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Autore: QWERTYUIOP00    11/08/2015    5 recensioni
Le navi di rifornimento per la capitale, passanti per il fiume Niben, vengono tutte misteriosamente affondate e per risolvere la situazione il Consiglio degli Anziani crea una commissione che si occupi della faccenda.
Quando il rappresentante di Bravil, Servatus Bantus, viene inviato alla capitale, rimarrà imischiato negli intrighi e nei complotti in un impero allo sbando.
Prima storia della serie "Downfall"
Genere: Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Downfall'
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“Grazie, Augusta” disse Servatus con un sorriso alla locandiera “Puoi lasciarci ora”.
Una volta che la donna fu uscita dalla stanza lo sguardo dell’imperiale si volse sul giovanotto alto e smilzo che lo fissava timoroso.
“Un ragazzo timido e obbediente” pensò Servatus “il tipo di persona che segue gli ordini alla lettera, e ciò è un bene. Ma è anche il tipo di persona a cui non bisogna affidarsi per improvvisazione e situazioni che necessitano di mente lucida”
“Dunque come ti chiami?” domandò nel modo più gentile possibile – era meglio non innervosirlo- “ E che compiti ti sono stati affidati prima di questo?”.
“Il… il mio nome è Rodrcick Saine Sono…sono stato il messaggero di un mercante di minerali Balmorra che visitava spesso la capitale” rispose lui con voce quasi meccanica.
“Si è preparato delle risposte. E’ previdente ma lo nasconde male” osservò Servatus “Ho forse trovato il primo bretone nella storia che non eccelle nell’arte oratoria”.
“Bene, Rodrick” disse il rappresentante di Bravil “Lasciami spiegarti quali saranno le tue mansioni: tu consegnerai i miei messaggi, farai commissioni per me, scriverai le mie lettere e risponderai a me, e a me solo. Sono stato chiaro?”
“Certo, signore” rispose impacciato lui.
“Magnifico, comincia trovandomi una lista dei rappresentanti nella commissione a cui appartengo ora e, se ce la farai, ad accumulare informazioni su tutti questi. Queste missive mi servono entro stasera in modo che possa prepararmi per la seduta d’apertura di domani, siamo intesi? ” ordinò Servatus
 Dopo che Rodrick fu uscito, l’imperiale passò il resto della mattinata ad organizzare la stanza e, una volta ultimata l’opera, uscì per una passeggiata.
La Città Imperiale contiene all’interno delle sue mura svariate meraviglie che destano stupore tra i visitatori, specialmente se questi vengono da una città come Bravil: la Piazza di Talos, l’Arboretorium, l’Arena, il Tempio dell’Unico con i resti del drago Akatosh… eppure Servatus non coglieva queste bellezze.
Gli unici viaggi che lo interessavano erano quelli per lavoro, e il lavoro lo chiamava nel Porto della città.
Se c’era un posto a Cyrodiil che facesse sentire a casa gli abitanti di Bravil… beh questo era proprio il porto.
E se c’era una cosa che Servatus non voleva, era sentirsi a casa.
La “piccola Bravil”, formata da baracche fatiscenti di legno abitate da ladri, impiegati del porto e spacciatori era celata, però alla vista di quelli che arrivavano dalla città da un lungo muro candido scanalato su cui si affacciavano i magazzini del porto.
Dal centro di questo arco spiccava un ponticello che collegava il porto al faro e il faro all’isola principale e nello spazio in mezzo si affiancava il gruppo di navi, a cui apparteneva il “Galleggiante gonfio”, che ospitava la locanda del quartiere.
Servatus entrò fermò un uomo magro e basso chiedendogli chi fosse i gestore del porto.
“Cos’è hai qualche rimostranza? Per caso non ti è arrivata una veste da diecimila septim che avevi ordinato? Ti conviene andartene, c’è una ragione se i ricchi non girano da queste parti” sbraitò scocciato l’uomo.
