo spiegasse tutto. Mi chiesi quanti anni avesse Will in realtà e se avesse una famiglia.

Rimanemmo in silenzio, con il ronzio della macchinetta tutt'intorno.

“Come si diventa licantropi?” chiesi infine.

Will non disse nulla per un attimo.

“A volte, lo si è da sempre, come te.” rispose, con un po' di esitazione. “Altre volte, si viene trasformati.”

“Non si può … Nascere già così?”

Strinse le labbra, come se stesse per darmi una brutta notizia.

“Le donne … Come noi … Non … Non possono fare figli.” disse infine.

Non avevo mai pensato di avere figli, un giorno o l'altro, ma fu comunque un pugno allo stomaco. Una delle possibilità che tutte le donne avevano … Mi era preclusa per sempre.

“E' il prezzo da pagare.” mormorò Will. “Questa condizione è qualcosa di unico, raro e prezioso, ma tutti dobbiamo pagare qualcosa.”

“Per i maschi, allora, qual è il prezzo?” chiesi, tesa.

“Stare sempre in branco. Isola un licantropo maschio e diventerà pazzo.”

“Oh.” fu tutto quello che riuscii a dire.

Will sorrise, questa volta, per la prima volta, gentilmente.

“Non è la fine del mondo, biscottino. Se tra centotrentacinque anni dovessi sentirti sola, potresti sempre trasformare qualcuno. Un bambino che ha perso entrambi i genitori, magari.”

Non risposi, perché mi parve comunque una cosa ingiusta. Non volevo condannare qualcun altro ad essere un licantropo, non se non era una sua scelta.

Non eravamo mostri, ma eravamo comunque diversi, e più pericolosi degli esseri umani normali. Tra gli umani, ci saremmo sempre sentiti esclusi, e gli umani erano sicuramente più di noi … Come potevo pensare di condannare un'altra persona a una vita come questa, senza che fosse lei stessa a sceglierlo?

“Ecco, ho finito.” interruppe i miei pensieri Will. Il ronzio della macchinetta cessò, lasciandomi esterrefatta.

Battei le palpebre e lo fissai, stupita.

“Finito cosa?”

“Il tatuaggio.”

Un sorriso beffardo comparve sul suo volto.

“Tu non mi hai fatto un tatuaggio.” sentenziai. “Non ho sentito ...” ma poi abbassai lo sguardo sulla mia spalla sinistra, e vidi la grossa zampa di lupo, circondata da un cerchio, simile alla luna.

Will rise vedendo la mia espressione esterrefatta.

“Ti avevo detto che non avresti sentito niente!”

Mi porse una mano.

“Dai, alzati.” presi la sua mano senza pensarci e lasciai che mi aiutasse ad alzarmi, anche se, vista la forza che sentivo scorrermi nelle vene, avrei potuto farlo tranquillamente da sola. Mi ritrovai stranamente vicina al viso di Will e vidi le screziature dei suoi occhi dorati.

Sorrisi, imbarazzata, e mi staccai, lasciando la sua mano; aveva una stretta forte e decisa. Le sue mani erano calde, sicure.

Sembrava sorpreso e per un attimo pensai che stesse per dirmi qualcosa, ma poi scosse la testa, e il sorriso beffardo tornò sul suo viso.

“Vieni, ti accompagno in camera.”

Camminavamo fianco a fianco in corridoio.

“Cosa fanno i licantropi, durante il giorno?”

Will scrollò le spalle.

“Quello che fanno gli umani, più o meno. Alcuni vanno anche a caccia.”

“E io, cosa dovrei fare, visto che devo rimanere chiusa qui per i prossimi mesi?”

Alzò gli occhi al cielo.

“Biscottino, non sei prigioniera. Puoi uscire quando ti pare, basta che non ti trasformi davanti a un essere umano.”

Non risposi.

Arrivammo in fretta davanti alla porta della mia stanza, e fu strano, perché non mi ero nemmeno resa conto che la strada fosse così breve. Avrei dovuto imparare bene come uscire ed entrare dalla Casa, o sarebbero stati guai.

“Passa una buona giornata, Sky.”

“Anche tu.”

Will si allontanò, sparendo nel corridoio affollato di licantropi.

Alcuni mi lanciarono degli sguardi incuriositi, e io sentii il mio cuore accelerare un po', e la mia pelle tirare come se fossi sul punto di trasformarmi.

Rientrai in fretta.

 

I primi giorni alla Casa furono … Strani. Mi ritrovai trasformata nei momenti più assurdi: non riuscivo proprio a controllarmi.

Mi svegliavo in forma di lupo, acciambellata sul pavimento.

Quando imparai a raggiungere la cucina, mi trasformai appena vidi una bistecca, suscitando le risate di Alexa ed Abby, che avevo conosciuto poco tempo dopo il mio arrivo.

Il peggio, non era la trasformazione in una lupa gigante, quanto il tornare umana: dovevo avere sempre con me dei vestiti, per non rischiare di farmi vedere nuda dall'intera Casa. Era molto imbarazzante.

Per la prima volta, capivo cosa intendevano tutti con questa storia del controllo; la minima emozione, causava la trasformazione.

Suonava il telefono in camera e, in un lampo di luce rossa, mi ritrovavo in forma animale col telefono in bocca. Alexa bussava, svegliandomi, e dovevo aprire a suon di zanne. Era incredibile.

E, cosa ancora più terribile, era completamente involontario, perciò controllarmi diventava molto difficile.