“Voglio solo parlargli” rispose con voce melliflua Servatus “E non porto con me nulla che valga la pena rubare”
“Rubare… certo” borbottò l’altro “E’ un Redguard di nome Vossan, vacci piano con lui: è fresco di nomina dopo che quel bastardo di un bretone è andato in pensione… “
“Certo, farò del mio meglio” assicurò il rappresentante.
“Bene… è quello là” aggiunse l’altro soddisfatto indicando un Redguard alto e corpulento appena uscito da un magazzino”
“Grazie tante” rispose Servatus, raggiungendo a passi svelti il gestore del porto che, una volta saputo con chi parlava, fece subito accomodare l’imperiale nel suo ufficio, offrendogli del Tamika 415.“Allora… immagino lei sappia perché sono qui, signor Vossan” domandò Servatus dopo aver assaggiato il vino.
Il liquido era amaro e forte all’inizio, ma subito dopo si addolcì risultando leggero, la consistenza stessa era diventata pastosa. Era fasullo, un’imitazione poco riuscita.
“Sì, beh, immagino per affare delle navi che affondano nella Baia di Niben, brutta faccenda ” affermò il Redguard.
“Lei crede che i territorio del Niben, in particolare la baia sia inadatto alla navigazione marittima o possa esserlo diventato?” chiese in modo diretto Servatus.“Beh, ecco, io…” borbottava il Vossan, sembrava cercare le parole esatte “non… non ho mai navigato nel Niben, né osservato con attenzione il territorio…”
“Ah, sì?” interruppe  l’imperiale ”è strano allora che lei sia a capo del più importante porto che si affacci su d esso, non crede?  Dove navigava allora, nel Mare Abeceano? Nel Mare dei Fantasmi forse?”
Il Redguard sussurrò “Ecco…”
“Signor Vossan” riattaccò Servatus “Lei ha mai navigato?” ormai il quadro gli era chiaro “o forse la sua posizione è dovuta solo ai suoi buoni rapporti coi criminali del porto ai quali ha promesso affari come la vendita illegale di merce contraffatta?”
Il gestore del porto non rispose, semplicemente lo fissava con uno sguardo mito tra odio e paura.“
Non si preoccupi, signor Vossan” lo rassicurò l’imperiale “non è mio compito indagare sulla corruzione nel Porto. Non ancora…”
Il Reguard diventò ponazzo.
Sorridendo, Sevatus si congedò e abbandonò l’edificio.
Nonostante non abbia avuto notizie sulle navi aveva ottenuto qualcosa.
“L’ho in pugno” sussurrò mentre tornava in città con un sorriso malizioso stampato in faccia.
 
 
Servatus si era sdriato sul letto dopo aver consumato la sua abbondante cena a base di maialino al latte con varie verdure da contorno e un vero Tamika 415 sorseggiato lentamente mentre l’imperiale attendeva che Rodrick tornasse dal compito affidatogli svariate ore prima.
“Due ore alla mezzanotte” pensò Servatus “e non è ancora tornato”
Forse non era stato troppo discreto come l’imperiale sperava? O magari Vossan aveva deciso di togliere di mezzo Servatus cominciando dai suoi servi?
Lo riteneva improbabile, almeno così presto.
Alle undici di sera Rodrick finalmente bussò, aveva con sé la lista.
“Magnifico, Rodrick” lo accolse con voce esultante “ottimo lavoro, se avrò bisogno di te ti farò chiamare, ok? Ora và a riposarti, te lo sei meritato ”
Il tono incalzante fece effetto sul ragazzo che andò subito via, come aveva sperato Servatus. Aveva perso già troppo tempo.
Prese la lista, si sedette sulla sua sedia davanti alla scrivania d’ebano e cominciò a leggere.
“In data ventitrè di Ultimo focolare anno 4E 16
Commissione straordinaria numero quattordici
Nove membri, come i Divini, compreso Martin Valga che presiede la commissione.
Cugino del defunto marito della contessa Arianna Valga di Chorrol, presente nel Consiglio degli Anziani da trent’anni, fino ad adesso  non vi sono particolari azioni compiute da lui.”
“Primo incarico importante” rifletté Servatus “l’inesperienza potrebbe aiutare, o essere nociva. Oltretutto dovrebbe essere avvezzo ormai a come funzionano le cose nel Consiglio. Ciò significa probabilmente che sia facilmente corruttibile”
“Sir Arthur Lancas, bretone nominato cavaliere durante la Guerra di Betony entrato da un mese nel consiglio.”
“Un vecchio cavaliere che si crede un lord. Potrebbe essere un problema”
“Oman Irthings, signore della guerra nord arricchitosi durante la Crisi dell’Oblivion, ora mercante.
Gerold Deeks, Siranus Othas, Lucien Almentos. Nessuna notizia di questi.
Cornelius Sintas, membro del Consiglio degli Anziani da dieci anni, molto rispettato e ascoltato da tutti, buoni rapporti con l’esercito e le Gilde, di cui difende i diritti”
“Questo potrebbe essere un valido alleato. O un pericoloso nemico.” Pensò il rappresentante di Bravil.
“Soliman Lewie, ambasciatore del Dominio Aldmeri”
“Questa è una sorpresa…” Servatus era stupito “cosa c’entrano i Thalmor? Sono immischiati?”
“Servatus Bantos, rappresentante di Bravil, non presente nel  Consiglio degli Anziani.”
“Oh questo ancora per poco…” disse ad alta voce Servatus.
 
 
La luce penetrò nella stanza la mattina seguente ma non colse l’imperiale addormentato, per neanche un singolo secondo egli riuscì a sprofondare nel sonno ristoratore.
Pochi minuti e questi era pronto mentre avanzava celermente verso la Torre Oro Bianco, passando per la Green emperor’s way, strada che circonda la torre ed è a sua volta racchiusa da un prato che conserva le tombe e i mausolei degli uomini più importanti nella Storia dell’Impero.
“Sono un membro della Commissione straordinaria numero quattordici” si annunciò autorevolmente alla guardia che prestava servizio all’ingresso.
“Benvenuto, signor… ” cominciò cortesemente la guardia.
“Bantos. Servatus Bantus.” completò il rappresentante con falsa cortesia, che celava la rabbia.
“Benvenuto, signor Bantos. Vuole che una guardia le mostri la via alla Commissione?” chiese il soldato.
“Vuole fare ammenda?” si domandò Servatus “Va bene”.
“Sarebbe un grande piacere se mi accompagnasse, sì” concesse.
Il milite sembrò guardarlo torvo per un attimo, ma subito dopo acconsentì e lo guidò nella sala della Commissione.
Arrivarono in una grande sala riccamente decorata con arazzi e dipinti e il soffitto a cassettoni in legno. Al centro era situato un tavolo rotondo in ebano con rifiniture d’oro con un buco in mezzo attorno al quale prendevano posto i commissionari.
“Signori commissari, vi presento il nono membro di questa istituzione. Il rappresentante di Bravil Servatus Bantos” lo introdusse un uomo sulla sessantina, probabilmente Valga “Si accomodi, prego”
Servatus si sedette e le giostre iniziarono.
“Ma il Niben è da sempre utilizzato come via principale per il trasporto e lo scambio di beni e persone” ribatté seccato Oman Irthings  ad una precedente affermazione .
“Ed è già successo in passato che le navi passanti per il fiume affondassero” controbatté Cornelius Sintas, che al momento non dava segni di cedimento o stanchezza “In più le condizione del terreno possono cambiare e rendere la navigazione impossibile”
“E quindi?!” sbraitò sir Luncas “dovremmo tagliare fuori la capitale?”
Per un momento, un sottile sorriso parve apparire sul volto di Sintas, Servatus fu l’unico a notarlo.
“Ha un’idea” pensò “Risolvere questo problema avrebbe un certo peso per la sua fama”
“I rifornimenti non devono naturalmente essere annullati” disse con tono calmo
“Dove vuole andare a parare?” domandò Deeks.