Alexa mi disse che era solo questione di inesperienza, e che dovevo darmi tempo: sarebbe diventato più facile.

La sera della mia quinta giornata alla Casa, mentre la mia compagna di stanza dormiva, decisi che era ora che, per una volta, mi trasformassi di mia volontà.

Non era mai successo in tutto quel tempo, e adesso volevo dimostrare a me stessa di avere almeno un minimo di controllo su quella storia.

Aprii la finestra e mi buttai sul prato al di sotto di essa.

Avevo visto molti licantropi farlo; non era difficile, bastava solo atterrare in ginocchio.

Mi avviai verso il bosco che circondava la Casa. L'edificio sorgeva in una radura in mezzo all'intricata foresta che si trovava tutt'intorno, e la zona era disseminata di licantropi, anche di notte. A molti piaceva uscire, per il puro gusto di farlo, e andare a farsi una corsa.

Non capivo cosa ci trovassero di tanto bello, ma decisi che era il momento di scoprirlo.

Appena al di là degli alberi, tolsi il vestito nero che indossavo e lo legai con cura a un piede; sarebbe stato un po' stropicciato, ma sempre meglio che portarlo in bocca.

Una volta nuda, lasciai che il desiderio di diventare lupa mi travolgesse e fu … Splendido. Un lampo rosso di felicità, come se mi fossi lasciata cadere giù da un precipizio, ma sapessi che in qualche modo mi sarebbero spuntate le ali e sarei riuscita a volare.

Appena mi sentii salda sulle quattro zampe, cominciai a correre.

Non c'era paragone.

Niente di tutto quello che avevo fatto, provato o pensato fino a quel momento poteva eguagliare quella sensazione di libertà, di felicità, di vuoto tutto insieme. Le mie zampe poggiavano sul terreno forti e solide e niente poteva scalfirle.

Avvertii qualche ramo sfiorarmi la schiena, ma niente, niente poteva fermarmi.

Avrei potuto correre all'infinito, assieme alla foresta, nella notte stellata.

Sentivo ogni suono, ogni fruscio, ogni creatura, ogni odore, persino le loro emozioni … Avvertivo la loro paura di me o la loro indifferenza. Si ritiravano al mio passaggio, aprendosi come ali davanti a me.

Niente poteva ostacolarmi.

Mai, fino a quel momento, mi era stato tanto chiaro il significato di invincibile.

Sentivo ogni muscolo tendersi in avanti, contrarsi, lavorare, bruciare, mentre correvo senza sosta, zigzagando nella foresta, perdendo la cognizione del tempo, a volte ad occhi chiusi, con il mondo che, come in sogno, mi scorreva accanto …

Mi fermai solo quando sentii l'odore della neve.

Dovevo essere andata troppo in alto lungo la montagna, notai, sbalordita. Erano incredibili le distanze che riuscivo a coprire in forma di lupa.

La neve aveva un odore indefinito, ovviamente molto simile a quello dell'acqua. Mi ritrovai a chiedermi che odore avessi io.

Alexa profumava di rose, Will di muschio, Abby di arancia.

E la creatura che si avvicinava non aveva nessuno di questi odori.

Tesi le orecchie, e sentii il mio corpo preparasi alla difesa, mentre ascoltavo con cautela i passi della creatura. Cercai di stabilire cosa fosse.

Il suo odore era molto simile a quello della neve; era freddo come lei, ma era più pungente e mi faceva bruciare un po' il naso.

Il suono dei suoi passi era umano, eppure ero confusa, perché non sentivo il battito del suo cuore. Era come se una statua stesse camminando nella neve, e si stesse avvicinando a me.

Il suo odore era strano, ma continuava a farmi pensare a una sola cosa: mare e scogli. Qualcosa di infinito che ti si propaga davanti, e l'odore dell'aria salmastra, con uno strano profumo di erba e foglie secche …

Lo sconosciuto mi comparve davanti, e lo riconobbi all'istante: Daniel.

Sorpresa, abbandonai la posizione difensiva e lo fissai, incuriosita. Dunque, era un vampiro.

Anche la sua espressione era stupita, e i suoi occhi rossi brillavano nella notte come stelle. Era vestito completamente di nero, come se volesse fondersi con l'oscurità, e aveva le mani nelle tasche.

Sembrava essere un po' più grande di me, notai, ed era anche lui piuttosto muscoloso, ma in modo diverso da Will: era più delicato, più elegante e alto.

“Lupetta.” mormorò, sorpreso.

Annuii appena, continuando a fissarlo.

Non sembrava che volesse uccidermi.

“Come stai?”

Se avessi avuto le labbra, avrei sorriso. Tesi le orecchie in avanti e gli lanciai un'occhiata espressiva, mentre mi voltavo e mi nascondevo dietro un grosso albero.

La trasformazione fu veloce; indossai il vestito nero e uscii di nuovo.

Sapevo di essere spettinata, come succedeva sempre dopo la trasformazione, e sapevo anche di avere la pelle bianca e pallida, quasi al pari della sua.

I miei occhi guardarono i suoi.

“Bene, credo. Tu?”

Spazio autrice: cari lettori, purtroppo sono di fretta anche oggi. Sto andando a fare una nuotata ... Con questo caldo è proprio quello che serve! Per chi, invece, rimane a casa e ha bisogno di distrarsi, spero che leggerete la mia storia!
Attendo con ansia le vostre recensioni!
Baci,
Piuma_di_cigno.

   
 
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