“Potrebbero passare… per esempio ,per la Via d’oro?” rispose Cornelius.
Sulla sala calò il silenzio.
Servatus doveva fare qualcosa. Doveva agire subito.
“Non ritengo” si intromise “che una faccenda di questa portata possa essere introdotta e discussa così facilmente in una Commissione di questo calibro, perciò…”
“E quando ritiene che possa essere discussa, signor Bantos?” lo interruppe Sintas “non neghiamolo: questo impero ha svariati problemi, notevoli e non. Cerchiamo di alleggerire il carico del Potentato e del Consiglio con un’amministrazione burocratica veloce ed efficiente: che risolve i problemi”
“Una sostituzione tra le rotte commerciali” cercò di contrattaccare il delegato di Bravil ”è un fatto disturbante e destabilizzante per i…”.
“Nessun problema se agiamo con efficacia” disse qualcuno.
“Con efficacia? Ma sapete di cosa si parla qui? E’ un…”
“Se solo non fossimo rallentati…”
“Rallentati?! Rallenta…”
“Silenzio!” tuonò Valga sbattendo la mano sul suo desco “E’ ovvio che la Commissione non è in grado di discutere della questione oggi. La seduta è aggiornata”
E in poco tempo i commissionari uscirono dalla stanza eccetto il Thalmor e Bantos, stremato.
“Mi tolga una curiosità, Lewie” disse quest’ultimo “Cosa ci fanno i Thalmor in questa Commissione? Per caso è per voi che siamo qui ma prima di rivelarcelo vogliono che ci scanniamo a vicenda?”
L’elfo sorrise.
“Sono in questa commissione perché questi problemi toccano Il Dominio” rispose “E questo scambio di rotte mi rende alquanto preoccupato”
Bantos lo guardò stupito.
“Con la Strada d’oro come via principale per i rifornimenti ne gioverebbero soprattutto i porti nel nord del Mare Abeceano come Daggerfall, Betony o Sentinel, che in più appartengono all’Impero mentre ora tra i principali partner commerciali  per i rifornimenti per la capitale vi siamo noi Aldmeri.”
“E allora perché non è intervenuto prima?!” si adirò Servatus.
“Io non sono uno sciocco” rispose Lewie “di certo non voglio scontrarmi con città come Daggerfall o Sentinel. In più, specialmente dopo la morte di Ocato, che voi attribuite a sicari Thalmor, io ho molti nemici qui e non voglio farmene altri, come Sintas. A volte, il silenzio è la via della diplomazia”
Bantos era sconcertato; non si sarebbe mai aspettato una tale capacità politica in un mer, anche se questi era l’ambasciatore del Dominio.
“Beh, allora potrebbe aiutarmi senza dare nell’occhio? Presto Sintas tornerà alla carica e dovremo… dovrò essere pronto non trova?” gli propose l’imperiale.
“Oh dovrà esserlo” sghignazzò l’altmer “sono abbastanza sicuro sul fatto che il Dominio possa resistere a quello. Non posso dire lo stesso di Bravil, però.”
Lo stava prendendo in giro. Quello sporco mer lo stava prendendo perché, a differenza sua, aveva un supporto potente su cui contare, mentre Servatus…
“Mi aiuterà, allora?” ripose la domanda.
“Farò ciò che posso” assicurò l’ambasciatore “ma lei cerchi di essere più preparato la prossima volta che decide di attaccare un uomo come Sintas in quel modo… la prossima volta potrebbe non essere salvato da un bisticcio tra nobili”.
Detto questo, Lewie si alzò e se ne andò, lasciando Bantos da solo coi suoi pensieri.
Il primo incontro con la commissione non era andato bene quanto sperava, ma almeno aveva trovato un alleato.
Un alleato Thalmor.
Non sapeva neanche se si sarebbe dovuto fidare di lui, ma aveva bisogno di un compagno.
La sua carriera poteva già essere stroncata sul nascere.
 
 
 
   
 
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